Un po' impiccioni, un po' papà
L’Europa c’è ma non si vede: si può accedere alla schermata che la rappresenta muovendosi con la nave sui bordi della mappa. Ovviamente il commercio con la madrepatria è di fondamentale importanza: qui si possono vendere prodotti esotici e importare oggetti graditi agli indigeni. Tocca al giocatore fare da vera e propria trade union tra i due mondi cercando al contempo di attirare il maggior numero di emigranti possibile sfruttando anche le oppressioni ideologiche e religiose tristemente famose all’epoca. Costruire una chiesa nella quale far praticare liberamente la propria fede agli europei sarà una cartina tornasole di non poco conto, perché la stessa arma potrà essere sfruttata per convertire ideologicamente le popolazioni autoctone.
Di tanto in tanto faranno la loro comparsa i padri fondatori, illuminate figure che, nella storia, sottoscrissero la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti d’America e che nella variante virtuale forniscono bonus di svariata natura paragonabili a quelli delle meraviglie di Civilization, che in questa sede sono state rimosse.
Fino a questo momento non si è parlato di guerra, pur esistendo unità militari: effettivamente la prima parte del gioco si “deve” condurre con la diplomazia, in quanto entrare in conflitto con le altre nazioni rallenterebbe eccessivamente lo sviluppo della colonia; parimenti è preferibile non sottomettere con la violenza i nativi americani, cercando piuttosto di persuaderli a unirsi alla “giusta” causa della civilizzazione. Il tutto ovviamente deve essere condotto verso l’unico obiettivo possibile in Colonization, quello dell’indipendenza dalla madrepatria. Il desiderio di ribellione nei confronti dei monarchi europei cresce con l’aumentare di oppressivi tributi da pagare, ma è solo con la diffusione della stampa e con la relativa propaganda liberistica che si riuscirà a scatenare una ribellione. A questo punto il gioco subisce una vigorosa virata verso le operazioni militari: dei veri e propri scontri di fine livello in cui la sconfitta assume una misura ancora più amara, non essendoci possibilità d’appello.
Minestra riscaldata
Tecnicamente ci troviamo di fronte all’ennesima evoluzione di Civilization 4: il motore grafico utilizzato è ancora una volta il BryoEngine opportunamente riveduto e corretto, ma ciononostante risulta troppo parsimonioso di dettagli considerata soprattutto la potenza computazionale messa a disposizione dai sistemi moderni. Il pregio di una grafica minimalista (o per meglio dire spartana) permette di non creare fronzoli o altri orpelli che possano in qualche maniera interferire con la fluidità d’azione; immediatezza che tuttavia viene frenata dalle schermate relative alle città, che ci sono parse poco intuitive. Il tutto è da imputarsi anche all’assenza di una vera e propria campagna tutorial: la mitica Civilopedia e gli immancabili consigli a schermo infatti non sono sufficienti per padroneggiare sin da subito le delicate meccaniche di gioco.
Le prime ore di gioco pertanto risulteranno confusionarie ai più, soprattutto a chi non ha giocato al titolo originale, e saranno necessari diversi tentativi anche solo per arrivare a far aizzare la popolazione contro la madre patria (bisogna infatti considerare che vi è un tetto di turni da non superare, pena la sconfitta). La mancanza di condizioni alternative di vittoria e l’iniziale difficoltà, unite allo scarso numero di nazioni selezionabili rappresentano i talloni d’Achille e in ambito multiplayer il livello di difficoltà si innalza ulteriormente, con la concreta possibilità di trovare altri colonizzatori dagli intenti non propriamente collaborativi.
Commento
Insolita operazione nostalgia (non capita di frequente vedere conversioni complete dagli stessi sviluppatori che hanno realizzato il titolo originale), Colonization è la trasposizione in chiave moderna di un mito degli anni Novanta. Certo, ci sono delle novità, ma il fascino dei bei tempi andati si respira forte a ogni turno che passa. Si tratta di un gioco duro e crudo, con una struttura fuori dagli schemi per il bacino d’utenza odierno, più ampio e variegato rispetto ai vecchi conquistatori dell’epoca MS-DOS. Il livello di difficoltà è pertanto elevato e padroneggiare le meccaniche di gioco richiede diverse partite. Ciononostante Meier è un buon maestro: riesce a far studiare i suoi “alunni” senza rendere frustranti le bocciature. Le sue lezioni sono sempre cariche di fascino e magnetismo ed è per questo motivo che Colonization è raccomandato a tutti gli amanti dei giochi strategici.
Pro
- Fascino inconfondibile
- Magnetico proprio come tutti i giochi di Sid
- Gameplay a senso unico
- Scarsa varietà
PC - Requisiti di sistema
Requisiti Minimi
- CPU: Intel Pentium IV 1.2 GHz o Athlon equivalente
- RAM: 512 Mbyte
- Scheda video: compatibile DirectX 9 e pixel shader 1.1 con 64 MB di RAM
- Spazio su disco: 900 MB
- Unità CD-ROM 4X (non richiesta per l'installazione via rete)
- Sistema Operativo: Windows 2000, XP o Vista
- CPU: Intel Pentium IV 1.8 GHz
- RAM: 1 GB
- Scheda video: 128 MB di RAM, compatibile con pixel e vertex shader
- Processore: Intel Core 2 Quad Q9450 2.66 GHz
- RAM: 4 GB
- Scheda Video: ATI Radeon HD 4850
Coloni in pillole
Prodotto da Sid Meier e Brian Reynolds nel 1994 per MicroProse, Colonization era uno dei fratellastri nati dalla geniale idea alla base di Civilization: nel medesimo periodo storico si ricordano anche Master of Orion e Master of Magic. Del primo sono usciti due sequel, l’ultimo dei quali nel 2003 realizzato da Quicksilver sotto etichetta Infogrames e accolto molto negativamente; del secondo, nonostante lo strepitoso successo che l'ha portato a diventare una pietra miliare nella storia degli strategici a turni, si sono perse le tracce. Ai tempi della cessione di Microprose a Hasbro (1997-1998) era in cantiere un seguito che è stato abortito; in compenso la versione originaria è liberamente scaricabile da questo sito.