Gli anni '80 hanno mantenuto un fascino incredibile e non è un caso se negli ultimi tempi l'amore per quel periodo storico sia tornato con una violenza travolgente, tanto da spingere decine di studi di sviluppo a proporci nuovi capitoli di serie amate, remaster, remake o giochi inediti dalla forte ispirazione. È altrettanto facile però ritrovare in questa fetta di produzioni titoli raffazzonati e incapaci di regalare lo stesso feeling di allora, con una quantità di nomi riusciti nell'impresa di soddisfare completamente il palato dei nostalgici da contare sulle dita d'una mano. Street of Rage 4 ha spalancato le porte con un calcio rotante al ritorno dei picchiaduro a scorrimento 2D e ora Huntdown , di cui leggete la recensione, si è buttato nella mischia con una rotolata coreografica sparando le sue cartucce e facendo centro con ognuna di esse.
La meraviglia nostalgica
Huntdown raccoglie a piene mani dall'immaginario cyberpunk degli anni '80 grazie a un'ambientazione piovosa fatta di megacorporazioni, una popolazione sfruttata e gang per le strade pronte a portare violenza e terrore indossando i peggiori capi di abbigliamento esistenti sulla Terra. In questo clima di meravigliosa nostalgia, con le lacrime che rigano il nostro volto nascosto dalla pioggia pixellosa, ci siamo gettati a capofitto nell'avventura, innamorati dei protagonisti che Easy Trigger ci ha messo tra le mani.
Anna Conda, John Sawyer e Mow Man sono tre cacciatori di taglie assoldati dalla polizia per porre fine al dominio di quattro bande rivali sparse per quattro quartieri della futuristica città in cui ci troviamo. I nostri tre beniamini sembrano essersi teleportati direttamente dai film dell'epoca, potrebbero essere dei soci di Jena Plissken o uscire da qualche vicolo di Blade Runner, e sembrano perfetti per scontrarsi con i nemici di quel capolavoro di The Running Man, mai abbastanza osannato. Ci addentreremo così in livelli bidimensionali dalla costruzione orizzontale, carenti di qualsivoglia verticalità.
Labirinti lineari perfetti per concentrarsi al meglio su quello che Huntdown offre di prezioso: un gameplay ridotto all'osso ma talmente efficace da farsi perdonare qualsiasi altra mancanza. Possiamo correre, saltare e sparare come nel più classico degli sparatutto 2D a scorrimento, con l'aggiunta di uno scatto laterale indispensabile ad evitare le sventagliate di proiettili che gli avversari ci lanceranno contro. Cercheranno di fermarci in tutti i modi: pattinando velocemente verso di noi con mazze da hockey o crowbar luccicanti, assalendoci in motocicletta o a bordo di mech giganteschi o ancora cavalcando moto a reazione lanciandoci molotov dal cielo. Per rispondere al fuoco disporremo di una pistola dai colpi infiniti e un'arma da lancio, equipaggiamenti diversi a seconda del personaggio scelto, uniche variabili di un sistema che mantiene invece invariate le tempistiche delle animazioni di movimento, frame di invulnerabilità o punti ferita. Con Anna Conda estrarremo dal fodero una veloce pistola mitragliatrice e un'ascia da lancio, John avrà invece un revolver e un boomerang e il nostro robot preferito dei precisissimi kunai e una pistola semiautomatica dal rateo di fuoco gestito unicamente dalla nostra velocità di pressione: l'arma perfetta per scaricare la rabbia repressa.
L'essenzialità del gameplay mette da parte la possibilità di sparare in verticale o ad angolazioni variabili come accade in Metal Slug limitando il sistema di gioco ma permettendo altresì agli sviluppatori di ricamare attorno al giocatore scontri sempre ben bilanciati e mai frustranti. La curva di difficoltà e la possibilità di scegliere tra quattro livelli di difficoltà permettono di personalizzare l'esperienza di gioco e i boss sono meravigliosi tanto da vedere quanto da affrontare. Non manca quel pizzico di trial and error classico di questi giochi ma ogni singolo pattern di attacco è facilmente leggibile in anticipo e il gioco non sembra mai ingiusto, regalando un'esperienza complessiva davvero sublime.
Una montagna di nemici e armi
Con ben quattro bande da sgominare e una ventina di boss da sconfiggere prima di vedere il game over resterete impegnati per circa quattro o cinque ore a seconda della vostra abilità nello sparare, ma potrete anche rigiocare i vari livelli cercando le valigette collezionabili celate dietro elementi distruttibili dello scenario o nelle mani di agenti speciali specialisti nella fuga. I nemici sono talmente tanti da non darvi mai quel senso di ripetitività comune nei giochi di questo genere e, non appena questa sta per sopraggiungere, arriva il cambio stage e si ricomincia da capo.
Ottime anche le numerosissime bocche da fuoco con colpi limitati da raccogliere dai cadaveri avversari, dai più semplici Uzi fino ad arrivare alle gatling gun d'assalto, tutte con l'esatto feedback che vi aspettereste sia dal punto di vista sonoro sia da quello grafico. Eccellenti gli effetti visivi e le animazioni e plauso anche per la colonna sonora, capace com'è di raccogliere reminiscenze da 8 bit e pezzi più moderni. Chiude questo pacchetto la possibilità di giocare in due con un pratico sistema drop-in drop out in locale, anche se manca, sfortunatamente, qualsiasi modalità online: un piccolo neo su una produzione di altissimo livello.
Conclusioni
Huntdown è quello che si riesce a fare quando c'è una visione coesa e precisa dall'inizio alla fine di un progetto, quando in campo si mettono qualità e passione e ci si aggiungono scelte sensate attuate in base alle proprie possibilità. Un piccolo gioiellino in pixel art dal gameplay semplice ma incredibilmente affascinante, capace di rubarvi diverse ore di divertimento e in grado di mettervi alla prova senza mai frustrarvi. Amanti dei cabinati anni '80 non lasciatevelo sfuggire!
PRO
- Tantissima qualità sotto tutti gli aspetti
- Co-op locale
- Ottima varietà di nemici, boss e armi
- Curva di difficoltà ottimamente bilanciata
CONTRO
- Poche differenze tra i tre protagonisti
- Manca la coop online
- I controlli su Switch non sono comodissimi