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NBA 2K24, la recensione di un gran gioco di basket spaccato in 2

NBA 2K24 arriva sul mercato e con lui arriva il carico di polemiche: il miglior gioco di basket mai realizzato o un titolo con microtransazioni troppo invadenti?

RECENSIONE di Luca Forte   —   22/09/2023
NBA 2K24, la recensione di un gran gioco di basket spaccato in 2
NBA 2K24
NBA 2K24
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Le microtransazioni, croce (per i giocatori) e delizia (per gli sviluppatori) dei videogiochi moderni. Uno strumento che, se utilizzato bene, consente di poter accedere "gratuitamente" e da anni a colossi quali Fortnite, League of Legends o Dota 2, spendendo solo i soldi che si ritengono giusti per comprare nuovi vestiti o orpelli estetici. Quando le microtransazioni vengono applicate al gameplay la faccenda si fa più scivolosa: c'è chi le maschera bene e chi lo fa decisamente peggio, scadendo nella deriva "pay-to-win", ovvero quei videogiochi che consentono di diventare più forti, e quindi vincere, solo spendendo dei soldi reali.

Sia chiaro, nessuno spinge nessuno a investire ulteriore denaro in un progetto o di abbandonarlo se non piacciono le condizioni imposte dagli sviluppatori, ma fintanto che non vengono utilizzati strumenti, come per esempio un efficace matchmaking, che impediscano a chi ha un personaggio sotto steroidi di distruggere uno che ha scelto di spendere "solo" 80 euro per il gioco di base, allora la situazione diventa più delicata.

Il fu FIFA ha sempre agito sul filo del rasoio, da una parte lasciando fuori le microtransazioni da praticamente tutte le sue modalità, concentrandole solo all'interno di FUT, dall'altra consentendo anche a chi non spende di accumulare decine di carte/calciatori speciali, con le quali diventare magari non imbattibile, ma sicuramente competitivo.

Da questo punto di vista la serie di NBA 2K non si è mai fatta grossi problemi, nonostante, soprattutto negli USA, siano molto più attenti (o addirittura avvelenati) su questo argomento e non hanno problemi ad affossare quello che è in tutto e per tutto il miglior gioco di basket di sempre per questo motivo

Ma come stanno le cose? Ve lo diciamo nella recensione di NBA 2K24 per PlayStation 5 e Xbox Series X|S. Le versioni PC, Switch, One e PS4, infatti, non possono contare sulla principale novità di quest'anno, i Pro Play, e quindi non possono essere valutate in questa sede.

NBA 2K24, un gioco dicotomico

I campetti de La Città, il luogo dove le microtransazioni fanno più male
I campetti de La Città, il luogo dove le microtransazioni fanno più male

Senza girarci troppo intorno, NBA 2K24 è un gioco spaccato in due. Da una parte abbiamo un prodotto confezionato con cura e che trasuda un amore e una conoscenza infinita per il basket a stelle e strisce. Certo, soffre dei problemi delle simulazioni sportive che escono a cadenza annuale, ma l'edizione di quest'anno fa un grande passo in avanti nella direzione giusta. Merito principalmente della tecnologia ProPLAY, che ha consentito al team di sviluppo di digitalizzare intere partite delle stagioni precedenti, in modo da poter estrapolare le animazioni dei vari Durant, Jokic o Curry in situazioni di gioco reali e non ricostruite in laboratorio o replicate da stuntman professionisti.

Il risultato è un gameplay estremamente fluido e consistente, che ha praticamente perso tutti gli spigoli che si portava avanti da anni. Muoversi avanti e indietro per il parquet, piazzare blocchi o farsi strada nel pitturato non è mai stato così realistico e preciso. Questo miglioramento ha benefici a cascata su tutto il resto del pacchetto, dato che migliorano tutte le modalità, La Città inclusa, dove il nostro alter ego si muoverà in maniera agile e veloce e non più come uno scimmione ubriaco che si incastra in ogni angolo.

Tutto è in vendita ne La Città
Tutto è in vendita ne La Città

Ed è proprio La Città a mostrare il Mr. Hyde della produzione di Visual Concepts. La carriera da giocatore singolo, quella che consente di creare una matricola da zero con l'obiettivo di diventare il più forte giocatore di tutti i tempi, ci butta all'interno di uno scampolo di città piuttosto inquietante, dove tutto gira intorno al basket e soprattutto dove tutto è in vendita. Vuoi cambiare vestiti? Paghi. Migliorare delle statistiche? Paghi. Cambiare il taglio di capelli? Già, si paga. Il problema è che la valuta che si utilizza per queste attività è la stessa che si sfrutta per migliorare le statistiche nel MioGiocatore, mettendo di fronte a un dubbio amletico: divento più forte velocemente e sembro un cretino con la maglietta marrone e i pantaloni della tuta grigi o vado in giro con catenazzi e sneaker all'ultima moda, ma fatico a fare un terzo tempo smarcato nello "scontro generazionale" con Victor Wembanyama?

A peggiorare la situazione è che ad ogni passo si è tempestati di pubblicità più o meno invasive. Non passa un secondo nella città che viene proposta una bibita energetica, un progettino con una banca, o l'acquisto di questo o quell'indumento firmato. Vero che ormai la moda, la musica e l'NBA sono pesantemente intrecciati, ma spendere soldi per entrare in un metaverso nel quale chiedono a ogni piè sospinto del denaro non è particolarmente divertente. Il rovescio della medaglia è che per chi vive il basket questo è il paradiso dove tutti gli sponsor, i volti e le star dell'NBA convergono senza soluzione di continuità.

Alcuni scorci de La Città sono anche piacevoli
Alcuni scorci de La Città sono anche piacevoli

Per fortuna in questi 12 mesi le cose sono migliorate: le dimensioni inferiori de La Città consentono di limitare le corse da un punto all'altro del quartiere alla ricerca della missione successiva, ma soprattutto l'abbandono della ritrita storia di formazione (c'è ancora e parla di un giocatore che deve dimostrare di essere il nuovo "talento generazionale" che oltretutto deve smarcarsi dal passato ingombrante di padre e nonno, ma è diventata anch'essa opzionale) consente a chi vuole concentrarsi sul basket giocato di fare solo quello: è stato rinfrescante poter non uscire dal palazzetto e giocare uno scorcio di stagione intero ignorando tutti gli elementi satellite.

Facendo finta di non vedere tutto il resto, soprattutto i giocatori che aspettano al campetto virtuale con valori pompati da microtransazioni, si può anche chiudere un occhio sull'incessante richiesta di denaro virtuale e si può adattare il livello di difficoltà in modo tale da riuscire ad essere una promettente matricola... nonostante il punteggio iniziale di 60 certifichi il nostro essere - di gran lunga - il peggior cestista della lega. Il vero punto debole del pacchetto è il dover essere costantemente online, una cosa che non solo rallenta tutti i processi di salvataggio, ma rischia di cancellare intere sessioni di gioco se, per qualche sfortunata ragione, i server dovessero crollare durante una partita.

MyTeam consente di costruire una squadra dei sogni in stile FUT
MyTeam consente di costruire una squadra dei sogni in stile FUT

Per assurdo la voracità di 2K si sente meno in MyTeam, il FUT di NBA 2K24. Qui, infatti, nonostante la modalità sia basata sugli spacchettamenti e l'acquisto di nuove carte, tra modalità a giocatore singolo, regali o l'introduzione del salary cap, una trovata che limita il numero e la qualità delle superstar schierabili, è molto più semplice allestire un team competitivo con il quale allontanare lo spettro del pay-to-win. Certo, alcune carte sono costosissime, ma anche senza di esse si riesce a giocare.

Vecchia scuola

Quando si guarda al passato, NBA 2K24 è insuperabile
Quando si guarda al passato, NBA 2K24 è insuperabile

Lontani dalle luci e dalle paillettes delle modalità più giocate di NBA 2K24 si può comprendere il vero valore del capitolo di quest'anno. È ne "La mia NBA", nelle Ere, in The W o nei Mamba Moments che traspare tutto l'amore, ma soprattutto la conoscenza enciclopedica del team con sede a Novato.

Mamba Moments è la modalità copertina di questa edizione. Il 24, oltre che l'8, è il numero di Kobe Bryant e 2K Sports ha deciso di dedicare il capitolo "24" della sua serie alla compianta stella dei Lakers. Lo ha fatto ricostruendo 7 delle partite più famose del figlio di Joe Bryant, con uno schema simile a quello visto lo scorso anno per le Sfide di Jordan. Peccato che la cura riposta per His Airness sia molto superiore a quella vista quest'anno. Per esempio mancano i contributi video che facevano molto "The Last Dance", ma soprattutto manca una sorta di narrazione che faccia da fil rouge tra le partite. Coi 15 match dello scorso anno abbiamo rivissuto tutta la carriera di Michael Jeffrey Jordan, dal college all'ultimo ballo, mentre i 7 Momenti del Mamba mostrano alcuni exploit di Bryant senza per questo spiegarne la grandezza o raccontarne la storia. Ci poteva essere spazio per la giovinezza italiana (quanto sarebbe stato bello una partita sui campetti di Reggio Emilia?), per le prime esibizioni da matricola coi capelli cotonati, per match degli 81 punti, o per la commovente prestazione nella partita d'addio. E invece nulla.

Meglio gli anni da 8 o da 24?
Meglio gli anni da 8 o da 24?

Tolte queste osservazioni è sempre bello rivivere i Lakers di Shaq o quelli di Gasol, anche se forse è meno divertente giocare con le squadre prive di talento dove Bryant ha dovuto fare tutto (anche inimicarsi una parte dei tifosi) per provare a raggiungere una dignitosa zona playoff.

La novità principale de Le Ere, invece, è l'introduzione dell'era di Lebron, ovvero quel decennio che parte dal 2011 e vede King James provare finalmente a vincere il titolo. Come sempre si tratta di una modalità formidabile per tutti gli amanti del basket del passato, soprattutto per coloro che vorrebbero provare a riscrivere la storia, portando Oklahoma al titolo o draftando Kawhi Leonard e Jimmy Butler prima di Derrick Williams ed Enes Kanter.

Ne La mia NBA le novità principali sono due: il Salary Cap e una versione semplificata, che consente di gestire la stagione di una franchigia NBA anche senza conoscere tutti i tecnicismi della lega americana. Infine segnaliamo la crescita di The W, la versione de La mia Carriera dedicata al basket femminile che, anno dopo anno, diventa sempre più ricca con nuove modalità, opzioni e possibilità di personalizzazione.

Pro Play

Shai Gilgeous-Alexander è letale
Shai Gilgeous-Alexander è letale

Per chiudere il cerchio torniamo a parlare di quello che succede sul parquet, perché vanno bene le sneaker, il rap, le catene d'oro e il terrapiattismo, ma tutto nell'NBA ruota intorno alla palla a spicchi. Se non hai da dire qualcosa sul parquet, difficilmente verrai ascoltato fuori. Lo stesso vale con 2K e il lavoro svolto quest'anno è notevole, nonostante ci siano ancora margini di miglioramento nella gestione dei contropiedi, per esempio, o in quella degli allenatori virtuali. Da questo punto di vista la situazione è molto migliorata rispetto al passato, almeno i quintetti messi in campo non sono folli e i timeout non sono sempre chiamati a caso, ma, come dicevamo, c'è ancora tanto spazio per fare meglio. Per esempio in difesa gli accoppiamenti sono fatti per ruolo e non in base al talento: in altre parole il computer mette Curry a marcare Morant e un Green a cercare di fermare Durant, quando coach Kerr avrebbe utilizzato un Thompson o un Wiggins al loro posto. Sembrano dettagli, ma quando nella carriera venite triturati perché un vostro compagno non riesce a marcare per evidenti limiti tecnici e fisici la superstar rivale, noterete la cosa.

Così come scorgerete l'ennesimo cambio della meccanica di tiro. Quest'anno si potrà scegliere se affidarsi al classico indicatore, un po' erratico soprattutto con le entrate a canestro, o se provare a seguire la meccanica di tiro del cestista, lasciando il tasto in corrispondenza del rilascio migliore della palla. Entrambi i metodi richiedono grande precisione e adattamento, soprattutto considerando quanto sia facile sbagliare anche entrate a canestro o tiri da vicino apparentemente facili. Stesso discorso per i dribbling, che adesso punteranno molto sul ritmo: venite interrotti e sarà più difficile essere esplosivi, a meno di agire sulle classiche slider.

Non tutte le schiacciate vengono col buco
Non tutte le schiacciate vengono col buco

Una volta prese le misure, però, si ha tra le mani una simulazione di ottimo livello, finalmente con un comparto tecnico all'altezza che ha quasi abbandonato del tutto i problemi del passato. I cestiti muovono i piedi con precisione, patinano meno sul parquet, consentendo di piazzare blocchi o posizionarsi in campo in maniera più precisa e fulminea.

Anche la palla sembra più realistica e si muove con naturalezza su e giù per il campo, condizionando in maniera meno evidente i movimenti dei campioni NBA che in passato dovevano fare cose strane per farsi trovare in posizione di ricezione. Da questo dettaglio, poi, a cascata arrivano blocchi più precisi, dribbling più bilanciati e una difesa più efficace, basata sull'anticipare le mosse avversarie e frapponendo il proprio corpo.

Sarà forte quanto dicono?
Sarà forte quanto dicono?

Il risultato sono match coinvolgenti, realistici, ai quali manca davvero poco prima di essere scambiati per vere partite dell'NBA. Con un po' più di varietà nel riprodurre le corporature meno comuni, come quella delle diverse ere di Shaq, e i movimenti dei cestiti più alti più veloci si raggiungerebbe la perfezione, ma la strada imboccata sembra davvero quella giusta.

Conclusioni

Versione testata Xbox Series X
Digital Delivery Xbox Store
Prezzo 79,99 €
Multiplayer.it
8.0
Lettori (19)
5.2
Il tuo voto

NBA 2K24 continua con la sua essenza bipolare: da una parte abbiamo un manuale di basket interattivo che strabocca di contenuti, segreti e amore per la pallacanestro. Un prodotto pensato per tutti i fan dell'NBA che tra le sue pieghe troveranno un compendio che replica fedelmente l'evoluzione del gioco, degli schemi, oltre che le più grandi stelle presenti e passate. Dall'altra abbiamo un prodotto vorace, che non è ancora riuscito ad assimilare le microtransazioni in maniera meno invasiva, soprattutto considerando che si tratta di un'esperienza premium. Evitando i campetti de La Città l'annoso problema delle microtransazioni è meno invadente, soprattutto considerando che tra le mani si ha uno dei modi migliori e più divertenti per godersi la prossima stagione NBA.

PRO

  • Pro Play è un'innovazione tecnica notevole
  • È un manuale di basket presente e passato
  • Tante modalità di gioco, per tutti i gusti

CONTRO

  • I Momenti del Mamba sono meno curati del previsto
  • Le microtransazioni sono molto invasive ne La Città