Dopo qualche anno di diffusione in ambito indie, dov'è diventato una sorta di cult soprattutto per la sua derivazione diretta dalla tradizione horror nipponica, Kageroh -questo il nome originale dell'opera- arriva su console e lo analizziamo in questa recensione di Shadow Corridor su Nintendo Switch. Si tratta di un'avventura con elementi survival horror che discende direttamente dalla nuova tradizione del genere in prima persona, con le caratteristiche tipiche del protagonista indifeso (o quasi) e braccato da creature potenti e malvagie, dalle quali possiamo solo fuggire.
Amnesia va preso come paradigma di questa particolare interpretazione del genere, che ha aperto la strada ad esperienze di puro terrore, elevando i videogiochi a veri e propri horror in prima persona, ulteriormente potenziati dal coinvolgimento ancora maggiore che questo medium è in grado di garantire.
Da questo punto di vista, l'orrore in videogioco ha subito una vera e propria rivoluzione in questi anni, passando dall'essere una mera ambientazione alternativa per gli action in un'accezione in stile B-movie, a qualcosa di più sottile e psicologico, improntato sul senso d'impotenza di fronte alle minacce metafisiche e sulla necessità di fuggire per salvarsi, più che consumare caricatori di proiettili addosso ai nemici per scaricare la tensione.
Con Silent Hill a fare da punto intermedio tra le due diverse concezioni, l'orrore di Shadow Corridor deriva indubbiamente da questa interpretazione moderna e si presenta anche come uno dei più caratterizzati dal punto di vista dell'atmosfera, grazie soprattutto all'ambientazione nipponica che può liberamente recuperare gli stilemi giapponesi a volontà. Architettura domestica shinden-zukuri, lanterne, statuette votive e maschere del teatro nō hanno dunque via libera nei particolari scenari di questo gioco, con tutto il loro potere terrificante vissuto in prima persona.
Storia di un incubo di mezza estate
La storia di Shadow Corridor non si sviluppa secondo una dinamica standard, ma sfrutta parzialmente la narrazione ambientale che abbiamo visto anche in altri titoli di questo tipo, sebbene risulti ancora più debole e frammentata in questo caso. Documenti sparsi e introduzioni testuali ai livelli si limitano ad alcune suggestioni e indicazioni generali, in un racconto che risulta appena accennato e tuttavia funziona piuttosto bene nel creare la particolare atmosfera rarefatta e onirica che caratterizza tutta l'esperienza del gioco. Tutto inizia con una semplice passeggiata in un tardo pomeriggio estivo, quando il protagonista si ritrova inspiegabilmente attratto da un semplice vicolo nascosto tra le case di una cittadina nipponica. È forse l'odore, l'atmosfera o la particolare luce che ci attira tra le tranquille casette, o il ricordo delle estati passate in luoghi simili e apparentemente spensierati.
Ben presto, questa piccola escursione si trasforma in un vero e proprio incubo: dai normali vicoli di passaggio tra gli ingressi secondari delle case di paese, peraltro ritratti in maniera piuttosto convincente, si passa ad ambientazioni sempre più oscure e bizzarre, fin quando non si realizza di esserci infilati in qualcosa di diverso dalla normale e rassicurante realtà quotidiana.
Sentieri e corridoi cambiano a ogni svolta e vicolo cieco, scaraventandoci in una dimensione in cui la sopravvivenza non è più scontata e la nostra esistenza è costantemente minacciata da presenze in attesa nell'oscurità, pronte a braccarci ed eliminarci al primo contatto. Stralci di giornale, diari e documenti introducono vagamente una storia di culti misteriosi, sparizioni di massa e drammi familiari legati a delitti brutali, ma molto della trama è lasciato fuori da testo e paratesto, interpretabile dal giocatore che comunque si ritrova impegnato soprattutto a sopravvivere e l'impossibilità di dare un senso all'orrore soverchiante passa in secondo piano.
Tra walking simulator e survival horror
Il titolo sintetizza bene quello con cui abbiamo a che fare: corridoi e ombre sono gli elementi portanti dell'esperienza di gioco, che in termini di gameplay può essere classificato come avventura in prima persona con elementi survival horror, sviluppandosi per lo più come una sorta di walking simulator dove però siamo costantemente braccati da minacce imbattibili, contro le quali possiamo solo nasconderci e fuggire, possibilmente trovando nascondigli ed elaborando strategie stealth. Insomma, sostanzialmente qualcosa di molto simile al già menzionato Amnesia e agli altri titoli che sono derivati da questo stile, ma con l'elemento caratterizzante, in questo caso, di avere a che fare con mitologia e folklore nipponico che determinano lo stile particolare dell'ambientazione e alcune soluzioni di gioco come l'uso di oggetti rituali che ci possono aiutare nel cammino.
Pur mantenendo le caratteristiche delle diverse ambientazioni, i livelli si compongono in maniera procedurale, cosa che rende ogni partita unica, visto che buona parte del gioco riguarda il trovare la strada nel dedalo di corridoi e stanze in cui ci ritroviamo di livello in livello. Lo scopo è semplicemente trovare l'uscita o raccogliere una certa quantità di oggetti che consentano di accedere ai passaggi successivi, ma questo impone il fatto di dover affrontare una serie di creature d'incubo, contro cui siamo praticamente disarmati, in quanto non possiamo arrecare danno ai fantasmi e alle presenze varie.
Possiamo però sfruttare varie strategie: il segreto di Shadow Corridor è capire bene i pattern dei nemici e usarlo contro di loro, visto che ognuno risponde a logiche precise che possono essere sfruttate per eluderli. In generale, sono attirati da luce o suoni, dunque dobbiamo muoverci di conseguenza e possibilmente utilizzare esche o causare rumori in modo da distrarli o attirarli in altre zone.
È una sfida di notevole intensità, anche perché la tensione è costante, vista la minaccia del game over ad ogni incontro e l'atmosfera opprimente. Shadow Corridor non è, decisamente, un gioco adatto a chi non sostiene bene la tensione, perché dopo i primi momenti riflessivi e apparentemente tranquilli resta sempre ancorato a un senso di inquietudine continuo, che sfocia nel terrore da jump scare o nella sottile paura dell'essere sempre braccato o inseguito. Questo è in pratica tutto quello su cui gioca, perché il gameplay per il resto non offre soluzioni particolarmente originali o grandi variazioni sul tema, concentrandosi soprattutto sull'esplorazione delle mappe labirintiche, la raccolta di oggetti-chiave e la sopravvivenza.
Estetica: fascino e angoscia
Il tema del corridoio predomina in tutto il gioco, rendendo le ambientazioni necessariamente strette e claustrofobiche: questo da una parte porta alla particolare caratterizzazione di tutta l'esperienza del gioco, dall'altra ha rappresentato una soluzione ottimale per la costruzione di ambientazioni facilmente gestibili e di grande impatto anche con il minimo sforzo. Bisogna pensare che Kageroh è stato sviluppato praticamente in solitario da Kazuki Shiroma, fondatore di Space Onigiri Games. Partito come progetto amatoriale, il gioco poi si è espanso e arricchito progressivamente con un uso sempre più raffinato dell'Unreal Engine fino ad arrivare a risultati notevoli, almeno su PC. Tuttavia, i limiti di una produzione molto piccola continuano a vedersi in diversi aspetti, dall'evidente ripetizione di asset alla mancanza di un costrutto complesso tra narrazione e gameplay, in grado di spiegare la progressione e applicare variazioni sostanziali al gioco.
In ogni caso, l'atmosfera è proprio l'elemento vincente di Shadow Corridor, ottenuta con un uso sapiente dei pochi mezzi a disposizione e facendo leva sul fascino universale dell'horror di matrice nipponica, legato al folklore e alle tradizioni del Sol Levante che lo distinguono dai molti altri titoli simili come struttura, rendendolo alquanto unico. È notevole anche l'ottima commistione con l'audio, con la colonna sonora che compare nei momenti più concitati a sottolineare il senso di angoscia e gli inquietanti rumori legati ad ogni singola creatura.
La versione Nintendo Switch appare ulteriormente limitata dal punto di vista tecnico, con l'applicazione di una risoluzione piuttosto bassa a una base già non particolarmente ricca in termini di costruzione poligonale, dando al tutto un aspetto fin troppo semplice, anche se negli interni più stretti questi problemi si affievoliscono notevolmente.
Conclusioni
Shadow Corridor è probabilmente una delle esperienze videoludiche più inquietanti viste di recente e già questo potrebbe bastare per gli appassionati. Figlio del nuovo filone dei survival horror in prima persona improntati sullo stealth e la necessità di evitare lo scontro impari con i nemici che ci braccano, Shadow Corridor riesce a distinguersi in mezzo alla grande quantità di titoli simili grazie alla sua particolare ambientazione nipponica, che caratterizza non solo gli scenari ma tutta l'esperienza di gioco. Il collegamento al folklore giapponese dona un quid specifico che non è facile trovare altrove e mette in scena un orrore molto peculiare. Tuttavia, chi cerca un gioco un po' strutturato potrebbe trovare questo vagare costante tra corridoi random un po' limitato e ripetitivo, perché Shadow Corridor è soprattutto una collezione di momenti di terrore che puntano tutto sull'atmosfera, non tanto amalgamati in una vera e propria forma-videogioco.
PRO
- Splendida atmosfera horror nipponica
- Può fare veramente paura
- La generazione procedurale può variare le cose
CONTRO
- Un po' limitato in termini di gameplay
- Tecnicamente povero, specialmente in versione Nintendo Switch