Cominciamo questa recensione di Horace con un semplice dato: Paul Helman e Sean Scaplehorn hanno fatto un lavoro incredibile. Lo avevamo già detto nella sua recensione PC, ma vi ripetiamo che questo gioiellino è stato realizzato da due sviluppatori umili quanto appassionati di un concetto di game design capace di trasmettere anima, tepore, emozione. Horace nasce concettualmente lì, in quel garage tipico degli anni '80 in cui una persona vuole realizzare qualcosa di suo e condividerlo con il mondo; gli strumenti oggi sono ovviamente altri e non a caso quello che ormai ci accompagna da giorni è un software estremamente maturo, appagante, profondo ma visibilmente specchio di una produzione limitata, ma - attenzione - assolutamente non limitante.
Lo stiamo giocando su Switch grazie a un port perfetto, senza fronzoli (giusto un paio di leggeri cali di fotogrammi in situazioni concitate), competente e adattato alla portabilità della console, sposa perfetta di questa unione.
La narrazione
Horace dona a Switch un platform con decise tinte di progressione, ma non solo: regala anche una storia tenera, calorosa: quella di un robot che si racconta in un universo moderno ma in guerra, con un cast di comprimari bizzarro ma ben calibrato. È questo forse ciò che colpisce di più in Horace: la narrazione, la delicatezza, la forza di un personaggio che attinge da altre opere, ma che nonostante questo ha un suo impeto vitale unico, ottimamente innestato nelle tante linee di dialogo delle scene di intermezzo.
Ne scrivevamo più di un anno fa e il giudizio non è cambiato di una virgola: le trovate di level design convincono appieno, la fisica della gravità funziona, i mini-giochi sono un veloce ma godibile condimento, la dinamica dei salti si mastica subito, la risposta ai comandi è immediata e precisa, i caricamenti rendono il fallimento un'opzione non frustrante. Horace è un titolo che cattura per la forza emotiva di un mondo in guerra che non risparmia nessuno ma che, allo stesso tempo, è immerso in una vasca di humour ben calibrato che a volte alleggerisce momenti piuttosto toccanti o crudi. Capite che per un titolo del genere, basato su rapidità, comodità di controllo, anima retrò, Switch è la piattaforma ideale e il lavoro svolto è egregio, sia per mappatura dei comandi sia per realizzazione tecnica del port.
La struttura di gioco
In realtà c'è anche un altro motivo per non perdersi di nuovo Horace: la personalità degli sviluppatori ha fatto sì che il software sia pieno di citazioni e di una struttura molto nintendiana come percezione. Intendiamoci, non parliamo di idee o stile, ma di trasmissione ludica secca ma profonda, millimetrica ma non frustrante, variegata e correttamente soppesata nella sua somministrazione. Quasi ogni mini-gioco è studiato, divertente, ma nella maggior parte dei casi non necessario; eppure, nonostante il surplus di materiale, il team ha letteralmente infarcito Horace di richiami al passato retrogame, agli arcade, alle sale giochi, a un concetto di esaltazione e stupore che era proprio di quei luoghi, in quei tempi dorati.
Poi si esce dal passato e Horace si tinge di assoluta attualità, con sezioni platform appaganti, complesse, boss non difficili - grazie a un amorevole sistema di checkpoint - ma simpatici per le idee ludiche che li compongono. Un equilibrio che ci ha preso dal primo istante, sempre inserito in un contesto narrativo che ha ritmo e trascina, ravvivando la voglia di sapere come prosegue questa storia di affetto e fiducia. Giocare tutto questo flusso creativo su Switch è banalmente il modo ideale per godersi l'opera: questo è chiaramente un titolo da mentalità portatile, da immediatezza, da pausa e ripresa, da viaggio e da auricolari.
Conclusioni
Horace non è il titolo che mancava al già enorme catalogo di Switch, ma è un prodotto che risalta incredibilmente grazie a un equilibrio pazzesco della componente ludica e una grande profondità sul fronte narrativo. Helman e Scaplehorn avevano già strabiliato su PC, ma è sull'ibrida della casa di Kyoto che Horace dà il suo meglio. Veloce, fresco, immediato, stratificato con un comparto sonoro invidiabile: il racconto della storia del protagonista robotico prosegue con enorme piacevolezza, forte di uno stile dialettico unico, delicato, quasi caloroso e capace di far affezionare in un attimo all'androide. Un port eccellente che si fonde alla grande con Switch.
PRO
- Perfetto su portatile
- Delicato nel racconto, hardcore al pad
- Idee ben innestate nel flusso ludico
CONTRO
- Alcune mini-sezioni abbastanza fini a se stesse