Commento
Ci si doveva aspettare di più da questa espansione uscita in tempi troppo sospetti. L’inconfondibile stile di gioco di HoMM che rimane inalterato anche in Tribes of the East non deve trarre in inganno facendo cadere in facili entusiasmi: si tratta di un prodotto interessante solo per i fanatici della saga o per chi vi si avvicina per la prima volta, complice la natura stand-alone che garantisce la presenza di tutte le migliorie apportate dal precedente Hammers of Fate e dalle numerose patch sin qui rilasciate.
Pro
- Coinvolgente e longevo
- Espansione stand-alone
- Prezzo competitivo
- Grafica datata
- Poche novità
La corsa natalizia agli scaffali è ufficialmente iniziata: proprio in queste ore sono usciti giochi come Hellgate London e TimeShift dopo mesi di attese; altri come Quake Wars e The Witcher hanno da poco aperto le danze in attesa del gran finale con Gears of War, Crysis e Unreal Tournament III.
Alle spalle dei pezzi da 90 segue una schiera di titoli meno reclamizzati destinati alle nicchie di mercato: tra questi si inserisce senz’altro la seconda espansione di Heroes of Might and Magic V oggetto della recensione di queste pagine. Si tratta di un expansion pack stand-alone: in altre parole è un'espansione che non richiede il titolo originario per essere installata e giocata.
Per i neofiti ricordiamo che il glorioso HoMM, inizialmente realizzato da New World Computing per 3DO, è uno degli ultimi esponenti del genere degli strategici a turni rimasti in circolazione. Con la quinta evoluzione, la prima affidata a Nival autrice anche delle successive evoluzioni (Hammers of Fate risale al novembre dello scorso anno), il publisher Ubisoft ha tentato di svecchiare un’utenza oramai non più adolescenziale con il passaggio alle tre dimensioni, scelta che non ha sempre trovato accoglienze positive da parte della critica; quantomeno però la struttura di gioco è rimasta inalterata.
Tra le (poche) novità introdotte in Tribes of the East c’è l’”inedita” fazione denominata Stronghold che comprende sciamani, centauri, ciclopi, goblin et similia. Scriviamo inedita tra virgolette perché gli appassionati di vecchia data la assoceranno ai Silvani del quarto capitolo. La peculiarità di tali unità è la scarsa attitudine alla magia e la predilezione agli scontri corpo a corpo, che vengono favoriti dall’abilità blood rage che rende più forti e resistenti le truppe da mischia, soprattutto nei primi minuti della battaglia. Su di essa è stata costruita una campagna per il single player che, curiosamente ma non troppo, riprende a grandi linee la trama di Dark Messiah of Might and Magic. È composta da sedici mappe da affrontare con tre diverse fazioni: naturalmente a quella degli orchi è dedicata maggiore spazio, anche se prima di poterla utilizzare è necessario terminare la prima parte con altre due razze – una scelta che ci ha lasciato perplessi. Secondo l’opinione di chi scrive comunque i giochi di questo tipo traggono maggior beneficio da scenari creati ad hoc piuttosto che da una serie di livelli strutturati per raccontare una storia. Fortunatamente esiste, oltre all’editor esterno, un generatore casuale di mappe che funziona discretamente bene.
Come scrivevamo qualche riga sopra, Nival non ha modificato la magica alchimia del gameplay di HoMM e certo non si poteva chiedere molto di più a una semplice espansione che, in termini di novità vere e proprie, oltre a un secondo livello di upgrade per tutto il bestiario (che tocca quasi le duecento varianti), aggiunge solamente gli altari sacrificali ove maciullare le unità meno utili in cambio di punti esperienza per l’eroe. L’utilità di tali edifici è purtroppo limitata dall’elevato livello di difficoltà del gioco che richiede una preparazione maniacale perfino per i banali scontri con gli innocui contadini. Perdere anche solo pochi uomini significa inevitabilmente tornare alla base per i rinforzi, che si rigenerano ogni sette turni, ovvero ogni settimana del gioco, e non essendoci altri modi per rimpolpare le fila del proprio esercito è inevitabile far passare diversi minuti a vuoto, mentre le truppe nemiche avanzano inesorabilmente. A onor del vero questo è sempre stato uno dei talloni d’Achille della saga, ma in Tribes of the East assume contorni ancor più marcati e richiede un continuo utilizzo del tasto di caricamento rapido.
Ciò constatato, le missioni si reggono sulla classica struttura che prevede l’annichilimento degli avversari partendo da una roccaforte, unica fonte di produzione d’unità, e da un eroe. Sparsi per i livelli ci sono le fondamentali materie prime, di cui si sentirà ben presto il bisogno, e altri preziosi tesori con cui rendere più potente il proprio beniamino. Ovviamente a guardia di tutto ciò ci sono nemici che è saggio affrontare solo se il computer indica ottime probabilità di vittoria: già negli scontri di moderata difficoltà sarà molto facile perdere diverse unità, con gli spiacevoli effetti che abbiamo descritto poco sopra.
Dell’aspetto estetico non c’è molto da dire, visto che sia il motore che i vari modelli poligonali sono gli stessi del 2006: se già all’epoca avevano destato qualche perplessità è naturale che a quasi due anni di distanza risultino inadeguati, soprattutto per quanto riguarda gli effetti speciali. Lasciamo al lettore il facile compito di giudicar da sé gli screenshot a corredo dell’articolo, ottenuti al massimo livello di dettaglio. Anche le musiche sono state in gran parte riciclate dai titoli passati. Nota negativa per i caricamenti, che nelle mappe di dimensioni maggiori diventano estenuanti anche su sistemi di fascia medio-alta.
L’assuefazione che provoca questo strategico a turni rimane inalterata col passare degli anni e anche in questa nuova incarnazione sarà difficile fare click sul pulsante che rimanda al desktop. Il desiderio di far passare un altro turno è sempre ardente e fa soprassedere sui diversi limiti del gioco. Ad un’analisi più fredda e distaccata però non possiamo giudicare troppo positivamente Tribes of the East: una reale mancanza di innovazioni unite a un eccessivo tasso di difficoltà e a una grafica datata lo rendono appetibile solo a un pubblico che non si è mai avvicinato al mondo fantasy creato dalla rimpianta New World Computing.
PC - Requisiti di Sistema
Requisiti Minimi
- Sistema operativo: Windows 2000 SP4/XP SP2/XP64 Pro
- Pentium 4 o Athlon 1.5 GHz
- 1 GB di RAM
- GeForce4 Ti4200 o Radeon 8500
- DVD-ROM 2x
- 3 GB di spazio libero sul disco rigido
- Intel Core 2 Duo o Athlon 64 x2
- 2 GB di RAM
- GeForceFX 7600 o Radeon x1600
- AMD Athlon FX-55
- 1 GB di RAM
- Scheda video nVidia GeForce 7800 GTX