È l'anno di Resident Evil Village e l'influenza della serie di Capcom si fa sentire, anche sulle produzioni indipendenti solo vagamente a tema: quello che analizzeremo oggi, come vedremo nella recensione di Outbreak: Endless Nightmares, è però un caso eclatante. Stiamo infatti facendo riferimento ad un titolo inedito, molto interessante dal punto di vista dello sviluppo (anche perché realizzato da una sola persona, con tutti i limiti che ciò comporta) e delle idee di fondo (noterete che i rimandi a Resident Evil Outbreak e più in generale al franchise sono costanti).
Non è però tutto ora ciò che luccica: e quindi, se i trailer di presentazione hanno catturato la vostra curiosità, la recensione che state per leggere potrebbe rapidamente abbatterla. Cerchiamo di fare il punto sulla situazione, bilanciando con onestà pregi e difetti di quella che appare, a tutti gli effetti, anche un'operazione commerciale.
Trama: bentornati nella villa
Qualcuno di voi si ricorderà forse di Outbreak: The Nightmare Chronicles, titolo dello stesso sviluppatore (Dead Drop Studios) pubblicato circa tre anni fa: un omaggio ai survival horror vecchia scuola, benché poi le lodevoli intenzioni siano state tradotte in un prodotto non proprio esaltante. Comunque, la trama di Outbreak: Endless Nightmares (ebbene sì, anche i titoli sembrano pensati per confondere il pubblico) riprende da lì: la protagonista è ancora in vita e per qualche strano motivo è interessata a continuare il suo viaggio nell'orrore.
Si torna ancora una volta nella villa, una dimora palesemente ispirata al primo Resident Evil e ad Alone in The Dark 4: The New Nightmare; non saremo noi a contestare un'ambientazione affascinante oggi come vent'anni fa, a patto di saperla rendere bene e con un minimo di originalità. Ecco, la villa di Outbreak: Endless Nightmares è un po' l'hub di gioco principale, perché è da qui che il protagonista (o la protagonista, sta a voi scegliere tra un certo numero di personaggi) accederà alle varie "anomalie", cioè singoli livelli di gioco da esplorare e all'interno dei quali sopravvivere riportando a casa la pelle.
Il mondo come lo conoscevamo, in Outbreak: Endless Nightmares, è finito da un pezzo: ormai zombi e mostri di vario tipo si nascondono in ogni dove; anche il bestiario di base è ispirato al franchise che ci siamo ormai già seccati di ricordare. Non è la narrazione a garantire un minimo di interesse: anzi il più delle volte essa è affidata a pagine e pagine di diario mostrate a schermo, senza tra l'altro che contengano alcunché di davvero rilevante. In qualche modo, il protagonista deve affrontare i suoi incubi ed uscirne incolume per raggiungere gli altri sopravvissuti.
Trofei PlayStation 4
Caso piuttosto curioso negli ultimi tempi, Outbreak: Endless Nightmares su PlayStation 5 offre soltanto una manciata di trofei e nessun Trofeo di Platino. Ad ogni modo, per ottenerli tutti quanti, dovrete fare poco altro che completare l'avventura principale. Un pensiero in meno, dopotutto.
Gameplay
Che un titolo abbia una trama scadente può essere perdonato, almeno per quanto riguarda i survival horror: dopotutto li si gioca anche per altre caratteristiche. Ma queste ultime, su tutte il gameplay, devono funzionare, altrimenti davvero non ci siamo. Ora, Outbreak: Endless Nightmares possiede sulla carta tutte le caratteristiche fondamentali per offrire un'esperienza divertente: senso di claustrofobia, inventario capiente il giusto, possibilità di modificare e potenziare le armi, progressione del personaggio tramite punti esperienza, enigmi, nemici, meccaniche roguelike e cooperativa. Allora cos'è che non funziona?
Il fatto è che quasi ogni singolo aspetto che abbiamo citato mostra chiaramente la sua incompletezza, in modo tale che questo calderone riesce sì a divertire (ci ha divertiti, per un po') ma a patto di non avere alcun tipo di pretesa e di venire a compromessi con innumerevoli sbavature. Per esempio i livelli generati proceduralmente dovrebbero garantire un minimo di varietà e invece due volte su tre ci siamo ritrovati alle prese con lo stesso, identico ambiente visto appena una manciata di minuti prima; letteralmente identico, nemici, enigmi e trappole compresi. Di tanto in tanto cambiano, appunto, solo questi ultimi aspetti: una trappola, o la posizione di uno zombi. E chiaramente non basta.
Il gunplay è un altro aspetto che non funziona e non perché si tratta di un omaggio alle meccaniche vecchia scuola: in Outbreak: The Nightmare Chronicles vi è sia una personalizzazione moderna che una più all'antica, e sono entrambe scomode. Il personaggio mira un po' dove vuole lui, quasi mai sul bersaglio; ci è capitato due volte di seguito che smettesse del tutto di fare fuoco, per chissà quale motivo. Le armi erano in buono stato, equipaggiate e con munizioni disponibili: si è trattato sicuramente di un bug, perché anche a mani nude l'eroe proprio non voleva saperne di affrontare il suo destino e di portare a casa la pelle.
Limitazioni
Proseguiamo con le limitazioni, ricordando però nuovamente che, se non vi aspettate nulla di che dalla vita, Outbreak: Endless Nightmares può comunque divertirvi; ma non fatevi ingannare dalla pubblicità, perché il titolo non è neppure così bello come vorrebbero farvelo passare. Sicuramente il sistema di progressione è intrigante: ad ogni morte si ricomincia da capo, ma mantenendo l'esperienza del personaggio; ad ogni nuovo livello ottengono dei potenziamenti nelle statistiche, benché i nemici si facciano più temibili. La modalità cooperativa in locale, d'altronde, si rivela divertente in compagnia di un amico, e sfrutta lo split screen orizzontale, proprio come "nei bei vecchi tempi".
Peccato che il livello di confusione a schermo e le sbavature aumentino in maniera esponenziale nella cooperativa. Che dire poi della tripla focalizzazione, tanto lodata dallo sviluppatore. La telecamera di base è fissa, mostra specifiche inquadrature per ogni stanza di un edificio (come nel primo Resident Evil); ma può spostarsi alle spalle del protagonista o tramutarsi (basta la pressione di un tasto) direttamente in prima persona. La fruizione resta comunque scomoda, anzi forse in prima persona peggiora (ma a beneficio dell'immersività). Esiste infine una terza personalizzazione, quella tattica: si mette in pausa l'avventura e il giocatore può esplorare direttamente tutte le stanze dell'ambiente circostante, come se fosse lo sviluppatore stesso immerso nel suo editor, svelando nemici, posizioni utili, oggetti e punti di arrivo.
Conclusioni
Outbreak: Endless Nightmares è un survival horror con livelli generati proceduralmente ed ispirato ai classici della vecchia scuola, su tutti Resident Evil (lo cita anche nel nome, suvvia). Il problema è che, a fronte di questo citazionismo, l'offerta vera e propria si rivela allo stesso tempo ricchissima come estremamente problematica. Tralasciamo il comparto tecnico, che dovrebbe rappresentarne il fiore all'occhiello, con quel tanto decantato 4K: basta impugnare il controller e attraversare tre stanze della prima ambientazione di gioco, per rendersi conto di trovarsi alle prese con una pietra molto, molto grezza (anche e soprattutto, ma non solo, nelle animazioni). Tralasciando compenetrazioni e sporadici bug, l'idea di base è divertente: il problema è, appunto, riuscire a godersela, perché spuntano fuori problemi in ogni dove e non è raro che questi conducano inesorabilmente alla morte. Insomma, a voler sintetizzare: tanta carne al fuoco, ma quasi tutta bruciata. Ne vale la pena? Secondo noi, no. Poi fate voi.
PRO
- L'atmosfera c'è
- E ci sono anche buone idee
- Tante possibilità di personalizzazione
CONTRO
- Difetti in ogni dove
- Tre telecamere, quasi tutte scomode
- Caricamenti a parte, in cosa dovrebbe brillare su PS5?