Portare ogni anno sul mercato una simulazione sportiva non è un lavoro semplice. Ci sono rigorose licenze da rispettare (e pagare), fan di tutti i tipi da accontentare e limiti tecnici e di tempo da aggirare. È vero che nessuno costringe EA e 2K Sports ad uscire ogni anno con una nuova versione dei loro giochi (tranne, forse, gli investitori), ma per che sviluppa il gioco non deve essere semplice portare avanti un carrozzone sempre più grande, luccicante e, per questo motivo, ingombrante.
Questo per dire che non è possibile ogni anno aspettarsi una rivoluzione. D'altra parte lo sport da replicare è quello e da quel punto di vista non ci si può inventare molto, se non provare ad offrire sempre nuovi modi per applicare la propria passione e, perché no, spingere i giocatori a passare del tempo tra le pieghe delle modalità e spendere qualche quattrino extra per velocizzare le cose.
Nella recensione di NBA 2K22 per Xbox Series X|S e PS5 vedremo come Visual Concepts per quest'anno abbia deciso di concentrarsi da una parte sulla creazione di nuovi e potenzialmente interessanti modi di giocare, e dall'altra nel sistemare i diversi punti deboli emersi al debutto su quella che, ad un anno di distanza, viene ancora considerata la nuova generazione di console.
Chi si aspettava dei grossi cambiamenti rimarrà, quindi, deluso, ma questo non vuol dire che NBA 2K22 non offra tantissime nuove cose da fare, oltre che qualche gradita novità sul campo da gioco.
Il gameplay
Come dicevamo, Visual Concepts per quest'anno ha deciso -saggiamente, a nostro avviso- di fermarsi e aggiustare quello che non funzionava molto nell'edizione di debutto su PlayStation 5 e Xbox Series X|S di NBA 2K21. Questo vuol dire che l'incidenza di strane animazioni e comportamenti anomali sul campo da gioco è molto più bassa rispetto agli anni passati. Saltuariamente capiterà ancora di vedere movimenti e cose bizzarre, ma i contatti, le animazioni e le interazioni tra i cestiti e la palla sembrano decisamente più solidi e consistenti.
Questo ha consentito agli sviluppatori di creare un gioco molto più fisico, sotto certi punti di vista più realistico che in passato. Liberarsi di una marcatura sarà più difficile, dato che i difensori spingeranno e useranno il corpo per fermare le penetrazioni o i tentativi di smarcamento. Quest'anno, oltretutto, non basterà premere come dei pazzi sul grilletto della corsa per liberarsi dell'avversario. La resistenza, infatti, è stata rivista e divisa in due: c'è il classico indicatore delle energie residue, quello che ci dice quando il nostro alter ego andrà messo in panchina a riposare, e una fatica più situazionale, che dipende da quello che si sta facendo in quell'esatto momento.
Si tratta di una differenza che chi ha praticato sport sa molto bene: c'è una discrepanza enorme tra la fatica provata dopo uno scatto e quella che si avverte dopo aver giocato 4 quarti di fila. Dalla prima atleti professionisti come quelli che arrivano in NBA si riprendono in pochi secondi, per recuperare dalla seconda anche loro hanno bisogno di un periodo in panchina o addirittura di un bel sonno.
Finora nei videogiochi sportivi si è quasi sempre tenuto conto solo del secondo tipo di fatica. Le produzioni che la implementavano bene rendevano meno precisi e veloci gli atleti stanchi, addirittura più proni agli infortuni, ma nient'altro oltre questo. Con la palla tra le mani (o ai piedi) ci si poteva esibire in una serie quasi infinita di dribbling, finte e scatti senza subire gravi conseguenze. In NBA 2K22, invece, sembra quasi di giocare con una palla che scotta: tenerla troppo tra le mani equivale a perdere lucidità e incorrere più facilmente in un errore nel palleggio o al tiro.
Appena si riceve la palla, infatti, la pressione della difesa aumenta, si accorciano le distanze, arrivano i raddoppi e i tentativi di palla rubata. Andare via in dribbling non è semplice, bisogna superare l'attrito col corpo dell'avversario e i cambi di passo sono tanto letali per le caviglie del difensore che per quelle dell'attaccante. In NBA 2K22 questo si traduce in un evidente calo dell'energia in questi frangenti che, se prolungato, potrebbe portare ad un errore grossolano o a una finestra di tiro davvero ridotta.
Il bello è che, come dicevamo, basta tornare in difesa a riprendere un po' il fiato e si è nuovamente pronti per un nuovo attacco. I risvolti positivi sono principalmente due: il primo è chi il ritmo di gioco è decisamente più realistico, meno frenetico e basato sullo scatto e sulle skill del cestita. Il secondo è che gli sviluppatori hanno posto maggiormente l'accento sul gioco di squadra, sui blocchi e gli schemi. Senza questi elementi il liberarsi dalla marcatura potrebbe essere molto difficile.
Questo cambiamento, ai fini delle sensazioni gamepad in mano, è piuttosto grande, nonostante fondamentalmente il gameplay e lo sport in generale, siano sempre gli stessi. Altri piccoli cambiamenti sono nella gestione del tempismo di tiro, nell'aggiunta di nuove animazioni per le rubate e le stoppate, nell'introduzione di "quick time events" per chiudere alley-oop e schiacciate spettacolari e l'introduzione di tanti tipi di passaggi differenti, come il consegnato in mano e passaggi schiacciati, anche da concludere con una perentoria schiacciata a canestro.
La città, un GTA con la palla a spicchi
Come ormai da tradizione, la modalità MyPlayer è quella più curata da parte degli sviluppatori. Anche quest'anno Visual Concepts ha voluto concentrarsi sulla creazione di una sorta di spazio virtuale condiviso tra i vari giocatori di NBA 2K22 chiamato La Città. Si tratta di un'evoluzione del Quartiere, ed è una sorta di GTA miniaturizzato nel quale si vive e si respira basket... oltre che decine di altri prodotti commerciali. La città di NBA 2K22, infatti, è piena zeppa di pubblicità, prodotti sponsorizzati, marchi. Quasi tutti rivolti al mercato americano, ma tra beveroni, brand di abbigliamento e di scarpe, assicurazioni o altro, sembra di vivere all'interno di un timeout dei playoff NBA.
Questa porzione di città è ricca di attività secondarie utili a ottenere nuove monete, badge e accessori, grazie ad una storia che si sviluppa non più in stile film, come gli anni passati, ma in maniera più simile a un classico videogioco, con missioni secondarie ed elementi di questo genere.
L'evoluzione della storia e del personaggio, quindi, sono nelle mani del giocatore, con però due evidenti rovesci della medaglia. Il primo è che la narrazione è molto meno forte e memorabile che nel passato. È vero che i vari NBA 2K non sono mai riusciti a raccontare una storia priva di difetti, ma alcuni personaggi e alcune situazioni sono state comunque memorabili. Qui, invece, è tutto annacquato, se non l'antipatia intrinseca di MP, il nostro aspirante giocatore/rapper.
Il secondo punto negativo è che si vede che la Città, nonostante Visual Concepts faccia parte dello stesso gruppo, non è stata programmata da Rockstar Games. Nonostante la porzione di mappa sia limitata, spostarsi da un punto all'altro della città è una tortura, tra il personaggio troppo lento e legnoso e i vari mezzi di trasporto dalla fisica discutibile. Senza considerare che su Xbox Series X si assistono a decisi cali del frame rate e persino diversi crash.
Un bel menù con il quale poter balzare da una missione all'altra senza dover scendere per strada, in modo da dare a coloro che volessero concentrarsi solo sulla storia e l'evoluzione del personaggio la possibilità di andare avanti senza doversi "fisicamente" spostare da un luogo all'altro sarebbe gradito, peccato che gli sviluppatori abbiano deciso di costringerci a vivere La Città, i suoi tanti spazi e le sue barriere architettoniche.
Questo elemento, oltretutto, rallenta ancora di più la crescita del proprio avatar. Passare da un'attività all'altra, utile per accumulare più VC o guadagnare qualche distintivo speciale, richiede tanti minuti solo per raggiungere l'obiettivo prefissato. Spostamenti che diluiscono anche in questo caso "il basket" in favore di momenti decisamente meno riusciti e in tema NBA.
La modalità The W
Un'esperienza simile, spogliata di tutte queste (spesso inutili) superfetazioni la si può trovare in The W, una sorta di modalità carriera dedicata alle giocatrici della WNBA, il campionato femminile della NBA. Niente città, poca narrativa, tanto campo, allenamenti, microgestione della propria giocatrice.
Anche sul parquet VC ha lavorato bene e si "sente" che si sta giocando ad un gioco diverso rispetto a quello dei colleghi uomini. Tutto, a partire dalle animazioni del palleggio al tiro, è diverso e bisogna reimparare a stare in campo, facendo girare di più la palla e apprezzando in questo modo questa variante della pallacanestro sicuramente meno spinta dal punto di vista fisico, ma non per questa meno vera.
Anzi, il fatto che sia una modalità molto più asciutta rispetta a myPlayer consente di respirare molta più pallacanestro in The W rispetto che nella Città, dove, tra sponsor, rap, vestiti, capricci, litigi e cavolate varie si perde un po' di vista il lato sportivo e affascinante dello sport in favore di quello commerciale.
MyTeam, il FUT di NBA 2K22
Una modalità che è tornata pressoché invariata è myTeam, per semplificare una sorta di FUT, ma di NBA 2K22. Si tratta di una modalità che mescola il Fantasy Basketball con il gameplay di NBA 2K. Si parte sbustando un serie di pacchetti utile a formare un quintetto sensato, più le relative riserve.
Queste saranno più o meno forti in base alla vostra fortuna (in altre parole pescare un Doncic è più raro, ma decisamente più utile di pescare un Ish Smith), ma potranno essere potenziate con nuovi distintivi in grado di migliorare alcune loro statistiche, così da colmare alcune lacune o rendere inarrestabili i punti di forza.
Anche in questo caso i soldi, quelli veri, possono velocizzare la creazione di team formidabili e composti da carte rarissime e potentissime, ma, a differenza del mioGiocatore, qui ci sono molte più possibilità per poter giocare liberamente in modo da accumulare risorse con le quali colmare più facilmente il gap con i giocatori paganti.
La necessità, anche in questo caso, di monetizzare è visibile nella modalità Draft. Qui un giocatore compone in maniera casuale il proprio team e può continuare a utilizzarlo fino a quando non accumula 3 sconfitte. La modalità perfetta per chi cerca un qualcosa di leggero e veloce, che non necessiti necessariamente ore di grinding spinto. Peccato che il numero di ticket per accedervi gratuitamente sia limitato e i nuovi biglietti vadano comprati. Come in FIFA direte, ma nel gioco di EA, nonostante tutto, non è presente (per ora) questa massiccia presenza di spot, product placement o altro, che a volte è persino eccessiva, come dimostra il "tipo di State Farm" che è diventato un vero e proprio personaggio del gioco.
Microtransazioni e altre modalità
Questa continua presenza di microtranzazioni e elementi di questo genere rischia di far passare in secondo piano il fatto che, alla fine dei conti, ci troviamo di fronte a uno dei migliori giochi di basket di sempre. Le modalità sono tante e adatte a tutti i gusti, da coloro che amano il basket da strada a quelli che vogliono provare le emozioni di essere un General Manager di una franchigia NBA. Ci sono le squadre della WNBA, le squadre classiche e tutta una serie di contenuti che si modificano e aggiornano quasi in tempo reale in base alla stagione in corso.
Dal punto di vista tecnico, NBA 2K22 è uno dei più completi manuali della pallacanestro a stelle e strisce: tutti i grandi campioni presenti e del passato sono facilmente riconoscibili non solo sotto il profilo fisico, ma anche per il modo di tirare, per le mosse di abilità uniche, oltre che per la loro strabordante forza sul campo da gioco.
Grazie alla rinnovata fisica ogni tipo di giocatore ha modo di splendere: i tiratori veloci e leggeri come Curry saranno in grado di segnare da ogni posizione e sgusciare via dalla vostra marcatura, ma i centri fisici come Embiid o Gobert potranno davvero recitare il ruolo dei protettori del canestro, grazie alle loro braccia lunghe e al corpo imponente. Arrivare a segnare diventa, quindi, un gioco di abilità: bisogna conoscere e utilizzare non solo gli schemi, ma anche il proprio giocatore, in modo da non forzare quelle che sono le sue inclinazioni.
Come dicevamo, non si tratta di una rivoluzione, ma di un'evoluzione pensata per sistemare quello che non andava e avvicinare ancora di più, un passettino alla volta, il videogioco allo sport emulato. Sul parquet ci sono ancora cose da sistemare, ma la direzione sembra essere quella giusta.
Fuori dal palazzetto le cose non vanno nello stesso modo. La Città è un tentativo molto ambizioso, forse troppo. Il motore di gioco fa fatica a gestire il tutto e la fisica utilizzata negli spostamenti e nelle interazioni tra il proprio personaggio e l'ambiente non è all'altezza di una produzione simile. Più che i problemi tecnici, però, il vero limite è concettuale. Non si può navigare velocemente tra un'attività e l'altra, l'interfaccia è confusa e non si può fare un passo senza essere presi a sberle da uno spot o un inserimento pubblicitario. Tutto questo, inoltre, ha portato a una diluizione della narrativa eccessiva, che fa perdere molto mordente alla "modalità storia". Aggiungiamo la presenza continua delle microtransazioni e il fatto che i campetti e le palestre Pro-Am sono già piene di Michael Jordan, e si ha la sensazione che 2K Sports non abbia fatto molto per limitare questo genere di problemi.
Graficamente siamo al top
Un aspetto sul quale c'è poco da dire è quello tecnico. Sul parquet NBA 2K22 è bello da vedere, fluido, dettagliato, fedele. Le grandi star sono perfette e animate in maniera certosina. Chi conosce il Gioco ritroverà le movenze del proprio campione preferito, chi non è un cultore scoprirà presto come sia complesso marcare uno step-back di Harden o fermare quel treno in corsa di Zion.
Visual Concepts ha ripulito il codice e i comportamenti strani e i movimenti bruschi sono molti meno che in passato, seppur presenti. I contatti sono realistici, così come, finalmente, anche il comportamento della palla, molto meno pilotato che in passato. I controlli sono precisi e anche online si riesce a giocare piuttosto bene.
Molto vasta e di livello la colonna sonora ed eccellente, come sempre, il commento tecnico. Unica nota negativa: per ora la versione Xbox Series X crasha improvvisamente. Si spera che una patch sistemi questo problema presto.
Conclusioni
NBA 2K22 è un signor gioco di basket. Sul parquet siamo ai massimi livelli, con un gameplay fluido e pulito, che finalmente premia il gioco di squadra sulle individualità, grazie ad una nuova e apprezzatissima gestione della fatica. Peccato che Visual Concepts abbia lavorato più di cesello che di cazzuola e manchino novità di peso soprattutto fuori dal campo, con la Città che, al posto di essere il fiore all'occhiello del pacchetto, è un luogo ancora acerbo, che non è pronto a diventare una sorta di metaverso per gli amanti del basket virtuale. Nonostante questo, NBA 2K22 è un acquisto imprescindibile per gli amanti del basket NBA che, anche quest'anno potranno godere di una simulazione molto precisa e raffinata del loro sport preferito.
PRO
- Il gameplay è migliorato
- La gestione della fatica è il nuovo standard dei giochi sportivi
- Tante attività e cose da fare
CONTRO
- La Città è meno divertente del previsto
- Poche novità sotto il profilo delle modalità di gioco