House of the Dragon è finito col botto - o forse sarebbe meglio dire col... morso - e ora inizia l'attesa per la seconda stagione, che arriverà solo nel 2024. E dire che su questo spin-off de Il Trono di Spade, che poi in realtà è un prequel visto che si svolge 172 anni prima, molti avevano tantissimi dubbi tranne uno: il finale. A differenza de Le cronache del ghiaccio e del fuoco, saga che ha ispirato la serie TV di Game of Thrones e che tutt'ora è incompiuta, conosciamo già la storia della cosiddetta "danza dei draghi", perché George R. R. Martin ce l'ha raccontata nel libro Fuoco e sangue. Quindi non abbiamo temuto che gli showrunner - Ryan Condal e Miguel Sapochnik, anche se quest'ultimo, regista di alcuni tra i migliori episodi della serie madre, non tornerà nella prossima stagione - restassero a corto di idee.
Nella nostra recensione di House of the Dragon vi spiegheremo, riducendo gli spoiler al minimo, cosa ci è piaciuto e cosa ci ha convinto meno in questa prima stagione che, insieme a Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere ha coccolato gli amanti del fantasy in queste ultime settimane.
Un cast eccellente
Se avete letto la nostra recensione dei primi sei episodi di House of the Dragon, allora ricorderete che avevamo sottolineato i molteplici richiami a Il Trono di Spade. Non erano proprio stucchevoli, e servivano a ricordarci che eravamo a Westeros e a stabilire un collegamento tra gli spettatori, la vecchia storia e quella nuova, ma qualche volta apparivano forzati e non necessari: ne conseguiva che House of the Dragon restasse costantemente all'ombra della serie più famosa, ma per fortuna, col passare delle settimane, la stagione ha assunto un'identità propria. Serviva delineare bene i personaggi, specialmente perché la nuova serie TV è molto meno corale rispetto a Il Trono di Spade, in cui si susseguivano i punti di vista di tantissimi personaggi appartenenti a varie famiglie.
Qui, invece, abbiamo a che fare quasi soltanto coi Targaryen, e in questo senso la serie ci mette qualche episodio a centrare le diverse sottotrame e quindi a diversificare le prospettive e gli obiettivi di ogni personaggio. E se all'inizio la storia sembrerebbe focalizzarsi sul conflitto tra il re Vyseris e suo fratello Daemon, ben presto la narrativa prende altre pieghe.
Che poi Daemon Targaryen, l'amatissimo Matt Smith di Doctor Who, non ha troppe scene rispetto ad altri personaggi e nel corso di questa prima stagione svolge un ruolo di secondo piano, soprattutto negli ultimi episodi. Ha comunque delle scene potentissime - soprattutto nell'ottavo episodio - ma in generale è tutto il cast ad essere di altissimo livello. Paddy Considine (Vyserys) ed Emma D'Arcy (Rhaenyra adulta) in particolare volano sopra gli altri attori con delle interpretazioni magistrali, ma anche Olivia Cooke (Alicent adulta) e Eve Best (Rhaenys) regalano momenti d'oro.
Abbiamo apprezzato in particolare il personaggio di Alicent, che fa un interessante andirivieni: inizialmente sembra richiamare la Cersei Lannister de Il Trono di Spade, ma la forza di House of the Dragon sta indubbiamente anche nella caratterizzazione sopraffina e per nulla stereotipata dei principali protagonisti, e la giravolta con cui nel ruolo di "antagonisti" ci finisce Otto Hightower (un sempre accigliato Rhys Ifans) ha sorpreso abbastanza anche noi.
C'è da dire, infatti, che House of the Dragon si prende qualche libertà rispetto al libro Fuoco e sangue - che non è neanche un romanzo vero e proprio - nella caratterizzazione dei personaggi minori. Tenendo presente che la storia di questa prima stagione passa per ben tre generazioni di Targaryen, è normale che non si sia riuscito a dare ancora il giusto spazio alla progenie dei protagonisti, ma dobbiamo ammettere di aver trovato eccessivamente grottesca la caratterizzazione dei giovani Targaryen, Aemond e Aegon, specialmente se paragonata a quella più sobria ma anche più superficiale dei figli di Rhaenyra che proprio proprio Targaryen non sono.
Il cambio generazionale, invece, non è stato gestito benissimo. Al di là del cambio di attrici nel caso di Rhaenyra e Alicent, si ha raramente l'impressione che sia passato del tempo per tutti gli altri personaggi. Considerata l'attenzione maniacale per i dettagli di scenografie e costumi, appare difficile credere che non siano riusciti a "invecchiare" meglio attori come Fabien Frankel e Graham McTavish, rispettivamente Criston Cole e Harrold Westerling. Serve qualche momento per entrare nell'ordine delle idee di un salto temporale, che potrebbe disorientare gli spettatori meno attenti ma era altrettanto importante arrivare al dunque nel corso di questa prima stagione.
Prima della guerra
La prima stagione di House of the Dragon si potrebbe definire proprio come la proverbiale calma prima della tempesta. La guerra nota come danza dei draghi non è ancora cominciata e la storia deve ancora entrare nel vivo: questo è stato probabilmente il punto debole della stagione, considerata da molti un po' troppo compassata. E in effetti, superate alcune brevi scene d'azione nei primi episodi, House of the Dragon preferisce soffermarsi sull'introspezione, sugli scambi tra i personaggi, sulle cospirazioni e gli intrighi di palazzo, che escono da Approdo del Re per insinuarsi anche negli altri centri di potere dei Targaryen, da Roccia del Drago a Driftmark.
Qualcuno l'ha paragonata a Succession, però coi draghi: più o meno ragionevole, se non fosse che i draghi ci sono, sono tanti, si vedono anche spesso, hanno una computer grafica molto curata, ma la serie forse non ci spiega come avremmo voluto il rapporto speciale che i Targaryen hanno instaurato con queste maestose creature, e quando una ne muore, non ha lo stesso impatto che avrebbe potuto avere o che ha avuto, per esempio, ne Il Trono di Spade.
Tuttavia, la complessità degli intrighi e la posta in gioco, che abbraccia le dinamiche famigliari e più o meno incestuose dei Targaryen, a nostro avviso compensa la mancanza di azione. Al netto di qualche scivolone - Rhaenys che fa capolino all'incoronazione, per esempio? - House of the Dragon è una serie ben scritta che si prende il suo tempo nella prospettiva di un disegno molto più grande che, a partire dalla prossima stagione, andrà a includere le grandi casate che abbiamo già conosciuto ne Il Trono di Spade.
Dicevamo che la serie si conquista la propria identità di episodio in episodio, sfuggendo all'ombra de Il Trono di Spade, e questo è senz'altro vero anche nel senso della violenza e del sesso. Il famoso meme "It's not porn, it's HBO" qui sta stretto, perché le scene piccanti si contano sulle dita di una mano e sono raramente gratuite, così come la violenza che, a parte alcune sequenze particolarmente cruente nei primi episodi, utili a ricordarci sempre Game of Thrones, si appiana quasi del tutto nel corso della stagione, sicché quando esplode è un colpo durissimo e inaspettato.
Anche le musiche di Ramin Djawadi sembrano distanziarsi sempre più dai brani de Il Trono di Spade riciclati nei primi episodi, e a questo punto vien da chiedersi se non fosse un piano preciso, se non fosse voluto, insomma, che House of the Dragon puntasse sulle somiglianze solo all'inizio, per strizzare l'occhio ai fan de Il Trono di Spade, salvo emanciparsi nelle settimane successive. Per alcuni spettatori la nuova serie TV potrebbe apparire quasi morigerata, per così dire. Se ne Il Trono di Spade si tendeva a rimarcare le sfumature di grigio nella miseria umana, sopra cui non si sollevavano neppure gli Stark, House of the Dragon arriva alla fine della prima stagione con una netta distinzione tra buoni e cattivi che la guerra alle porte potrebbe completamente rovesciare. Non ci resta che aspettare il 2024 per scoprire se gli autori riusciranno a smussare le spigolosità che abbiamo riscontrato in una serie TV a nostro avviso più che promossa.
Conclusioni
Multiplayer.it
8.5
Al netto di una narrazione forse un po' troppo flemmatica e di una gestione maldestra dei time skip, House of the Dragon si è rivelata una produzione fantastica, avvincente e curatissima, degna erede delle prime stagioni de Il Trono di Spade, che proietta la sua ombra sulla nuova serie TV solo all'inizio. A dimostrazione che non servono massicce dosi di sesso e violenza per raccontare una storia adulta, la prima stagione di House of the Dragon si conclude con la promessa che nel 2024 scorreranno fiumi di sangue, ma l'attesa sarà davvero lunga.
PRO
- Il cast di altissimo livello, specie Considine e D'Arcy
- La caratterizzazione sopraffina dei protagonisti
- Scenografie, costumi ed effetti speciali curatissimi
CONTRO
- I cambi generazionali si potevano gestire meglio, soprattutto visivamente
- La seconda metà della stagione effettivamente è molto lenta
- Il rapporto tra i Targaryen e i draghi andava approfondito