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Matrix Resurrections, la recensione del ritorno dell'attesa serie delle sorelle Wachowski

Torniamo nel surreale mondo delle Wachowski col seguito del loro famosissimo Matrix: Resurrections. La recensione risponderà alla domanda: ce n'era veramente bisogno?

RECENSIONE di Christian Colli   —   01/01/2022

"Che cos'è Matrix?". Vorremmo rispondere che "È controllo [...]" e proseguire citando Morpheus col tono carismatico di Massimo Corvo - oppure Laurence Fishburne, se preferite guardare i film in lingua originale - in quella famosissima scena del primo film. Invece, dopo aver visto Matrix Resurrections, riusciamo solo a pensare che Matrix è un film iconico che ha cambiato il cinema e che ancora oggi molti studiano anche solo per capire come abbia fatto a lanciare la moda del latex, facendo indossare gli occhiali da sole anche al chiuso a un'intera generazione di fan.

Il fatto è che un'operazione come questa, cioè riesumare una serie a vent'anni di distanza dall'uscita dell'ultimo film in una trilogia che sembrava fatta e finita, rischiava di ridimensionare quello che è un vero e proprio cult sotto ogni aspetto.

Matrix Resurrections, la locandina del film
Matrix Resurrections, la locandina del film

La fatica delle anticonformiste sorelle Wachowski sembrava proprio l'ultimo baluardo contro la moda del momento, ma alla fine anche Matrix ha ceduto alla formula del sequel/reboot a scoppio ritardato.

Matrix Resurrections nasce da una combinazione profondamente infelice di circostanze: la morte dei genitori delle Wachowski nel 2019, che ha spinto Lana a riscrivere il destino dei personaggi che aveva creato e che si erano sacrificati per il bene superiore in Matrix Revolutions, mentre Lilly si prendeva un periodo sabbatico per concentrarsi su sé stessa e nuovi progetti. Senza gran parte dello staff che aveva firmato il successo del primo film - e dei sequel, seppur meno graditi dal pubblico - e con lo spettro del COVID-19 che ha rallentato le riprese, e che per poco non ha portato alla cancellazione del progetto, Matrix Resurrections arriva infine nei cinema italiani, circondato da ansia e curiosità.

Nella nostra recensione di Matrix Resurrections vi diremo se il nuovo film ci è piaciuto e se era davvero necessario tornare nell'universo di Neo, Trinity e tutti gli altri per quest'ultimo rodeo.

Nuove regole

Matrix Resurrections, Keanu Reeves e Carrie-Ann Moss in una scena del film
Matrix Resurrections, Keanu Reeves e Carrie-Ann Moss in una scena del film

Nelle prossime righe cercheremo di evitare ogni spoiler possibile, anche perché i trailer pubblicati finora da Warner Bros. sono stati abbastanza fuorvianti. Sappiate solo Matrix Resurrections si potrebbe dividere idealmente in tre parti. La prima, quella che ci è piaciuta meno, schiera i vari personaggi intorno alla figura di Thomas Anderson, un famoso game designer interpretato da Keanu Reeves. Indovinate un po' quale trilogia videoludica di grande successo ha ideato il signor Anderson? Esatto, Matrix. Perseguitato da sogni e allucinazioni che lo costringono a vedere ripetutamente un terapista - il sempre ottimo Neil Patrick Harris - ora il signor Anderson è particolarmente ossessionato da Tiffany, una donna che intravede in un bar e che gli ricorda uno dei personaggi di Matrix, Trinity.

La prima parte di Matrix Resurrections gioca maldestramente con l'idea che ogni cosa potrebbe essere stata un sogno o un'allucinazione e che i film precedenti potrebbero essere stati nient'altro che il videogioco di Thomas Anderson, ma Lana Wachowski sa benissimo che questo trucco col pubblico non funzionerebbe, così mette subito le carte in tavola e imbastisce un nuovo mistero: perché Neo crede che Matrix sia solo un videogioco?

I primi quaranta minuti circa del film ruotano intorno al tentativo di recuperare Neo da questa versione di Matrix, soggetta a nuove regole e sofisticatezze. Qui si incrina la mitologia dei primi film, fondati su regole fantasiose, ma estremamente basilari. C'erano le macchine, c'erano gli umani e questi ultimi potevano entrare e uscire da Matrix via telefono. Ora tutto è più confuso. I telefoni non servono più e alcuni programmi possono manifestarsi nella realtà sotto forma di nanomacchine fluide. Non potendo impiegare Laurence Fishburne e Hugo Weaving, Lana Wachowski s'inventa un modo per giustificare la presenza di Morpheus e dell'Agente Smith con le sembianze, rispettivamente, di Yahya Abdul-Mateen II e Jonathan Groff.

È una soluzione controversa: Groff è un buon attore, ma non riesce a replicare la flemma dell'iconico antagonista, mentre Abdul-Mateen II non convince per niente. Nel secondo caso, si è preferito scegliere un'interpretazione completamente diversa con una spiegazione forzata a più livelli. In definitiva, sarebbe stato meglio rinunciare a Morpheus per un personaggio nuovo, e niente sarebbe cambiato.

Matrix Resurrections, Jonathan Groff è il nuovo Agente Smith
Matrix Resurrections, Jonathan Groff è il nuovo Agente Smith

Jessica Henwick, invece, è la forza trainante del film. Praticamente il personaggio più rilevante nella pellicola dopo il Neo di Keanu Reeves, Bugs rappresenta la nuova generazione o, meglio, quello che Morpheus e i suoi erano stati per il Consiglio di Zion nei film precedenti. Matrix Resurrections gioca sui concetti di loop e reboot e recupera alcune figure chiave del passato, come la Niobe di Jada Pinkett Smith. Non è una scelta sempre condivisibile, perché più che altro si fa fatica a capire fino a che punto la sceneggiatura di Lana Wachowski, David Mitchell e Aleksandar Hemon voglia essere autoreferenziale. È per questo che la prima parte del film non ci ha convinto: a tratti sembra una parodia, una specie di meta-critica al settore cinematografico, e forse vuole esserlo davvero, ma se è così c'è chi è arrivato prima e ha fatto meglio.

Matrix Resurrections, Neil Patrick Harris nei panni del terapista di Neo
Matrix Resurrections, Neil Patrick Harris nei panni del terapista di Neo

La messinscena, in questa prima parte, è confusa e la Wachowski appare meno sicura che in passato dietro la macchina da presa: sembra quasi che sperimenti alcune soluzioni visive a casaccio, senza una vera e propria soluzione di continuità e senza trovare un modo per veicolare i messaggi che la sceneggiatura cerca di esprimere.

Il film si riprende nella seconda parte, pur rifacendosi a spiegoni ripetuti che almeno chiariscono il nuovo status quo. Il ritorno all'universo di Matrix, al suo immaginario, è un sospiro di sollievo, ma si avverte subito una sorta di ristrettezza, un ridimensionamento generale delle ambizioni. Sarà stato il budget, sarà stato il COVID, ma tutto appare più... piccolo. Più povero. Anche il cast dei comprimari, nel quale non spicca nessun attore particolarmente famoso, fatica a emergere. Gli equipaggi dei primi film erano memorabili, a modo loro: Cypher, Dozer, Roland, Ghost e così via. I nuovi personaggi non hanno né lo stesso spazio, né lo stesso carisma, e sebbene la storia cerchi disperatamente di dar loro uno spessore, proprio non ci riesce.

Questione di scelte?

Matrix Resurrections, una scena del film
Matrix Resurrections, una scena del film

Al netto di qualche scivolone, il tronco centrale di Matrix Resurrections dovrebbe piacere a ogni fan della serie che si rispetti. Intriso di nostalgia e citazionismo, arricchisce la mitologia di un universo che avevamo dato per scontato e che invece riserva ancora non poche sorprese. È a questo punto che la Wachowski comincia a smontare la sua creatura pezzo dopo pezzo, strato dopo strato, concentrandosi su quello che è il cuore pulsante del film: la love story di Neo e Trinity. Importantissima in Matrix Reloaded e Matrix Revolutions, essa diventa assolutamente centrale in Matrix Resurrections. Il film risponde alle domande più ovvie in modo esauriente, senza cercare significati metaforici o altro in questa parte della storia. Lana Wachowski assume il controllo dell'illusione cinematografica dove ha potere sulla vita e sulla morte: Matrix Resurrections è la "seconda occasione" che la dura realtà spesso ci nega.

Matrix Resurrections, Neo incontra Bugs e Morpheus in una scena del film
Matrix Resurrections, Neo incontra Bugs e Morpheus in una scena del film

Per arrivare alla conclusione, il film passa per un atto finale al risparmio. Se le scene d'azione precedenti sono passabili, ma ben lontane dalle clamorose coreografie della trilogia originale, nel terzo atto tutto si fa molto più fiacco. Gli scontri, che mischiano arti marziali e sparatorie, sono disarmonici e confusi, il girato fin troppo ordinario per gli standard della serie e le ambientazioni vuote e dimenticabili.

Matrix Resurrections non ha neppure un vero climax. Lo abbiamo guardato aspettando una sequenza piena di tensione che ci ricordasse la fuga in moto di Matrix Reloaded, oppure un epico scontro all'ultimo sangue come quello tra Neo e Smith alla fine di Matrix Revolutions sulle iconiche note di Navras. Anche il compositore è cambiato, nel frattempo: Johnny Klimek e Tom Tykwer sostituiscono Don Davis, ma la colonna sonora non è all'altezza e questo si avverte nelle scene culminanti, quando rintoccano i riarrangiamenti delle musiche originali, ricordandoci cos'era Matrix prima di omologarsi. C'è persino una sequenza dopo i titoli di coda che vorrebbe essere provocatoria ma riesce soltanto a essere insulsa. E quindi la domanda resta: ce n'era veramente bisogno?

Conclusioni

Multiplayer.it

5.5

Alla fine, Matrix Resurrections non è neanche un bruttissimo film. È mediocre. E da un franchise come Matrix ci si aspetta di più. In alcune sue parti, Resurrections riesce a essere un sequel efficace che riprende la storia originale e spalanca le porte a nuove avventure, ma la verità è che ogni soluzione narrativa appare enormemente forzata. Il film di Lana Wachowski accontenterà tutti i fan che avevano sperato in un finale diverso per la trilogia dei primi anni 2000, ma quel che c'è di buono non è sufficiente a riscattare la pellicola dai giganteschi problemi che l'affliggono.

PRO

  • L'universo di Matrix ha ancora fascino ed è stato arricchito
  • Il finale è molto significativo
  • Vedremmo volentieri uno spin-off su Bugs

CONTRO

  • È un insieme d'idee e sperimentazioni senza una direzione precisa
  • Fastidiose forzature
  • Molte scene d'azione sono deludenti