Negli anni Pokémon ha assunto diverse forme in TV e al cinema, passando persino per un fortunato live action hollywoodiano, ma se c'è una cosa che gli spin-off videoludici ci hanno insegnato è che l'universo di Game Freak non è fatto solo di lotte, allenatori e palestre. Il problema è trasformare quell'aspetto meno conosciuto in un format convincente, impresa tutt'altro che semplice: a qualcuno però è venuta un'idea brillante che si è concretizzata in uno show su Netflix proprio nel periodo più controverso che il franchise ha attraversato in oltre vent'anni.
Prodotto da Dwarf Animation Studio per la regia di Ogawa Iku, la miniserie in questione conta solo quattro episodi da circa venti minuti ciascuno: si esaurisce in meno di una serata, e messa così può sembrare poca cosa, ma nella nostra recensione di La concierge Pokémon cercheremo di spiegarvi perché ogni fan che si rispetti, piccolo o adulto che sia, dovrebbe dedicargli il suo tempo.
Scappo dalla città: la vita, l'amore e i pokémon
La concierge Pokémon che dà il nome alla miniserie si chiama Haru, la nostra protagonista che all'inizio del primo episodio si trasferisce al Pokémon Resort per cambiare aria dopo una striscia particolarmente sfortunata, ma tipo che il fidanzato la molla per telefono dopo sei anni di relazione mentre al lavoro va tutto storto. Haru è una di noi, una persona qualunque che affronta la vita di tutti i giorni con quei piccoli problemi che, se messi insieme, tendono a pesare come macigni soprattutto sulle spalle degli spiriti più fragili.
La soluzione ideale allo stress, squisitamente giapponese ma poi neanche tanto, è ritrovare se stessi mettendo da parte ogni turbamento per concentrarsi sulla propria felicità. Haru accetta il lavoro come via di fuga e invece si ritrova a seguire uno strano ma divertente percorso di crescita personale in un resort incantevole dove non ci sono lotte e conflitti ma solo pokémon e divertimento.
L'idea può sembrare assurda, specie se si considera il materiale di riferimento, eppure funziona e offre uno spaccato di serenità e spensieratezza di cui c'è davvero bisogno in questo mondo che viaggia ogni giorno a velocità folle sia nella realtà che persino in TV: in questo senso, i pochi episodi della miniserie, col loro minutaggio risicato, rappresentano uno snack che, anche se consumato in una sola seduta, si riesce a gustare e lascia comunque qualcosa dentro.
Alla fin fine, Haru non deve risolvere nessun intrigo, né deve catturare i pokémon che gironzolano liberamente per il resort: sono loro i clienti che bisogna soddisfare, e la nostra protagonista se ne prende a cuore qualcuno in particolare, dallo Psyduck che sta scoprendo i propri poteri psichici al Pikachu timido, passando per il Magikarp che non sa nuotare. Ciascun episodio rappresenta un insegnamento o quantomeno un valore su cui vale la pena riflettere, e in questo senso La concierge Pokémon si rivolge a ogni età. I più piccoli magari non riusciranno a capire le sfumature della crisi esistenziale di Haru ma impareranno un fatto che tendiamo a dimenticare col passare degli anni: bisogna trovare il tempo di divertirsi, perché fa bene all'anima.
La scrittura è cristallina, con qualche piccola incoerenza che salta all'occhio ma non guasta la visione - tipo i salti mortali per recuperare un salvagente in un resort marittimo dove certo non mancano - e in generale si concentra soprattutto sul rapporto che Haru instaura coi pokémon. I comprimari sono appena tratteggiati ma funzionano, in particolare il belloccio del resort, Tyler, e la saggia direttrice Watanabe. Le vere star, oltre alla simpaticissima Haru, sono naturalmente i pokémon, fedeli alle loro controparti videoludiche sia nei comportamenti che nelle forme. Non c'è una grande varietà di mostriciattoli, in realtà, ma Dwarf compensa la carenza di PokéDex con tanti riferimenti e citazioni, dalle musiche dei giochi alle mosse dei mostriciattoli, che coglieranno solo gli appassionati.
L'aspetto più riuscito de La concierge Pokémon, però, è certamente il suo look: un irresistibile claymation animato in stop-motion che si sposa alla perfezione con lo spirito vivace e colorato dei quattro episodi. Le animazioni e gli scenari sono curatissimi e strabordanti di dettagli minuziosi, ma a colpire davvero è la realizzazione dei mostri, tra pellicce lanose - di cui si possono contare praticamente i singoli fili - oppure squamose, ruvide o lisce a tal punto da riflettere la luce del sole con un realismo impressionante nonostante l'estetica tutt'altro che verosimile.
Il look peculiare de La concierge Pokémon spicca proprio per la sua originalità e per l'incredibile e appassionata cura che esprime ogni singola scena, anche se è pacifico che non a tutti possa piacere la clay animation. The Pokémon Company e Netflix, tuttavia, sarebbero pazzi a non produrre una seconda stagione, magari composta dal doppio degli episodi: sebbene possa apparire infantile nella leggerezza con cui La concierge Pokémon cerca di trasmettere certi valori, è proprio di quella leggerezza che ogni tanto abbiamo bisogno nella grigia quotidianità.
Per concludere, ci sentiamo di consigliare la visione anche ai fan di Animal Crossing, oltre che di Pokémon, perché potrebbero ritrovare nella miniserie un po' di quello spirito che caratterizza il particolarissimo "simulatore di vita" targato Nintendo. E così forse pure loro finiranno per canticchiare la sigla della leggendaria Mariya Takeuchi che non riusciamo più a toglierci dalla testa. Welcome to the plaaace... ♫
Conclusioni
Multiplayer.it
8.5
La concierge Pokémon è una miniserie deliziosa che scivola via in un attimo ma lascia comunque il segno: non è solo stupenda da vedere, ma anche significativa, e riesce persino a commuovere grazie alla scrittura intelligente e spensierata dei quattro episodi. La sua esigua durata si presta a una consumazione veloce, ma non possiamo negare che avremmo voluto trascorrere qualche oretta in più nel Pokémon Resort insieme alla simpatica Haru e magari a qualche altro mostriciattolo. Speriamo che una seconda stagione non si faccia attendere: ogni tanto uno show così è proprio quello che ci vuole.
PRO
- Claymation stupendo e pieno di personalità
- Non solo diverte ma fa anche riflettere
CONTRO
- Avremmo gradito almeno un paio di episodi in più
- Sarebbe stato bello vedere un maggior numero di pokémon