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Neversong, la recensione

La disperata ricerca di una ragazza scomparsa, rapita da un mostro e condotta in un mondo a metà fra sogno e realtà, nella recensione di Neversong.

RECENSIONE di Tommaso Pugliese   —   11/05/2020
Neversong
Neversong
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La recensione di Neversong ci conduce in una sorta di dimensione onirica che stilisticamente si pone a metà strada fra Nightmare Before Christmas e Cyanide & Happiness, mettendoci nei panni di un ragazzo, Peet, che dopo essersi risvegliato da un coma scopre che il mondo intorno a lui è drasticamente cambiato. Ma è davvero la realtà quella che sta osservando?

Non c'è tempo per porsi delle domande, tuttavia: la sua ragazza, Wren, è stata rapita da un'inquietante creatura, dunque dovremo dar fondo a tutte le nostre risorse per salvarla.

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Come? Partendo dal pianoforte della sua vecchia casa ed esplorando i vari luoghi di uno scenario misterioso, abitato da personaggi apparentemente sospesi fra questo mondo e un altro.

È con un vero e proprio sogno che avremo a che fare in Neversong, nell'ambito di una campagna che propone meccaniche platform, adventure e persino metroidvania mentre risolviamo semplici enigmi ambientali, eliminiamo fastidiosi ragni brandendo una grossa mazza, saltiamo da un appiglio all'altro, sblocchiamo nuove abilità e risvegliamo gli spaventosi boss che ci separano dal confronto finale con il mostro responsabile di tutto questo.

Gameplay

Originariamente intitolato Once Upon a Coma, Neversong presenta fin da subito un gameplay particolare, caratterizzato da una fisica a tratti molto leggera e inconsistente, a tratti solida e convincente: il tentativo dell'autore del gioco di rappresentare in maniera plausibile un mondo onirico pieno di personaggi che si muovono come delle marionette e sembrano un po' in balia del vento, salvo poi esprimere un certo peso quando si tratta di valorizzare gli impatti durante i combattimenti e i boss fight.

Il contrasto spiazza un po' ma ha senz'altro un suo perché, di raccordo con le atmosfere inquietanti e peculiari dell'avventura, che in determinati frangenti ci spinge a compiere azioni disdicevoli (dare un ragazzino grassoccio ma antipatico in pasto a un ragno gigante?) ma poi in qualche modo si autoassolve grazie a qualche espediente narrativo, descrivendo in rima i progressi della storia e contribuendo così a farci immergere ulteriormente nelle sue ambientazioni.

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Di base le situazioni sono quelle di un action platform tradizionale, come dimostrano anche i semplici controlli a nostra disposizione: uno stick virtuale invisibile per muoversi, una pressione nella parte destra dello schermo per saltare e un piccolo pulsante deputato all'attacco. L'impianto funziona discretamente bene ma tende a non garantire la precisione necessaria in alcune fasi, quando ad esempio bisogna saltare da un "pendolo" all'altro con tempismo perfetto. Per fortuna il gioco supporta i controller Bluetooth, che migliorano nettamente l'esperienza.

Per il resto, al di là dei salti e degli occasionali combattimenti in Neversong si esplora parecchio, si azionano ascensori e interruttori, ma soprattutto si sbloccano nuove abilità che consentono di superare determinati ostacoli e visitare dunque porzioni di mappa fino a quel momento inaccessibili. Nulla di particolarmente originale o complicato, visto che la durata della campagna non si spinge oltre le tre ore, ma è lo stile a fare la differenza.

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Realizzazione tecnica

Per rendere l'idea di un mondo onirico, inquietante e misterioso, l'autore di Neversong ha compiuto precise scelte stilistiche e cromatiche, rappresentando i personaggi come buffi zombie che si muovono alla stregua di marionette (approfittando di tale espediente anche per risparmiare sulle animazioni, a quanto pare) all'interno di uno scenario spigoloso, spesso buio, pieno di PNG con cui interagire in qualche modo per portare a termine le missioni che ci condurranno di volta in volta più vicini alla soluzione dell'enigma finale.

Viene da sé che un'esperienza di questo tipo, che basa sulle atmosfere la maggior parte del suo fascino, necessitava di un sound design adeguato.

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Ecco, da questo punto di vista possiamo parlare di un obiettivo centrato per metà: alcuni brani della colonna sonora risultano senz'altro validi e ispirati, altri tradiscono un po' di superficialità.

Abbiamo invece apprezzato la narrazione in inglese (sottotitolata in italiano) delle cutscene, che aggiunge senza dubbio qualcosa in più a questo strano, peculiare viaggio fra i sogni.

Conclusioni

Versione testata iPad
Digital Delivery App Store
Prezzo Gratis
Multiplayer.it
7.5
Lettori (6)
5.0
Il tuo voto

Neversong è un titolo molto particolare, caratterizzato da una grande atmosfera e da scelte stilistiche che lasciano il segno... il che non è poco, oggi come oggi. L'avventura di Peet all'interno di questo inquietante scenario attinge a meccaniche platform, action e finanche metroidvania mentre passiamo da un enigma all'altro, da un boss all'altro, attivando nel frattempo interruttori, lanciandoci da pendoli magnetici e interagendo con personaggi decisamente fuori dal comune. Il gioco si completa in fretta e senza particolari sforzi, specie utilizzando un controller, ma vale senz'altro la pena di provarlo se siete abbonati ad Apple Arcade.

PRO

  • Stile e atmosfera davvero peculiari
  • Bella storia, bei personaggi
  • Gameplay discretamente solido...

CONTRO

  • ...ma meglio usare un controller
  • Abbastanza breve
  • Animazioni essenziali