Resident Evil 4 reinventò gli action shooter in terza persona. Fu forse l'ultimo vero titolo capace di proiettare Shinji Mikami più in alto di tutti, autore di un capolavoro epocale. Dopo tante edizioni e remaster, ora è il turno di Switch e della relativa recensione, ma cominciamo con il dirvi che la massiccia odissea di Leon S. Kennedy meritava un po' più impegno, una maggiore voglia di battere il ferro del Tegra dell'ibrida kyotense. Più che altro fa strano notare come su questa macchina girino perfettamente moderni capolavori nintendiani, mentre port di giochi di 15 anni fa hanno problemi di risoluzione e framerate. Sia chiaro, Resident Evil 4 rimane un'esperienza talmente avanti per il periodo di pubblicazione da risultare ancora oggi imprescindibile, al netto di qualche tarlo fastidioso nei controlli. Ma andiamo con ordine.
Pigrizia?
Il port di Resident Evil 4 si basa sulla versione PS4 per filosofia e lavorazione: ne condivide gli asset, il target dei 60 fotogrammi al secondo e l'assenza di puntamento con il giroscopio, ma non la risoluzione. Arriviamo al primo elemento distintivo, a braccetto con la caratteristica più importante di Switch: il titolo gira a 900p in modalità docked, con evidenti cali di fotogrammi e il contatore variabile tra i 40 e i 60 fotogrammi in base alla scena e all'inquadratura. Poco, considerando l'hardware in esame e l'ormai indubbia esperienza di porting di Resident Evil 4 di Capcom, un prodotto che ha toccato praticamente ogni piattaforma. L'esperienza migliora in modalità portatile: la risoluzione arriva a 600p e il flusso di fotogrammi è meno incerto, con un design poligonale che su schermo da 6 pollici riesce quantomeno a mascherare l'assenza di aggiornamenti particolari di texture e modelli.
Se uniamo le linee ne viene fuori un quadro abbastanza immediato: il gioco in mobilità è quello più indicato per questo port ma si poteva - e doveva - fare ben di più. Al netto di questo, il titolo rimane comunque godibile: la genialità registica di Mikami fa i conti con un salto di tre lustri, eppure dopo pochi minuti ci si ritrova con facilità a padroneggiare i movimenti di Leon grazie a una scelta tra tre schemi di comando.
Lezioni di spagnolo
Strano come Mikami abbia scelto di far partire Resident Evil 4 da un villaggio spagnoleggiante. Follia e orrore si mischiano sin dall'inizio, ma il viaggio stavolta parte più action che survival, per poi diventare altro ancora nel corso della sua durata. Vista un'età sulle spalle non proprio elevata, è probabile che avrete giocato o quantomeno assaggiato un po' di questo titolo: complice l'assenza di fondali pre-renderizzati e un framerate pieno, purtroppo Capcom non è mai riuscita a migliorare l'offerta visiva pura, nemmeno sulle altre console o su PC.
Questo lo porta a essere il prodotto tra i tre che, anche grazie a una venatura action d'altri tempi e animazioni ferme all'opera originaria, è paradossalmente invecchiato peggio rispetto alle altre remaster da pochi giorni disponibili su Switch. Questo, però, non deve dissuadere i lettori vergini di Resident Evil 4 dal giocarlo e spolparlo: stiamo parlando di un prodotto lungo, denso, magnificamente orchestrato, vario e stilisticamente unico, figlio di un'era magica dove i giapponesi guidavano l'avanzamento del medium. Chiaro, alcune meccaniche action e di comandi oggi puzzano parecchio di stantio: sfruttare i QTA per prendere gruppi di nemici ha un gusto fin troppo vintage, mirare senza potersi muovere è straniante, non poter spostare la visuale con l'analogico destro fa alzare il sopracciglio. Tutto il resto funziona alla perfezione e giocare in mobilità con l'ultima grande opera di Mikami ha il suo fascino intramontabile, complici un grande cast di personaggi, nemici e ambientazioni.
Conclusioni
Pur rimanendo un prodotto incredibile per profondità, complessità e produzione, il port di Resident Evil 4 su Switch è un compitino nemmeno troppo ben fatto. Sia in modalità docked che portatile il gioco soffre di cali di fotogrammi, che facendo il paio con un titolo tridimensionale puro - e di conseguenza con un impianto poligonale ormai datato - ammiccano fortissimo al concetto di remaster pura e semplice, un concetto ormai superato da Capcom stessa visto il lavoro incredibile fatto su Resident Evil 2 Remake. L'esperienza in mobilità è quella che più vi consigliamo, al netto di prendere mano con controlli action e una visuale che rivoluzionarono effettivamente regia e gunplay in terza persona, ma che purtroppo Capcom ha scelto di lasciare a quei tempi pionieristici. Più che una remastered, sogniamo un remake con pieni valori di produzione.
PRO
- Rimane un capolavoro nel contenuto
- Action solido e divertente
- In portabilità funziona benissimo...
CONTRO
- ...nonostante evidenti cali di fotogrammi
- Invecchiato nella grafica e in alcune meccaniche
- Prezzo più alto del dovuto