C'è da volere bene ai danesi di IO Interactive, e cercheremo di spiegarvi il perché proprio lungo la recensione di Hitman 3.
La serie nasce e trionfa in pochi istanti con un gioco di debutto straordinario, continua a camminare vittoriosa nella storia con un seguito di grande successo, per tornare subito dopo con una compilation di livelli pensata per dare al pubblico un po' di Hitman in più, in attesa di un seguito vero e proprio. L'attesa dura circa quattro anni: Hitman Blood Money arriva nei negozi nel 2006, pronto a fare sfaceli. Qualcosa però è cambiato drasticamente, e sono i gusti di un pubblico che accoglie il nuovo Hitman con drammatico disinteresse. E dire che Blood Money è davvero un capolavoro degli stealth, ancora oggi il miglior Hitman in circolazione e probabilmente il miglior lavoro di IO Interactive, che tra tante qualità ha anche un finale (segreto, ma nemmeno tanto) tra i più soddisfacenti di sempre.
Convinti a ragione di avere ancora un grande gioco tra le mani, ma costretti a cambiarne la formula per conquistare una nuova generazione di assassini virtuali, per il capitolo successivo i designer di IO Interactive danno vita a un Hitman diverso. Himan Absolution esce nel 2012 e introduce alcune nuove meccaniche stealth davvero molto interessanti, che fortunatamente rivedremo in seguito, deve però anche far spazio a una narrativa molto più rigida che in passato, con conseguenze che si riveleranno disastrose per la sua popolarità. Hitman Absolution è il più cinematografico della serie, non si tira indietro quando c'è da mettere lo stealth da parte per fare spazio a una liberatoria sparatoria piena di esplosioni e corpi che volano. Ma i videogiocatori, lo sappiamo bene, amano strapparsi le vesti e urlare al tradimento appena se ne intravede la possibilità, e su Absolution i fan della serie furono categorici. Absolution probabilmente è l'Hitman peggiore, ma rimane comunque un'esperienza stealth di tutto rispetto che non avrebbe meritato il trattamento subito. Il flop però è anche colpa di IO Interactive che dopo aver trasformato Agente 47 in un personaggio cinematografico, con il film Hitman L'Assassino del 2007, invece di cavalcarne la rinnovata popolarità decide di dedicarsi ad altro, creando la serie Kane & Lynch.
E arriviamo finalmente a noi, o quasi. Iniziano i lavori sul nuovo Hitman, senza numero né sottotitoli. Un reboot? Quasi, IO Interactive preferisce parlare di una nuova trilogia, la World of Assassination Trilogy. Il problema è che SquareEnix, che nel frattempo ha acquisito la compagnia svedese, dopo gli scivoloni precedenti non si fida mica più tanto. Per limitare i rischi, tutti insieme arrivano a una soluzione: spezzettare il nuovo Hitman come i giochi Telltale e Dontnod. Scelta pessima, visto che il gioco debutta nel 2016, quando tutti già non sopportano più i giochi ad episodi e il fenomeno TellTale si è ridotto considerevolmente. Per il nuovo Hitman la partenza è lenta, tanto che per agguantare il comunque mediocre risultato dovrà aspettare di uscire in versione completa. "Finalmente", esclamarono in tanti. Proprio per questo, l'idea di un Hitman a episodi viene messa da parte in occasione dell'arrivo di Hitman 2 e di conseguenza per questo nuovo Hitman 3, il capitolo finale della World of Assassination Trilogy.
Reboot o quasi
Sono tre giochi, è vero, ma in fondo si tratta di un unico grande progetto nel quale la struttura di Hitman viene asciugata al punto da diventare quasi solo gameplay. C'è una trama che unisce i tre distinti capitoli e i diversi livelli, ma questa è composta di ritagli ben poco incisivi che tutti insieme la fanno sembrare più un trailer di un film in uscita che la trama fatta e finita di un videogioco. Si tratta in fondo di un pretesto per sfoggiare ad ogni uscita sei straordinari livelli da esplorare in lungo e in largo, dove più storie si intrecciano tra loro creando centinaia di opportunità per commettere l'assassinio perfetto, l'esecuzione senza sbavature che merita il massimo punteggio e tanti gadget e opportunità in più. Perché qui tutto è pensato per la massima rigiocabilità: ad ogni tentativo riuscito, ad ogni target eliminato in un certo modo, sono legate nuove armi, nuovi gadget, nuovi contatti sul luogo, nuovi punti di fuga che vi renderanno nei successivi tentativi sempre più performanti, e in grado di azioni progressivamente più spettacolari. Inoltre, i medesimi livelli fanno anche da sfondo ai contratti creati da altri giocatori, che potranno designare una nuova vittima e un nuovo regolamento in modo da proporre continuamente nuove sfide alla community.
Scenografie insanguinate
Ce ne vuole ad ospitare tanto gameplay, ma gli scenari della World of Assassination Trilogy di cui Hitman 3 è il capitolo finale, sono talmente ben fatti da offrire una rigiocabilità assolutamente fuori dal comune. Senza scomodare i contratti creati dalla community, che includono le loro variabili, il gioco base offre da solo centinaia di modi diversi di uccidere ogni singolo obiettivo presente. Le uccisioni più spettacolari sono però solitamente quelle che il giocatore si ritroverà davanti seguendo le diverse trame presenti in ogni scenario, occasioni da omicidio perfetto che vi faranno vivere lo stesso livello in tre o più modi totalmente diversi. Nemmeno queste missioni però ingabbiano il giocatore nelle sue scelte: le diverse sottotrame avvengono sempre contemporaneamente ed è possibile in ogni istante cambiare strada, approccio o entrambe le cose. Naturalmente le missioni si possono abbandonare in qualsiasi momento iniziando semplicemente a fare di testa propria, agendo per esempio d'istinto, in modo da sfruttare la miriade di occasioni che, nel suo essere puro sandbox, Hitman dissemina lungo tutta l'area di gioco. Per questo stesso motivo, il livello che probabilmente finirete la prima volta in una, due, massimo tre ore, potrà continuare a darvi soddisfazioni per almeno il triplo del tempo. Chi vi scrive ama per esempio prendere confidenza con gli scenari affrontandoli in prima battuta così come viene, cogliendo le opportunità che gli parano davanti; successivamente trova interessante seguire le storie e infine, dopo averle portato a termine, si getta nella sperimentazione cercando di portare a termine le diverse sfide. Ma ognuno ha un suo modo di approcciarsi a questa meravigliosa trilogia, di immergere le proprie mani in questo lievito madre di gameplay, e di certo non cambierà con il nuovo Hitman 3.
Passi in avanti
In fondo, come con Hitman 2, anche Hitman 3 rappresenta una nuova portata del medesimo gustoso pasto. Il secondo gioco aveva portato qualche novità più o meno interessante, ma il passo in avanti più concreto venne dalle migliorie al level design e nell'evoluzione dell'aspetto sandbox. In Hitman 3, la novità più grande è totalmente secondaria: una camera che consente di effettuare qualche semplicissimo hack, avere delle informazioni aggiuntive in certe missioni e di scattare foto degli scenari in una sorta di photo mode. Altre aggiunte variano da livello e livello: alcuni presentano terminali con i quali è possibile interagire, oppure tastierini numerici nei quali immettere codici possibilmente giusti, elementi comuni in tanti giochi ma non presenti nei primi due capitoli di questa trilogia. Oltre a una manciata di nuove armi, che non guastano mai, il resto del gioco è praticamente identico a Hitman 2 in quanto a gameplay e nella quantità di contenuti proposti.
World Wide Killer
Una somiglianza che non è un problema, del resto ce lo aspettavamo, inoltre approfondire la stessa formula per la terza volta ha portato comunque a diversi benefici. Abbiamo già detto che in IO Interactive ci sono dei level designer bravissimi, e di come sia proprio questa qualità ad aver reso la serie Hitman così speciale, ma le sei location di Hitman 3 riescono comunque a mostrare ulteriori passi in avanti, sia nella spettacolarità scenografica che nella loro perfetta costruzione logica. In questo terzo episodio, si inizia tra i piani più alti di un grattacielo di Dubai e si finisce tra le pericolose cime dei Carpazi, nel mezzo una sequela di mappe sopraffine tra le quali spicca quella cinese, dal retrogusto cyberpunk, e quella ambientata in Inghilterra. Nelle campagne inglesi di Dartmoore, l'Agente 47 arriverà nell'imponente magione nella quale abita l'obiettivo da uccidere, nello stesso istante di un investigatore privato chiamato nello stesso luogo per risolvere un mistero del quale, naturalmente, non vi anticiperemo nulla. Risolvere il mistero di Dartmoore è naturalmente uno dei possibili obiettivi del livello, e un perfetto esempio di come IO Interactive sia oramai arrivata all'apice dei gangli ludici messi in piedi per questa trilogia. Qui sandbox ed elementi guidati dalla storia si intrecciano con una maestria davvero unica.
Stupore grafico
Ma la spettrale dimora di Dartmoore ci fornisce un altro gancio prezioso, questa volta per parlare di grafica e, soprattutto, di atmosfera. Il parquet lucidato da poco ma antico e scricchiolante, le pareti incassate di legno, l'argenteria che brilla dalla luce lattiginosa che filtra dalle finestre, e poi le cucine con i rumori di posate e il ribollire di pasticci immaginari, il team di giardinieri e il chiacchiericcio cospirazionista della servitù. Ogni livello di Hitman è un fermo immagine di un momento, immobilizzato in una routine che solo noi possiamo spezzare con le nostre scelte e le nostre azioni. E di questo momento, proprio grazie a una cura del dettaglio fuori dal comune, possiamo quasi percepirne gli odori, le sensazioni più recondite. Questa maestria qui spicca ulteriormente grazie alla nuova versione del Glacier Engine che perfeziona senza stravolgere, aumentando l'efficacia dell'illuminazione e dei riflessi. Quest'ultimi, per quanto molto buoni, in alcuni frangenti mostrano il fianco dei loro limiti tecnici e fanno rimpiangere la (momentanea, ma forse solo su PC) assenza del ray tracing.
Vittime pensanti
L'intelligenza artificiale di Hitman 3 funziona allo stesso modo di sempre, ma è possibile notare un maggior numero di reazioni in base al luogo e al comportamento del giocatore. Se vestiremo i panni di un giardiniere e ci sposteremo accucciati tra il fogliame, anche se visti da qualcuno non accadrà nulla, a meno che quel qualcuno non sia tra quelli in grado di riconoscere la divisa che abbiamo rubato o la nostra naturale estraneità; ma se avanzeremo nello stesso modo nel bel mezzo della hall di un albergo, potremo vedere e sentire lo staff incuriosirsi, preoccuparsi e infine chiederci gentilmente di comportarci normalmente, o verremo buttati fuori. Il sistema insomma funziona, e soprattutto rimane sempre estremamente credibile. Poi anche qui, come sempre ci sono sbavature, ingenuità, situazioni nelle quali l'IA sembra rispondere più lentamente di quanto dovrebbe, ma anche le concessioni sono gameplay: un'intelligenza artificiale del resto deve sempre rimanere al nostro servizio, e questo significa anche far bene i finti tonti per permetterci di vincere.
Facile e difficile
Non che Hitman 3 sia facile. Lo è, se ti limiti ad uccidere tutti, ma appena provi ad affrontarlo un po' più seriamente la sua profondità emerge di botto e può spiazzare. Per fare le uccisioni migliori, ma anche solo per portare a termine le diverse sottotrame di ciascun livello, nella maggior parte dei casi è necessaria una discreta dose di impegno, se non a volte vera e propria arguzia. In ogni situazione ci si può aiutare a forza di save game, ma questi non saranno più disponibili se sceglieremo la difficoltà più alta e remunerativa, funzione che tra le altre cose affinerà ulteriormente i sensi nemici. Naturalmente si può fare il procedimento inverso e scegliere la difficoltà più amichevole, ottima per chi non è interessato a punteggi e sbloccabili ma vuole comunque puntare al massimo sforzandosi al minimo. In quanto a scalabilità, ci siamo.
Effetto DualSense
Abbiamo provato Hitman 3 sia in versione PC sia su PlayStation 5. Il gioco è estremamente snello, molto facile da far girare ai massimi dettagli senza una bestia sotto al cofano, ed è perfettamente in grado di raggiungere e mantenere costanti i tanto agognati 60 fps. Su PlayStation 5 abbiamo invece notato qualche millimetro di dettaglio in meno, come piccoli e sporadici cali di frame rate, ma per il resto le due versioni sono quasi indistinguibili. Su PlayStation 5 c'è però il DualSense, con il suo feedback aptico che si fa sentire anche qui, divertente come sempre, ma la sua efficacia passa velocemente in secondo piano.
Tutti o nessuno?
L'unico vero punto debole di Hitman 3, come del due e ancor prima dell'uno, sono i sei livelli presenti che saranno anche grandi e grandissimi, rigiocabili e rigiocabilissimi, ma sono pur sempre solo sei. È un numero che psicologicamente può spaventare, soprattutto se un gioco è venduto a prezzo pienissimo, soprattutto se sei il terzo atto di un progetto che sono in molti a dover scoprire ancora la prima volta. Hitman 3 però è fortunato, è l'epilogo, e l'epilogo è quello che certifica la compiutezza di un'opera e dal quale nascono le edizioni "tutto incluso e chiavi in mano". Il gioco è già pensato per questo: se acquistate o già possedete i primi due Hitman della trilogia, troverete tutti i livelli di ciascun capitolo all'interno del menù del terzo, che si comporterà come fosse, ma di fatto lo è, un unico grande gioco. Inoltre, anche le vecchie mappe sono state aggiornate con la nuova versione del motore grafico, con tutti i benefici del caso.
Cosa rimane d'importante da dire? In questo Hitman 3 hanno eliminato le modalità competitive introdotte nel secondo gioco, ma parliamoci chiaro: lo hanno fatto perché non le usava nessuno. Mentre per quel che riguarda una delle funzioni più amate, i famigerati Elusive Contract, dovremo attendere ancora un po' per capire di che entità saranno le modifiche al sistema annunciate da IO Interactive. Al momento non abbiamo trovato traccia di questi particolari contratti a tempo che tanto hanno fatto divertire i fan del gioco nei titoli passati. Per finire, prima di chiudere, una tirata d'orecchie a chi ha organizzato la compatibilità di questo Hitman 3 con i due titoli precedenti: è tutto troppo confuso e complesso, quando dovrebbe essere facile e intuitivo. Contract closed.
Conclusioni
Non è che sia particolarmente difficile giudicare Hitman 3, è che trattarlo come un prodotto singolo, cioè al netto dei capitoli precedenti, ci pare un po' ingiusto. Se lo dividiamo dagli altri (ma non è questo che ha fatto IO Interactive?), si dimostra un buon gioco, con un numero più che sufficiente di contenuti di grande qualità, ma anche facendo finta di nulla si sente, si vede, che lavora a un terzo delle sue potenzialità. Il consiglio che ci sentiamo di darvi, se non vi siete mai avvicinati alla trilogia, è proprio quello che temevate: acquistare i tre giochi in blocco, magari sfruttando le offerte già annunciate o quelle che verranno proposte in futuro, in modo da avere una delle più divertenti, corpose e sofisticate esperienze stealth di sempre. Vi lasciamo al voto del solo Hitman 3, ma all'opera completa potete dare tranquillamente uno scintillante nove.
PRO
- Ottimo level design
- Grafica pulita ed efficace
- Retrocompatibile con i due primi capitoli
CONTRO
- Storia poco incisiva
- Cutscene peggiori del gioco