L'esistenza dell'uomo è costellata di interrogativi ai quali non si può rispondere facilmente e a volte non si può rispondere affatto. Si nasce, si cresce e alla fine si finisce sottoterra: è il "cerchio della vita", felice espressione che da sempre riassume la parentesi della vita umana su questo pianeta. Ma siamo proprio sicuri che si tratti di un movimento circolare? Si ritorna al punto di partenza, quando la morte di un individuo cede il passo alla nascita di un altro essere? Per gli sviluppatori di SelectaVision, forse più che di "cerchio" sarebbe corretto parlare di "linea retta".
Minabo - A walk through life è esattamente questo: un viaggio attraverso una singola esistenza; un filo conduttore che lega la nascita del protagonista alla sua morte. Ciò che più conta, ovviamente, è il percorso in sé, con tutta la serie di relazioni sociali che è possibile intrecciare (oppure rifiutare) lungo il cammino. Si tratta di una produzione sorprendentemente originale, molto curiosa anche nelle scelte della direzione artistica, che non sempre ci ha convinto ma che sicuramente ricorderemo ancora tra qualche anno.
Quella che segue è dunque la recensione di Minabo - A walk through life, a base di rape, amicizie e tante domande esistenziali.
Una vita in cammino
Neanche il tempo di inserire il proprio nome a schermo ed ecco che una piccola rapa spunta dalla terra. Inizialmente non riesce neppure a camminare: si limita quindi a gattonare, con degli improbabili arti superiori ed inferiori del tutto affini a quelli degli esseri umani (ma in un'opera di fantasia abbiamo perdonato di peggio). In questi primi momenti è possibile solo relazionarsi con i propri genitori, cercando da loro affetto, dialogo, contatto fisico; solitamente rispondono in modo positivo ai nostri stimoli. Ma il tempo è tiranno: di lì a poco la rapa sarà pronta a reggersi su due gambe e a correre per il mondo, incontrando altri simili, parlando con loro, procedendo sempre più speditamente.
Minabo - A walk through life, come lascia intuire il nome, è un simulatore di vita; in questo senso, non ha bisogno di un vero e proprio obiettivo. Si tratta più di un'esperienza che di altro: al giocatore interessa vedere che cosa succede interagendo in un certo modo con alcuni personaggi, come cambia il proprio alter ego nel corso degli anni; che fine fanno gli altri presenti e di che morte, infine, dovrà morire il protagonista. Gli sviluppatori hanno dichiarato, a suo tempo, che in Minabo non sarebbe stato possibile vivere due vite esattamente allo stesso modo, ed è vero: perché basta realmente una sola domanda mal posta a un determinato personaggio per innescare una reazione a catena. Intervenire sugli anelli di questa catena, immaginando cosa potrebbe accadere e cercando di modificare gli eventi successivi: forse in queste azioni risiede il vero cuore "ludico" di Minabo.
La struttura principale non presenta, infatti, trame di sorta, ma una semplice articolazione in missioni necessaria per prendere confidenza con il titolo. La prima tra tutte, ad esempio, chiede di ottenere - prima della morte, va da sé - almeno tre amici, una relazione amorosa stabile, e possibilmente di passare a miglior vita una volta raggiunta come soglia l'età di quaranta anni. È possibile infatti anche morire molto prima o molto dopo; non avere affatto degli amici o averne troppi; innamorarsi di un partner o optare per la più sfrenata poligamia. Gli unici limiti di Minabo sono davvero quelli imposti dalle scelte del giocatore e da un sistema di relazioni che a volte non è davvero così intuitivo come dovrebbe.
Le relazioni sono tutto (oppure no?)
Il gameplay di Minabo - A walk through life è semplicissimo. Tenendo premuto il comando B su Nintendo Switch, la rapa cammina in automatico; può farlo velocemente o lentamente, e questo influisce sulla sua vita. Correndo si accelerano diversi passaggi, è possibile parlare con meno persone, insomma si vive energicamente fino al momento della dipartita; ma procedendo più lentamente si gustano tutte le possibilità offerte dal percorso. Lungo la strada si incontra un'infinità di altre rape, di tutti i sessi, a partire dagli stessi genitori: selezionando queste rape con lo stick destro, è possibile interagire con una serie di tre diverse opzioni: Contatto fisico, Confidenza e Accoglienza. Se la relazione va a buon fine - e questo è purtroppo molto spesso legato al fattore casualità, espresso in percentuale - allora la rapa protagonista migliora in quello specifico aspetto della sua personalità. Se non va a buon fine, resterà delusa.
Lentamente, inizierà a così a forgiarsi una personalità irripetibile: l'alter ego diventerà estremamente socievole oppure molto introverso; sarà una rapa scontrosa o sempre pronta a consolare il prossimo; riuscirà a vivere le storie amorose in modo propositivo, o abbandonerà il partner dopo pochissimo tempo, e così via. Il gameplay di Minabo preso in sé è estremamente interessante, perché nessuna scelta è scontata come potrebbe sembrare: interagendo solo con una delle due figure genitoriali, ad esempio, abbiamo visto la seconda deperire molto più rapidamente; con una serie di risposte sbagliate ne abbiamo diminuito l'aspettativa di vita. Anche il rapporto delle rape con la morte è degno di studi antropologici: perché alle delusioni forti dell'esistenza il protagonista può reagire - e deve essere il giocatore a sceglierlo - in diversi modi, dalla rabbia feroce alla serenità.
Le relazioni con gli altri, dunque, sono tutto. Ma le scelte non sono così scontate e il gameplay non è neppure troppo intuitivo. Troppo spesso ci si ritrova in determinate situazioni (pochi amici, molte ostilità; o viceversa) solo per una serie di interazioni sbagliate del tutto casuali - è possibile che tutti gli approcci con le altre rape abbiano dato esito negativo semplicemente perché il fattore casualità "ha deciso" che doveva andare così. Per consentire una maggiore libertà, sono stati introdotti quindi degli accessori, i cappelli, che possono modificare i parametri del protagonista, rendendolo più appetibile nelle relazioni amorose, oppure un perfetto asociale (nel qual caso nessuno vi si avvicinerà e sarete liberi di vivere in solitudine). Come si può, tuttavia, non vedere la forzatura di un'introduzione simile?
Molti altri aspetti di Minabo, inoltre, danno l'idea di una produzione contenutisticamente limitata: i fondali sono affascinanti e curati, ma anche estremamente ripetitivi; le interazioni possibili, a conti fatti, sono sempre una manciata; il sistema di missioni è più un pretesto che altro, dato che la modalità principale vera e propria consiste nella partita libera; mancano seri spunti che incentivino una qualsiasi forma di progressione e, soprattutto, su Nintendo Switch abbiamo riscontrato più volte bug che bloccano del tutto il titolo, costringendoci a riavviare la partita dall'inizio. Quest'ultimo problema verrà certamente risolto presto, ma non è un dettaglio che si possa trascurare.
Conclusioni
Minabo - A walk through life è un titolo affascinante, profondamente esistenziale, che esplora tramite il pretesto narrativo di piccole rape - la loro dolcezza e cura dal punto di vista artistico attira subito l'attenzione dei semplici curiosi - le grandi domande della vita sulla terra. È possibile vivere da soli? In che modo influiamo sulle esistenze degli altri? Sarebbe cambiato qualcosa se avessimo preso determinate scelte? Per esempio, se avessimo curato di più i rapporti con i nostri genitori? Come simulatore di vita, il sistema delle relazioni sociali tra le rape, basato su pochi e semplici comandi, si limita però a destare un interesse superficiale da parte del giocatore. Minabo non presenta una vera progressione o spunti sui quali si possa insistere; il gameplay in sé è molto limitato, e in troppe occasioni legato alla mera casualità di condizioni impossibili da controllare. La ripetitività di fondo e la noia sono dietro l'angolo, e non sarà certo la possibilità di condividere il resoconto dell'arco della propria vita con gli amici a porvi rimedio. Considerando poi il bug che attualmente su Nintendo Switch blocca del tutto lo svolgimento delle missioni...
PRO
- Idea di fondo originale
- Scelte artistiche efficaci
- Un team di psicologici ha lavorato alle relazioni sociali
CONTRO
- Gameplay estremamente limitato
- Dopo un paio di partite è già ripetitivo
- La casualità influenza eccessivamente le partite