"Who's The next??"
Pride FC non è unico nel suo genere, prima di lui ci fu UFC (e il deludente seguito UFC THROWDOWN per PlayStation 2) per il mai abbastanza rimpianto Dreamcast. Questo titolo, a buona ragione venne eletto come miglior picchiaduro simulativo mai realizzato. Perfetto sotto praticamente ogni punto di vista, l'unica pecca (se proprio vogliamo essere pignoli) risiedeva nel gameplay affatto immediato, che poteva scoraggiare il giocatore occasionale, ma di fatto, come già detto, si trattava di una simulazione.
Saranno riusciti alla Anchor Inc. a superare il lavoro fatto dalla Crave? E' ora di scoprirlo.
Ciò che salta subito all'occhio dopo un breve caricamento del DVD è la grande cura che gli sviluppatori hanno riposto nella presentazione del prodotto. Ottimo filmato introduttivo, musica incalzante, layout dei menu veramente ben fatti, presentazione pre-incontro favolosa con filmato dedicato per ogni lottatore. La grafica di contorno è veramente notevole, quella del gioco vero e proprio un po' meno. Il motore grafico usato appare un filo datato per ciò che concerne texture e modelli: questi ultimi per quanto siano rotondeggianti e ben definiti nei particolari come volti e proporzioni, peccano dei soliti difetti di scalettature e talvolta di un fastidioso flickering nelle collisioni. Le animazioni sono ben realizzate e numerose, il motion capture è stato usato con rigore; ogni lottatore ha la propria stance che lo caratterizza, le proprie mosse e animazioni di entrata e di vittoria, come in ogni picchiaduro sportivo che si rispetti. Gli stili presenti come Kick Boxing, Muai Thai, Wrestling, Shoot Fightin' , Free Fighting, Jujitsu e così via sono realizzati fedelmente, nel rispetto dei campioni presenti nel gioco.
L' Edit mode brilla solo sotto il punto di vista della selezione delle mosse, veramente numerose e nella totale libertà di scelta delle combo. E' possibile incatenare fino a 5 colpi in successione, sia per i calci che per i pugni, sia per lato destro che sinistro, creando Custom-Combo veramente interessanti per il giocatore professionista. Grave pecca è pero' la sostanziale mancanza di un gran numero di oggetti per personalizzare il proprio lottatore. Da questo punto di vista l'editor di Shut Your Mouth! rimane ancora imbattuto, e chissà ancora per quanto. I controlli riprendono i fasti di UFC su Dreamcast, triangolo e quadrato corrispondono ai pugni, mentre X e cerchio ai calci; premendoli assieme orizzontalmente effettueremo le contromosse, mentre verticalmente tenteremo di realizzare una sottomissione sull'avversario. Perfettamente funzionali allo scopo, denotano un certo ritardo di risposta che causa una grave lentezza all'azione pur essendo il frame rate inchiodato, senza mai un rallentamento. Il gameplay risulta alla fine molto realistico, ovviamente riarrangiato ad uso videoludico, in quanto chi segue tale sport saprà bene che spesso gli incontri hanno termine anche al primo colpo, se ben assestato. Qui tutto ciò è assente, come è assente la possibilità di sottomettere l'avversario fin da subito a causa della doppia barra (stamina e energy) che aumenta la resistenza del proprio alter-ego su schermo. Se questo sia un pregio o un difetto, spetta al giocatore valutarlo: resta il fatto che il gioco è principalmente indirizzato agli appassionati per il suo piglio simulativo, accentuato anche da un pizzico di strategia.
"I'm Da Man! I'm Daaaa Maaaan!!"
La delusione maggiore la si ha appena si nota quanto siano povere le modalità di gioco: Torneo, Survival, Vs Mode e Training. Manca il classico punto di forza del Career Mode che avrebbe aumentato la longevità in single player a dismisura. Se a ciò aggiungiamo la scandolosa assenza di extra sbloccabili, la curva di interesse scende inesorabilmente a livelli bassisimi in singolo, per rialzarsi degnamente solo in multiplayer.
Il comparto sonoro è realizzato egregiamente, sia dal punto di vista della colonna sonora che di quello degli effetti. La presenza di un'unica arena, o meglio ring, nel quale è possibile combattere nega una qualsivoglia varietà di gioco, influenzata solo dal settaggio delle (poche) regole. Bastano quindi campioni come Wanderlei Silva, Royce e Renzo Gracie, Marco Ruas, Otsuka, Inoue, Maurice Smith, Gary Goodridge e altri ancora a rendere grande ed appettibile questo gioco? Scopritelo poco più in basso...
Commento
Pride Fc riprende i fasti di un capolavoro come UFC, ma non ne migliora nessun aspetto, anzi in alcuni peggiora drasticamente. Il DVD pare riempito più di filmati che di gioco in sè, lasciando l'amaro in bocca quando ci si rende conto di quanto sia breve la curva di interesse in modalità singole player. Graficamente fa il suo dovere anche se poteva essere riposta maggiore cura nella varietà e nei dettagli. I controlli sono soddisfacenti ma l'azione risulta abbastanza lenta e meccanica. Nulla da ridire su sonoro e presentazione, veramente inecceppibili. La longevità è assicurata solo in multiplayer, come in tutti i picchiaduro del resto. In definitiva l'acquisto è consigliato solo ai veri appassionati del genere, muniti di un paio di amici con cui giocare, e, soprattutto, ad ogni mancato possessore di un Dreamcast e di UFC.
- Pro:
- Ottima presentazione
- Buoni controlli e aspetto simulativo
- C'e' Wanderlei
- Contro:
- Nessuna innovazione
- Totale assenza di Extra sbloccabili e di rigiocabilità in singolo
- Inamissibile l'assenza di Chuck "The Iceman" Liddel
"Sai quello che ti aspetta.. ora conti solo tu"
Vale Tudo, vale tutto. Stile di lotta nato nei combattimenti clandestini di Rio De Janeiro, dove era permesso, come lascia intendere il nome, colpire l'avversario in qualsiasi modo possibile e con qualsiasi parte del proprio corpo. Avete presente Figh Club? Esatto, ci siamo. Ma ancora più brutale e violenta e, purtroppo, Reale. Queste lotte clandestine, così pericolose ma affascinanti al tempo stesso, divennero sempre più famose tanto da richiamare atleti da ogni parte del mondo che non combattevano certo per la gloria o la fama, quanto più per dimostrare di essere i più forti di tutti. A causa di questo interessamento, ben presto si decise di legalizzare tale sport; dotarlo di infrastutture e organizzazione professionali e, perchè no, renderlo uno spettacolo da dare in pasto a spettatori affamati di violenza e sangue, senza nulla togliere alle sue "radici", ovvero: nessuna regola. Nacque così in America l'UFC e Pride ne è la controparte Giapponese. Sulla carta un gran campionato dove i migliori lottatori di ogni disciplina possono partecipare e sfidarsi fino al titolo tanto agognato; di fatto, un ottimo modo per sfogare la propria frustazione e lasciarsi ubriacare dal senso di onnipotenza davanti all'avversario sconfitto. Va detto che si tratta di uno sport professionistico, l'assenza delle regole riguarda le parti del corpo con cui è possibile colpire l'avversario, ovvero tutte ad eccezione dei denti e colpi ai genitali voluti. Ginocchia, gomiti, talloni, stinchi , spalle, testate oltre ai classici pugni e calci, così come prese leve e sottomissioni sono tutte accettate; si vince per K.O. o Sottomissione. Uniche differenze tra il circuito Pride e quello UFC sono le arene in cui si combatte, nel primo classici ring quadrangolari da boxe, nel secondo le mitiche arene ottogonali chiuse da reti metalliche da cui, una volta entrati, non si può uscire. Dopo questa breve parentesi, è venuto il momento di parlare del gioco.