Tutti coloro che abbiano giocato al primo capitolo di Patapon ricorderanno certamente in che subdola maniera i suoi ritmi elementari entravano nel cervello per continuare a risuonarvi come una sorta di frenetico mantra. E' arrivato ora il momento di tornare a vestire i panni di un Dio per scortare i nostri ritmici occhi nel loro periglioso viaggio verso Fineterra, al ritmo dei noti Pon Pon Pata Pon ed affini. Per chi non abbia mai giocato al primo capitolo della fortunata serie su PSP (oltre che consigliarvi di rimediare) spieghiamo brevemente cosa ci troviamo fra le mani: Patapon 2 è il sequel, sia nella trama che nelle meccaniche di gioco, di un rythm game con elementi strategici che ci porta a muovere in schemi in 2D a scorrimento orizzontale delle truppe di omini fatti sostanzialmente di occhi con braccia e gambe impegnati nel loro viaggio verso la fine del mondo, dove potranno vedere "quella cosa".
Noi siamo il loro Dio, le nostre comunicazioni con il popolo dei Patapon sono mediate dalla sacerdotessa Meden. Ma siamo anche i generali delle nostre armate e per guidare in battaglia le nostre truppe sfrutteremo combinazioni ritmiche ben precise da battere a tempo di tamburi. Ognuno dei quattro tasti della PSP rappresenta un tamburo: il Pon, il Pata, il Chaka ed il Don. In questo modo il "Pata Pata Pata Pon" (tre pressioni sul tasto quadrato ed una sul tasto cerchio) servirà per far avanzare le truppe, il "Pon Pon Pata Pon" per attaccare e così via.
Salutiamo il grande essere!
Dopo aver assistito ad un breve filmato di presentazione che fa da ponte fra gli avvenimenti del primo capitolo e lo svolgimento della trama di questo secondo, ci troviamo a svolgere le azioni ormai familiari: dare un nome al nostro Dio e svolgere la brevissima fase di tutorial che ci insegna ad usare i tamburi ed a recuperare le nostre prime truppe. E' immediata la sensazione di trovarci ad una sorta di Patapon 2.0, una versione pressochè identica della formula che aveva decretato il successo del capitolo originale ampliata da numerose opzioni e modalità aggiuntive. Per prima cosa troviamo l'inserimento di tre livelli di difficoltà e la possibilità di importare i dati salvati dal primo Patapon, per chi li abbia conservati. Ritroviamo una Patapolis ricostruita ed il consueto schema di livelli a scorrimento a "nastro", il primo dei quali (facente anche da tutorial) è il classico livello di caccia.
Le classi sono le solite di sempre, con l'Hatapon portabandiera, arcieri e lanceri ed i soldati, utilissimi come "tank". Fra quelle avanzate ritroviamo i cavalieri ed i "pancioni", i Dekapon. I Megapon, ossia i flautisti, tornano anch'essi a riproporre la loro presenza. Ci sono però tre nuove classi a dare varietà al gioco: i Toripon, dei cavalieri volanti, i Mahopon, una sorta di stregoni, ed i Robopon potenziati con armi da pugno. La chiave del successo di questo secondo capitolo è però insito nella figura degli eroi Patapon: si tratta di unità singole dotate di devastanti abilità speciali che vengono azionate con il noto concetto di "Fever", tradotto stavolta con "Folle" ed equipaggiabili con più di cento maschere da eroe. La modalità Folle viene innescata se battiamo i tamburi in sequenza con precisione, mentre un grado di semiperfezione fa scattare l'abilità dell'eroe che può essere scelto, in ogni missione, fra tutte le classi ed i livelli da noi sviluppati nel gioco.
Il ritmo nel sangue
Se nel primo capitolo mantenere il ritmo era fondamentale per la buona riuscita delle missioni, grazie al mantenimento della modalità Folle che aumenta i poteri di attacco e difesa dei Patapon, in questo sequel conta molto anche lo sviluppo dei Patapon stessi, molto più complesso e ricco di elementi strategici del titolo originale. Se in quest'ultimo, infatti, oltre ovviamente ad equipaggiarli con le armi recuperate nei livelli i Patapon potevano essere aumentati semplicemente di livello usando i materiali reperiti, in questo sequel la cosa si fa più complessa. In Mater, infatti, ossia l'albero della vita da cui generiamo le truppe, è possibile evolvere i singoli soldati attraverso un sistema ad albero che, oltre al livello, apre accesso a diverse tipologie di Patapon. Ogni sottoclasse ha caratteristiche speciali sia nelle resistenze che negli attacchi speciali. Ognuna di queste può essere evoluta fino al decimo livello, in cui prende la forma finale. Questo apre una serie davvero vastissima di strategie e tattiche di gioco ed apre il fianco alla vera nota dolente del gioco: il farming. Per poter reperire il numero titanico di elementi che servono per far fronte ad un così grande numero di evoluzioni si rende infatti necessario il ripetere per infinite volte gli stessi livelli. Per fortuna però, pur essendo questa una parte davvero importante del gioco, rispetto al primo capitolo le varianti possibili per il reperimento dei materiali è stata ampliata, sia aggiungendo un maggior numero di vicini a Patapolis che inserendo le modalità multiplayer.
Nel primo caso, quello dei vicini, si tratta di minigiochi musicali in cui ci dobbiamo cimentare nel suonare come una sorta di xilofono le dita dei piedi di un gigante di pietra bambino per avere le pietre, nel far ballare a tempo una campana, nel forgiare metalli o produrre zuppe nutrienti da portare in battaglia, e così via. I minigiochi vedono, rispetto al primo capitolo, l'inserimento di livelli di difficoltà che, aumentando di volta in volta, permettono di ottenere materiali sempre migliori. Nel tempio Paraget invece accediamo alle nuove modalità multiplayer presenti che servono principalmente a recuperare maschere da far indossare agli eroi ma sono utili anche per la collezione di materiali. Nel tempio Paraget si ha accesso a quattro diverse modalità di gioco: una in solo, che sostanzialmente è un single player con dei personaggi guidati dal computer che ci affiancano; una in cui fungiamo da host per il multiplayer via Wi-Fi ed una in cui ci possiamo unire ad una partita hostata da un altro giocatore; infine una modalità a gioco condiviso in locale. Tutte le modalità supportano fino a quattro giocatori. Solamente la modalità in cui siamo host e portiamo l'uovo ci permetterà però di accedere al suo contenuto, ossia le maschere per gli eroi. Le uova sono sostanzialmente sbloccabili per i vari boss che troviamo lungo il percorso della modalità storia, i vari boss ed i mostri principali. Sconfiggendoli in modalità storia ci rilasceranno l'uovo in questione che andrà ad arricchire il catalogo del multiplayer rendendosi accessibile. Ogni mostro può essere attaccato esclusivamente da un team composto da quattro eroi ed andrà ucciso in un lasso di tempo determinato. Se avremo successo accederemo alla fase successiva rappresentata da un minigioco ritmico di difficoltà graduale. Se riusciremo ad avere successo anche in questa otterremo la nostra ricompensa in maschere e materiali.
More of the same, con pregi e difetti
Il gioco, per chi lo ha amato nel suo primo capitolo, sarà sicuramente un graditissimo ritorno a casa che ci regalerà tutto l'entusiasmo dell'alchimia che aveva reso preziosa l'esperienza del primo Patapon arricchita da una serie di nuovi elementi che si presentano però come un'arma a doppio taglio. Se infatti da un lato la complessità del gioco è stata aumentata riuscendo ad aggiungere varietà sia nel gameplay che nelle modalità di farming, d'altro canto si è abbandonata quella strada di estrema immediatezza che rendeva il primo capitolo un eccellente "mordi e fuggi".
Il problema dell'eccessivo grinding, che può alla lunga diventare stancante, non è stato risolto: al contrario si è scelto di alimentarlo per sostenere le spese davvero ingenti necessarie per le evoluzioni delle nostre truppe. In parallelo però il gran numero di possibilità di reperimento dei materiali permette di non fossilizzarsi sullo stesso perenne unico e battutissimo terreno di caccia ma di cimentarci anche nel farming più estremo in una serie di sfide che non rendono l'esperienza tediosa e frustrante. Un bilanciamento che ci sentiamo di sposare come la chiave di un rinnovato successo.
Un difetto che invece si è scelto di ereditare dal primo capitolo resta essere quello dell'assenza di un indicatore dei punti vita dei boss che affrontiamo. Un dettaglio che avrebbe rivestito un'importanza decisamente focale in determinati scontri dove un diverso set up delle truppe, sia a livello di formazione che di equipaggiamento, potrebbe fare la differenza. Il non essere invece mai consapevoli della percentuale di completamente raggiunta nei tentativi di uccisione dei boss più difficili o l'impossibilità di adottare diverse strategie di ritmo a seconda della stessa può essere considerato un limite.
Nella realizzazione tecnica, nelle atmosfere, nella stessa giocabilità e rigiocabilità ci troviamo invece per le mani un gioiellino che si conferma fra i migliori titoli presenti nel parco giochi della portatile Sony.
Conclusioni
Patapon 2, oltre ad essere il seguito in senso stretto del primo capitolo, di cui mantiene meccaniche ed atmosfere chiave, è anche la sua naturale evoluzione. Rispetto al titolo originale ha infatti portato sulla nostra PSP una serie di opzioni, modalità aggiuntive, varietà e complessità che lo portano ad un livello decisamente superiore rispetto al più semplice rythm game con elementi strategici che conoscevamo. Questo può essere considerato un fattore negativo per chi sia in cerca di un passatempo senza impegno o un ottimo incentivo per chi abbia giocato il primo in maniera esaustiva e sia alla ricerca di un more of the same con un livello di sfida più elevato. Quel che può essere considerato un difetto per taluni può risultare in un pregio per altri, fermo restando che l'inserimento di tre livelli di difficoltà piega il gioco alle esigenze di tutti. Un prodotto di ottima fattura che promette di impegnare senza stancare per un numero di ore davvero rilevanti.
PRO
- Struttura di gioco arricchita ed approfondita
- Gameplay flessibile in difficoltà ed impegno
- Modalità multiplayer
- Atmosfere fresche e divertenti
CONTRO
- Meno immediato del primo: l'albero evolutivo può portare ad eccessivo farming
- Impossibile per chi non sappia "tenere il ritmo"