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Need for Speed Underground

Electronic Arts ci accompagna in un mondo fatto di gare notturne, gomme bruciate, assetti esasperati, tuning al limite dell'immaginabile e rettilinei con l'acceleratore sempre a tavoletta: il mondo di Need for Speed Underground

RECENSIONE di La Redazione   —   12/12/2003
Need for Speed Underground
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Need for Speed Underground
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Spoilerone che passione

Need for Speed Underground, questo il nome della produzione in oggetto, rappresenta senza dubbio un punto di vista interessante nei confronti di un genere inflazionato come quello dei titoli automobilistici: come già accennato, la fatica del team Black Box è interamente ambientato di notte all’interno di una metropoli statunitense, teatro di gare illegali nel pieno spirito alla “The Fast and the Furious”, tanto per dare un’idea. E proprio come nella pellicola appena citata, un enorme peso è rappresentato dalle modifiche, estetiche e prestazionali, della propria autovettura. In effetti, il titolo Electronic Arts si può realisticamente definire come diviso in due parti, di eguale importanza e dignità all’interno dell’economia del gameplay: correre ed elaborare. Per quanto riguarda il primo aspetto, Need for Speed Underground non tradisce le proprie radici, proponendo una meccanica di gioco estremamente arcade ed immediata; sbandate a tutto gas, rettilinei a 200 all’ora e sportellate con gli avversari sono il pane quotidiano, tutto col piede rigorosamente premuto a fondo sull’acceleratore. La modalità principale, denominata Underground, mette il giocatore di fronte a ben 111 competizioni da affrontare in sequenza; al fine di diversificare l’offerta ludica del proprio titolo, i programmatori hanno deciso di introdurre 3 diverse specialità denominate rispettivamente Race, Drift e Drag. La prima è la classica gara contro altre vetture, anche questa divisa però a sua volta in point-to-point (un lungo percorso che attraversa la città), circuit (più giri all’interno di un circuito chiuso) e knockout (simile al circuit ma con la differenza che l’ultimo di ogni giro viene eliminato). Drift è invece una gara di sgommate e sbandate su un breve e tortuoso circuito, dove ogni prestazione viene valutata in base a velocità, durata e angolo di ingresso in curva. Per ultima, Drag è una sfida testa a testa su di un rettilineo più o meno breve, durante la quale è fondamentale cambiare le marce in maniera ottimale ed evitare il traffico che si para davanti. Si tratta quindi senza dubbio di uno sforzo lodevole, capace di garantire dei benefici a livello di varietà e freschezza del gameplay; affrontare le sfide di Need for Speed Underground è estremamente divertente e, soprattutto in modalità Race, non è raro terminare una gara con un sincero senso di esaltazione. Tutto ciò grazie all’eccellente dinamismo e frenesia che è capace di trasmettere la produzione EA, accentuata dalla buona quantità di scorciatoie presenti –ormai un segno distintivo della serie- e alla spettacolarità di alcuni passaggi, esaltati da brevi inquadrature esterne estremamente cinematografiche. In dettaglio, in occasione di incidenti o “salti” della propria automobile, la telecamera abbandona la visuale in-game (prima persona o da dietro la vettura) per posizionarsi di fronte ed inquadrare al meglio l’azione. Al di là di tali vezzi estetici comunque, Need for Speed Underground si rivela un buon arcade automobilistico, appagante da giocare ed estremamente veloce. Ciò nonostante, i difetti non mancano: tra questi, il più evidente è senza dubbio il tutt’altro che perfetto sistema di rilevamento delle collisioni. Se infatti l’urto contro un’altra vettura provoca una reazione della propria auto credibile, con risultati assimilabili a quanto visto in Burnout (pur senza danni alle carrozzerie), al contrario gli scontri con l’ambientazione si risolvono nella stragrande maggioranza dei casi con il semplice e stucchevole arresto del proprio bolide. Ciò può essere causa, in alcune occasioni, di eccessive e ingiustificabili penalizzazioni nei confronti del giocatore; allargare troppo una curva e toccare col paraurti un lampione può risolversi infatti in un irritante stop, capace di compromettere un’intera gara condotta magari alla perfezione fino a quel momento. Ugualmente grave è la discutibile intelligenza artificiale dei propri avversari, spesso fin troppo aggressivi e irruenti nella condotta di gara; a ciò va aggiunta la loro possibilità di “barare” durante le gare, fattore questo che gli permette di recuperare svantaggi altrimenti incolmabili.

Need for Speed Underground
Need for Speed Underground

Online Enabled

Proseguendo nella sua politica di ostruzionismo nei confronti di Xbox Live, Electronic Arts ha reso possibile il gioco online solamente su Ps2; il che è un vero peccato, dal momento che la casa statunitense è riuscita con successo a fare in modo che si possano incontrare e sfidare sulla rete i possessori delle versioni Ps2 e Pc. Le basi per una enorme lotta senza frontiere, quindi, c’erano tutte. Per quanto riguarda la modalità in sé, si tratta senza dubbio di un aspetto particolarmente curato e che renderà felici i possessori di broadband adapter; è infatti possibile giocare online a una delle competizioni presenti per un massimo di 4 partecipanti. E’ ovviamente presente la facoltà di utilizzare la propria auto modificata, e addirittura confrontarla con quelle degli avversari prima di iniziare la sfida per valutare eventuali gap prestazionali.

Mister Taroccò con l’accento sulla q

Ma senza dubbio l’elemento che aiuta Need for Speed Underground a distaccarsi dalla massa e guadagnare una valutazione di tutto rispetto è la fase di modifica della propria auto. Il parco macchine completo si assesta attorno alle 20 unità, partendo da una selezione modesta di vetture “comuni” come 206 e Golf fino ad arrivare a mostri come la Nissan Skyline. La cosa interessante è che, della propria auto, si può modificare tutto. Esatto: tutto, molto semplicemente. Partendo da cofani, minigonne, spoiler, prese d’aria, freni, scarichi, arrivando a potenziare il motore, migliorare l’assetto, ridurre il peso, applicare aerografie e adesivi, cambiare tinta alla carrozzeria, alle pinze dei freni e addirittura a tutto quanto ci sia sotto il cofano. A meno di non odiare visceralmente ogni forma di videogioco che si basi sulle 4 ruote, Need for Speed Underground è un titolo capace di tirar fuori l’alter ego truzzo (o ganassa, tamarro, maranza, cinghiale eccetera) di chiunque decida di dedicarvi un po’ di tempo. Ciò che stupisce è proprio l’enorme stimolo che la modalità di tuning dell’auto riesce a fornire nei confronti dell’intero gioco: ci si trova a superare gare e tornei solo col desiderio di provare l’ultima modifica sbloccata e taroccare questo o quell’aspetto del proprio bolide. E’ proprio tramite le vittorie che vengono infatti sbloccate nuove opzioni di taroccaggio della vettura: alcune di queste sono legate alle singole competizioni, altre invece diventano accessibili una volta raggiunto un certo numero di punti. Questi ultimi, da ottenere sulla pista tramite sorpassi, sgommate, salti e via dicendo, sono direttamente collegati all’aspetto estetico della propria auto. Sì perché la quantità di modifiche estetiche incrementa l’indicatore di “Rispetto”, che altro non è se non un moltiplicatore dei suddetti punti. Il cerchio così si chiude, diventando un vero circolo vizioso: voglio fare punti per sbloccare nuove parti per modificare la mia auto per avere più punti per sbloccare nuove parti… e via dicendo. La forza della produzione EA sta proprio in questo: nella capacità dei programmatori di aver studiato una struttura tra le più stimolanti mai comparse in un titolo automobilistico, tanto ben realizzata da essere in grado di mettere in secondo piano i difetti di una modalità principale sicuramente valida, ma di certo lontana dai grandi capolavori del genere. Per quanto riguarda invece il discorso puramente tecnico, Need for Speed Underground rappresenta senza dubbio un prodotto di buon valore complessivo; le ambientazioni sono ricche di dettagli, ampie, prive di pop-up e assolutamente ricolme di fonti di luce ed effetti speciali. Estremamente convincente anche la modellazione delle automobili, riproduzioni piuttosto fedeli delle controparti reali e sorprendenti nel processo di trasformazione, che le vede passare da vetture di serie a mostri che di queste sono solo lontanissimamente parenti. L’utilizzo di texture disegnate in maniera particolare e l’inclusione di un marcato motion blur per le sorgenti di luce riesce inoltre ad aumentare la sensazione di velocità, già di per sé più che ben restituita dalla vicinanza col terreno della visuale in prima persona. Quest’ultima è sicuramente preferibile a quella dietro alla vettura, che al contrario allontana dall’azione e appesantisce leggermente gli occasionali ma evidenti cali di frame rate, ancor più marcati a fronte del fatto che il motore grafico non riesce mai a superare i 30 fps. Ma al di là dei pregi o difetti tecnici, è impossibile non denotare una mancanza di varietà nell’unica ambientazione presente: pur offrendo scorci diversi, dalle fogne al centro, si tratta infatti di correre sempre e solamente di notte all’interno di una singola ed unica città, perlopiù su un numero di tracciati discreto ma non certo sensazionale. In quest’ottica avrebbe giovato non tanto la facoltà di affrontare gare in diurna, che a nostro parere si sarebbe rivelata una decisione incoerente con il contesto della produzione EA, quanto piuttosto l’inclusione di altre città marcatamente differenti da quella presente. E’ assente inoltre il Replay, decisione questa davvero difficile da accettare per un titolo uscito nel 2003. Buono invece il sonoro, con una più che soddisfacente selezione di brani e degli effetti azzeccati.

Need for Speed Underground
Need for Speed Underground

COMMENTO

Need for Speed Underground non è un capolavoro: le competizioni presenti, pur estremamente godibili e dotate di una apprezzabile varietà, si poggiano su una meccanica priva di acuti e penalizzata da un paio di difetti di troppo che sarebbe stato opportuno rimuovere. L’unica ambientazione presente inoltre, pur sicuramente ben realizzata e, per quanto possibile, pur diversificata tra una pista e l’altra, si rivela limitativa e ripetitiva già intorno a metà gioco. Ciò nonostante, la struttura di gioco è senza ombra di dubbio tra le migliori mai adottate in un titolo automobilistico, tanto da rivelarsi il vero traino capace di stimolare l’utente a proseguire di gara in gara; la possibilità di modificare la propria auto sotto aspetto possibile e immaginabile rappresenta il sacro graal di ogni appassionato delle quattro ruote, in grado di risvegliare l’anima tamarra anche del videogiocatore più pacato. Una grande sorpresa quindi, nonché una eccellente base per un seguito che potrebbe avere le carte in regola per lasciare davvero un segno.

    Pro:
  • Struttura di gioco eccezionale
  • Buona veste grafica
  • Giocabilità immediata ed appagante
    Contro:
  • Limitata varietà dell’unica ambientazione
  • Gestione degli urti discutibile
  • Cali nel frame rate

Need for Speed, ovvero il bisogno della velocità. Dietro a tale azzeccato titolo si nasconde nient’altro che una delle innumerevoli serie prodotte dalla prolifica Electronic Arts, vera e propria multinazionale del videodivertimento. Come facilmente intuibile anche da chi non conosce il brand in questione, Need for Speed è un titolo che ha da sempre rappresentato folli corse automobilistiche con vetture da sogno caratterizzate da uno stampo prettamente arcade e senza particolari velleità simulative. Al contrario però della maggior parte delle serie di videogiochi, non solo quelle edite da EA, le numerose produzioni accomunate dal nome “Need for Speed” non si sono limitate a proporre aggiornamenti grafici e nuovi tracciati, ma hanno al contrario spesso calcato strade diverse pur mantenendo sempre un filo conduttore ad accomunarle. A testimonianza di questa “politica di sviluppo” appena descritta, l’ultimo episodio della serie ha deciso di spostare lo sguardo sul mondo delle competizioni clandestine notturne, in maniera piuttosto simile a quanto proposto da Genki con Tokyo Extreme Racer e i suoi discreti seguiti.