Strana, curiosa ma soprattutto preoccupante la sorte che è toccata a Little Town Hero, di cui leggete la recensione, la nuova proprietà intellettuale di Game Freak, lo sviluppatore che fra meno di un mese porterà Pokémon Spada e Scudo per la prima volta su Switch. Annunciato semplicemente come Town nel settembre del 2018, Little Town Hero è poi sparito dai radar fino al Nintendo Direct del recente E3, quando si è nuovamente mostrato col nuovo titolo in un breve trailer che rivelava la data di uscita. E a quella data, la scorsa settimana, ci è arrivato senza tante cerimonie, senza slogan eclatanti o costose spinte pubblicitarie: Little Town Hero è semplicemente uscito e qualcuno neppure se n'è accorto. Lo abbiamo giocato in questi giorni e, nel giro di poche ore, abbiamo capito come mai Nintendo abbia deciso di mantenere un profilo basso nonostante lo sviluppatore di sicuro richiamo.
Un paesino misterioso
Per essere un titolo a basso budget - costa soltanto 24,99 euro in digital delivery - il primo impatto con Little Town Hero è decisamente splendido. Il paesino in cui si svolge il gioco è colorato e dettagliato; a dirla tutta ha più personalità dei suoi abitanti, col ruscello che divide il quartiere residenziale da quello commerciale, il vento che scuote delicatamente le spighe di grano facendole brillare alla luce del sole, il castello che torreggia sopra di esso con le guglie protese verso il cielo. È un luogo idilliaco in cui chiunque vorrebbe vivere. Chiunque tranne Axe, il giovane protagonista che sogna di esplorare il mondo, a cominciare dal suddetto castello: la legge vieta agli abitanti del paesino di sconfinare, perciò Axe passa tutto il tempo a lavorare in miniera e giocare coi suoi amici prima di tornare a casa, dove l'aspetta soltanto la mamma visto che il papà è scomparso tanti anni prima. L'incontro con un vecchio soldato che prende Axe come allievo è il momento della svolta: Axe trova una pietra misteriosa che gli conferisce il potere di combattere i mostri che, tutto a un tratto, cominciano ad attaccare il villaggio.
La trama di Little Town Hero incuriosisce il giocatore ma fatica a ingranare. Per quanto si possa avere a cuore la sorte del paesino, difficilmente si nutrono gli stessi sentimenti nei confronti dei suoi abitanti, a cominciare dai protagonisti stereotipati che non brillano certo per personalità o caratterizzazione. Gli altri paesani sono anonimi cloni gli uni degli altri - i modelli sono una manciata, copiati e incollati anche nelle stesse stanze - che non aggiungono nulla alla trama, limitandosi a scambiare con Axe chiacchiere di una banalità sconcertante, e che solo qualche volta servono a risolvere qualche semplice rompicapo logico. È bene precisare che Little Town Hero non è stato localizzato in italiano, perciò chi ha difficoltà con la lingua inglese potrebbe avere qualche problema a proseguire nel gioco. Nessuno si aspettava la trama di un JRPG tripla A, sia chiaro, e per certi versi la storiellina che regge il gioco è pure accattivante, ma Game Freak diluisce l'intreccio con piccole sottotrame e incarichi che hanno tutta l'aria di fare da riempitivo nelle ventina di ore necessarie a raggiungere i titoli di coda.
Idee da combattimento
Bene, appurato che Little Town Hero non è un JRPG tipo Final Fantasy o Xenogears, ma una favoletta che non si prende neanche troppo sul serio, come si comporta quel sistema di combattimento tanto particolare che abbiamo intravisto negli sparuti trailer diffusi finora? Non possiamo negare di essere rimasti piuttosto amareggiati nello scoprire che lo sviluppatore nipponico non è riuscito a sostenere le dinamiche ingegnose che si era preposto, anche perché questo sistema di combattimento è veramente una piccola perla in un panorama che ultimamente fatica a sorprendere i giocatori. Gli scontri a turni ruotano principalmente intorno a due elementi chiave: gli Izzit e i Dazzit. Gli Izzit sono le idee delle abilità da combattimento che potremo usare solo dopo averli trasformati in Dazzit, consumando le speciali risorse che si ricaricano ad ogni turno e che aumentano man mano che lo scontro si protrae nel tempo, consentendoci di concretizzare sempre più abilità.
Ogni Dazzit è contraddistinto da un valore di attacco e uno di difesa: il nostro obiettivo sarà far scontrare i nostri Dazzit con quelli del nemico, cercando di distruggere ogni suo Dazzit per indurlo in una condizione chiamata All break. Solo allora, e solo se abbiamo ancora Dazzit disponibili, potremo danneggiare gli scudi che lo proteggono, chiamati Guts, e i tre cuori che rappresentano i suoi punti vita. La cosa più interessante è che la maggior parte dei Dazzit conferisce bonus particolari. Alcuni, per esempio, aumentano i valori di attacco degli altri Dazzit, mentre altri potrebbero danneggiare tutti i Dazzit del nemico o garantire diversi bonus. Il sistema di combattimento di Little Town Hero, insomma, ricorda molto i card game, ma si aggrappa a un briciolo di logica matematica che costringe il giocatore a pianificare le sue mosse con molta attenzione e a distribuire in modo ragionato i punti Eureka guadagnati, che consentono di potenziare i Dazzit nell'apposito menù tra una battaglia e l'altra.
È un sistema di combattimento che non finisce qui, comunque, e che abbraccia tutta una serie di variabili e condizioni aggiuntive che cambiano quasi a ogni scontro. Gli spostamenti sono una di esse. Alla fine del turno dovremo tirare un dado per spostarci di un certo numero di caselle nella mappa del villaggio, e in alcune di esse potremo imparare nuovi Izzit oppure potremo ricorrere all'aiuto degli altri abitanti. Gli spostamenti aggiungono un ulteriore livello di profondità agli scontri che scandiscono la storia a tappe forzate, alternando nuovi boss alle ripetute sfide del nostro instancabile rivale, Matock. Sulla carta, il sistema di combattimento di Little Town Hero è un vero gioiellino strategico, ma presto ci si rende conto che Game Freak non ha minimamente bilanciato la difficoltà, affidando una buona parte delle sue dinamiche al caso e prolungando ogni battaglia inutilmente. Ci sono scontri, già nei primissimi capitoli del gioco, che possono protrarsi per quaranta minuti e concludersi comunque con la nostra disfatta per un errore commesso solo nei turni iniziali.
Ora il problema non si porrebbe neppure se questi combattimenti fossero anche belli da vedere, ma in realtà sono orribilmente monotoni. Axe ha praticamente quattro animazioni in croce che valgono per decine di Dazzit diversi, i suoi nemici anche meno: le battaglie durano veramente troppo e la lentezza delle animazioni o delle piccole cinematiche che coinvolgono gli abitanti nelle specifiche caselle rendono gli scontri più impegnativi anche più lunghi e più noiosi. È a questo punto che ci si rende conto di quanto risicato debba essere stato il budget di Little Town Hero. Il titolo Game Freak ha praticamente lo stesso aspetto che si giochi sulla TV o in modalità portatile, e in entrambi i casi si verificano vistose perdite di frame, animazioni al risparmio, inspiegabili freeze temporanei quando si interagisce con alcuni PNG e molti altri piccoli problemi che non rendono il titolo ingiocabile, sia chiaro, ma ne mettono in luce le potenzialità sprecate. Il punto fermo nell'intera produzione, che non tradisce mai il giocatore, è l'incantevole colonna sonora firmata da Toby Fox, lo sviluppatore di Undertale: grazie a essa e al colpo d'occhio generale, di Little Town Hero si può dire tutto ma non che manchi di atmosfera. Peccato che questa volta non basti.
Conclusioni
È chiaro che qualcosa è andato storto con Little Town Hero. Bastano poche ore per rendersi conto che quel progetto che era partito con una vagonata di ottime idee si è perso per strada. Difficile dire se Game Freak abbia tagliato il budget, lo staff o entrambe le cose in corso d'opera o se avesse previsto fin dall'inizio di sfornare un titoletto di poche pretese da vendere a pochi euro: ironicamente, Little Town Hero avrebbe potuto gettare le basi per un nuovo franchise davvero interessante, e possiamo solo sperare che lo sviluppatore nipponico riprenda le idee migliori che lo caratterizzano e che danno al gameplay quel tocco di personalità che manca agli abitanti del bucolico paesello.
PRO
- Il sistema di combattimento è ingegnoso
- La colonna sonora di Toby Fox
- Il prezzo contenuto
CONTRO
- Storia e personaggi senza spessore
- Gli scontri coi boss si affidano al caso e tendono a essere troppo lunghi e monotoni
- Tanti piccoli problemi tecnici qua e là
- Non è in italiano