Qualche giorno fa vi abbiamo raccontato cos'è Rebel Moon, il nuovo progetto cinematografico di Zack Snyder: il regista che ha portato sul grande schermo 300, Watchmen e i primi film del DC Universe appena defunto - e resuscitato - aveva proposto a Lucasfilm un'idea per un nuovo Star Wars più "adulto" e, vedendosela rifiutata, l'ha trasformata in qualcosa di tutto suo per cui Netflix gli ha gentilmente spalancato le porte.
Ora che la Parte 1 è disponibile sulla nota piattaforma di streaming, possiamo parlarvene nella nostra recensione di Rebel Moon: La figlia del fuoco. Considerata la genesi peculiare del progetto e le ambizioni di Snyder, che intende portarlo avanti anche dopo la pubblicazione della Parte 2 ad aprile attraverso romanzi, giochi e fumetti, eravamo davvero curiosi... ma avrà tradito o soddisfatto le nostre aspettative?
Una ribellione senza spessore
Rebel Moon ci introduce all'universo del Mondo Madre, una forza espansionistica figlia di lunghi conflitti, tradimenti e regicidi che, per sostenere il suo enorme grande esercito in lotta perenne, non riesce a trovare di meglio che il raccolto di un piccolo villaggio di agricoltori sulla luna di Veldt.
I cultori del cinema riconosceranno in questi primi minuti un omaggio a I Sette Samurai di Akira Kurosawa, mentre per tutti gli altri questo espediente non può che sembrare una scusa bislacca per dare inizio al film e motivare Kora, la protagonista interpretata da Sofia Boutella, a ribellarsi. È anche il modo migliore di presentarci il villain di turno, Atticus Noble, che per tutto il resto del film continueremo a pensare abbia qualche asso nella manica o non possa essere il boss finale, tanto è stereotipato e banale nella caratterizzazione, e non è certo colpa di Ed Skrein, che ormai finisce a interpretare praticamente sempre gli stessi ruoli in tutti i film.
Il problema di Rebel Moon è infatti principalmente questo: la caratterizzazione. Kora è sicuramente il personaggio meglio tratteggiato perché Snyder dedica un lungo flashback - rigorosamente in slowmo - a spiegarci il suo passato, perché una tosta come lei è finita a coltivare campi e cosa l'ha spinta prima a scappare e poi a montare una resistenza contro l'Imperium invasore. Boutella ha certamente il physique du rôle e il carisma, anche se passa metà del tempo a scoccare sguardi arcigni e sofferenti che comunque sono giustificati non solo dai retroscena svelati, ma anche da quelli lasciati all'interpretazione dello spettatore e che sicuramente torneranno in discussione nella Parte 2.
Gli altri personaggi, invece, hanno lo spessore di cartonati ambulanti ed è assolutamente ironico che si conoscano le loro storie praticamente a fine film, quando Snyder si prende la briga di sintetizzarcele in rapida successione in una scena che perde qualunque drammaticità. Fino a quel momento, infatti, l'intreccio - per così dire - di Rebel Moon è una lineare quest che sembra uscita da un videogioco, in cui l'astronave del cacciatore di taglie per nulla sospetto Kai (Charlie Hunnam) si sposta di pianeta in pianeta, raccattando un nuovo antieroe per la ribellione di Kora dopo il completamento di una piccola missione secondaria. Ed è un peccato che il gioco... cioè, il film funzioni così, perché i pittoreschi "samurai" di Snyder avevano - e hanno - un certo potenziale.
Magari non il Titus di Djimon Honsou, che ha quattro battute in croce e anche lui, poverino, è ormai intrappolato nel personaggio del gladiatore/guerriero, ma sicuramente il Tarak di Staz Nair e la Nemesis di Doona Bae sì. Quest'ultima, in particolare, è il membro più affascinante del cast: una guerriera cyborg armata di spade incandescenti che ovviamente sarebbe stata una Jedi nello script originale proposto a Lucasfilm. Dobbiamo ammettere che ci è piaciuto anche Michiel Huisman nei panni di Gunnar, un contadino pavido e imbranato che spalleggia Kora in un'interessante rovesciamento di ruoli, specie se consideriamo le precedenti interpretazioni dell'attore olandese (per esempio era Daario Naharis ne Il Trono di Spade dopo che per una stagione ha avuto lo stesso ruolo proprio Skrein).
Qualcosa luccica?
Alla fine della fiera, però, Snyder riesce nella straordinaria impresa di scrivere meglio un robot - che nella versione originale è doppiato nientepopodimeno che da sir Anthony Hopkins - con una presentazione promettente e forse meno di cinque minuti di scene, e un miniboss aracniforme che da solo riesce a essere quasi più interessante di tutti i protagonisti messi insieme. I problemi di Rebel Moon, sotto questo punto di vista, sono principalmente due. Primo, si sente chiaramente che manca un pezzo di film. Snyder ha già messo le mani avanti: esisterebbe una Director's Cut più lunga e non censurata - la violenza nel film è minima e spesso occultata o camuffata - che svilupperebbe meglio alcuni retroscena. Secondo, non c'è una sola idea in tutto il film che sia minimamente originale. Anzi, no, una ci sarebbe, quella dei militari che sono incoraggiati a trovare un partner sentimentale per astrarsi dalla politica e lottare per una motivazione più alta, anche se sembrerebbe valere solo per Kora.
Il resto è letteralmente un minestrone di idee, concetti e immaginari. In Rebel Moon c'è di tutto: non solo Star Wars, ovviamente, ma anche Star Trek, Dune, Il Quinto Elemento, Jupiter Ascending e mettiamoci pure un pizzico di John Carter e un'oncia di Avatar, così, per buona misura. Che poi il look sporco e unto che fa il verso ai Western, insieme a una fantasia più che discreta nella realizzazione delle creature aliene con l'aiuto di trucco e computer grafica - re Levitica è fantastico, per esempio - impreziosisce il film, fintanto che Snyder resta sulle sue e non scimmiotta qualcos'altro.
Il problema - che per alcuni non sarà un problema, anzi - è che Snyder è pur sempre Snyder: lo slow motion resta il suo marchio di fabbrica, e in Rebel Moon ce n'è a iosa, nelle scene d'azione e non solo. Qualcuno malignamente potrebbe affermare che siano questi artifici a "sprecare" preziosi secondi di narrativa, e che i rallentamenti, o la profondità di campo ridimensionata che comporta la sfocatura delle immagini, siano deleteri da un punto di vista squisitamente estetico. Noi non ce la sentiamo di criticare Snyder per il suo stile, che può piacere o non piacere, appunto, ma che resta una sua impronta precisa e in certi momenti pure più che apprezzabile: tutto si può dire ma non che Rebel Moon sia un film "brutto" da guardare. Né tanto meno da sentire, dato che le musiche di Tom Holkenborg, pur non particolarmente memorabili per i suoi standard, migliorano sensibilmente le scene decisive.
Il vero difetto di questa Parte 1, infatti, sta nel montaggio quasi schizofrenico, soprattutto nella seconda metà della pellicola - che non si può sempre giustificare a colpi di potenziali Director's Cut - e nelle coreografie, decisamente generiche e poco ispirate, per essere un film d'azione che principalmente si ispira a ogni altra cosa. Forse è sotto questi aspetti che si avverte il peso del budget da streaming (ma poi neanche tanto: i due film, girati spalla a spalla, sono costati quasi 200 milioni di dollari) ma soprattutto un'ambizione decisamente minore di quella che Snyder sembrava promettere col suo universo multimediale. La sensazione è che, in finale, non ci abbia creduto più di tanto neanche lui.
Conclusioni
Multiplayer.it
4.0
Potremmo dire, molto banalmente, che c'è un motivo se Star Wars ci ha messo quarant'anni a raccontarci la Ribellione contro l'Impero, ma in fondo Star Wars è Star Wars e Rebel Moon è... beh, qualunque cosa voglia essere, però di sottomarca. Questo minestrone derivativo - ma oggigiorno, cosa non lo è? - non è tutto da buttare, e per assurdo l'estetica di Snyder, il suo marchio di fabbrica, potrebbe salvarlo dal totale disastro, se apprezzate i rallentamenti, le sfocature e qualche fisico statuario. Il montaggio e la sceneggiatura, però, sono davvero imbarazzanti, e tradiscono tutti i limiti di un progetto che è nato per essere qualcos'altro e che è stato maldestramente riciclato. Magari la Parte 2 lo salverà, magari lo farà ancora prima la Director's Cut, ma per adesso Rebel Moon Parte 1 è un film guardabile, sì, ma che si dimentica prima che finiscano i titoli di coda.
PRO
- L'estetica di Zack Snyder, se vi piace
- Qualche idea o personaggio dal potenziale interessante
- Tutto sommato si lascia guardare
CONTRO
- L'estetica di Zack Snyder, se non vi piace
- Quasi tutti i protagonisti hanno lo spessore della carta velina
- Si intuisce che manca una buona parte del girato
- Scene d'azione banali e poco ispirate