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Journey to Foundation, la recensione dell’avventura in VR ispirata al Ciclo di Isaac Asimov

Enigmi, sparatorie, lunghi dialoghi e persino un po' di stealth, c'è moltissimo nella recensione di Journey to Foundation, ma non tutto funziona al meglio.

RECENSIONE di Lorenzo Kobe Fazio   —   09/11/2023
Journey to Foundation, la recensione dell’avventura in VR ispirata al Ciclo di Isaac Asimov
Journey to Foundation
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L'incontro, sul finire del 2023, di due tra i principali autori di fantascienza di ogni tempo, non può che essere il frutto di un complesso calcolo effettuato grazie alla Psicostoria. Da una parte, infatti, abbiamo The Invincible, pubblicato il 6 novembre, trasposizione dell'omonimo capolavoro del 1964 di Stanisław Lem. Il romanzo, ambientato su Regis III, mondo apparentemente disabitato, tramite allegorie e rimandi tratteggia i contorni di un'umanità incomprensibilmente irrazionale, ottusamente brutale, inutilmente soverchiante.

Dall'altra, invece, il qui preso in esame Journey to Foundation che, sfruttando il traino della serie disponibile su Apple TV+, fresca di seconda stagione, si rifà alla gigantesca opera letteraria di Isaac Asimov, il Ciclo delle Fondazioni, composta da un totale di sette libri.

Plasmare un'avventura che si adatti e adegui agli immensi contorni della Fondazione è un'operazione tanto eccitante, quanto pericolosa. I margini di libertà sono ampissimi ed esistono linee guida sommarie che facilitano la creazione di un'opera già dotata di una certa coerenza interna. Al tempo stesso, ci si espone al rischio di critiche e di un generale scetticismo da parte dei fan più intransigenti, già in parte scottati dall'adattamento della serie Apple ritenuta da alcuni inadeguata. Alle preoccupazioni di cui sopra si somma un'ulteriore caratteristica distintiva di Journey to Foundation, per alcuni ulteriore fonte di sospetto, ovvero quello di essere un titolo in VR, disponibile su Meta Quest, Pico e PSVR 2, periferica su cui l'abbiamo testato.

Tanta reticenza, come diremo nel corso di questa recensione di Journey to Foundation, trova parziale giustificazione all'atto pratico. Ma non per i motivi che ci si aspetterebbe.

Fedele ed ispirato

A fronte di una sommaria staticità, i paesaggi spaziali ammirabili in Journey to Foundation sono estremamente suggestivi
A fronte di una sommaria staticità, i paesaggi spaziali ammirabili in Journey to Foundation sono estremamente suggestivi

Il gioco sviluppato da Archiact, team responsabile di altre esperienze in realtà virtuale come Doom 3 VR Edition, nell'evidente tentativo di replicare la poliedricità della saga letteraria da cui è tratto, è un autentico mix di generi e fasi di gameplay che ben si legano gli uni agli altri.

Nei panni dell'Agente Ward, membro della Commissione per la Sicurezza Pubblica, in qualità di ufficiale dell'Impero dovrete inizialmente tentare di scoprire chi ha rapito un membro della nobiltà in una stazione spaziale ai confini dell'universo. Quella che inizialmente sembra un'operazione dai risvolti scontati, per quanto drammatici, si rivela ben presto il tassello di un complotto ben più ampio. Le proporzioni dei danni collaterali del vostro operato, difatti, avranno ripercussioni sull'intero Impero, al punto da poter compromettere ed influenzare il corso della storia compiendo delle scelte in particolari momenti della trama.

Journey to Foundation, sebbene si avvalga di meccaniche ludiche variegate e di indiscutibile impatto sull'economia globale della produzione, è in primo luogo un'avventura narrativa in prima persona.

Se in termini tecnici Journey to Foundation non impone alcun nuovo standard, artisticamente si difende piuttosto bene
Se in termini tecnici Journey to Foundation non impone alcun nuovo standard, artisticamente si difende piuttosto bene

La qualità dell'intreccio, unitamente alla buona caratterizzazione dei personaggi principali, fanno sì che il gioco resti interessante e ricco di spunti lungo tutte le otto ore richieste per giungere sino ai titoli di coda. Da amanti del Ciclo di Asimov, nonché tenui fan della serie disponibile su Apple TV+, è difficile non essere entusiasti del lavoro svolto dagli sviluppatori in questo senso. La fedeltà al materiale d'origine è palpabile, soprattutto consultando tramite l'apposito menù l'Enciclopedia, pratico e fondamentale appiglio non solo per rinfrescarsi la memoria su quanto vissuto fino a quel momento, ma soprattutto per consentire ai neofiti di orientarsi nel gigantesco universo narrativo creato dallo scrittore di origini russe. Non tutti avranno la pazienza e la voglia di sfogliarne ogni pagina, ma sono tutte ottimamente tradotte e riescono a fornire un ottimo quadro riassuntivo.

Anche in termini visivi Journey to Foundation fa il suo dovere. Tecnicamente non è certamente un prodotto d'impatto, beninteso. Alcuni effetti luce sono in grado di donare quella profondità di campo che rende tanto immersiva la realtà virtuale. I modelli poligonali sono ben riprodotti e generalmente ben animati. Le texture si lasciano guardare. Tuttavia, non aspettatevi quella ricchezza di dettagli e la fluidità di Horizon Call of the Mountain, graficamente ancora il picco più alto toccato da PSVR 2 in termini prettamente visivi. Eppure, tra basi spaziali, navicelle, superfici di pianeti invero un pizzico troppo desolati, ma dagli scorci suggestivi, l'avventura ha molto da offrire quanto a varietà di scenari esplorabili.

Nessun personaggio di Journey to Foundation vi resterà impresso nei messi a venire, ma sono comunque (quasi) tutti ben caratterizzati
Nessun personaggio di Journey to Foundation vi resterà impresso nei messi a venire, ma sono comunque (quasi) tutti ben caratterizzati

Journey to Foundation, considerando intreccio e grafica, si rivela un gioco azzeccato per gli amanti di fantascienza e di Asimov che vogliono respirare il clima e l'atmosfera conosciuta leggendo i romanzi del Ciclo. Pur senza picchi, né in termini narrativi né dal punto di vista estetico, la fatica di Archiact riesce in un colpo solo ad accontentare i fan della serie di romanzi, a costruire una trama intricata quanto basta e a proporre scenari sci-fi da godersi in realtà virtuale.

Il troppo stroppia

Alcune opzioni di dialogo in Journey to Foundation saranno disponibili solo dopo aver utilizzato il potere psichico della protagonista
Alcune opzioni di dialogo in Journey to Foundation saranno disponibili solo dopo aver utilizzato il potere psichico della protagonista

Purtroppo, parlando dell'aspetto prettamente ludico non tutto funziona al meglio e la poliedricità del gioco ne rappresenta il limite maggiore. La stessa struttura narrativa, tanto per cominciare, viene intaccata da una certa illogicità non appena si mischia con le meccaniche che tentano di arricchire la produzione. Pur non indimenticabile, come già anticipato, l'intreccio offre i suoi piccoli colpi di scena e introduce personaggi che hanno il loro perché. Sarebbe tutto generalmente godibile e perfettamente contestualizzato, se le abilità psichiche dell'Agente Ward non tentassero costantemente di frantumare la coerenza interna del titolo.

Anche nelle fasi di combattimento più concitate di Journey to Foundation, il sistema di controllo legato alla mira svolge diligentemente il suo lavoro
Anche nelle fasi di combattimento più concitate di Journey to Foundation, il sistema di controllo legato alla mira svolge diligentemente il suo lavoro

La protagonista, difatti, ha la capacità di percepire le emozioni dei suoi interlocutori, un'abilità effettivamente nota ad alcuni personaggi della saga di Asimov. Questa caratteristica si incastra alla perfezione in un gioco in cui bisogna scovare i criminali, dialogare con i sospettati a caccia di prove schiaccianti e compiere delle scelte che hanno effettive ripercussioni sull'andamento della risoluzione del caso (sebbene all'atto pratico non siano poi tantissime). Purtroppo, se ciò generalmente accade, in certe situazioni il meccanismo si inceppa quasi inspiegabilmente, costringendo l'utente a ripetere le stesse conversazioni, finché non viene selezionata la risposta che gli sviluppatori hanno previsto per il proseguo della trama.

A stonare non è tanto quest'eventualità in sé e per sé, dal momento che per quanta libertà possa essere concessa non possono mancare inevitabili passaggi obbligati. A infastidire, semmai, è la pedissequa ripetizione della stessa scena, come se quanto detto fino ad un attimo prima fosse stato già completamente dimenticato. Anche questa è certamente una situazione arcinota ai videogiocatori più navigati, non possiamo certo negarlo, ma a colpirci è l'arbitrarietà con cui ciò accade, dal momento che in determinate circostanze alcuni dialoghi e domande già poste non tornano a ripetersi. La possibilità per evitare scambi di battute surreali insomma c'è, ma non sempre viene utilizzata. Si vengono così a creare situazioni e momenti estremamente bizzarri e spiazzanti, che interrompono bruscamente l'immedesimazione del giocatore.

In Journey to Foundation, per hackerare alcuni dispositivi dovrete superare un enigma che prevede l'apparizione di questo strambo cubo, un artefatto che odierete perché manderà in crisi il sistema di controllo
In Journey to Foundation, per hackerare alcuni dispositivi dovrete superare un enigma che prevede l'apparizione di questo strambo cubo, un artefatto che odierete perché manderà in crisi il sistema di controllo

Se il potere dell'Agente Ward torna utile per fornire ulteriori opzioni di dialogo, quando si tratterà di aprirsi la strada con più irruenza, a patto che la relativa barra sia sufficientemente piena, l'eroina potrà fare appello alla stessa capacità per bloccare momentaneamente i suoi avversari mandandogli in pappa il cervello. Journey to Foundation, difatti, non si limita a proporre un'avventura investigativa in prima persona. Nel tentativo di aprirsi ad un pubblico più vasto, intermezza i lunghi (e per lo più interessanti) dialoghi con fasi di combattimento.

Oltre alla già citata abilità psichica, la protagonista può avvalersi di un blaster che potrà essere potenziato nel corso dell'avventura. Da semplice pistola, potrà evolversi ampliando le modalità fuoco, così da essere utilizzato alla stregua di un fucile a pompa, di un mitra, di un fucile di precisione a seconda della situazione. L'unico limite, in questo senso, è il surriscaldamento che vi costringerà a dosare i colpi.

Le fasi di esplorazione e i dialoghi con i personaggi rappresentano indubbiamente la parte migliore di Journey to Foundation
Le fasi di esplorazione e i dialoghi con i personaggi rappresentano indubbiamente la parte migliore di Journey to Foundation

In termini pratici, se i PS VR2 Sense svolgono un ottimo lavoro per quanto riguarda il rilevamento dei movimenti nell'ambiente, a tutto vantaggio di una mira quanto mai fluida e intuitiva, il gioco mette in mostra diversi limiti in queste fasi. Il level design, tanto per cominciare, non si rivela particolarmente brillante nel creare arene di scontro in cui è consentita una strategia alternativa all'attacco frontale. Le hit box degli avversari sono tutt'altro che precise. La stessa lentezza di spostamento dell'Agente Ward rappresenta un serio ostacolo al divertimento. L'avatar, difatti, non può correre, nemmeno quando incalzata dal fuoco nemico. Ciò significa che ogni sparatoria si consuma sostanzialmente nella stessa e identica posizione in cui è iniziata, a tutto svantaggio del potenziale coinvolgimento che queste fasi avrebbero potuto innescare.

Non va molto meglio quando ci si vuole nascondere dai nemici, nelle fortunatamente pochissime fasi stealth. Il tutto, se possibile, si fa ancora più statico e prevedibile, con il giocatore costretto a lunghissimi momenti di totale immobilismo, prima di potersi dirigere al successivo nascondiglio.

Arrampicarsi in Journey to Foundation è anche divertente, non fosse che ogni tanto dovrete ricalibrare l'inquadratura
Arrampicarsi in Journey to Foundation è anche divertente, non fosse che ogni tanto dovrete ricalibrare l'inquadratura

Quando si tratterà di scalare o risolvere alcuni enigmi che implicano la rotazione di oggetti e interfacce, a mettersi di traverso sarà invece il sistema di controllo. Durante le arrampicate, comunque opzionali per evitare che chi soffre di motion sickness possa trovarsi in difficoltà, il motore di gioco fatica a gestire la profondità, soprattutto se si gioca da seduti. Nella risoluzione di alcuni puzzle, invece, utilizzare utensili o attivare pulsanti è difficoltoso e richiede la ripetizione dello stesso gesto.

Il risultato è un'esperienza che coinvolge fintantoché si esplorano gli scenari e si dialoga con i personaggi, ma che diventa molto meno interessante, se non proprio frustrante, non appena si imbraccia il blaster o ci si deve dedicare ad altro.

Conclusioni

Versione testata PlayStation 5
Digital Delivery PlayStation Store
Prezzo 37.99 €
Multiplayer.it
6.5
Lettori (2)
9.4
Il tuo voto

Journey to Foundation è globalmente un buon adattamento. Non era poi così difficile deragliare e stravolgere i canoni, narrativi ed estetici, della serie di romanzi a cui si rifà. Da questo punto di vista, fortunatamente, si è svolto un buon lavoro grazie ad un art design ispirato e una trama interessante e intricata al punto giusto. Purtroppo, nel tentativo di inspessire il gameplay e coinvolgere un pubblico più ampio, il team di sviluppo ha voluto introdurre, oltre ai dialoghi e all'esplorazione degli scenari, fasi di shooting, momenti stealth, arrampicate, enigmi da risolvere. Tutti questi momenti alternativi, se innegabilmente spezzano la monotonia delle conversazioni, palesano difetti che finiscono per rendere il tutto meno interessante ed efficace di quanto sperato. Le otto ore richieste dal gioco per essere completato scorrono, certo, ma in alcuni casi preparatevi ad annoiarvi o a dover superare qualche fase particolarmente frustrante. Un vero peccato, perché con un po' di più attenzione, e meno voglia di strafare, Journey to Foundation avrebbe potuto essere un prodotto attraente non solo per i fan più accaniti di Isaac Asimov, che avranno comunque l'opportunità di vivere in prima persona un'avventura ambientata in uno degli Imperi letterari più famosi di sempre.

PRO

  • Rispettoso dell'opera a cui è ispirato
  • Art design riuscito
  • Trama interessante

CONTRO

  • Level design delle fasi shooter fin troppo banale
  • Sistema di controllo non sempre irreprensibile
  • Fasi stealth noiose