Gli sviluppatori Kheops Studio hanno voluto regalarci un’interessante rivisitazione della storia originale
Un Robinson Crusoe al femminile
Proprio come i suoi predecessori, Mina dovrà imparare a sopravvivere nutrendosi con quello che trova e, attingendo a tutte le sue risorse e una buona dose d’ingegno, riuscirà a fare tesoro delle invenzioni e dei messaggi lasciati dai suoi compagni di sventura. Tuttavia, non sarà completamente sola in questa impresa: una presenza arcana aleggia infatti sull’isola e sembra volerla guidare nella giusta direzione e, salvando una simpatica scimmietta, Mina si aggiudicherà un prezioso alleato. La sua unica possibilità di comunicare col mondo civilizzato è rappresentata da un sofisticato dispositivo satellitare con telefono incorporato, che all’inizio dell’avventura è inservibile: dovremo trovare il modo di ricaricarne le batterie. Inquietanti scosse di terremoto squarciano la pace dell’isola ma, a parte questo, per un po’ Mina dovrà rassegnarsi a convivere solo con la propria coscienza, i fantasmi dei ricordi che popolano l’isola misteriosa e nessun altro rumore se non quelli del mare e della natura che la circondano, oltre ai gridolini della sua scimmietta da compagnia, ben inteso... e noi con lei.
La trama non spicca certo per originalità e non lascerà nessuno senza fiato, specialmente chi non ha letto il libro e non può riconoscersi né in quei suoi luoghi magistralmente ricostruiti al computer né tanto meno nelle numerose citazioni, ma chiunque potrà godere del senso d’immersione e dello spirito d’avventura e sopravvivenza che questo titolo riesce a suscitare.
Un binomio insolito: avventura e rigiocabilità
Per una volta, ci troviamo di fronte a un’avventura grafica non strettamente lineare: nelle vesti di Mina, saremo autorizzati a scorrazzare liberamente sull’isola e a frugare quasi ovunque, risolvendo gli enigmi nella maniera e nell’ordine che più ci aggradano. Molti degli obiettivi, infatti, possono essere raggiunti in più modi, attraverso enigmi con soluzioni multiple, il che non è certo frequente in questo genere di giochi e contribuisce indubbiamente alla rigiocabilità - un sistema di punti e bonus garantisce un giocatore appagato e la possibilità di verificare costantemente i progressi fatti! L’esplorazione dell’isola è piuttosto appassionante. Il nostro primo obiettivo sarà rifocillarci con quello che troviamo sulla spiaggia, per poter recuperare le energie e addentrarci quindi nell’entroterra con più calma. Un diario ci terrà costantemente aggiornati sugli obiettivi e le scoperte più recenti di Mina.
Per una volta, ci troviamo di fronte a un’avventura grafica non strettamente lineare
Un binomio insolito: avventura e rigiocabilità
I puzzle sono rigorosamente logici, sfidano il giocatore a essere creativo e per questo stesso motivo la loro soluzione dà un certo senso di appagamento: sono per lo più basati sull’inventario, ma in varie occasioni ci si presenterà anche il delicato compito di sbloccare complicate serrature o manipolare strani macchinari. In questi ultimi casi, Il Ritorno all’Isola Misteriosa non brilla certo per originalità, ma in compenso non avremmo mai pensato che raccogliere piante e frutti o riparare un vecchio mulino abbandonato con mezzi di fortuna potesse essere così appassionante! Il livello di difficoltà è variabile ma non eccessivo. Un pochino di “pixel hunting” non ve lo risparmierà nessuno: non che i numerosi oggetti da raccogliere e utilizzare siano perfidamente nascosti nelle ambientazioni di gioco, ma a volte sono piuttosto difficili da individuare, in parte per via dell’elevato livello di dettaglio degli scenari e in parte per il sistema di controllo degli spostamenti, che impone ripetute e nauseanti panoramiche a tutto tondo di ogni singola schermata per non lasciarsi sfuggire niente. È doveroso accennare al fatto che siano presenti anche prove a tempo e ci sia il rischio che la nostra Mina faccia una fine prematura, ma entrambi i “contrattempi” non costeranno insostenibili frustrazioni all’utente: il gioco permette di ritentare illimitatamente senza bisogno di ricominciare o ricaricare e, con due o tre tentativi al massimo, chiunque riuscirà a superare l’ostacolo senza grossi problemi. È inoltre previsto l’uso di armi più o meno improvvisate per qualche fase di gioco arcade, ma sempre all’insegna della massima semplicità e intuitività.
Un binomio insolito: avventura e rigiocabilità
Altro aspetto peculiare de Il Ritorno all’Isola Misteriosa è che la protagonista potrà fare affidamento su un piccolo aiutante locale, dopo averlo salvato e accudito: per lo meno, non farà la fine del nostro Merolone televisivo, abbandonato a se stesso sull’ultima spiaggia dell’Isola dei Famosi, in preda ad allucinazioni mistiche e deliri di onnipotenza! Ci verrà concessa la compagnia di una scimmietta che si rivelerà presto molto servizievole e comparirà in inventario come un oggetto qualunque, pronta per essere utilizzata all’occorrenza, per arrivare a punti dell’isola altrimenti irraggiungibili o svolgere mansioni neanche tanto elementari. La scimmia Jep, in effetti, sarebbe degna del circo Togni: capisce sempre al volo cosa fare per aiutarci in ogni situazione e riesce addirittura in imprese come intrecciare e fissare una scala di corda per creare un rudimentale ponte tibetano. Senza di lei, probabilmente Mina sarebbe spacciata sull’isola e, per di più, consuma relativamente poco e nessuno ci obbliga a pulire i suoi bisogni!
La magia dei tropici sui nostri schermi
Il menu principale, elegante e funzionale, prevede le consuete opzioni di gioco e una galleria d’immagini e filmati bonus. L’interfaccia è pratica e intuitiva, tutte le operazioni vengono eseguite col mouse: selezioni e interazioni col tasto sinistro, apertura del menu d’inventario e opzioni di gioco col destro. L’inventario e il suo originale sistema di gestione rappresentano il fulcro della maggior parte dei puzzle, tanto che esaminare e combinare oggetti non è mai stato così coinvolgente: gli oggetti raccolti, che sono innumerevoli e non tutti necessariamente utilizzabili, possono essere ripartiti su otto schede da ventotto slot, magari suddivisi per categorie. In tal modo, risulterà più semplice combinarli nell’apposita finestra alla base dell’inventario, in cui vengono di volta in volta addizionati sotto forma di equazione, con punti interrogativi per gli elementi mancanti all’assemblaggio di qualche strumento o gli ingredienti necessari alla preparazione di un pasto nutriente. Ogni alimento o attrezzo in nostro possesso viene descritto dettagliatamente e, più avanti nel gioco, potremo esaminarli anche con l’ausilio di un’utile enciclopedia digitale. Dal momento che gli stessi oggetti possono essere combinati in più modi e per diversi usi nel corso del gioco, molti strumenti costruiti da Mina possono essere smontati, restituendo le componenti di base, o riciclati.
L’inventario e il suo originale sistema di gestione rappresentano il fulcro della maggior parte dei puzzle
La magia dei tropici sui nostri schermi
La grafica pre-renderizzata è un tantino statica, come spesso accade nelle avventure con visuale panoramica a 360° sulla falsariga di Myst, ma sicuramente d’effetto: grazie alla realistica e dettagliatissima riproduzione della fauna e della flora di un’isola tropicale, aiuta a immergersi nell’atmosfera del gioco. Qualche fondale tuttavia è animato ed è piacevole soffermarsi a osservare i gabbiani che volteggiano sulla nostra testa, le fronde delle piante che ondeggiano al vento, gli insetti che s’inerpicano lungo il tronco degli alberi o il fumo minaccioso sputato dal vulcano. Le transizioni da un’inquadratura all’altra appaiono abbastanza fluide e la sensazione d’immersione che ne deriva è naturale e gradevole. I filmati d’intermezzo sono praticamente assenti e l’avanzamento della trama viene scandito solo da tavole realizzate in stile fumetto o, per essere più precisi, story-board con schizzi di Mina che realizza le operazioni da noi ordinate... quasi fossero le illustrazioni di un libro, il seguito ideale de “L’isola misteriosa” appunto!
L’accompagnamento musicale è perfettamente in tema, anche se molto discreto, il che ci permette comunque di calarci meglio nell’atmosfera dell’isola e nella solitudine di Mina. La sola voce che si sente per la maggior parte dell’avventura è quella della nostra protagonista, per altro assolutamente apprezzabile. Gli effetti sonori sono realistici e forniscono anche utili indizi ai fini della soluzione del gioco, come quando udiamo cadere delle noci di cocco sulla sabbia alle nostre spalle o cerchiamo di combinare tra loro gli oggetti dell’inventario. Al di là di qualche trascurabile imprecisione nella traduzione, la localizzazione è più che buona.
Commento
Ci troviamo sicuramente di fronte a un’avventura sui generis: quasi priva di dialoghi e personaggi comprimari o filmati veri e propri, ma ricca come poche in quanto a interazione con l’ambiente e l’inventario. Il risultato è un gioco inaspettatamente godibile e coinvolgente, che riesce a garantire immersione anche senza poggiare su una trama solida, colpi di scena stravolgenti o conversazioni appassionanti. Sopravvivere, esplorare e sperimentare saranno le uniche preoccupazioni del giocatore, che scoprirà le gioie e i dolori della vita all’insegna dell’avventura e della solitudine. Pochi titoli di questo genere riescono a evocare un’atmosfera così particolare e concedere altrettanta libertà d’azione, ma è evidente che non si tratti di un prodotto adatto a tutti: conquisterà solo i veri intenditori di avventure classiche, gli amanti più contemplativi dell’esplorazione e dello studio del dettaglio, oltre che dei puzzle basati sull’inventario, naturalmente. Un interessante diversivo nell’attesa dei succosi titoli d’avventura che ci aspettano per l’anno nuovo, insomma!
- Pro:
- Non linearità
- Rigiocabilità
- Geniale gestione dell’inventario
- Contro:
- Trama scarna
- Carenza di dialoghi e filmati
- Poca varietà negli enigmi
Un Robinson Crusoe al femminile
Di solito, una vacanzina su un’isola tropicale lontano dal lavoro e dalla vita frenetica di tutti i giorni viene a costare una bella sommetta, ma non alla nostra eroina Mina che, per sua fortuna o sfortuna, ci finisce accidentalmente dopo una tempesta: all’inizio di quest’avventura, la ritroviamo a mollo sul bagnasciuga di un’isola sconosciuta e apparentemente disabitata, per quanto il naufragio non sembri aver intaccato minimamente né il suo fascino vagamente gitano, né tanto meno il suo insaziabile appetito (mantenerla sull’isola ci costerà lacrime e sangue)! In realtà, scoprirà presto che altri naufraghi sono passati di lì prima di lei, poiché questa “Isola Misteriosa” altro non è che quella raccontata nell’omonimo romanzo di Giulio Verne, la seconda avventura dell’illustre Capitan Nemo reduce dalle imprese di “20.000 Leghe sotto i mari”. Chi avesse letto il libro in questione non si sorprenda del fatto che l’isola sia scampata alla devastante eruzione vulcanica che chiudeva la vicenda letteraria: gli sviluppatori Kheops Studio, che avventurieri incalliti ed egittofili ricorderanno per il recente Egypt 3, hanno voluto regalarci un’interessante rivisitazione della storia originale, partendo dal presupposto che l’isola ci sia ancora e che preservi ancora tutti i suoi misteri... starà al giocatore scoprire quali sono e che fine ha fatto il buon vecchio capitano.