Classe di ferro
Similmente al proprio predecessore, Vice City Stories sfrutta la medesima location del titolo di riferimento per PS2, ma in un diverso setting temporale e con personaggi del tutto nuovi. Protagonista questa volta è Vic Vance, che un paio d’anni prima dell’arrivo in città di Tommy Vercetti si arruola nell’esercito per portare conforto economico alla propria famiglia e pagare le cure mediche del fratellino malato. Nobili intenti che vengono prontamente macchiati dal corrotto sergente Martinez, il quale coinvolge Vic in una serie di traffichi loschi che finiscono per farlo espellere dalla caserma: frustrato e bisognoso di denaro, il nostro “eroe” si inserisce non senza una certa riluttanza nel ramo dell’attività malavitosa, aprendo la strada al classico scenario a la GTA fatto di inseguimenti, rapine, omicidi e quant’altro. Lo storyline del gioco è convincente, sorretto dalle solite cutscene in real time al vetriolo e da una serie di personaggi secondari dalle spiccate personalità: a questo proposito, i fan dell’originale su PS2 saranno felici di ritrovare qui diversi volti noti, in primis il bizzarro Lance Vance, fratello di Vic e maldestro co-protagonista di un gran numero di missioni.
Rispetto al prequel, Vice City Stories può contare su un corposo upgrade visivo
Classe di ferro
La città è invece esattamente la stessa, arricchita da qualche interno in più da esplorare e graficamente impressionante, al punto da risultare ad una prima occhiata quasi indistinguibile dalla versione per la home console Sony. Rispetto al prequel, Vice City Stories può contare su un corposo upgrade visivo, evidente sotto diversi aspetti: più poligoni, frame rate più stabile, maggiore quantità e varietà di pedoni e veicoli su schermo e infine una superiore definizione nelle ambientazioni indoor. Permangono tuttavia alcuni minori difetti cosmetici, capeggiati da pop-up e da un aggiornamento delle texture che spesso non riesce a stare dietro allo scorrimento dell’azione su schermo. Nulla che sminuisca più di tanto la monumentale opera grafica Rockstar comunque, di certo tra le migliori mai viste su PSP. Anche il sonoro mantiene alto lo standard qualitativo del franchise. La scelta musicale delle varie stazioni radiofoniche è ottima, inframmezzata come al solito da finti dj e finte pubblicità che riescono spesso a strappare un sorriso. Il doppiaggio ad altissimi livelli non fa nemmeno più testo, mentre va segnalato un curioso problema nella lettura dell’UMD, che alcune volte nel corso del gioco “salta” alla ricerca della traccia.
Sporchiamoci le mani
Dal punto di vista del gameplay, la sostanza di Vice City Stories non è certamente rivoluzionaria: seguendo diligentemente gli stilemi della serie, il prodotto Rockstar offre all’utente la classica sequela di missioni a tinte criminali all’interno di uno scenario free-roaming, da esplorare alternando fasi di guida a sezioni a piedi. Ciò nondimeno, le novità rispetto al prequel non mancano, in primis proprio riguardo alla natura stessa degli incarichi affidati a Vic. Più lunghe ed elaborate, le missioni di Vice City Stories da una parte arricchiscono senza dubbio il valore ludico netto del prodotto (aumentandone anche la longevità), dall’altro riducono la possibilità del gioco di essere fruito in brevi ritagli di tempo, non propriamente un pregio per un titolo handheld. Al di là di questo, numerose sono le aggiunte di un certo rilievo: tra i più chiari esempi annoveriamo l’abilità natatoria di Vic, la presenza di elicotteri e moto d’acqua a fianco dei mezzi più classici e un sistema di combattimento a mani nude più elaborato.
L’aspetto senza dubbio più innovativo di Vice City Stories è rappresentato dalla modalità impero
Ma l’aspetto senza dubbio più innovativo di Vice City Stories è rappresentato dalla cosiddetta modalità impero, che aggiunge una certa varietà e spessore al regolare succedersi delle missioni. In sostanza, la città è piena di edifici che il giocatore può acquistare o derubare a gang rivali, al fine di sfruttarli come basi per business quali spaccio di droga, strozzinaggio, prostituzione e così via: attività che fruttano costanti introiti e che possono essere ampliate sia investendo nel loro sviluppo (costruendo delle sedi più grandi) sia completando delle sotto-quest dedicate. Queste purtroppo si rivelano estremamente noiose e ripetitive, incidendo oltretutto fin troppo poco sull’iter del nostro Vic, considerando come il denaro prodotto dalle strutture elementari sia già più che sufficiente. La costruzione del proprio impero è comunque una piacevole diversione, che va ad impreziosire le dinamiche di un gameplay un po’ raffazzonato ma sempre estremamente godibile: merito anche di un buon bilanciamento nella tipologia e nel livello di difficoltà delle missioni, che difficilmente risultano troppo ripetitive o frustranti. L’unica “scocciatura” del prodotto Rockstar è ancora una volta individuabile nella gestione della telecamera, lenta e macchinosa, e nel sistema di puntamento, non sempre affidabile. Indubbia protagonista di Vice City Stories è infine la modalità multiplayer, di fatto una notevole espansione di quanto già visto nel prequel: fino a sei giocatori possono sfidarsi contemporaneamente ad hoc (niente online nemmeno stavolta) in alcune competizioni particolari che si affiancano a classiche gare e deathmatch, che possono generalmente essere definite come leggere variazioni sul tema dei vari capture the flag, king of the hill e così via. Per quanto sia una feature graditissima, il multiplayer di Vice City Stories soffre un po’ dell’eccessiva ampiezza degli scenari, che rendono piuttosto tediosi gli incontri tra due o perfino quattro utenti.
Commento
GTA: Vice City Stories è un ottimo secondo capitolo della serie per PSP, che allarga i confini del prequel e ne corregge alcune imperfezioni. Oltre ad un apprezzabile upgrade grafico, l’avventura di Vic Vance offre soprattutto una struttura ludica più corposa, con missioni maggiormente elaborate, l’inedita modalità impero e una sezione multiplayer ampliata. Vice City Stories mostra però anche il fianco a qualche critica, relativa soprattutto alla scarsa natura handheld del gioco e ad un gameplay che di fatto è vecchio di cinque anni. Al di là di questo, il prodotto Rockstar rimane uno dei titoli meglio riusciti per PSP ed un must obbligato per i fan della serie.
Pro
- Tecnicamente eccelso
- Gameplay migliorato rispetto al prequel
- Divertente come sempre
- Inadatto per brevi sessioni di gioco
- Telecamera e puntamento discutibili
- Aggiunge poco o nulla alla serie
Pubblicato l’anno scorso, GTA: Liberty City Stories ha suscitato un grande clamore all’interno della comunità videoludica, sia perché era la prima uscita del franchise Rockstar su PSP, sia per lo straordinario modo con il quale la software house statunitense era riuscita a comprimere il tutto all’interno di un singolo UMD rimanendo assai fedele all’originale. Un esordio d’alto livello, dunque, che non poteva certamente permettersi di rimanere un caso isolato. Detto fatto, ecco arrivare Vice City Stories, che si presenta con la prospettiva di sbancare nuovamente il botteghino e correggere qualche imperfezione del prequel.