Avete presente quegli enigmi nei quali ci si trova a dover muovere oggetti e specchi per proiettare un fascio di luce in modo da colpire precisamente un obiettivo? Nella recensione di Lumen ci occupiamo di un gioco che prende questa specie di classico dell'enigmistica videoludica e lo trasforma nel suo principale oggetto del gameplay, con risultati interessanti anche grazie alla particolare caratterizzazione scelta. Dai misteri dell'archeologia alla cultura popolare, passando per Indiana Jones e i Predatori dell'Arca Perduta fino ad arrivare Myst, RiME e un'ampia serie di esempi nei videogiochi adventure tra cui il recente The Last Campfire, l'idea che un fascio di luce incanalato secondo un certo percorso possa svelare segreti e aprire porte misteriose è un po' un elemento ricorrente, derivante dall'indiscutibile fascino delle proprietà dei raggi solari e degli effetti di rifrazione. Nel caso di Lumen, il concetto viene inserito in un contesto molto particolare, tra astrusi meccanismi che ricordano le macchine di Rube Goldberg e una strana storia celata tra i numerosi livelli da scoprire.
Nonostante si tratti sostanzialmente di una lunga sequenza di puzzle, Lumen ha anche velleità narrative e vuole raccontare la storia di Mrs. Olivia McLumen, inventrice scozzese dei primi del 900, appassionata di scienza e pioniera della robotica applicata agli oggetti di uso quotidiano. La bizzarria e genialità del personaggio in questione si riflette un po' in tutto lo stile del gioco, che mischia strani meccanismi antichi con tocchi estetici in stile Art Deco, musica d'epoca e una certa allegria di fondo. I sogni e i progetti della Signorina Lumen possono sembrare strani e naif, ma la sua personalità da romantica sognatrice unita alla passione e l'acume che profonde nelle sue costruzioni la rendono un personaggio davvero carismatico, in grado di donare una forte identità anche a un semplice puzzle game. La storia ci vede infatti impegnati a riscoprire le invenzioni di Olivia nascoste in microfilm dentro a una strana scatola meccanica trovata dentro una vecchia soffitta, da ripristinare indirizzando fasci di luce in varie maniere. In questo modo, la progressione tra gli enigmi si trasforma in una vera e propria narrazione, accompagnata dalla voce dell'inventrice che rievoca le sue imprese e, occasionalmente, dai brevi filmati della sua vita e delle sue scoperte.
A prima vista, Lumen può ricordare l'ottima serie The Room, per impostazione dei puzzle e caratterizzazione, ma la struttura di questo gioco è diversa, essendo incentrata tutta su un concetto di base più omogeneo e meno variabile della serie Fireproof Games. Invece di scoprire di volta in volta le tipologie di interazione e i meccanismi nascosti da attivare, Lumen rende subito chiaro quali siano gli elementi in gioco e le regole a cui questi rispondono, chiedendoci piuttosto di interagire con questi oggetti in modo da raggiungere la soluzione dell'enigma. È un ragionamento deduttivo più che induttivo, tutto basato sul comportamento della luce che passa attraverso specchi, filtri e meccanismi vari di cui si capiscono subito gli influssi e le possibili modifiche applicabili. Quello che c'è da fare non è però meno impegnativo: stabilite le variabili in gioco, si tratta di muoversi su un sentiero più stretto ma che può rivelarsi anche per questo molto complicato, che richiede una certa applicazione.
Ogni puzzle si gioca su una sorta di scacchiera dove sono presenti vari oggetti semovibili come specchi, filtri, otturatori e meccanismi in grado di interagire con la luce, che possono essere ruotati ed orientati in direzioni diverse. Lo scopo è indirizzare il fascio luminoso fino a fargli raggiungere il fotogramma da illuminare per comporre la pellicola sulla storia della Lumen, cercando anche di colpire le tre stelle disposte sul tavolo nel percorso del raggio, in modo da ottenere il massimo punteggio. Da un certo punto di vista, Lumen è inevitabilmente più monotono di The Room, visto che ripropone questa meccanica per tutti i suoi numerosi livelli proponendo molte meno variabili in gioco, ma riesce comunque a stimolare sia grazie a una progressione particolarmente dolce e invitante, sia grazie alla sua messa in scena, dotata di un gusto notevolmente raffinato sia dal punto di vista della grafica che dell'accompagnamento audio, tutto impostato su una sorta di Art Deco meccanica e Goldberiana, per così dire.
Conclusioni
Lumen è un puzzle puro impreziosito da una caratterizzazione che richiama fortemente The Room, sia nella sua struttura che nella forma estetica. Il meccanismo degli enigmi è però qui più accentrato su un unico concetto, cosa che può sembrare una limitazione ma riprende la tradizione classica del genere, costruendo i livelli su tante variazioni dello stesso tema e inserendo progressivamente qualche variabile aggiuntiva, ma senza mai modificarne più di tanto il design. Questo determina necessariamente una certa ripetitività nei 160 livelli proposti, che viene parzialmente mitigata dal fascino dell'ambientazione e della storia costruita intorno al puzzle. La logica di base resta sempre solida e la progressione è particolarmente dolce, cosa che stimola ad andare avanti, ma è indubbio che alla lunga possa diventare monotono.
PRO
- L'idea di base dei puzzle è ben rodata e funzionale
- Ottima caratterizzazione, supportata da grafica e audio a tema
- Progressione ben graduata
CONTRO
- Poche variabili rendono il tutto un po' ripetitivo
- Le vere sfide arrivano solo dopo qualche decina di livelli