Ci hanno rubato tutto: Capcom gli antichi romani, Ubisoft il rinascimento, Electronic Arts la Divina Commedia e pure nel peggiore dei modi. Ma come scoprirete leggendo la recensione di Hundred Days, almeno per una volta siamo arrivati primi.
Il merito è di Broken Arms Games, software house italiana con sede ad Acqui Terme che, dopo diverse collaborazioni importanti e una manciata di titoli minori, prova a fare il salto di qualità con un gestionale a tratti sorprendente. Il tema scelto, lo stile con il quale è stato confezionato e alcune furbissimi dettagli narrativi, rendono Hundred Days un progetto che ha tutte le carte in regola per conquistare un pubblico internazionale, rimanendo sempre e comunque un prodotto chiaramente italiano dedicato a un'eccellenza tipicamente italiana.
Benvenuti in Italia
Lo scopo è gestire un'azienda vinicola: si parte naturalmente dalle basi e, pian piano, vendemmia dopo vendemmia, dobbiamo cercare di trasformarla in un colosso in grado di distribuire i suoi prodotti in tutto il mondo. E questa è già di suo una grandissima e graditissima notizia: fa davvero piacere vedere che per una volta non si cerca di seguire stilemi preesistenti, solitamente mutuati dalla scuola giapponese o americana, provando ad offrire un'esperienza effettivamente unica, oltre che orgogliosamente nostrana. Hundred Days propone diverse modalità, ma per iniziare la migliore è senza dubbio quella narrativa che ci introdurrà al gioco attraverso un antefatto caldo come un abbraccio.
Un'introduzione piacevole
La storia di Hundred Days è anche quella di una giovane donna che dall'Inghilterra sbarca in Italia per amministrare una piccola vigna di uva Barbera nelle Langhe, Piemonte. Naturalmente è soltanto l'inizio: appena le cose ingraneranno potremo acquistare altro terreno da dedicare a nuove tipologie di vitigni. L'incipit è di quelli super vincenti: Broken Arms Games sta offrendo al pubblico quello che in fondo è il sogno di molti, ma che solo pochi (solitamente quelli con più Sterline e Dollari in tasca) possono davvero permettersi. Il cast, i loro nomi, le location che si susseguiranno, sono stati scelti per dare al pubblico internazionale esattamente quel che sperano di trovare venendo qui da noi. Riuscirci è facile, il difficile è non scadere mai negli stereotipi e fortunatamente Hundred Days evita con classe questo rischio. Questa introduzione termina però troppo, troppo presto, in modo anche abbastanza brusco, dimenticandosi nel frattempo di insegnarci i rudimenti del gioco e i passaggi fondamentali del nostro nuovo mestiere.
Cause ed effetti
Da un turno all'altro, ci si ritrova improvvisamente soli, alle prese con tutta una serie di situazioni su cui non resta che sperimentare cause ed effetti. Hundred Days funziona in modo piuttosto particolare: ogni azione è rappresentata da una carta, ogni carta una volta posizionata sul campo di gioco, che all'inizio è uno spazio di 4x4 caselle, si trasforma in una figura che andrà incastrata tra le altre giocate nello stesso turno, sempre se avremo abbastanza spazio a disposizione. Finite le possibilità a nostra disposizione, potremo mandare avanti il tempo con il classico pulsante fine turno. Alcune azione richiederanno un solo turno, altre molti di più: pulire un macchinario o una cisterna solitamente occupa poco spazio e solo per un turno, mentre vendemmiare uno dei nostri terreni occuperà quasi tutto lo spazio e per tre lunghi turni, rendendo in principio molto difficile gestire più di un vitigno.
Nella botte piccola c'è poco vino
Come in ogni gestionale, anche Hundred Days propone una serie di avanzamenti tecnologici che renderanno la filiera più semplice da seguire e da gestire. Inoltre, potremo comprare nuove costose attrezzature e lentamente aggiungere spazio sulla grigla di gioco, in modo da poter usufruire di più carte contemporaneamente ad ogni turno. Logicamente, potremo anche acquistare nuovi terreni, lavorare la terra in modo che questa ci consegni un raccolto migliore o anche peggiore, se non avremo fatto le cose nel modo giusto. Il gioco dei Broken Arms Games nasconde al suo interno un'efficace simulazione che, prendendo in considerazione diversi aspetti fondamentali nella coltivazione e nella lavorazione delle uve, ci porta a risultati totalmente diversi in base ai materiali utilizzati per la vinificazione, a quelli che compongono la mescola della terra su cui avremo coltivato la vigna, la sua esposizione al sole e così via. È molto interessante apprendere tutto questo, e non meno divertente.
Sugo di Frutta
Il breve tutorial, la mancanza di informazioni su schermo più soddisfacenti, lascia però il giocatore con una lunga serie di dubbi che rendono le prime ore con Hundred Days piuttosto confuse. Alcuni elementi che potremo sbloccare non sembrano funzionare a dovere ma solo perché nessuno si è premurato di dirci che per esempio l'ufficio manutenzione non automatizza ogni aspetto della stessa, ma la rende solo più efficace, e lo stesso capita con l'ufficio vendita, dovremo comunque occuparci di piazzare le nostre bottiglie in prima persona. Una scelta fatta per non rendere il nostro ruolo troppo passivo, e di conseguenza meno divertente.
Le prime cinque ore con Hundred Days passano comunque molto piacevolmente, tra sperimentazioni, imbottigliamenti e un livello di difficoltà che ci permetterà di tenerci economicamente in piedi mentre prendiamo confidenza con il gameplay. Portare sugli scaffali un barbera discreto non è un compito impossibile, tutt'altro, ma se punteremo all'eccellenza dovremo lavorare molto più duramente, rischiando anche di commettere qualche importante sbaglio. Inoltre non sempre le cose vanno come previsto, e un autunno particolarmente piovoso per esempio può rimandare se non addirittura danneggiare un raccolto fondamentale per le nostre finanze. Senza contare disastrose eventualità come la presenza di parassiti e altre sfighe che renderanno il nostro percorso verso il successo meno scontato di quanto si poteva inizialmente pensare.
Incantesimo alcolico
Il tempo passato con Hundred Days è estremamente piacevole anche grazie a una cura grafica e sonora di primissima qualità. Lo stile che permea il prodotto è di grande eleganza, e lo stresso possiamo dire della bellissima colonna sonora che musica le nostre scelte in modo rilassante ma mai noioso; infine, c'è una cura per gli effetti sonori che difficilmente si riscontra in prodotti simili. E tutto questo senza rendere il gioco eccessivamente pesante: gira dappertutto, ma soprattutto sembra già pronto per fare il grande salto in campo mobile, tra touch screen e batterie risicate troppo spesso sfiancate da un'eccessiva quantità di inutili poligoni.
Conclusioni
Hundred Days è un titolo molto ben congegnato che soffre di qualche criticità che non gli permette però di esprimersi al meglio. Ci sono per esempio dei passaggi un po' noiosi, effettivamente ripetitivi, ma che una volta lasciati alle spalle riportano in primo piano quello che è l'aspetto che più ci è piaciuto: la libertà di sperimentare in modo da raggiungere il prodotto perfetto con le nostre scelte. Non sono errori fatali, li abbiamo visti commettere da altre software house con altri gestionali, e spesso queste lacune vengono colmate da successive espansioni. Anche Hundred Days ha un certo margine di crescita, bisognerà vedere se verrà sfruttato.
PRO
- Sperimentare con le vigne è molto divertente
- Sistema di gioco vincente
- Musiche ed effetti sonori di grande qualità
CONTRO
- Servono più informazioni su schermo
- Alcuni passaggi meno divertenti di altri
- La trama termina troppo bruscamente