Ingranaggi di guerra
L’ispirazione del gameplay di GOW nasce chiaramente da Resident Evil 4, il capolavoro di Capcom della passata stagione. Anche nel titolo Epic, infatti, il protagonista viene ripreso alle spalle con un’inquadratura in terza persona che stringe il campo ogni qual volta si prende la mira per tentare di colpire le Locuste con maggiore precisione. Le similitudini, però, finiscono qui. GOW è adrenalina pura. Il terreno di gioco è cosparso di muri di cemento, carcasse di macchine, mobili, colonne, palazzi dietro ai quali ci si può e ci si deve nascondere, per evitare una morte improvvisa e repentina, soprattutto ai due livelli di difficoltà più alti, dei tre disponibili. L’interazione di Marcus con il fondale avviene interamente grazie all’uso del pulsante A, con il quale, dando anche la direzione con la leva sinistra, si sceglie il muro più vicino dietro il quale accucciarsi. Una volta tirato il fiato, o senza attendere, si può decidere se lanciarsi di lato con una capriola, se scavalcare il muro o aggirarlo. Sempre con A, infine e tenendolo premuto, il nostro eroe si piega sulle gambe e comincia a correre all’impazzata sino a fermarsi esausto dietro ad un riparo. Per diventare dei buoni giocatori di GOW, soprattutto nelle partite online, bisogna imparare a saper leggere il fondale, capire dove ci si può riparare e da quali muretti o sporgenze ci si può lanciare con capriole o balzi, in modo da poter cogliere di sorpresa gli avversari.
Il viaggio dei marines è entusiasmante ed in più momenti ci trova a guardarsi intorno, persi in un paesaggio sontuoso, felici d'essere sopravvissuti
Questi, soprattutto ai livelli più difficili, hanno una buona intelligenza artificiale che, a parte qualche incertezza nel corpo a corpo, gli fa compiere ottime manovre d’attacco e di copertura. Marcus, tra l’altro, è accompagnato per quasi tutto l’arco del gioco da tre commilitoni ai quali può impartire semplici ordini con una serie di combinazioni di tasti. La cosa che colpisce è che questi si rivelano discretamente reattivi ed in grado di risolvere diverse situazioni intricate, fermo restando che delle patate più bollenti possono essere maneggiate solo da Fenix, e chiudendo un occhio su qualche situazione un po’ strana, soprattutto negli scontri con i Berserker. Una volta presa dimestichezza con queste meccaniche ed imparate ad usare le tecniche del corpo a corpo, GOW fila via liscio come l’olio , con solo qualche incertezza dovuta alle continue pressioni del pulsante A che possono portare ad esiti non voluti nelle situazioni più complesse. L’altro aspetto da padroneggiare a dovere è quello legato alla ricarica delle armi. Una volta impartito il relativo comando, infatti, sotto il contatore delle munizioni appare un indicatore con un cursore lampeggiante lungo una linea di tre gradazioni di grigio. La ricarica va eseguita nelle fasce indicate dalle due tonalità più chiare, così da essere portata a termine più velocemente o, addirittura, così da imprimere alle pallottole ricaricate un bonus di danno. Sbagliando a coordinarsi, invece, Marcus impiegherà molto più tempo, imprecando e rendendosi facile bersaglio delle Locuste. Il viaggio dei marines è entusiasmante ed in più momenti ci trova a guardarsi intorno, persi in un paesaggio sontuoso, felici d'essere sopravvissuti all'ennesima battaglia.
Arsenale
Di Gears of War rimarranno sicuramente impresse alcune delle armi a disposizione. Una su tutte è il Martello dell’Alba, un fucile che può essere utilizzato solo negli spazi aperti e che fa partire un raggio di luce devastante e teleguidabile da un satellite in orbita. Ogni arma, inoltre, ha una funzione specifica per gli scontri corpo a corpo, attivabile con il pulsante B. Memorabile è sicuramente la motosega del fucile base, che rende una sensazione difficile da descrivere, così come le granate. Queste possono essere conficcate nel corpo degli avversari che saltano in aria, travolgendo anche i propri compagni nelle vicinanze. La stessa sorte, però, spetta al giocatore che le ha usate, ma che non ha fatto in tempo ad allontanarsi dalla propria vittima.
Shooter con brio
Gears of War è per la gran parte del tempo uno action shooter tra i più divertenti degli ultimi anni. Questo, però, non deve distogliere l’attenzione dal fatto che i level designer, capitanati da Cliffy B (lead designer del progetto), non si sono limitati ad inanellare gli elementi di gioco in una serie infinita di sparatorie, pur predominanti, ma si sono presi anche la briga di mettere in piedi alcune trovate di sicuro impatto. Nell’arco dei cinque capitoli, infatti, s’impara ad aver paura del buio e delle creature che lo abitano, obbligandoci a scrutare ogni angolo del fondale alla ricerca di fonti di luce improvvisate e lampade al neon ancora cariche di gas. S’impara inoltre ad interagire con i propri compagni di viaggio, in quella che è una delle più riuscite modalità co-op di sempre (vedi paragrafo sul Multiplayer). Non è il caso in questa sede lasciarsi andare ad ulteriori approfondimenti, soprattutto per non rovinare la sorpresa ai tanti che decideranno di giocare a GOW, basti sapere che le dieci ore circa che servono per portare l’avventura a termine, al livello di difficoltà base, volano via in un lampo. Quello della longevità, a conti fatti, è il difetto principale del titolo Epic. A fine corsa, quando oramai ci si sente padroni di ogni abilità di Marcus e soci, si vorrebbero avere a disposizione altri stage e altre situazioni in cui mettersi alla prova. Restano, però, le strade alternative da percorrere all’interno dei vari capitoli e gli altri due livelli di difficoltà, che costituiscono la vera e propria sfida di Gears of War e, ovviamente, il multiplayer.
C'è vita dopo la fine...
Tutta la modalità single player di Gears of War può essere giocata, sia in locale che via Xbox Live, con un altro giocatore che prende il comando di Dom, uno dei soldati che accompagnano Marcus. La novità è che in qualsiasi momento si può invitare qualcuno dei propri contatti a partecipare alla sessione di gioco in corso senza interrompere l’azione e continuando esattamente dal punto in cui ci si trova. Il giocatore invitato, può abbandonare la partita, così come ha cominciato a farne parte, sempre senza interrompere alcun che. GOW sembra pensato attorno a questa caratteristica, vera e propria carta vincente, dato che il divertimento aumenta in modo esponenziale affrontando gli stage con un amico a fianco.
ogni partita è un balenare di spari, colpi e inseguimenti tra muretti, colonne e carcasse d'automobili.
C'è vita dopo la fine...
Trattandosi di un titolo Epic, comunque, non poteva mancare una corposa modalità versus online. Ci sono ben dieci mappe a disposizione, ed ognuna sembra pensata per sviscerare la giocabilità caratteristica di GOW. Xbox Live, da quando è uscito il gioco, pullula di giocatori che si sfidano nelle tre modalità disponibili, divisi in due squadre di quattro elementi. Oltre alla classica variante del Survivor, che vede trionfare la squadra che sopravvive all’altra, e alla modalità che vede primeggiare il giocatore che ha totalizzato più punti, c’è anche una novità, chiamata Assassinio. In questa, le due squadre, quella delle locuste e quella dei COG, hanno un leader che deve essere protetto, dato che solo uccidendolo si vince il turno. La strategia, in questo caso la fa da padrona, e i compagni di squadra devono sì andare a caccia del leader avversario, ma senza dimenticarsi del proprio, pena la sconfitta immediata. Le tecniche per il corpo a corpo e quelle stesse armi, che nel single player paiono poco più che orpelli grafici, diventano uniche nelle partite online, mettendo in luce l’ottimo lavoro di bilanciamento compiuto da Epic. Notevole è anche la cura riposta nel design delle diverse mappe, così come in alcune caratteristiche di gioco come lo stato di shock in cui piomba un giocatore ferito, ma non ucciso all’istante. Questi, infatti, finisce al suolo ansimante, e ci sono, di solito, 20 secondi di tempo per curarlo, prima che muoia dissanguato, o prima che un avversario lo elimini del tutto spezzandogli la colonna vertebrale con un calcio. Ai compagni spetta sempre la scelta se ripararsi al fuoco nemico o lanciarsi al salvataggio, esponendosi a rischi spesso decisivi, dato che le mappe sono piccole, proporzionate agli 8 giocatori in campo, e dato che ogni partita è un balenare di spari, colpi e inseguimenti tra muretti, colonne e carcasse d’automobili.
Da non crederci
L’aspetto più dirompente di Gears of War, sicuramente, è quello visivo. Non si era mai visto niente del genere, prima d’ora. Nessun gioco si avvicina al dettaglio grafico raggiunto dagli artisti e dagli sviluppatori d’Epic, che mettono alla frusta l’Unreal Engine 3 con risultati che sbaragliano tutte le produzioni sin qui uscite su Xbox 360, e non solo. Le rovine delle città di GOW sono spettacolari, le texture che ricoprono i fondali sono curate fin nei minimi particolari, lasciandosi raramente andare sotto il profilo della definizione. A colpire l’occhio sono, sicuramente, i modelli poligonali dei marine e delle locuste, entrambi molto ricchi e dotati di una fisicità con pochi precedenti. Ancora più impressionanti sono le cut scene, realizzate con il motore poligonale e che, infatti, tendono ad avere un frame rate più instabile di quello del gioco vero e proprio, sempre ancorato ai 30 frame al secondo, anche online. Alcune ambientazioni ed alcuni momenti di GOW segnano un nuovo limite per ciò che è lecito aspettarsi dalle console di nuova generazione.
L'aspetto più dirompente di Gears of War, sicuramente, è quello visivo. Non si era mai visto niente del genere, prima d'ora.
Da non crederci
Ugualmente curato è il profilo sonoro del titolo Epic, soprattutto per quanto riguarda l’ottimo doppiaggio in italiano, non aiutato da qualche piccolo peccato di traduzione, come nel caso del livello base di difficoltà che diventa Casuale dall’originale Casual, ad indicare il giocatore occasionale e, quindi, meno abile. Le espressioni di Marcus e delle locuste diventano fondamentali anche per il multiplayer, dato che non serve guardare il contatore delle munizioni per sapere di averle finite. Basta infatti sentire il nostro soldato esclamare “Esaurite!”, in mezzo alla battaglia per sapere d’essere rimasti a secco. Notevole anche la colonna sonora, ovviamente, epica e sinfonica.
Obiettivi
Gli obiettivi di GOW sono ripartiti tra modalità online e single player. Per ottenere tutti i punti legati a quest'ultimo, bisogna terminare il gioco a tutti e tre i livelli di difficoltà, imparare a ricaricare perfettamente le armi e raccogliere tutte le medagliette dei marine morti sul campo. Cosa che obbliga a scrutare ogni centimetro di fondale. Per ottenere tutti i 1000 punti, bisogna poi cimentarsi nelle partite classificate online e partecipare alla modalità co operativa come ospite, prendendo il controllo di Dom. Ci vorrà del tempo prima che li abbiate sbloccati tutti, quindi.
Commento
Gears of War è una sensazione di potenza, un brivido di brutalità che strapazza e rapisce, dall'inizio alla fine, chiunque si metta davanti ad un televisore con il pad in mano. I titoli di coda, probabilmente, arrivano un po' troppo presto, ma sarà difficile per chiunque considerare conclusa l’avventura in single player prima di aver completato il gioco a tutti i livelli di difficoltà. Perché GOW è una linea per terra, un confine netto che separa le emozioni di ieri da quelle che sarà possibile provare da qui in avanti; un connubio tra tecnologia e coinvolgimento che era difficile da prevedere in tutte le sue sfumature. Non è un gioco perfetto, senza dubbio, ma non riusciamo ad immaginare alcun motivo, per il quale un appassionato di videogiochi possa rinunciare a questa corsa frenetica organizzata da Epic per Xbox 360; ancora di più, per chi ha voglia di gettarsi in partite online che già da adesso sono all’ultimo sangue. Nel vero senso della parola…
Pro
- Intenso e irresistibile
- Grafica senza precedenti
- Multiplayer entusiasmante
- Una decina d'ore di Single Player
- Storia poco approfondita
Gears of War è la storia di un gruppo di marine, catapultati in mezzo ad un conflitto di cui non sanno praticamente niente. Quello che nel giro di pochi livelli diventa il loro leader, Marcus Fenix, viene scarcerato appositamente per essere mandato in guerra e lanciare un assalto a quell’intricato ammasso di tunnel sotterranei in cui vivono le Locuste, una razza aliena che sta divorando il pianeta dall’interno. Niente è dato sapere sull’origine del conflitto, né sui motivi che hanno fatto finire Marcus dietro le sbarre. Gears of War è il viaggio di questo manipolo di soldati, raccontato in cinque capitoli, divisi in una trentina di livelli, che li vedranno scendere fin nel cuore della terra per riemergere vittoriosi da un lago di sangue e d’esplosioni. Il mondo in cui si muovono è un cumulo di rovine, pervaso da un senso di desolazione che ammanta ogni schermata di gioco dall’inizio alla fine. Questo e poco altro è dato sapere, ed è uno dei pochi difetti di GOW; un’occasione mancata per descrivere con maggiore dettaglio la storia di un’ambientazione davvero affascinante, che ospita la prima indubbia killer application di Xbox 360 ed uno dei migliori titoli del 2006.