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Overclocked - Recensione

Riusciranno gli autori di The Moment of Silence a condurci nei meandri della follia con la loro ultima avventura grafica?

RECENSIONE di Simone Tagliaferri   —   28/05/2008
Overclocked
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News Video Immagini

Questo è un ottimo periodo per le avventure grafiche, con molti titoli in arrivo (se ne parla poco, ma ce ne sono veramente tanti, fidatevi… magari gli dedichiamo uno speciale) con vecchi, grandi nomi che si riaffacciano al genere (Jane Jansen e il suo Gray Matter, o Bill Tiller con l’imminente A Vampyre Story per fare un paio di nomi) e con team di sviluppo di più recente formazione che vanno specializzandosi, proprio come avveniva nell’epoca d’oro del genere. Quest’ultimo è il caso degli House of Tale che, dopo il rodaggio fatto con The Mystery of the Druids, e l’affermazione avuta con The Moment of Silence, riescono a consacrarsi con questo loro ultimo lavoro, Overclocked, ponendosi tra le prime posizioni di un’ipotetica classifica dei migliori sviluppatori di avventure grafiche.
In realtà notavamo che si dibatte tanto sul lato narrativo dei videogiochi ma, nei discorsi su questo tema, difficilmente viene citato il genere che più di tutti fonda il suo fascino sulla narrazione, oltre che sulla risoluzione degli enigmi, ovviamente. Eppure a ben guardare le sperimentazioni migliori si sono avute proprio nelle avventure punta e clicca, dichiarate morte da più parti e a più riprese, ma riuscite a sopravvivere scavandosi una nicchia di mercato e rimanendo fuori dal grande giro dell’industria, dimostrando tra l’altro una vitalità non indifferente. Overclocked, in questo senso, appare paradigmatico. Uscito in sordina e quasi ignorato da pubblico e critica, quest’ultima spesso troppo dietro alle innovazioni tecnologiche piuttosto che alla sostanza dei videogiochi (un po’ di autocritica non fa mai male), riesce a coinvolgere e a tratti sconvolgere il giocatore grazie ad alcune eccellenti scelte “registiche”.

Overclocked - Recensione
Overclocked - Recensione
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Deliri di cinque menti instabili

Il gioco inizia con un filmato che rende subito tesa l’atmosfera: siamo a New York in un giorno di pioggia, una ragazza semi-nuda arriva a un incrocio e comincia a sparare facendo scappare tutti i passanti. Subito dopo ci ritroviamo in una stanza d’albergo alla guida del protagonista del gioco: David McNamara, uno psichiatra chiamato dal governo per cercare di capire cos’è successo a cinque adolescenti, tra i quali la ragazza del filmato iniziale, trovati a girare per la città in stato confusionale. McNamara, anch’egli con un passato tormentato alle spalle, che emergerà durante il corso del gioco, deve riuscire a scavare nell’inconscio dei pazienti, arrivando a svelare la trama oscura che si cela dietro il loro stato.
Non vi sveliamo più nulla sulla trama perché ogni parola extra potrebbe rovinarvi le numerose sorprese che contiene. Sappiate soltanto che la storia è divisa in cinque capitoli e che l’arco temporale va dall’11 al 16 Novembre, praticamente sei giorni di cui ogni giorno rappresenta un capitolo, a parte gli ultimi due che sono compresi in uno soltanto (quello conclusivo).

quando parlavamo di “scavare nella mente dei pazienti”, intendevamo proprio entrarci dentro

Deliri di cinque menti instabili

Quello di cui non possiamo non fare menzione sono i flashback, ovvero il fulcro dell’esperienza ludica. Quando parlavamo di “scavare nella mente dei pazienti”, intendevamo proprio entrarci dentro. La maggior parte del gioco, infatti, è composta da flashback causati da McNamara nei cinque ragazzi, usando il classico pendolo per ipnotizzarli, che, quando ricordano i fatti del loro passato che li hanno portati alla follia, chiamano il giocatore a viverli in prima persona. Ovvero, parlando più chiaramente, ogni flashback ci metterà alla guida del giovane esaminato dallo psichiatra e ci richiederà di far avanzare il ricordo. Come? Ma nel modo più consono a un’avventura grafica: risolvendo enigmi.

Overclocked - Recensione
Overclocked - Recensione
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Immersione totale (senza bisogno della muta)

Se avete letto attentamente i paragrafi precedenti vi sarete resi conto che non ci troviamo di fronte a un’avventura standard. Per carità, lo stile di gioco è molto convenzionale, con un'interfaccia punta e clicca intuitiva e già ampiamente rodata: cliccando con il tasto sinistro del mouse su un punto interagibile, appare una rosa di possibili azioni tra cui scegliere (esaminare, usare, prendere e così via); nella parte bassa dello schermo c’è l’inventario, mentre in quella alta appaiono le descrizioni degli oggetti e i sottotitoli dei dialoghi (se abilitati). Anche i dialoghi sono gestiti in modo abbastanza convenzionale e richiedono al giocatore semplicemente di scegliere un argomento di conversazione fra quelli disponibili. Ma non fatevi ingannare, House of Tale ha scritto alcuni dei testi più belli letti e ascoltati in un videogame. Comunque, per ciò che riguarda la struttura di gioco, Overclocked non fa un passo in più in avanti dei titoli che lo hanno preceduto.
Lì dove invece eccelle è nella capacità di coinvolgere il giocatore dall’inizio fino alla fine, trascinandolo in una storia malata e appassionate, in cui ci si trova tanto più agganciati, quanto più si avanza scoprendo dettagli sull’accaduto. Ogni flashback svela qualcosa in più, ogni dialogo fornisce dettagli interessanti. Ci si trova spesso a non poter fare a meno di continuare a giocare, anche se sono le cinque di mattina, soltanto per infilare il pezzo di puzzle successivo, cercando di chiarire il quadro generale che va piano piano delineandosi. Sarà l’atmosfera malata (e un po’ depressa, siete avvertiti), saranno gli enigmi studiati in modo da integrarsi perfettamente nella trama, sarà la storia strutturata in modo da fornire i giusti dettagli per incuriosire senza rovinare mai la sorpresa della scoperta successiva e senza dire troppo sul quadro generale, sarà la musica ripetitiva ma adattissima per sottolineare l’atmosfera e coinvolgere maggiormente; insomma, saranno tutti questi fattori messi insieme, ma Overclocked permette di abbandonarlo soltanto quando lo si è finito.

Overclocked - Recensione
Overclocked - Recensione
Overclocked - Recensione

Dannati occhi!

Commento

Vogliamo essere coraggiosi, premiando un gioco arrivato sul mercato senza uno straccio di hype. Dateci retta: se non lo acquistate rischiate di perdere una delle avventure grafiche più belle degli ultimi anni. Overclocked merita di essere giocato soltanto per seguire l’ottima e profonda trama. Fateci più di un pensiero sopra.

Pro

  • Narrazione originale
  • Trama appassionante dall’inizio alla fine
  • Dialoghi ben scritti
Contro
  • Graficamente non eccezionale
  • Non dura molto
  • Alcuni caricamenti sono lunghi

PC - Requisiti di Sistema


Requisiti Minimi

  • Processore: Intel Pentium 1.3 GHz o equivalente
  • RAM: 512 MB per Windows XP, 1 GB per Windows Vista
  • Scheda video: scheda 3D compatibile con le DirectX 9.0c e con i Pixel Shader 1.1
  • Sistema operativo: Windows XP / Vista
  • DirectX: 9.0c o superiori
  • Hard Disk: 5,0 GB
Requisiti Raccomandati
  • Processore: Intel Pentium 4 2.0 GHz o equivalente
  • RAM: 1 GB
  • Scheda video: scheda 3D compatibile con le DirectX 9.0c e con i Pixel Shader 2.0
Configurazione di Prova
  • Processore: Intel Core 2 Quad Q6600
  • RAM: 3 GB
  • Scheda video: GeForce 8800 GT
  • Sistema operativo: Windows Vista