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Saints Row: The Third, la recensione per Switch

Tra i mille porting in arrivo sull'ibrido Nintendo, si scatenano anche i Saints di Volition con il più folle e controverso dei capitoli della saga. La nostra recensione di Saints Row: The Third.

RECENSIONE di Emanuele Gregori   —   10/05/2019
Saints Row: The Third
Saints Row: The Third
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Era l'ormai lontano 2011 quando Volition lanciava sul mercato Saints Row: The Third, la terza iterazione del suo franchise di punta: quel Saints Row che tanto successo riscuoteva in terra americana e che era stato in grado di ritagliarsi una fetta di mercato anche nel vecchio continente. Nata come risposta "caciarona" a GTA San Andreas nel 2006, la serie raggiunge con il terzo capitolo la (im)maturazione definitiva, giostrandosi tra un gameplay poco ispirato e un senso del gusto sotto i piedi. Soprattutto se visto con gli occhi di oramai un bel po' di anni dopo. Probabilmente non si sentiva davvero il bisogno di questo porting su Switch ma facciamo il punto della situazione e capiamo se vale davvero la pena tornare a Stilwater o se invece sia il caso di far marcire per sempre il nome dei Saints.

Una storia che non esiste

La premessa narrativa di Saints Row: The Third è quanto di meno interessante e originale ci si possa aspettare. Partendo dall'assurdo assunto che la banda è ormai così famosa da aver venduto il proprio marchio per linee di vestiti, film e merchandising vario, ci ritroviamo a perdere tutto nel corso di una rapina finita decisamente male. A seguito di questo evento saremo costretti a ripartire da zero, guadagnando nuovamente il nostro rispetto e la nostra reputazione in una nuova città gestita da una serie di altre bande criminali. Da qui si dipana una campagna lunga una cinquantina di missioni, che per una buona metà non regala un singolo momento interessante. Al netto di un punto di svolta che regala nuova linfa agli scontri, la narrazione del gioco rimane un pretesto bello e buono, totalmente superflua e dimenticabile. Diverso il discorso per quanto riguarda le scelte di design di un mondo profondamente lontano dal perbenismo che viviamo oggi: nonostante la vena ironica del titolo, e fatta certa la nostra totale lontananza dall'idea di moralismo spicciolo, stiamo comunque parlando di un titolo che mischia ignoranza e misoginia, condita con un bel pizzico di razzismo ad un livello tale da toccare vette impossibili anche per la peggiore delle commedie italiane, che infangano annualmente le nostre sale cinematografiche. Tra missioni a "cavallo" di schiavi sadomaso, piccoli angeli armati di enormi sex toys e battute colme di doppi sensi, difficilmente riuscirete a non stancarvi dopo qualche ora se avete superato degnamente la pubertà. Ed è questo il peggiore dei momenti di Saints Row: non riuscire a dosare un'ironia spinta che potrebbe regalare ilarità, ma che finisce per stuccare e far storcere il naso, a causa di una totale incapacità registica nell'amalgare tra loro le diverse situazioni.

Saints Row: The Third, la recensione per Switch

Il gameplay raffazzonato

Al momento della sua uscita, Saints Row poteva addirittura riuscire ancora a convincere i meno smaliziati, grazie ad una quantità di contenuti folle, in grado di accompagnare i giocatori tra attività che spaziano dalla frode assicurativa, alla compravendita di proprietà; passando per il furto di automobili o la distruzione di quanti più elementi dello scenario possibili. Ognuno di questi elementi contribuisce a costruire un titolo interessante per tutti gli amanti degli open world più classici, ancora incapaci di comprendere le derive intraprese da Rockstar con GTA IV e, soprattutto, il primo Red Dead Redemption. Un insieme di attività dalla richiesta intellettiva sotto zero, che altro non richiedono se non il completamente di semplici obiettivi sempre chiari e a vista, su di una mappa che non brilla certo per qualità. Ciò che resta oggi è esattamente lo stesso design poco ardito e la totale mancanza di voglia di innovazione. Sia chiaro che questi elementi non eliminano il divertimento che può generare il giocare a Saints Row, ma deve essere chiaro a cosa andate incontro. Considerato che anche la sua natura di shooter, già non eccelsa al tempo, vive oggi un invecchiamento precoce, capirete bene come la sensazione di trovarsi tra le mani un titolo vecchio di quindici anni, al contrario dei suoi effettivi otto, è assolutamente più tangibile degli istinti che ci portano a ridere sulla tristezza dell'ironia del gioco. A fare la fortuna del titolo ci pensa solo una modalità coop che tramuta il tutto nella fiera dello sfascio di coppia, che raggiunge il massimo della follia nella modalità "Lorda", l'equivalente delle Orde care a tanti altri titoli del decennio scorso.

Saints Row: The Third, la recensione per Switch

Il porting su Switch

Dal punto di vista tecnico è impossibile pensare di trovarsi di fronte un titolo accattivante. The Third era quanto di meno interessante ci si potesse attendere già al tempo della sua uscita: un titolo salvato solo da alcune sporadiche trovate intelligenti e da una quantità di contenuti esagerata. La città del gioco risulta poco caratterizzata, contornata da una serie di elementi che non spiccano mai: primi fra tutti degli interni che definire anonimi sarebbe un eufemismo. Lì dove i modelli e le animazioni dei personaggi principali vanno valutati come buoni per il periodo storico di uscita del gioco, lo stesso non si può dire per tutti gli altri comprimari e per modelli e texture generali, compresi anche mezzi di trasporto che, se non altro, risultano totalmente personalizzabili come anche accade per le armi. Il frame rate appare discretamente stabile e la colonna sonora su licenza fa la sua sporca figura, al netto di un campionario audio al limite della sufficienza. A peggiorare la situazione ci pensa l'aliasing così come dell'effetto patinato che conoscono diverse versioni dock dei vari titoli arrivati in questi due anni.

Saints Row: The Third, la recensione per Switch

Conclusioni

Multiplayer.it
6.5
Lettori (10)
7.0
Il tuo voto

Saints Row: The Third per Nintendo Switch è dedicato solo a coloro i quali si sentono davvero orfani di un titolo della serie e che ricordano ancora con sollazzo un titolo che, soprattutto oggi dopo otto anni, mischia il nulla del racconto al poco del gameplay. Se ciò che cercate è questo, allora avete trovato la vostra gallina dalle uova d'oro. Al contrario lasciate perdere.

PRO

  • La seconda parte della campagna migliora sensibilmente
  • Strappa ancora qualche sorriso...

CONTRO

  • ...ma sono certamente di più gli sbadigli
  • Design delle missioni per buona parte disarmante
  • Lo shooting system è imbarazzante
  • Non è ironico, è di cattivo gusto