Ci eravamo lasciati un trimestre fa, raccontandovi perché il primo dei due DLC del set di contenuti aggiuntivi di Pokémon Scarlatto & Violetto potesse valere il vostro tempo e soldi: oggi è il turno del secondo capitolo, Il Disco Indaco. Il fatto è che è diventato difficile scrivere, valutare e in generale approfondire un dibattito su cosa sia diventata la creatura di Tajiri, perché è indubbio che negli anni si è trasformata in altro. Ciò che ci interessa definire oggi non è tanto cosa sia diventato questo franchise multi-miliardario, quanto se sia corretto o meno ritrovarsi qui sotto, come ogni volta, a rimembrare un Pokémon che non è più tale da tantissimi anni.
Il Disco Indaco è un'espansione di pari livello al suo predecessore, né più né meno: ha degli elementi interessanti e altri meno, ha un paio di novità carine in un mare di elementi noti ma soprattutto prosegue questo tipo di racconto e di struttura decisamente approcciabile che ha mietuto decine di milioni di nuovi consumatori negli anni, lasciandosi dietro una scia di fastidi della vecchia guardia di fan.
Come magari vedrete nella recensione della seconda parte del DLC di Pokémon Scarlatto e Violetto, Il Tesoro dell'Area Zero - Il Disco Indaco, questo contenuto conferma le sensazioni e alimenta una certezza di fondo sulla nuova strada intrapresa da Game Freak.
Il tesoro che forse c'è
Siamo nuovamente lì, alla ricerca di questo fantomatico tesoro segreto dell'Area Zero, di misteri e nuovi Pokémon, di personaggi che tornano in una nuova parte di avventura che vi intratterrà per qualche ora. Nordivia è una terra variegata, morfologicamente ben pensata e ricca di diversità, all'interno del quale ci ritroveremo a fare una sorta di scambio alla pari presso l'Istituto Mirtillo. Nuovi e vecchi volti ci faranno vivere nel Bioterarium, un crocevia subacqueo di biomi e Pokémon da catturare. Non aspettatevi una formula di avanzamento diversa dal seminato: Il Disco Indaco ricalca, ovviamente, quanto tracciato dall'avventura base mixata con l'approccio de La Maschera Turchese, risultando un'esperienza sempre godibile per i nuovi fan, a patto di aver già fatto i dovuti compromessi con l'aspettativa.
Purtroppo, quello di crearsi delle aspettative è un elemento da dare per scontato in un giocatore e questa seconda espansione non riesce a tenere degnamente in piedi la struttura narrativa impostata dal primo contenuto. Dopo un intero DLC impegnato a raccontarci i misteri dell'Area Zero scopriamo che arrivarci, alla fine, è molto meno sorprendente di ciò che pensavamo. Forse vittime di un sogno troppo grande, ci eravamo immaginati questa famigerata "area finale" come qualcosa di maggiormente epico e strutturato. I personaggi e comprimari completano il quadro, per fortuna con qualità, garantendo delle personalità interessanti da vivere ed esplorare nella loro evoluzione ma parliamo dell'epilogo di una doppietta di DLC: quanto inserito da Game Freak purtroppo non basta a dare la giusta dose di soddisfazione a chi ha investito la cifra richiesta per godersi una storia appagante.
Quest e scontri impegnativi
Per fortuna, il gameplay rimane sufficientemente solido e indirizzato a riempire di contenuti e attività chiunque abbia apprezzato quella formula: il sincronizzatore aggiunge la simpatica trovata di giocare nei panni di un Pokémon, così come la possibilità di volare permette di viversi Paldea da un'altra prospettiva. Nessuna delle due idee stupisce nel medio termine, ma sono quantomeno delle aggiunte che arricchiscono la portata principale, ovvero il nuovo sistema di missioni dell'Istituto Mirtillo. Parliamo di rapide attività quotidiane, quindi nulla di trascendentale, ma è un meccanismo che funziona anche dopo la fine della storia principale e che garantisce l'accesso a diverse chicche. Il problema è che parliamo di un sistema di incentivo lento e che richiede parecchio tempo per accedere alle ricompense maggiori, ma quantomeno il tutto ruota bene e prova a infondere un po' di diversità al suo completamento routinario. Volete nuovi modi di lanciare la sfera, o Pokémon, o decorazioni? Correte a completare le richieste quotidiane e il conteggio delle ore cresce senza problemi.
Game Freak ha scelto di rinfrescare anche l'elemento difficoltà, aggiungendo un bel set di avversari ostici e agguerriti: come sempre quando si parla di questa serie, non è nulla di poco masticabile per appassionati di giochi di ruolo giapponesi, ma quantomeno il team ha scelto di alzare un pochino l'asticella, richiedendo più impegno degli scontri presenti nell'avventura base e nel primo contenuto. Potremmo definirli una sorta di avversari speciali per i quali sarà probabilmente necessario studiare accuratamente la squadra: in pochi troveranno difficoltà a superarli, però è interessante notare come, seppur non paragonabili ad altri scontri molto più complessi nella lunga storia del marchio, Game Freak si sia presa questa piccola libertà nell'offrire più mordente del solito, un fattore di cui la serie ne avrebbe bisogno come il pane.
Nuovi standard tecnici
Purtroppo, la nota dolente nel finale rimane sempre quella tecnica: ci sono frequenti problemi di performance, stuttering, caricamento dei Pokémon nella mappa aperta, cali repentini di fotogrammi e glitch che abbiamo imparato ad aspettarci. Rimane un peccato che sembra poco interessare al team, forse consapevole che la fascia demografica di dialogo del proprio franchise è pesantemente sbilanciata verso le giovani leve. Chiudiamo così, riprendendo quanto detto nel primo DLC e, alla luce del secondo, confermando le nostre idee. Game Freak e The Pokémon Company guardano da anni da un'altra parte, rivolti con attenzione a soddisfare gli acquirenti e i consumatori che hanno iniziato a giocare magari su 3DS e poi proseguito nei vari capitoli su Switch.
È evidente che, numeri alla mano, quello è il volume di pubblico che pesa al botteghino ed è quello il target di riferimento dei nuovi capitoli e in generale dell'impegno messo nel ripulire il titolo a ogni nuova uscita. Se ogni nuovo Pokémon, da diversi anni, vende decine di milioni di pezzi è impossibile stupirsi che quello sia lo standard di pubblico al quale Game Freak vuole rivolgersi, appagando quel tipo di immaginario, di gameplay e di aspetto tecnico, consapevoli che quelli che realmente faranno caso a quei glitch sono una minima parte. Così è e così sarà in futuro, con buona pace di chi spera che si prendano una pausa per cucinare a dovere il prossimo grande ciclo.
Conclusioni
Il Disco Indaco conferma una volta in più che Game Freak ha ormai candidamente cambiato direzione con il proprio marchio di punta. Sotto qualsiasi punto di vista si guardi - stilistico, ludico, tecnico, narrativo - ogni elemento ammicca verso una fascia di fan sempre più distante dai primi episodi, un pubblico di consumatori che digerisce capitoli di Pokémon magari da solo un paio di generazioni e che, nel turbine di vendite registrate negli ultimi anni, è stato trascinato in questo universo da poco tempo. Rappresentano però la linfa fresca, che compra, consuma merchandise, divora serie animate e si lascia influenzare facilmente: il terreno perfetto per somministrare nuovi episodi di Pokémon in velocità. Pensiamo sia così e ogni nuovo pezzo del puzzle va in quella direzione: Il Disco Indaco raccoglie degli elementi interessanti, ma alimenta questa struttura di fondo, complessa da valutare in quanto poco adatta ai vecchi fan ma perfetta per i nuovi, per chi mastica magari da poco questo nuovo corso e ne apprezza ogni virgola. Probabilmente questa fascia di acquirenti più "sbarazzina" è anche quella che fa sbancare Game Freak ogni volta al botteghino, quindi... perché tornare al passato?
PRO
- Alcune nuove aggiunte interessanti
- Scontri con gli Elite interessanti
- Il sistema di quest fornisce contenuti
CONTRO
- L'Area Zero è poco appagante
- La narrazione continua a essere poco incisiva
- Soliti bug e problemi tecnici