Di mondi post-apocalittici ne abbiamo visti diversi come scenari da videogioco, ma nella recensione di Highwater abbiamo a che fare con una rappresentazione che riesce ad essere affascinante e originale, cosa indispensabile quando si tratta di dedicare del tempo all'esplorazione di ampie aree desolate. A dire il vero, non è affatto la prima volta che abbiamo a che fare con una Terra quasi completamente sommersa e sopravvissuti costretti a vivere tra imbarcazioni e poche zone emerse, tuttavia il modo in cui questo futuro viene messo in scena in Highwater, tra stile grafico malinconico e costruzione del mondo, ha qualcosa di unico. Qualche concetto ambientalista contribuisce ad arricchire questo immaginario, raccontando come il cambiamento climatico e l'incapacità dell'umanità di porre rimedio ai danni all'ambiente abbiano causato questo enorme cataclisma.
La storia mette in scena l'avventura di Nikos, un ragazzo deciso ad affrontare i rischi della sopravvivenza e cercare di penetrare all'interno di uno dei pochi baluardi di organizzazione sociale rimasti in piedi nel disastro generale. Il mondo di Highwater è caratterizzato da una disgregazione sociale totale, in cui la maggior parte delle persone si ritrova a vivere alla giornata cercando risorse e combattendo per proteggerle dagli altri.
In questa assoluta perdita di coesione umana, un minimo di supporto e protezione era offerto dalle ricche élite che abitano Alphaville, uno dei pochi luoghi che ancora funziona come una parvenza di civiltà, ma da tempo questa cittadella fortificata ha deciso di chiudere i battenti, con voci sempre più insistenti che raccontano di come la ricca società abbia intenzione di abbandonare la Terra e fuggire su Marte utilizzando degli speciali razzi da trasporto. Non trovando speranze in un mondo totalmente alla deriva, Nikos ha intenzione di entrare in qualche modo dentro Alphaville, scoprire come stiano andando le cose e, nel caso, riuscire a ricavarsi uno spazio all'interno del razzo per Marte.
Strategico, survival e avventura
Il gameplay è composto da meccaniche di gioco giustapposte, che si alternano intervenendo in momenti diversi: l'esplorazione è quasi open world, incentrata sulla navigazione per il mondo in gran parte coperto dalle acque, sebbene gli approdi possibili siano limitati e ben evidenziati. Sotto certi aspetti, questa parte ricorda esperienze simili viste in Far: Changing Tides o anche The Legend of Zelda: The Wind Waker, anche se Highwater non è basato propriamente sull'esplorazione libera di un mondo sconfinato. Queste sezioni servono soprattutto da collegamento alle fasi sulla terraferma, che possono presentare diverse tipologie d'interazione, da momenti narrativi composti principalmente da dialoghi con altri personaggi a veri e propri combattimenti che si svolgono attraverso la meccanica tipica dello strategico a turni.
Il sistema di combattimento in stile strategico a turni è più elementare rispetto ad altri esponenti più ortodossi del genere, tuttavia offre situazioni di gioco davvero interessanti. La meccanica è quella classica, con il terreno di gioco che viene suddiviso in quadretti sui quali ci muoviamo come in una scacchiera, nel tentativo di sfruttare eventuali vantaggi offerti dallo scenario e strumenti con cui difendersi o arrecare danni ai nemici nella classica dinamica a turni.
Quello che risulta particolarmente interessante sono proprio le interazioni con gli elementi dello scenario, che aprono anche soluzioni diverse rispetto al classico scambio di colpi alternati.
È indubbio, comunque, che gran parte del fascino del gioco risieda nella desolazione della Terra coperta dalle acque e nella scoperta degli approdi che celano piccole o grandi avventure misteriose. Nonostante la tristezza che pervade un mondo ormai in rovina, l'esplorazione è sempre ricca di fascino, anche grazie a uno stile grafico quasi pittorico, tra scelte cromatiche, minimalismo poligonale e uso di luci diffuse. È sicuramente un'esperienza contemplativa, anche perché spesso non c'è davvero molto da fare nelle poche aree esplorabili sulla terraferma e i dialoghi tendono ad essere fin troppo sintetici, tanto da non spiegare molto dei personaggi e della storia stessa. Questa notevole realizzazione tecnica e l'ampiezza del gioco ha un consistente costo in termini di hardware: giocato su piattaforme mobile, Highwater necessità di dispositivi davvero all'avanguardia anche solo per poter funzionare e ben più difficile è poter godere di performance convincenti.
Conclusioni
Di survival post-apocalittici ne abbiamo visti tanti in questi anni, ma Highwater riesce a distinguersi soprattutto grazie al particolare tono rilassato e quasi onirico con il quale tratteggia questa sua particolare fine del mondo. In questo modo, anche la semplice esplorazione dei piccoli frammenti di terra emersa in un'ambientazione quasi totalmente acquatica diventa affascinante, anche se gli approdi possono spesso non portare a nulla di concreto. L'acqua sembra insomma diluire anche gli elementi del gameplay strategico e survival in un ritmo piuttosto rilassato, ma riesce in questo modo anche a donare una particolare caratterizzazione che può risultare irresistibile, per chi apprezza questo tipo di atmosfere.
PRO
- Atmosfera notevole
- Le fasi da strategico possono presentare elementi originali
- L'esplorazione è affascinante in questo mondo sommerso
CONTRO
- Ritmo un po' blando
- Le terre emerse offrono poche ricompense agli esploratori anche più appassionati
- Sistema di combattimento strategico basilare