Scott Pilgrim ormai lo conosciamo tutti, ma siamo abbastanza sicuri che in sala eravamo comunque in pochi nel 2010: Scott Pilgrim Vs. the World fu un discreto flop al botteghino, sconfitto dai Mercenari di Sylvester Stallone e da una campagna di marketing inoffensiva che faceva leva su Michael Cera - praticamente la star più improbabile del cinema - e su un cast di giovani semisconosciuti. In seguito, quei semisconosciuti sarebbero diventati tra gli attori più poliedrici e pagati di Hollywood, mentre il film di Edgar Wright sarebbe diventato uno dei più amati della generazione a cavallo del 2000, quella dei millenial o come si chiamano, facendo da cassa di risonanza al fumetto che lo aveva ispirato, scritto e disegnato dal canadese Bryan Lee O'Malley.
E c'è proprio O'Malley dietro Scott Pilgrim: La serie, una produzione Netflix in associazione con gli animatori giapponesi di Science SARU che riporta in scena praticamente tutti i nomi che hanno avuto a che fare col marchio nel corso dell'ultima decade, da Wright in qualità di produttore esecutivo agli Anamanaguchi che hanno composto la colonna sonora del videogioco ufficiale, passando per gli attori del film, che sono tornati a doppiare le loro controparti animate con un entusiasmo contagioso. Le premesse per qualcosa di grandioso c'erano tutte, insomma, e nella nostra recensione di Scott Pilgrim: La serie stiamo per rivelarvi se Netflix ha superato le nostre aspettative oppure no.
Scott Pilgrim Vs. le aspettative
Scott Pilgrim: La serie si compone di otto episodi da 25 minuti circa ciascuno, con il primo che rappresenta una sorta di gigantesco déjà vu, dato che ripercorre le scene iniziali del film, pur rispettando maggiormente il fumetto nell'estetica cartoonesca e sproporzionata e nel taglio dei dialoghi e delle inquadrature, spesso indistinguibili dalle soluzioni sulla carta stampata. "Scott Pilgrim, una vita niente male" - così si intitola il primo episodio, esattamente come il primo volume del fumetto - ripercorre le battute salienti che ci hanno fatto affezionare subito allo strampalato protagonista e ai suoi amici. Scott è un canadese squattrinato che vive col suo migliore amico Wallace e si divide tra la sua rockband e la recente infatuazione per una liceale di nome Knives.
Tutto cambia quando Scott mette gli occhi su Ramona Flowers, una postina che lavora per Netflix (sic!) e che si è trasferita da pochissimo a Toronto. Scott decide di corteggiarla a modo suo, ma si ritrova sotto assedio da parte dei suoi sette malvagi ex fidanzati, a cominciare dall'insidioso Matthew Patel che lo sfida in un duello di arti marziali che pare uscito da Dragon Ball Z.
E fin qui, se avete visto il film, avrete riconosciuto all'incirca i primi dieci o quindici minuti della pellicola. Nel primo episodio c'è tutto: le canzoni dei Sex Bob-Omb, gli amici di Scott, il primo incontro con Ramona, le battute assurde e fuori contesto, i momenti romantici e misteriosi. La serie animata sfonda il confine tra reale e surreale proprio come faceva il film di Wright e il fumetto ancora prima, citando videogiochi, cinema e cultura pop, il che fa sorridere se si pensa che questa stessa storia è diventata un picchiaduro a scorrimento.
E quindi è un po' come ritrovare dei vecchi amici, specialmente se si guarda la serie in lingua originale: ogni singolo attore ha prestato la propria voce al personaggio che aveva interpretato nel film, e quindi abbiamo Michael Cera nei panni di Scott, Mary Elizabeth Winstead in quelli di Ramona, Kieran Culkin a doppiare Wallace, e poi Chris Evans, Brandon Routh, Jason Schwartzman, Brie Larson e via dicendo, compresi alcuni cammeo vecchi e nuovi che non vi sveliamo per non rovinarvi la sorpresa. Anche i doppiatori italiani sono gli stessi professionisti del film del 2010 - per dire, c'è ancora Alessandro Budroni per Chris Evans al posto di Marco Vivio, che gli ha prestato la più popolare voce di Captain America - quindi l'effetto nostalgia è assicurato due volte e in entrambi casi con una qualità straordinaria.
Solo che questa serie non si chiama Scott Pilgrim Vs. the World e, se vogliamo essere fiscali, in lingua originale si intitola in un modo molto preciso: Scott Pilgrim Takes Off, che naturalmente è un gioco di parole dato che in italiano significa più o meno che "Scott Pilgrim prende il volo" ma anche che "se ne va", tipo letteralmente. E, infatti, alla fine del primo episodio succede qualcosa che scombussola completamente le aspettative dei fan, che magari pensavano a una serie animata più fedele al fumetto di Bryan Lee O'Malley - il film si prendeva diverse libertà mentre cercava di condensare in due orette ben sei volumi di carta stampata - rispetto alla pellicola di Wright.
Ebbene, O'Malley in realtà aveva suggerito le sue intenzioni in tempi non sospetti, quando si era cominciato a parlare di questa serie revival su Netflix: l'autore aveva spiegato di voler espandere l'universo di Scott Pilgrim, approfittando di questi dieci e passa anni di distacco per raccontare una storia nuova e al contempo familiare. E così Scott Pilgrim: La serie è esattamente questo, un nuovo approccio, una rivisitazione, una ricostruzione. Una... rebuild di Scott Pilgrim. E se questa affermazione vi ha fatto pensare a un certo anime coi robottoni, ecco, era assolutamente la nostra intenzione.
Scott Pilgrim Vs. Netflix
Insomma, dal secondo episodio in avanti Scott Pilgrim: La serie diverge in modo abbastanza importante sia dal fumetto che dal film del 2010, concentrandosi soprattutto sul personaggio di Ramona, ma garantendo al contempo uno spazio decisamente maggiore ai suoi ex che la sceneggiatura di O'Malley caratterizza meglio, pur con le dovute differenze rispetto all'opera originale. Il risultato è accattivante perché alcuni di loro rubano letteralmente la scena ai protagonisti, e non abbiamo alcun dubbio che in questa incarnazione animata potrebbero addirittura cambiare le preferenze dei fan del fumetto e della pellicola cinematografica.
In questo senso, alcuni comprimari come Stephen o Julie ci sono apparsi un po' sacrificati rispetto ad altri - Wallace, in primis, ma anche il Giovane Neil - ma non vogliamo anticiparvi troppo: ci limiteremo ad aggiungere che l'intento di O'Malley di rovesciare le prospettive funziona in larga parte, pur delineando una serie di interazioni e di conflitti che si risolvono in maniera tutto sommato prevedibile nel finale della serie.
A differenza dell'adattamento cinematografico, che nello spazio di due ore circa voleva essere forse troppe cose, ma principalmente un film d'azione ricco di sentimenti e umorismo, la serie si prende i tempi più diluiti del fumetto per riappropriarsi di una dimensione da commedia romantica che le calza a pennello. Scott Pilgrim: La serie è uno show in cui coesistono due anime, e forse è per questo che ogni tanto si avverte un certo squilibrio narrativo. Alcuni episodi sono incentrati sull'azione sfrenata, con combattimenti ottimamente animati e coreografati nonostante lo stile visivo adottato, così sproporzionato che sconfina nel super deformed, mentre altri rallentano bruscamente, cambiano registro e scavano nelle personalità dei protagonisti.
Diciamo che nella seconda metà della serie si perde un po' il filo logico della storia, fuori di testa anche per gli standard di O'Malley, con un climax un tantino forzato ma davvero coinvolgente e spettacolare. A parte qualche momento di debolezza, Scott Pilgrim: La serie è un prodotto che scivola via e lascia con un senso di vuoto, perché se ne vorrebbe ancora pur sapendo che è già tanto essere arrivati a questo punto.
Science SARU, come già detto, ha fatto davvero un ottimo lavoro, rimpastando l'estetica particolare del fumetto in salsa anime con animazioni generalmente sopra la media e un uso discreto e funzionale del 3D. Le suggestioni visive e sonore che rimandano a videogiochi, film, cartoni animati vari sono godibilissime, a cominciare dalla sigla di inconfondibile ispirazione nipponica, montata ad arte sulle note della canzone "Bloom" dei Necry Talkie. Funziona tutto, e benissimo, ma possiamo capire la riluttanza dei fan che hanno visto il film ma non hanno mai sfogliato il fumetto, abituati come sono alle fattezze umane di Michael Cera e tutta la sua combriccola.
Da questo punto di vista, Scott Pilgrim: La serie ha un punto debole molto particolare, e cioè quello di essere un semplice cartone animato. Le assurde imprese compiute dagli attori in carne e ossa del film di Wright sono forse il segreto del successo di una pellicola che si prende sul serio... senza prendersi sul serio, sprofondando nella demenzialità grazie al cast sopra le righe e agli effetti speciali volutamente approssimativi. L'anime manca di quello strano fascino e questo potrebbe essere un deterrente per chi non ha mai sfogliato i volumi di O'Malley: a questi lettori consigliamo di recuperarli, perché ne vale la pena e perché vi aiuteranno a comprendere meglio il senso di questo adattamento targato Netflix.
Conclusioni
Multiplayer.it
9.0
Scott Pilgrim: La serie è un tuffo nell'immaginario iconico di Bryan Lee O'Malley ma credeteci se vi diciamo che ci sono differenze a sufficienza da giustificare la visione di questo nuovo adattamento. Nonostante siano trascorsi oltre dieci anni e sia cambiato non solo il pubblico ma anche la percezione di praticamente qualunque cosa, le esilaranti avventure di Scott e compagnia continuano a riverberare come poche altre, andando a sfiorare temi sempreverdi con un linguaggio genuino e spassoso che pesca a piene mani nella cultura pop che tanto ci piace.
PRO
- Un nuovo adattamento sorprendente e appassionato
- Tornano tutte le voci storiche sia in italiano che in lingua originale
- Migliora sensibilmente alcuni personaggi che il film trascurava
CONTRO
- Un paio di episodi più deboli degli altri
- C'è un colpo di scena che potrebbe infastidire i fan più sfegatati dell'originale