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Odin Sphere - Recensione

Atlus continua a dimostrarsi paladina delle due dimensioni offrendo un gioco visivamente davvero splendido. Ma la sostanza?

RECENSIONE di Andrea Palmisano   —   28/06/2007
Odin Sphere
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Meravigliosa creatura

E vale la pena di iniziare a parlare di Odin Sphere proprio dall’aspetto grafico, letteralmente clamoroso. Sicuramente è la direzione artistica la chiave di volta della produzione Atlus, con un tratto così armonioso e una tale attenzione al dettaglio e all’utilizzo dei colori da lasciare senza fiato. E’ quasi obbligatorio fermarsi in alcune occasioni ad ammirare il lavoro svolto dagli artisti giapponesi, osservare la cura e l’attenzione con cui è stato confezionato un gioco che, a tutti gli effetti, sembra essere un interminabile libro di splendide illustrazioni. Gli sprite dei personaggi ovviamente non sono da meno, ma è soprattutto la dimensione di alcuni di essi a sorprendere; il re del primo “libro” è alto quanto uno schermo, tanto quanto uno dei suo generali, per non parlare dell’enorme drago a chiusura del capitolo. I numerosi livelli di parallasse e le ottime animazioni sono solo alcuni dei punti di forza di Odin Sphere, che tra l’altro è uno dei pochi giochi per Ps2 capace di stare perfettamente a suo agio anche su una tv Lcd o al plasma; e anche il sonoro non è da meno, con un buon doppiaggio e brani orchestrati. Ma che gameplay si nasconde dietro a tanta abbondanza visiva? Le radici della produzione Atlus si piantano sull’ottimo Princess Crown, uno dei migliori giochi usciti su Sega Saturn, e recentemente convertito anche su PSP. Fondamentalmente si tratta di un action game/picchiaduro a scorrimento orizzontale, ma con profonde contaminazioni di Rpg. Tutto si svolge all’interno del mondo di Erion in cui è ambientata l’avventura; il giocatore è chiamato a prendere il controllo di uno tra cinque personaggi e, fondamentalmente, iniziare a menare le mani eliminando tutti i nemici presenti su schermo. La trama, pur non eccezionale, punta molto sul lato emotivo, rivelandosi in fin dei conti più che apprezzabile. Una delle componenti originali di Odin Sphere sta nell’organizzazione dei livelli, suddivisi in vari settori; ognuno di questi ultimi è di forma circolare, e pertanto può essere percorso in maniera indifferente sia spostandosi verso destra che verso sinistra. Nella maggior parte dei casi l’obiettivo è eliminare tutti i mostri presenti nel settore, nella maniera più rapida possibile e tentando di non subire danni; una volta ripulita la zona, viene infatti fornita una valutazione del proprio operato, e sulla base di questo si ottengono denaro e oggetti tanto buoni quanto lo è stato appunto il voto. A questo punto si aprono una o più uscite dalla sezione, e consultando la mappa si può decidere quale strada seguire tra quelle disponibili per poi, anello dopo anello, raggiungere quello finale con il relativo boss. Lo schema dei tasti è piuttosto semplice; oltre al salto, c’è infatti un solo pulsante per gli attacchi, che se tenuto premuto permette al personaggio di pararsi e limitare i danni. La furia cieca da button masher viene parzialmente mitigata dalla necessità di tenere d’occhio la barra Pow, che si riduce appunto proseguendo a menare fendenti senza sosta; nel caso in cui venga esaurita, obbliga il personaggio a restare qualche secondo in stato di stordimento, alla mercé degli avversari. Ovviamente non mancano le combo, anche se piuttosto semplicistiche a dire il vero; fortunatamente sono disponibili delle magie, accessibili da un apposito menù assegnato al triangolo e utilizzabili riempiendo un indicatore con le sfere viola (chiamate Phozon) rilasciate dai nemici sconfitti.

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Profondo? Un po’...

Gli elementi Rpg sopra citati si risolvono anzitutto nella possibilità di aumentare il livello del proprio alter ego, e di conseguenza l’energia e il danno procurato dai colpi, guadagnando esperienza e riempiendo (di nuovo) una apposita barra. Uno dei modi per ottenere exp è mangiare; diversi cibi hanno differenti proprietà in tal senso, e proseguendo nel corso del gioco viene aggiunta la possibilità di cucinare pietanze mescolando vari ingredienti primari, al fine di dar vita a pranzetti sempre più benefici in termini di esperienza ed energia. Discorso analogo per la componente da “piccolo chimico”; anche in questo caso è possibile utilizzare diversi elementi base per creare antidoti, pozioni, bombe incendiarie o tossiche e via dicendo. Intrigante è anche la presenza di semi, da piantare per poi vedere crescere le piante e ottenerne i frutti. Di fronte a tale abbondanza di oggetti da gestire, diventa davvero irritante la ristrettezza dell’inventario che obbliga fin troppo spesso a fare delle scelte abbandonando per strada ciò che invece si vorrebbe conservare, e nemmeno l’acquisto di altre borse risolve la situazione; un limite evidentemente posto per stimolare il giocatore al continuo utilizzo di ciò che è presente nel proprio inventario, ma che si rivela appunto piuttosto fastidioso e limitante. Ma non è questo il difetto più consistente della produzione Atlus, così come non lo sono i marcati rallentamenti che si presentano nelle situazioni più complesse. Le pecche che impediscono ad Odin Sphere di meritarsi un posto nell’Olimpo della ludoteca di Ps2 sono fondamentalmente due: la difficoltà, che subisce un incremento una volta addentratisi nel gioco, e che stizzisce soprattutto perchè viene ottenuta in maniera “antipatica” ovvero aumentando il numero di nemici da affrontare a fronte della riduzione di oggetti curativi forniti. Ma è soprattutto la sensazione di ripetitività e leggera inconsistenza che frena le ambizioni del titolo in oggetto; ben presto ci si ritrova a fare le stesse cose, eliminando orde di avversari salvo passare all’anello successivo e così via fino alla fine. Il ritmo di gioco sembra diluito, e l’esperienza passa così dall’entusiasmo delle prime ore al progresso per inerzia delle successive; il sistema di combattimento, così immediato e accessibile, si trasforma ben presto in limitato e poco personalizzabile. Una modalità a due giocatori, pur andando a cozzare inevitabilmente con la trama, avrebbe forse consentito di accettare più volentieri tale situazione; oppure un sistema di combo più sviluppato, o una riduzione della difficoltà o delle aree tutte uguali da superare... Potremmo continuare, ma la sostanza non cambierebbe: Odin Sphere è splendido da vedere, non altrettanto da giocare.

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Commento

Ogni amante della grafica bidimensionale, o più in generale chiunque tenda ad avvicinare il videogioco all’arte, dovrebbe comprare Odin Sphere solamente per la clamorosa veste grafica, davvero dalla bellezza accecante. Dispiace davvero dover constatare che dietro a tale inattaccabile componente estetica non ci sia un gioco di pari valore, ma solamente un action/rpg più che godibile ma purtroppo contraddistinto da un gameplay un po’ impalpabile che soprattutto a lungo andare evidenzia limiti irritanti. Affermare che la produzione Atlus sia il classico esempio di tanto fumo e poco arrosto sarebbe eccessivo ed ingeneroso; Odin Sphere è piuttosto un gioco che lascia l’amaro in bocca per quello che avrebbe potuto essere e non è.

Pro

  • Grafica meravigliosa
  • Accessibile fin da subito
  • Grande sonoro
Contro
  • Appare ben presto limitato
  • Rallentamenti marcati
  • Scelte di game design discutibili

Il 2D non morirà mai. O almeno questo è ciò che viene da pensare giocando ad Odin Sphere, ultima produzione Atlus che, insensibile al monopolio del poligono, ha scelto proprio le due dimensioni senza nessuna esitazione. E per fortuna, c’è da aggiungere: basta infatti osservare i primi istanti dell’introduzione per rimanere a bocca aperta, senza riuscire a chiuderla fino allo spegnimento della console...