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Poison Control, la recensione

Un mix tra action GdR e sparatutto in terza persona, condito da una buona dose di fanservice, che pizzica da diversi altri giochi senza trovare una sua identità: la nostra recensione di Poison Control

RECENSIONE di Alessandra Borgonovo   —   13/04/2021
Poison Control
Poison Control
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Nippon Ichi è un publisher e sviluppatore storico che proprio nel 2021 compie trent'anni, al quale dobbiamo diversi videogiochi interessanti: la serie Disgaea, Yomawari: Night Alone, Yomawari: Midnight Shadows, A Rose in the Twilight e tantissimi altri. Principalmente concentrato sui GdR, compresi quelli tattici, con Poison Control è un po' uscito dagli schemi familiari presentando un gioco di ruolo action con dinamiche da sparatutto in terza persona: una sorta di Danganronpa Another Episode: Ultra Despair Girls, privo di quel fascino che la serie firmata Spike Chunsoft ha bene o male mantenuto anche con il suo spin-off.

Poison Control è un gioco che pizzica qua e là, in particolare da Persona 5, non riuscendo però a distinguersi in nulla, al punto da diventare noioso, ripetitivo e prevedibile entro la prima metà. Le brevi storie che racconta non reggono il confronto con il capolavoro di Atlus ma nemmeno gli si avvicinano, mentre l'evidente fanservice - per chi trova ragione d'acquisto nelle grazie femminili abbondanti - non basta da solo a offrire la giusta motivazione per arrivare alla fine senza farsi travolgere dalla noia. Vediamolo in dettaglio nella nostra recensione di Poison Control.

Una storia senza mordente

Poison Control ci mette nei panni di un protagonista (maschio o femmina) affetto da amnesia, che si ritrova improvvisamente all'inferno e non più padrone del proprio corpo: o meglio, senza aver avuto molta voce in capitolo a riguardo si è trovato a doverlo condividere con una creatura ultraterrena chiamata Poisonette, che dopo averci privato delle spoglie mortali diverrà la nostra Soul Mate e ci accompagnerà lungo il nostro viaggio. Quale viaggio, vi chiederete? Semplice, a quanto pare noi - o quantomeno le persone come noi, poiché non siamo gli unici ad avere abilità speciali - abbiamo il potere di purificare gli spiriti, tutti rigorosamente femminili, prigionieri della loro stessa disperazione, che si manifesta sotto forma di veleno. Per farlo dovremo accedere a quello che potremmo definire il loro personale inferno (immaginateli come i Palazzi di Persona 5, perché concettualmente sono la stessa cosa), eliminare la fonte della loro sofferenza e così liberarle dal limbo in cui si sono trovate prigioniere.

Nonostante l'incredibile somiglianza con l'opera di Atlus, che si estende anche all'estetica e alle musiche, l'esperienza avrebbe comunque potuto essere accattivante. Sfortunatamente fallisce nel suo intento a causa di una presentazione scialba delle storie stesse, che solo in rari casi smuovono una vaga compassione per la triste sorte in cui sono incappate queste ragazze, e ben presto finirete per saltare tutti i dialoghi pur di arrivare alla fine del livello - gli stessi colpi di scena sono telefonati, non riuscendo a sorprendere come dovrebbero. L'amnesia del protagonista e la natura stessa di Poisonette potrebbero essere le uniche ragioni sufficienti a spingersi fino alla fine del gioco, se non fosse che dove la narrazione apre uno spiraglio interessante arriva a gamba tesa il gameplay ad affossare ancora una volta il tutto.

Un gameplay noioso e ripetitivo

Poison Control, un momento di confidenza con Poisonette
Poison Control, un momento di confidenza con Poisonette

Come anticipato, il gameplay di Poison Control si divide tra lo sparatutto in terza persona e il GdR per quanto riguarda il potenziamento del personaggio. La non richiesta "fusione" con Poisonette ha trasformato il nostro braccio in una bocca da fuoco capace di ferire le entità maligne conosciute come Klesha che abitano l'inferno. A nostra disposizione abbiamo un arsenale discreto, in gran parte derivato dalle anime delle fanciulle liberate (esclusa l'arma base legata a Poisonette): si suddivide tra Toxicants e Deliriants, rispettivamente armi principali e secondarie, Antidotes che vanno a influire sulle caratteristiche difensive, per concludere con Catalysts che invece fungono da supporto generale aumentando le nostre capacità di purificazione, permettendoci di raccogliere più facilmente oggetti e monete, e via discorrendo. Pur passando da un'arma all'altra la forma del braccio resterà identica, a cambiare saranno la tipologia di proiettili, la cadenza di fuoco e la potenza. Non è inoltre possibile modificare il loadout durante una missione, bisognerà pensarci prima passando dall'apposito menu. Durante le nostre gite ai singoli inferni capiteranno specifiche interazioni con Poisonette chiamate Heart to Heart, che ancora una volta richiamano i Confidant di Persona 5 e ci permettono di migliorare i nostri tratti in base alla risposta offerta.

Se escludiamo l'esplorazione, due sono le azioni principali da compiere: sparare e purificare. Nel corso del gioco incontreremo diverse tipologie di Klesha, nessuna di queste memorabile in termini di design, che dovremo abbattere facendoci strada fino al cuore del problema. Non c'è una particolare strategia per affrontarli e ben presto tutto si riduce allo scegliere le vostre armi preferite, prendere la mira e fare fuoco, alternando con uno speciale attacco ad area che vi aiuta a sbarazzarvi di eventuali gruppi numerosi. Ogni ragazza da salvare, o Belle come vengono chiamate nel gioco, richiede approcci diversi legati al suo personale dramma ma anche in questo caso non troviamo particolare varietà: dovremo purificare una determinata quantità di veleno, uccidere un tot di nemici e pochissimo altro. In alcuni casi, prima di trovare la soluzione bisogna comprendere la situazione contingente esplorando il reame in questione e solo allora ci verrà svelato come procedere per porre fine alle pene dello spirito in questione. Non mancano le boss fight ma, come bene o male il resto del gioco, non brillano affatto nella realizzazione. Poison Control è un gioco che diventa noioso e ripetitivo prima ancora di arrivare a metà avventura, dove né trama né intreccio brillano; quel pochissimo che potrebbe salvarsi viene rovinato del tutto dal gameplay scialbo.

Aspetto tecnico

Poison Control, sparare e purificare sono le uniche azioni del gioco
Poison Control, sparare e purificare sono le uniche azioni del gioco

Visivamente, Poison Control si dimostra mediocre quanto la sua controparte ludica: non c'è nulla che davvero balzi all'occhio e certo non condivide affatto l'estetica più gradevole per cui Nippon Ichi è nota. Il level design è incredibilmente basilare, ancora una volta ripetitivo al punto che molti livelli sembrano il collage di molti altri, l'intelligenza artificiale non è pervenuta e se i nemici hanno la meglio è in virtù del numero o del fatto che in alcune aree compaiono all'infinito, diventando un costante fastidio che rende frustrante un gameplay già di per sé tedioso - questo soprattutto perché se verrete sconfitti perderete tutti i progressi e ripartirete dall'hub principale. La colonna sonora, che insegue di nuovo Persona 5 ma non ne raggiunge i fasti, diventa dimenticabile in breve tempo. Non mancano poi problemi tecnici qua e là come sfocature, effetti di luce che vanno e vengono a seconda di come ruotate la telecamera, voci che vengono coperte dalle musiche si sottofondo, occasionali cali di frame rate e via dicendo. Insomma, anche a volervi cercare qualcosa di buono, non riusciamo a trovare davvero dei validi motivi per cui dovreste arrivare alla conclusione di Poison Control, meno ancora provare a rigiocarlo.

Poison Control 02

Conclusioni

Versione testata PlayStation 4
Digital Delivery PlayStation Store, Nintendo eShop
Prezzo 29,90 €
Multiplayer.it
5.0
Lettori (2)
6.6
Il tuo voto

Poison Control è un gioco insufficiente sotto ogni aspetto: non emerge nella narrativa, nel gameplay e nemmeno nell'estetica, risultando un prodotto che nella sua brevità - poco più di quindici ore - non vale comunque il vostro tempo. Alcune idee di fondo sono interessanti, peccato che la messa in pratica sia terribile e le privi di qualsiasi guizzo potessero avere. Nippon Ichi sa fare molto meglio.

PRO

  • Si notano delle idee discrete

CONTRO

  • Trama e intreccio inconsistenti
  • Gameplay tedioso, ripetitivo e mal strutturato
  • Visivamente non fa niente per essere ricordato