Essendo un gioco piccolo che può facilmente passare inosservato, possiamo prendere questa nuova recensione di Inmost sulla versione Nintendo Switch come un'altra occasione per dare un po' di visibilità a un titolo che cela contenuti di notevole impatto. Potrebbe essere facilmente uno dei giochi più drammatici e oscuri visti di recente, ma nasconde i suoi significati più reconditi dietro una sorta di narrazione stratificata che lo rende davvero molto affascinante, tanto da spingere a passare sopra ai suoi difetti di gameplay per vivere comunque quella che può essere un'esperienza di grande impatto. Non capita spesso che un gioco si apra a diverse interpretazioni e stimoli una discussione su significati profondi e argomenti esistenziali, specialmente quando si presenta in superficie come un semplice action adventure con elementi platform in 2D, come una sorta di metroidvania a trazione narrativa. Eppure Inmost è soprattutto questo: una storia profonda, oscura e malinconica, che si svela progressivamente attraverso continue metafore sotto lo strato videoludico, con rimandi peraltro non immediati e un'interpretazione che non sembra necessariamente univoca, dunque ancora più stimolante.
È questo l'elemento portante di tutto il titolo di Hidden Layer (nomen omen), che di per sé non offre grandissimi spunti al livello di gameplay, al di là di qualche puzzle ben congegnato e l'alternanza fra tre personaggi che varia in continuazione il ritmo e lo stile di gioco. Come riportato nella prima recensione di Inmost su Apple Arcade, un elemento molto particolare è dato dal fatto di proporre tre protagonisti concatenati nel corso dei suoi 30 livelli, ognuno caratterizzato da abilità specifiche e in grado di affrontare le sfide in maniera diversa: una ragazzina che può spostare oggetti, impilarli e arrampicarsi, un possente cavaliere in grado di menare fendenti e lanciarsi con una sorta di rampino da una parte all'altra dei livelli e un uomo piuttosto standard, che usa soprattutto l'intelletto per risolvere i diversi puzzle. Il design degli scenari è costruito in maniera specifica per sfruttare le peculiarità di ogni personaggio, così come il tono assume sfumature leggermente diverse a seconda del protagonista della scena, pur rimanendo sempre oscuro e inquietante.
Tre storie e tre gameplay
I tre personaggi determinano variazioni importanti nel gameplay e di conseguenza anche nel level design, visto che la loro alternanza è studiata e prevista dallo svolgersi degli eventi, non libera. La bambina è più impostata su semplici enigmi ambientali legati al raggiungimento di determinate aree della mappa, il cavaliere è tutto incentrato sul combattimento mentre le parti con l'uomo barbuto sono quelle più equilibrate, che potrebbero essere assimilate al classico misto di caratteristiche dei metroidvania. Le parti più portate all'azione, come i combattimenti del cavaliere, gli elementi platform dell'uomo o quelle in cui è richiesta rapidità e tempismo, non brillano particolarmente, rimanendo piuttosto semplici e grezze, denotando come questo sia un titolo più riflessivo, ma c'è da dire che su console viene corretto in gran parte quel grosso difetto che inficiava la versione iOS, ovvero il sistema di controllo: l'uso del pad è sicuramente più adatto a Inmost rispetto al touch screen e questo rappresenta un grande passo avanti, ancora di più su Nintendo Switch dove l'uso dei comandi tradizionali si associa comunque alla portabilità dell'esperienza.
La commistione di elementi dark fantasy, realistici e surreali che è alla base della costruzione del mondo di gioco e della particolare narrazione si ritrova anche nella struttura stessa del gioco, che inserisce enigmi logici in contesti caratterizzati da contorni fantastici, in questo modo rendendo imprevedibili e varie le situazioni di gioco. Sebbene l'impressione sia che la struttura di gioco avrebbe potuto beneficiare maggiormente di una tendenza più netta verso l'adventure puro, il senso di minaccia costante dato dai nemici disseminati per i livelli servono per mantenere alta la tensione e oscuro il tono generale, mentre le fasi di combattimento hanno soprattutto un ruolo catartico all'interno della complessa narrazione, dando anche una caratterizzazione importante al personaggio del cavaliere e al suo alter-ego nascosto. In definitiva, dal misto di caratteristiche quello che viene fuori è, come abbiamo riferito anche nella recensione della versione iOS, davvero qualcosa di simile agli action adventure classici come Another World o Flashback.
Un racconto illustrato
La grafica di Inmost si potrebbe definire espressionista, riprendendo caratteristiche che sembrano quelle tipiche di quell'avanguardia cinematografica dei primi del 900: tutta la rappresentazione visiva è costruita per rimarcare il senso di angoscia, tristezza e malinconia che traspare da una storia tutta incentrata sul dolore e sulla flebile speranza che rischia sempre di soccombere. L'uso esclusivo di sfumature di grigio, verde o blu a seconda dei vari livelli e delle porzioni di storia raccontate riesce perfettamente a costruire un'estetica molto particolare e a piegare la rappresentazione grafica alla volontà di trasmettere determinati sentimenti. Anche lo scenario, dunque, rientra in questa specie di narrazione allegorica che caratterizza tutto Inmost, in una rielaborazione di ricordi ed eventi passati filtrati attraverso una visione quasi onirica, che si associa bene allo stile adottato.
Le atmosfere sono sempre crepuscolari, con scenari generalmente bui rischiarati da lampade o da luci soffuse, giocando con il chiaroscuro che esalta il senso di insicurezza e minaccia, vista anche la composizione dei nemici che sembrano fatti di ombre. Lo stile grafico 2D in pixel art è semplice ma molto espressivo, adattandosi peraltro particolarmente bene all'uso in versione portatile di Nintendo Switch, con alcune incertezze in termini di scrolling e fluidità generale ma che non inficiano più di tanto la fruizione. Non è forse la pixel art più ispirata che si sia vista tra i molti esempi riscontrabili in ambito indie, ma rientra in una visione molto coerente del gioco anche in termini di direzione artistica, creando un mondo particolare e surreale.
Conclusioni
Inmost dovrebbe essere giocato completamente per poter essere compreso del tutto, e durando poco meno di tre ore non è certo un'impresa impossibile. La sua particolare narrazione nascosta, che si potrebbe definire quasi allegorica, richiede un certo sforzo interpretativo che risulta evidente anche dalle discussioni nate tra gli utenti, tra Reddit e altri forum, sui significati più reconditi della storia. Già il fatto che sia un videogioco che non imbocchi l'utente con una narrazione esplicita lo rende un titolo raro, da tenere in considerazione, ricordando sotto certi aspetti Braid o altri giochi dall'interpretazione stratificata. In tutto questo il giocato passa quasi in secondo piano e in effetti alcune caratteristiche del gameplay risultano grezze e poco sviluppate, ma ci sono comunque diversi momenti, specialmente per quanto riguarda i puzzle e le parti più puramente adventure, che danno notevoli soddisfazioni. Un'esperienza molto particolare, breve e compatta ma in grado di lasciare un lungo strascico di pensieri ed elucubrazioni come succede con le storie più interessanti e toccanti.
PRO
- Una storia interessante, profonda e da interpretare
- Tre protagonisti per tre stili di gioco ben intrecciati
- Alcuni puzzle sono veramente ben congegnati
CONTRO
- Le componenti action restano alquanto grezze
- Molto breve, anche se ben bilanciato con la narrazione
- Qualche difetto nei controlli rimane, sebbene siano migliorati molto da iOS