Non chiamatelo clone
Navigando su Internet o cercando informazioni nei forum sotto casa, potrebbe capitarvi di vedere associare la frase “clone di Might & Magic” accanto al nome “King’s Bounty: The Legend”. In verità, già dopo qualche decina di minuti, il titolo di Katauri Interactive, dimostra quanto il termine clone appaia quanto mai improprio e riduttivo. I titoli sulla falsariga di Heroes of Might & Magic, piuttosto che Warlords o Age of Wonders instaurano le proprie radici ludiche - il combattimento a turni - su un terreno fortemente orientato alla strategia, allo sfruttamento delle risorse o comunque alla loro pianificazione più in generale. King’s Bounty invece, in maniera simile a quanto avviene nella serie Disciples, sfrutta e valorizza la propria componente RPG per ricreare un contesto in grado di offrire, senza soluzione di continuità, elementi propri degli (Action) RPG e, appunto, dei "vecchi" strategici a turni fantasy.
Le origini
I giocatori più attempati potranno aver giocato all’originale King's Bounty. Pubblicato nel lontano 1990 dallo stesso sviluppatore - Jon Van Caneghem - che poi, sempre sotto etichetta New World Computing, avrebbe dato vita alla serie Heroes of Might & Magic. Saga cult degli anni '90 che, assieme alla controparte GdR – Might & Magic, appunto – ha allietato le ore di tanti appassionati del genere e non.
Tanto New World Computing, che le due suddette serie non hanno resistito all’impatto con il nuovo millennio e, mestamente, vengono ogni tanto rispolverate da Ubisoft per qualche spin off.
The Magic Number
Dopo aver selezionato una tra le professioni a disposizione – Guerriero, Paladino o Mago – il giocatore si ritroverà a controllare il suo eroe su un’area di gioco tridimensionale (quasi) liberamente esplorabile in tempo reale. Il primo approccio è spiazzante, nel senso che la struttura base del gioco presenta tutti gli stilemi tipici dei giochi di ruolo più o meno improntati all’azione, con tanto di una quest principale suddivisa in diverse fasi e, a corredo, una serie missioni secondarie risolvibili – sporadicamente – anche in modi differenti.
Purtroppo, tanto l'intreccio narrativo, quanto la qualità dei dialoghi e dei testi delle missioni in genere si attesta su livelli medio-bassi. E' un peccato, perché non mancherebbero spunti ironici o degni di nota... che però vengono troppo spesso sprecati da uno stile troppo puerile e superficiale.
Oltre ai valori di attacco, difesa e punti magia (mana) le caratteristiche dell'eroe vengono descritte da un albero delle abilità - suddiviso in tre aree di specializzazione - molto simile a quello utilizzato dai più diffusi MMOG sul mercato dove, grazie all’utilizzo di diverse tipologie di rune (sì, sono tre anche loro) sarà possibile potenziare (indovinate? Fino a un massimo di tre volte) le caratteristiche del proprio eroe - aka il Cercatore di Tesori Reale. Queste rune saranno principalmente guadagnate al passaggio di livello, ma potranno anche essere scovate dedicandosi all’esplorazione della mappa o - durante le fasi avanzate - convertendo una parte dell'oro in nostro possesso.
la struttura base presenta tutti gli stilemi tipici dei giochi di ruolo
The Magic Number
Le aree di specializzazione coprono le aree fisica, psichica e magica. Piuttosto che offrire una moltitudine di potenziamenti dai dubbi benefici, gli sviluppatori hanno preferito focalizzarsi su un relativamente ristretto numero di elementi ma dalla chiara differenziazione. Nonostante poi a seconda della professione scelta, almeno inizialmente, lo stile dei combattimenti possa risultare eccessivamente sbilanciato verso un approccio tattico piuttosto che un altro, il sistema di crescita e la natura degli oggetti e potenziamenti in gioco garantiscono un’evoluzione graduale e flessibile, in grado di personalizzare al meglio l'esperienza di gioco.
Un mondo da esplorare
Inizialmente viene spontaneo sottovalutare l'importanza della fase esplorativa, intendendola come un obbligato ma vuoto antipasto al cuore del gioco: i combattimenti. Invece, la pianificazione delle aree da visitare, così come la destrezza necessaria per evitare gli scontri troppo impervi (una sorta di gioco nel gioco), rappresentano elementi essenziali. Oltre a fare da scenario al dipanarsi della trama principale e delle varie missioni, la mappa nasconde tesori, cristalli (spendibili principalmente per memorizzare gli incantesimi) e delle speciali bandierine che attribuiscono i cosiddetti punti comando. Questi ultimi si sommano lungo tutto il corso della partita e rappresentano il numero totale di unità assoldabili - e comandabili - dall'eroe. La presenza dei punti comando e l'oculato posizionamento dei nemici sul mondo di gioco (che non "livellano" con il progredire del gioco), hanno permesso ai designer di prevedere, grossomodo, i comportamenti e le scelte del giocatore, limitando di fatto la libertà d’azione ma ovviando elegantemente alle problematiche tipiche dei giochi free roaming. Da questo punto di vista, lo stesso metodo di assoldamento delle truppe, che prevede un numero finito di truppe (che si ripopolano solo all’occorrere di determinati eventi) per ogni stazione di arruolamento, è un chiaro modo per mantenere alto il livello di difficoltà.
D'altro canto, i combattimenti potrebbero deludere più di un giocatore, sopratutto se alla ricerca di scontri di ampio respiro, caratterizzati da una grande varietà di unità e possibilità di scelta.
i combattimenti di King’s Bounty assomigliano più a una partita a scacchi che a una vera e propria battaglia
Un mondo da esplorare
Le meccaniche prevedono un classico sistema basato sui punti azione e con un movimento previsto su un'area suddivisa con celle esagonali. Più unità della stessa tipologia vengono raggruppate sotto un unico "pedone" che ha salute uguale alla somma dei componenti. Normalmente, il giocatore potra' comandare fino a un massimo di 5 pedoni, questo numero e' temporaneamente incrementabile tramite incantesimi o poteri speciali. Metre gli avversari potranno facilmente arrivare anche al doppio.
Fondamentalmente esistono unità da mischia, da attacco a distanza e dedite alla magia. Non mancano neppure caratteristiche speciali utilizzabili una sola volta nel corso degli scontri o che si ricaricano dopo diversi turni. L'eroe invece, non prende parte direttamente all'azione ma si "limita" a influenzare le caratteriste di attacco e difesa delle unità sul campo e a lanciare gli incantesimi.
All'atto pratico, i combattimenti di King’s Bounty assomigliano più a una partita a scacchi che a una vera e propria battaglia. La stessa gestione dei punti ferita delle unità e dei loro valori di attacco e difesa minimizzano - ma non annullano - la componente aleatoria e valorizzano le doti di pianificazione e acume. Questo significa che sopratutto nelle prime ore di gioco, quando abilità dell'eroe e tipologia delle truppe a disposizione risultano piuttosto limitate, gli scontri rischiano di risultare "obbligati" e a senso unico, proprio come una sorta di versione (enormemente) potenziata del millenario gioco "carta-forbice-sasso" o, se preferite, al tipico combat system dei jRPG. In verità, i pregi del sistema di regole e di combattimento ideati dalla Katuri vengono fuori solo sulla distanza e solo dopo aver pienamente preso dimestichezza con le meccaniche ludiche.
Rabbia e magia
Durante le – lunghe, lunghissime - vicissitudini proposte dal gioco, il nostro eroe (nel vero e proprio senso del termine) avrà la possibilità di entrare in possesso di un mitologico "Rage Casket" che, in maniera non certo immediata, ci permetterà di sfruttare i servigi di quattro differenti Spiriti della Rabbia. Questi ultimi offrono la possibilità di utilizzare altrettanti differenti spell aggiuntive (per un totale di sedici) che seguiranno un percorso di potenziamento e sviluppo indipendente e parallelo rispetto a quello dell'Eroe. In soldoni, più si utilizza uno Spirito più questi guadagnerà esperienza a discapito di quelli meno utilizzati. Ognuno di essi si nutre di speciali punti rabbia che si incrementano durante i combattimenti - fino a un certo limite massimo - uccidendo truppe nemiche o perdendo le proprie (in maggiore misura). A differenza del mana che si ricarica nei momenti di riposo, i punti rabbia si consumano durante le fasi di esplorazione: un dettaglio solo apparentemente secondario.
Come se non bastasse, in King’s Bounty il nostro eroe potrà mettere su famiglia con tanto di prole a carico. Moglie e figli rappresentano ulteriori bonus e slot di potenziamento aggiuntivi. Non manca neppure la possibilità di divorziare, con tanto di divisione dei beni - nel nostro caso: oro e oggetti speciali...
Grafica da favola
Graficamente King's Bounty non delude e, anzi, stupisce. Tanto gli elementi bidimensionali quanto la modellazione degli ambienti tridimensionali appaiono sempre ispirati e vari, anche se non esattamente di grande personalità. Seguendo la scuola Blizzard - inziata con Warcraft 3, continuata con World of Warcraft e presumibilmente seguita dal prossimo Diablo - King's Bounty percorre la strada degli abbinamenti di colore vividi e caratterizzati da tonalità sature, tendenti al pastello. Il tutto per dare vita a un vero e proprio mondo da fiaba.
Decisamente sotto tono, invece, l'impianto audio. Sia dal punto di vista dell'anonima colonna sonora che degli effetti più in generale.
Commento
King's Bounty: Legend è una sorta di paradosso videoludico. Dichiaratamente ancorato a logiche e meccaniche del passato, riesce infatti a offrire un gameplay fresco e molto personale. Non mancano alcune forzature ed ingenuità che, sopratutto nelle prime ore di gioco, rischiano di minare l'esperienza. Eppure, proprio come un diesel, una volta partito non lo ferma più nessuno. Anche in forza di un impianto ludico tanto carismatico da potersi permettere l'introduzione di sempre nuovi elementi di gioco anche dopo diverse ore di gioco.
Certamente, se siete fan sfegatati esclusivamente dei giochi d'azione questo non è il titolo per voi, ma se siete appassionati del genere non deve mancare nella vostra collezione, nonostante i combattimenti possano risultare troppo semplificati per i più esigenti.
Pro
- Longevo e profondo
- Fonde sapientemente diversi stili di gioco
- Sempre ricco di sorprese
- Dialoghi e testi sotto tono
- Inizialmente lento
- Sarebbe stato interessante il multiplayer
PC - Requisiti sistema
Requisiti Consigliati
- Processore: Pentium 3 GHz o Athlon equivalente
- RAM: 1 GB
- Scheda Video: 3D con 256 MB compatibile DirectX 9.0c
- Lettore: CD-ROM
- Processore: AMD Athlon64 X2 4200+
- RAM: 2 GB
- Scheda Video: Geforce 8600 GTS 512MB
King's Bounty: The Legend è disponibile per PC.
"All’improvviso uno sconosciuto": il trio della Gialappa's Band usava apostrofare così improbabili gesti atletici di altrettanto improbabili calciatori.
"All’improvviso uno sconosciuto" è stato, pressappoco, anche lo stesso commento che il sottoscritto ha bofonchiato tra sé e sé quando, circa un anno fa, 1C Company comunicava l’acquisizione dei diritti sul marchio King’s Bounty e annunciava lo sviluppo del titolo King’s Bounty: The Legend - d'ora in poi più semplicemente King’s Bounty. Ebbene, chi più di uno sconosciuto è in grado di sorprendere e stupire?