Come vedremo nel corso della recensione, Ministry of Broadcast tenta di farci capire cosa significa vivere in un mondo distopico, oppressi da un regime che tratta i suoi cittadini come carne da macello, sacrificandoli sull'altare della propaganda. La trama ci mette nei panni di un abitante di uno stato dittatoriale, che ha un unico modo per raggiungere la sua famiglia: vincere un cruento reality show in cui i concorrenti devono superare delle arene di difficoltà crescente per ottenere la libertà.
Cosa siamo disposti a fare quando non ci viene data altra possibilità? Fin dove siamo pronti a spingerci? Davvero possiamo sperare che a darci la libertà siano i nostri aguzzini? Queste e altre domande troveranno risposta nel corso di quello che è sostanzialmente un platform game cinematico alla Prince of Persia, con fortissimi richiami a Flashback e, per temi, a titoli più moderni come gli Orwell o Inside. Come il titolo fa intuire, uno dei referenti principali dell'intera opera è il romanzo 1984 di George Orwell, da cui Ministry of Broadcast prende l'ossessione del regime per il controllo dei suoi abitanti, tra telecamere piazzate ovunque e una burocrazia ottusa che frena i rapporti umani e ogni forma di iniziativa personale. Non mancano però accenni alla serie Netflix Black Mirror, con cui condivide moltissimo, o a quella Altered Carbon. Ma torniamo a noi.
Gameplay
Arrivato negli studi dove si registra il reality, il protagonista di Ministry of Broadcast dovrà prendere alloggio in una delle camerate arredate per i concorrenti, sotto l'attenta vigilanza dei militari, messi a impedire fughe e problemi di ogni altro tipo.
Il gameplay è fatto di meccaniche che richiamano senza troppi misteri i titoli già citati, Prince of Persia in particolare. Il nostro eroe potrà quindi correre e saltare, potrà aggrapparsi alle piattaforme, posizionandosi con precisione sotto di essere, oppure potrà calarsi giù, potrà spingere delle casse, tirare delle leve e interagire con alcuni elementi degli scenari, il tutto per raggiungere la fine delle arene nel più breve tempo possibile.
In generale Ministry of Broadcast non offre grosse novità dal punto di vista delle meccaniche di gioco rispetto alla concorrenza, ma ha dalla sua una certa spietatezza che rende interessante il superamento dei livelli. In certe occasioni dovremo infatti sfruttare gli altri partecipanti al reality, sia essi concorrenti oppure semplici spettatori, per avere la meglio su certi ostacoli. Per inciso: abbiamo davanti una 'trappola con spuntoni' troppo lunga per essere saltata normalmente? Possiamo riempirla con i cadaveri di normali esseri umani che hanno avuto come unica colpa quella di essere stati assunti per il network e quindi passare usandoli come ponte. C'è un cane feroce che ci sbarra la strada? Basta dirottarlo verso alcuni manifestanti inconsapevoli ed il gioco è fatto.
Questa è, sostanzialmente, la natura delle scelte di Ministry of Broadcast, che non ci pone mai dei dilemmi veri, ma ci mette davanti a dei baratri, metaforicamente parlando, gettandoci nei quali siamo costretti a compiere delle vere e proprie atrocità, se vogliamo sopravvivere e avere qualche possibilità di concludere la nostra missione. Si tratta sicuramente di un'idea interessante, ma abbastanza sfruttata e, in questo caso, fatta completamente subire al giocatore cui non vengono mai date soluzioni alternative a quelle stabilite dal regime (che sia il game designer il vero dittatore?).
Per il resto Ministry of Broadcast è un titolo abbastanza tradizionale, che non offre grossi spunti in termini di meccaniche e di senso. Nonostante la maschera dell'impegno, siamo di fronte a un normalissimo platform con grafica che potremmo definire pixel art realista, tra palazzi grigi e piatti, cieli pallidi, sotterranei rosa, personaggi longilinei e quant'altro. Sicuramente è ben disegnata e ben animata, ma già ampiamente vista altrove. Se vogliamo lo stesso discorso si può fare per i puzzle, tutti ambientali: ben progettati, ma già visti, basati come sono su leve e tempismo.
L'opera prima di Ministry of Broadcast Studios pecca quindi un po' troppo di eccesso di deferenza verso i suoi modelli, che ne indebolisce l'identità trasformandola in un'esperienza sì piacevole, ma in generale un po' troppo marginale per essere davvero memorabile. Da sottolineare anche alcune imprecisioni nel sistema di controllo, che causano qualche errore di troppo, e il dramma delle sequenze d'inseguimento, che sembrano pensate per essere frustranti oltre misura e ci uccidono in continuazione finché non abbiamo capito esattamente come muoverci. Fortuna che i checkpoint sono frequenti, così non si è mai costretti a rifare lunghi pezzi di livello in caso di morte.
Conclusioni
Ministry of Broadcast va bene per il tempo che dura, circa cinque ore, ma non è un titolo memorabile e ambizioso come avrebbe potuto essere. Comunque sia fa bene quel che deve, affronta dei temi importanti e costa anche poco, quindi ve lo consigliamo, soprattutto se siete alla ricerca di un'esperienza più profonda dell'andare in giro per delle mappe a sparare a tutto ciò che si muove.
PRO
- Affronta temi interessanti
- Buona grafica in pixel art
- Ottimo level design
CONTRO
- Non dura moltissimo
- Qualche imprecisione nei controlli
- Non sempre memorabile