C'è un ché di poetico nel fatto che Guardiani della Galassia Vol. 3 si concluda sulle stesse note con cui i Marvel Studios ci hanno presentato lo Star-Lord di Chris Pratt nel 2014, quelle di Come and Get Your Love. E se può sembrare una scontata chiusura del cerchio, la verità è che la nuova pellicola di James Gunn è tutt'altro che prevedibile: è in questo modo che cattura l'attenzione dello spettatore per ben due ore e mezza che volano via in un baleno, anche se non si esce dalla sala con la voglia di qualcosa di più, che in genere significa solo che qualcosa è anche mancato. No, Guardiani della Galassia Vol. 3 è un film completo che mette la parola fine a un'epoca.
Nessuno avrebbe mai creduto che uno come Gunn - che veniva da Slither, Super e The Tromaville Café - sarebbe riuscito a trasformare una banda di supereroi praticamente sconosciuta in uno dei più grandi successi cinematografici e multimediali degli ultimi anni. I suoi Guardiani hanno ispirato persino un videogioco in tempi recenti, e si sono ritagliati un posto nel Marvel Cinematic Universe fino a lottare fianco a fianco con gli Avengers.
E dopo tutte queste peripezie, e dopo essere stati il momento della svolta non solo per Gunn - nel bene e nel male! - ma anche per i loro interpreti, è venuto il momento di salutarli, perché le storie migliori sono quelle che finiscono. Nella nostra recensione di Guardiani della Galassia Vol. 3 vi racconteremo, senza spoiler, se il talentuoso regista, ora a capo della Distinta Concorrenza cinematografica, è riuscito a tagliare il traguardo col fiato corto oppure no.
Guardiani della Galassia Vol. 3 è il film di Rocket
Il talentuoso James Gunn aveva le idee molto chiare sul percorso che dovevano fare i suoi Guardiani, anche se probabilmente qualcosa è cambiato rispetto ai piani che si era fatto col Volume 2: per esempio, Disney lo ha licenziato a causa di alcuni tweet imbarazzanti, lui è andato a fare l'ottimo The Suicide Squad per Warner Bros. e ha deciso di cambiare scuderia, così la Disney lo ha precettato di nuovo per l'ultima cavalcata dei Guardiani, consapevole che il loro successo era soprattutto merito suo.
C'è un motivo se i film dei Guardiani sembrano così diversi delle altre pellicole Marvel - e dagli altri cinecomic in genere - e il motivo è proprio lui. Non dovrebbe stupire nessuno, quindi, se l'ultima avventura dei suoi Guardiani ruoti tutta intorno al suo Guardiano preferito, Rocket, che nel corso degli altri film, compresi Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, è diventato il cuore pulsante della squadra. Il disadattato per eccellenza in una famiglia disfunzionale di disadattati, Rocket rappresenta il meglio e il peggio di tutti loro, il lato più umano nonostante la pelliccia e gli innesti cibernetici. È il nostro sguardo sui Guardiani dopo la loro scomparsa nel Blip, la spalla comica ma anche il personaggio più solitario e drammatico nell'arco di tre film, e Guardiani della Galassia Vol. 3 racconta le sue origini nonostante sia la fine della corsa e Rocket abbia molte meno scene dei suoi compari.
La storia inizia dopo Guardiani della Galassia: Holyday Special - non è importante averlo guardato, ci pensano pochi particolari a canonizzarlo - e vede i Guardiani alle prese con Knowhere, la base spaziale nella testa di un Celestiale che si sono comprati dal Collezionista. Se la passano bene più o meno tutti a parte Peter Quill, sempre più depresso dopo aver perduto per la seconda volta l'amata Gamora: prima quando Thanos l'ha gettata giù da una rupe a Vormir, poi quando la sua controparte di un passato che risale a prima del loro incontro se l'è squagliata alla fine di Endgame. Quando Ayesha dei Sovereign scaglia contro di loro la sua arma più potente - un sovrumano essere artificiale che si comporta come un bambinetto - i Guardiani sono costretti a cercare un rimedio per salvare la vita a uno di loro.
Un rimedio custodito nelle grinfie dell'Alto Evoluzionario, uno scienziato pazzo che viaggia nel cosmo in cerca della perfezione e che molte specie venerano come un dio. È stato l'Alto Evoluzionario a creare Rocket, perciò ora lo rivuole, e i Guardiani dovranno fare i conti non solo con lui, ma anche con le caratteristiche che li dividono e che al tempo stesso fanno di loro una strana ma autentica famiglia.
Il film di Gunn passa con scorrevolezza da un genere all'altro: un po' è una commedia e un po' è fantascienza; è un dramma famigliare e un film d'azione, un horror e un esercizio stilistico che fa ricorso alla computer grafica il giusto e al trucco e ai costumi molto più spesso di quanto non sembri. Alla fine, appaiono fuori posto solo le brusche transizioni con cui Gunn stacca sui flashback di Rocket per raccontarci le sue origini nel laboratorio dell'Alto Evoluzionario, scene che potrebbero urtare la sensibilità di alcuni spettatori. Gunn non ci va leggero e il suo Guardiani della Galassia Vol. 3 è senza dubbio uno dei film Marvel Studios più cupi e viscerali: il regista ricorre al body horror con allarmante frequenza, spostandosi da sequenze coloratissime che richiamano 2001: Odissea nello spazio a scene buie e minacciose che fanno accapponare la pelle.
In qualche modo questo dualismo funziona, e si sposa bene con le tematiche del film. L'Alto Evoluzionario, in questo senso, è uno degli antagonisti più riusciti nel marasma di cinecomic Marvel: Chukwudi Iwuji riesce ad essere più perverso e intimidatorio persino del Kang di Jonathan Majors, che era una delle poche note positive nel recente Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Iwuji interpreta lo scienziato pazzo con una solennità che sfiora l'instabilità mentale, sempre sul punto di esplodere come una bomba senza farlo mai davvero: sono le sevizie sulle sue cavie da laboratorio che ce lo fanno disprezzare più di ogni altro nemico del passato.
Meno convincente, invece, l'altro antagonista che più che altro è una gag ambulante. Will Poulter riesce a far sembrare Adam Warlock un adolescente confuso e irrequieto, come vuole il copione, ma il suo personaggio esiste quasi soltanto ai fini della trama, per dare inizio a tutto ed entrare in azione sempre al momento opportuno. Non sappiamo se le intenzioni di Gunn fossero queste fin dalla scena dopo i titoli di coda di Guardiani della Galassia Vol. 2 o se qualcosa sia cambiato strada facendo, ma di sicuro questo Adam Warlock non è quello che si aspettavano gli appassionati di fumetti che non vedevano l'ora che entrasse in scena. Warlock, dopotutto, è un comprimario in un film che è pieno di comprimari e importanti guest star: dall'immancabile Howard il Papero all'ennesima comparsata di Nathan Fillon, passando per lo Starhawk di Sylvester Stallone che torna insieme alla sua squadra di Ravager.
Così James Gunn si commiata dal suo cast, che include il fratello Sean, ancora una volta nei panni del buffo Kraglin. Quest'ultimo è forse l'esempio più eclatante della cura con cui il regista ha aperto e chiuso tanti archi narrativi: il suo personaggio, assolutamente secondario nel primo film della trilogia e poi via via più rilevante, fino a sostituire lo stesso Yondu di Michael Rooker, segue un percorso che culmina proprio in questo film. Gunn il regista lo usa per imbastire una divertente sottotrama che coinvolge anche Cosmo, il cane russo telepatico che viva a Knowhere e che i videogiocatori hanno conosciuto meglio nel titolo targato Crystal Dynamics.
Guardiani equilibristi
Alla fine, però, Guardiani della Galassia Vol. 3 è un film sui Guardiani, e per assurdo quello che vediamo di più sul grande schermo è anche quello su cui il film si concentra meno. Diciamo che serve una particolare abilità per riuscire a far sì che un personaggio amato e famoso come lo Star-Lord di Chris Pratt resti dentro i bordi. Gunn in qualche modo riesce nell'impresa. Peter è onnipresente, guida la squadra e percorre un cammino tutto suo, completando un arco narrativo cominciato anni fa, ma non sembra mai che rubi la scena agli altri Guardiani. Anzi, per certi versi la sua sottotrama è quella meno incisiva, e Gunn risolve la relazione con la vecchia/nuova Gamora nel modo più sensato possibile.
Per essere l'ultima corsa di Zoe Saldaña, Gamora è il personaggio meno riuscito di Guardiani della Galassia Vol. 3, se non altro perché Gunn calca troppo la mano sulle differenze rispetto alla Gamora morta in Infinity War. A un certo punto questa versione non riserva più nessuna sorpresa, ed è chiaro che esista nella pellicola solo per completare le trasformazioni di Peter e Nebula, tant'è che risulta difficile persino considerarla una della squadra a tutti gli effetti. C'è perché non ci poteva essere un Guardiani della Galassia finale senza di lei, insomma, e lo stesso si potrebbe dire per Groot che, sostanzialmente, serve solo a un giochetto metanarrativo, ingegnoso e toccante.
Il terzetto formato da Nebula, Mantis e Drax era quello da cui ci aspettavamo di meno e che invece ci ha dato di più. Mantis e Drax sono stati le spalle comiche dei Guardiani fin dal secondo film, ma soprattutto in Infinity War e nell'Holyday Special, in cui erano assoluti protagonisti. Le loro storie sembravano non avere più nulla da dire e Drax, in particolare, aveva perso ogni scopo dopo la morte di Thanos, pur essendo già una macchietta nel Volume 2 di Gunn. Il Volume 3, invece, li usa come chiave di lettura famigliare, sfruttando l'antagonismo con Nebula a rovescio: è un meccanismo che funziona terribilmente bene nei momenti in cui sono insieme, e che carica il rapporto tra di loro fino a farlo esplodere in un passaggio particolarmente intenso del film. Karen Gillan e Pom Klementieff sono convincenti e naturali nonostante tutto, ma il vero mattatore è ancora Dave Bautista con un'espressività e una spontaneità che colpiscono al cuore.
Mantenere questi equilibri così delicati non era cosa facile. Gunn è riuscito a tratteggiare un percorso per ogni singolo Guardiano, senza che si sovrapponessero o che alcuni sembrassero più importanti degli altri. È chiaro che la storia di Rocket ha una valenza maggiore, ma si intreccia così bene con le vicissitudini dei suoi compagni che non se ne sente il peso: anzi, la rilevanza che il suo personaggio ha assunto per il resto della famiglia in un certo qual modo dà un senso alle storie di tutti gli altri.
In questo senso, il film di Gunn segue a sua volta un percorso in salita mentre si sposta tra diversi generi, inscenando delle riprese memorabili e inventive mentre prende sempre più velocità e calca la mano anche sulle volgarità, senza però risultare gratuitamente sboccato come succedeva nel Volume 2, semmai incisivo. Il lungo piano sequenza dell'immancabile scontro nel "corridoio" - ormai un caposaldo in molti cinecomic e serie TV - dimostra l'abilità del regista che un minuto prima stupisce con una coinvolgente e viscerale scena d'azione, quello dopo commuove con un incontro toccante senza neppure ricorrere ai dialoghi.
Spesso, infatti, c'è solo la musica ad accompagnare le immagini, che siano i brani composti da John Murphy per il film o l'ennesima tracklist azzeccatissima che ha scelto Gunn in persona e che, puntuale come un orologio svizzero, segna i momenti più importanti della pellicola. In certi passaggi è impossibile non commuoversi, a meno che non si abbia un macigno al posto del cuore o si detestino i Guardiani della Galassia in generale. E come dicevamo, c'è un ché di poetico nel chiudere un cerchio cinematografico con la musica, ma se poi quel cerchio si è chiuso o un altro ancora si è soltanto aperto è ancora presto per dirlo, ma per questi Guardiani il sipario è calato tra meritati applausi.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.5
Considerata la curva discendente dei film Marvel Studios negli ultimi anni, nonché le vicissitudini che hanno preceduto la lavorazione di questo film, temevamo proprio che James Gunn avrebbe fallito nell'impresa, congedandosi dal Marvel Cinematic Universe con una pellicola commerciale e sottotono. Guardiani della Galassia Vol. 3 è invece un gran film - e non stiamo usando la parola cinecomic di proposito - con un cuore enorme, una sensibilità unica e un valore produttivo stellare. Si vede e si sente l'impegno di una squadra, nella realtà come nella pellicola, che ha fatto propri questi personaggi e che ci teneva davvero a farci vivere un'ultima avventura tra sorrisi, lacrime e anche qualche smorfia perché nessuno è perfetto e qualche volta il bello è proprio questo.
PRO
- A mani basse tra i migliori film del MCU
- L'Alto Evoluzionario è un antagonista memorabile
- Una gran varietà di situazioni, generi e archi narrativi sempre in equilibrio
CONTRO
- L'attesissimo Adam Warlock è un comprimario deludente
- Alcune scene sono particolarmente impressionanti
- L'umorismo di Gunn non sempre centra il bersaglio