Ghostbusters è un cult. Senza se e senza ma. Uscito nel 1984, il film di Ivan Reitman con protagonisti alcuni dei più amati comici del Saturday Night Live ha segnato una generazione. Di più: è entrato nell'immaginario collettivo. Frasi come "chi chiamerai?", "quando qualcuno ti chiede se sei un dio, tu gli devi dire sì!" fanno ormai parte del linguaggio comune. Il tema musicale è noto a tutti, anche a chi non ha visto il film. In giro per il mondo ci sono gruppi di fan che si vestono come i protagonisti, hanno ricostruito gli oggetti del film, tra cui la macchina, la Ecto-1, e girano fan movies. I Lego dedicati ai Ghostbusters sono ricercatissimi. Bisogna tenere bene a mente questo nello scrivere la recensione di Ghostbusters: Legacy, sequel dal 18 novembre in sala.
Da un immaginario così forte, è scaturito un vero e proprio universo: nel 1989 è uscito il secondo film, Ghostbusters II (sempre diretto da Ivan Reitman), accompagnato da diverse serie animate, ovvero The Real Ghostbusters (1986 - 1991), Slimer (1988) e Extreme Ghostbusters (1997), e da una ricchissima schiera di videogiochi, che hanno attraversato epoche e console, da Ghostbusters per Commodore 64 a LEGO Dimensions per PS4 e Xbox One.
Nel 2016 il franchise è tornato sulla bocca di tutti grazie a due prodotti: la serie di Netflix Stranger Things, ambientata negli anni '80, che pesca a piene mani da quel mondo, citando apertamente i Ghostbusters (i protagonisti si vestono come i personaggi del film) e il controverso reboot diretto da Paul Feig, con protagoniste le comiche Kate McKinnon, Kristen Wiig, Leslie Jones e Melissa McCarthy a sostituire gli Acchiappafantasmi originali. Demonizzato dai fan duri e puri, che rivolevano Bill Murray, Dan Aykroyd, Harold Ramis e Ernie Hudson rispettivamente nei ruoli di Peter Venkman, Ray Stantz, Egon Spengler e Winston Zeddemore, quel reboot viene in qualche modo messo da parte proprio da Ghostbusters: Legacy, sequel diretto dei film anni '80.
Ghostbusters: Legacy: gli Acchiappafantasmi sono un affare di famiglia
Ghostbusters è un marchio che vende, ma paradossalmente realizzare un nuovo film della saga è difficilissimo. Lo è perché i vecchi fan hanno dimostrato di non amare per niente le novità e perché le nuove generazioni invece lo hanno conosciuto grazie a prodotti derivativi come Stranger Things. Quindi che fare? Puntare direttamente sulla nostalgia o pensare anche al pubblico più giovane? E soprattutto: come scrivere un nuovo Ghostbusters, frutto delle menti di Dan Aykroyd e Harold Ramis, quando uno dei suoi creatori non c'è più? Ramis è scomparso nel 2014 e con lui Egon Spengler. O forse no? Ghostbusters: Legacy è dedicato a lui (non a caso il titolo originale è Ghostbusters: Afterlife) e cerca di fare il miracolo: unire tutte queste anime insieme.
Forse soltanto Jason Reitman, figlio di Ivan Reitman, poteva provare a farlo: cresciuto sui set del padre, ha respirato la mitologia di Ghostbusters fin da piccolo (e compare anche in Ghostbusters II). Autore di film indie come Thank you for smoking, Juno, Young Adult e Tully, Jason Reitman è partito da ciò che sa fare meglio: una protagonista femminile, una famiglia non convenzionale, un microcosmo in cui misurarsi. A traghettarci in questa nuova avventura degli Acchiappafantasmi è infatti Phoebe Spengler (Mckenna Grace, bravissima): non ha mai conosciuto suo nonno, ma si trasferisce nella casa che gli ha lasciato in eredità a Summerville, in Oklahoma, con la madre, Callie (Carrie Coon, indimenticabile nel ruolo di Nora nella serie The Leftovers), e il fratello maggiore, Trevor (Finn Wolfhard, Mike proprio in Stranger Things). Appassionata di scienze, Phoebe cerca di scoprire perché nella cittadina si verifica un numero così alto di scosse sismiche. Ad aiutarla il suo nuovo professore, Mr. Grooberson (Paul Rudd), e un compagno di scuola, Podcast (Logan Kim).
Il risveglio dei Ghostbusters
Nella prima ora, Ghostbusters: Legacy fa qualcosa di interessante: attraverso Phoebe riscopriamo il mondo che abbiamo amato da piccoli, quando avevamo la sua età. Impossibile per i fan non commuoversi quando ritrova la trappola e lo zaino protonico, quando il fratello solleva il lenzuolo che copre la Ecto-1 e si rivede la targa. Allo stesso modo chi è ignaro di tutto quell'universo lo può scoprire per la prima volta. Jason Reitman ha fatto la scelta azzeccata di fondere le due epoche, creando una specie di tempo sospeso, in cui anni '80 e anni '20 convivono. Phoebe rivede i video degli Acchiappafantasmi su YouTube, ma gli effetti speciali sono il più possibile simili a quelli artigianali dell'originale. L'ambientazione in una piccola città dell'Oklahoma, in cui il tempo sembra scorrere in maniera meno veloce di New York aiuta. Questa prima parte è sì molto feticista, inquadrando gli oggetti con attenzione, rievocando la mitologia, ma allo stesso tempo dà l'idea di un qualcosa che viene tramandato di generazione in generazione. Che sia la genialità nelle materie scientifiche come per la protagonista o per una saga cinematografica, come per Reitman padre e figlio.
Quando però spunta il primo fantasma, Ghostbusters: Legacy diventa un'operazione molto simile a quanto fatto da J.J. Abrams con Star Wars in Il risveglio della forza: ritornano nomi e mostri, le stesse svolte narrative, gli stessi rituali. Comprensibile, ma forse sarebbe stato più interessante proporre nuove creature, nuovi problemi. Se questo film dovesse essere il primo di una nuova serie (e le intenzioni sembrano esserci tutte) speriamo che nei prossimi si osi di più e si lascino stare i fantasmi del passato.
Il passaggio di testimone c'è stato, i nostalgici hanno avuto il loro momento catartico: speriamo che si guardi alle nuove generazioni adesso, perché altrimenti questo nuovo Ghostbusters resterà soltanto un mostro nostalgico che punta tutto (riuscendoci anche bene) sul fanservice e sui ricordi, quando invece potrebbe immaginare nuovi mondi. Anche perché le nuove leve ci sono: Mckenna Grace, Finn Wolfhard e Logan Kim sono bravi e convincenti. Chiameremo presto loro? Se la risposta dovesse essere no, almeno, anche se molto familiare, è stata una bella corsa.
Conclusioni
Multiplayer.it
7.0
Come scritto nella recensione di Ghostbusters: Legacy, Jason Reitman cerca di fare il miracolo: commuovere gli appassionati del franchise e far scoprire gli Acchiappafantasmi alle nuove generazioni, abbracciando il pubblico più vasto possibile. Ci riesce, anche se la seconda parte del film diventa un'operazione molto simile a quella fatta da J.J. Abrams con Star Wars in Il risveglio della forza. I nuovi giovani interpreti, Mckenna Grace su tutti, sono bravissimi e se a questo film dovessero seguire altri capitoli ci auguriamo che in futuro si punti a mostri e situazioni diverse. Il potenziale c'è.
PRO
- La riscoperta degli oggetti cult della saga
- I nuovi protagonisti, Phoebe Spangler su tutti
- Mckenna Grace è un nuovo talento
- Gli appassionati di vecchia data avranno il loro momento catartico
CONTRO
- Il ripetere in modo così fedele situazioni e personaggi del primo film