Arrivati a metà stagione - gli episodi previsti sono solo sei e non è detto che Disney+ non la rinnovi - Moon Knight sembrerebbe avere trovato la quadratura del cerchio: la serie TV creata da Jeremy Slater ha spaziato tra i generi, passando dal thriller psicologico all'horror soft, e solo accennando i toni ironici che hanno caratterizzato le proposte precedenti, Hawkeye soprattutto. Il problema è che ancora non avevamo capito dove volesse andare a parare l'esordio di questo nuovo e ambiguo personaggio, ma il terzo episodio sembrerebbe inchiodarlo alle sue responsabilità. A sole tre settimane dalla fine, Moon Knight parrebbe essere entrato effettivamente nel vivo, tranne che per un piccolo problema che continua a trascinarsi dietro: non sembra avere niente a che fare con la Fase 4 del Marvel Cinematic Universe.
Tuttavia abbiamo scoperto alcune importanti informazioni che analizzeremo nella nostra recensione della terza puntata di Moon Knight: se non avete ancora visto l'episodio, questo articolo potrebbe contenere alcuni spoiler.
E alla fine erano tre?
Lo abbiamo detto e ribadito nelle settimane precedenti, ma l'interpretazione di Oscar Isaac continua a essere la colonna portante di una miniserie che non ha solo un protagonista principale, ma due... e forse anche tre. Isaac si barcamena sempre più spesso tra le due identità del suo personaggio, che dopo un inizio incerto hanno cominciato a comunicare - e a collaborare - attraverso i loro riflessi. Da una parte abbiamo Marc Spector, un mercenario tutto d'un pezzo, e dall'altra Steven Grant, un timido ricercatore che è stato catapultato in una situazione più grossa di lui. Isaac continua a sfruttare i diversi manierismi e la mimica facciale per definire i due caratteri, sottolineando subdolamente i punti di contatto tra le diverse personalità di una psiche che sembra un colabrodo.
Il terzo episodio, tuttavia, suggerisce che Marc e Steven potrebbero non essere le uniche identità a dividersi il loro corpo. Nei primi minuti, l'erratico montaggio inframmezzato dai blackout ai quali dovremmo esserci ormai abituati, non è casuale: presi come sono dalla situazione, Marc e Steven parrebbero scordarselo, ma in realtà i fan dei fumetti avranno sicuramente fiutato la terza personalità di Moon Knight.
Che poi, a ben guardare, già i titoli di coda ci avevano anticipato la possibilità che Moon Knight avesse almeno tre personalità, visto che in quasi tutte le illustrazioni Oscar Isaac sembrerebbe essere diviso in tre. A questo punto siamo curiosi di scoprire se Jake Lockley si paleserà nei prossimi episodi e se farà il tassista anche nella sua versione live action, ma avremo modo di riparlarne. Per adesso possiamo solo constatare che la serie TV si sta prendendo parecchie libertà sul fronte dell'adattamento.
Il Moon Knight che indossa un completo, noto anche come Mr. Knight, è ricomparso per un breve momento durante una scena d'azione, dimostrando che il costume - le "vesti curative", come lo chiama Khonshu - cambia in base alla personalità dominante. Tuttavia, dobbiamo ammettere che la serie TV non sta gestendo bene il personaggio di Mr. Knight, che praticamente ricopre il ruolo di macchietta e sia nell'aspetto che nell'atteggiamento somiglia più a un Deadpool bianco che alla controparte in costume di Steven Grant.
Azione, magia e armi da fuoco
Le scene d'azione sono peraltro enormemente migliorate rispetto ai primi due episodi. Dobbiamo ammettere che il "knife fight" all'inizio non prometteva proprio bene, essendo poco credibile con tutti quegli affondi a vuoto e praticamente zero sangue. Non che ci aspettassimo la brutale violenza di Daredevil o The Punisher, ma da una serie TV più matura come questa avremmo preferito un maggior coraggio. Lo scontro a metà episodio, invece, ci ha positivamente stupito. Il sangue continua a scarseggiare - e va bene che Moon Knight possiede poteri soprannaturali, ma lo infilzano come un puntaspilli! - ma tra pugnalate, calci rotanti e colpi di pistola, la coreografia non ci è dispiaciuta e ha alzato quantomeno l'asticella della violenza.
La scena in questione, oltretutto, apre e chiude la breve e triste parentesi di Anton Mogart, il ladro di opere d'arte che colpisce a mezzanotte, e che per questo motivo, nei fumetti, si fa chiamare Midnight Man. Sfortunatamente, l'attore che lo interpreta, Gaspard Ulliel, è deceduto a causa di un brutto incidente lo scorso gennaio: non sappiamo se lo rivedremo nei prossimi tre episodi della serie, che aveva chiuso la produzione molto prima della sua dipartita, ma se i Marvel Studios vorranno proseguire col suo personaggio, dovranno necessariamente affidarlo a un nuovo attore.
Peccato, perché Mogart aveva un certo potenziale, e poteva essere il collegamento col Marvel Cinematic Universe che ci serviva: forse è stato proprio lui a procurare le opere d'arte che Sharon Carter, che sappiamo ora essere Power Broker, commerciava a Madripoor in The Falcon and the Winter Soldier. Come dicevamo in apertura, i collegamenti tra Moon Knight e le altre produzioni Marvel Studios continuano a essere sottilissimi, ma i più attenti ne avranno notati alcuni molto interessanti.
La scorsa settimana abbiamo sperato che Moon Knight potesse articolare meglio l'introduzione delle divinità egizie nella sfaccettata mitologia Marvel Studios. Il terzo episodio della serie ci ha accontentati, almeno in parte, quando si è improvvisamente trasformato in qualcosa di molto più vicino a film come La mummia - quelli con Brendan Fraser degli anni '90, nello specifico - e Indiana Jones. La riunione dell'Enneade nelle viscere della Piramide di Giza è stata un po'... al risparmio, per così dire, ma almeno ha delineato meglio i loro ruoli e i loro poteri.
Praticamente Horus, Iside, Osiride e compagnia hanno preso le distanze dall'umanità, limitandosi a osservarla da lontano attraverso gli occhi dei loro avatar. È un comportamento molto simile a quello adottato dagli Eterni, che si sono nascosti tra la gente comune per millenni, ma la differenza essenziale potrebbe essere che le divinità egizie sono veri e propri esseri soprannaturali, forse più simili a Dormammu che a Odino. Sarebbe interessante conoscere il loro aspetto reale: abbiamo visto solo quello di Khonshu, dato che si sono fatti rappresentare dai loro avatar anche nel rituale a fine episodio, mentre la computer grafica spettacolarizzava solo la - bellissima, oltretutto - scena dell'incantesimo con cui il Dio della Luna ha manipolato la volta celeste.
Ora, però, Marc e Steven hanno perso i poteri di Moon Knight, e con Arthur Harrow a piede libero che ha gabbato l'intera Enneade, siamo curiosi di capire come la serie si risolverà nell'arco delle prossime tre settimane. Difficile credere che sia questa la svolta che possa ricollegare Moon Knight al resto del Marvel Cinematic Studios, ma come si dice: tutto è possibile.
Conclusioni
Siamo a metà serie e Moon Knight ha finalmente sconfinato nella mitologia fantasy di questo strano antieroe: tra divinità egizie che assumono identità umane, personalità multiple che neanche più si capisce quante siano, scene d'azione molto più articolate e una direzione avventurosa che ricorda più i film de La mummia che quelli Marvel, la nuova serie TV targata Disney+ sembrerebbe aver trovato una dimensione propria. Restano ancora vaghi e sibillini i collegamenti col restante Marvel Cinematic Universe, e speriamo che i prossimi episodi stabiliscano un disegno più grande.
PRO
- Le scene d'azione sono migliorate molto
- Abbiamo scoperto qualcosa di più sull'Enneade
CONTRO
- Le scene con le divinità egizie sono davvero a basso budget
- Ancora nessun collegamento diretto alla Fase 4