Civilization for dummies?
Civilization: Revolution riesce perfettamente a far entrare, in maniera graduale, il videogiocatore inesperto all’interno delle dinamiche di gioco. La serie su pc, che prosegue da più di dieci anni a questa parte con 4 capitoli ufficiali e numerose espansioni (di cui l’ultima, Civilization IV: Colonization, giunta a rassicurare coloro che temevano la definitiva svolta “pop” del gioco), si basa ad ogni capitolo su quanto raggiunto negli episodi precedenti, dando per scontato conoscenza pregresse e sedimentate sulla struttura di gioco. Rivolgendosi ad un pubblico completamente nuovo, c’era bisogno di un nuovo inizio, ed in questo Civilization: Revolution trova forse la maggiore giustificazione del suo suffisso. La rivoluzione non è tanto da cercare in un cambiamento nella struttura, quanto nella capacità di presentarla in una forma decisamente nuova e accattivante anche per chi ha avuto in passato poco a che fare con insediamenti urbani da costruire, scoperte scientifiche da portare avanti e civiltà da sviluppare. Attenzione però, l’adattamento non deve essere considerato una semplificazione, o uno sfrondamento eccessivo delle opzioni di gioco: l’aspetto simpatico, la presenza dei tutor e l’aspetto in generale cartoonesco servono solo ad accattivare maggiormente il pubblico, ma nascondono la medesima profondità nell’azione, solo rivolta ad un tipo di fruizione diverso.
La parola d’ordine, è chiaro fin dalle prime battute di gioco, è la velocizzazione generale dei ritmi: per rendere più godibile il gioco e per adattarlo meglio al multiplayer online, sono state eliminate ed accorpate alcune opzioni più specialistiche, come quelle riguardanti gli specialisti nei vari lavori all’interno della città, sintetizzando la gestione degli agglomerati urbani per obiettivi generali, e dunque relegando all’ambito esclusivamente esplorativo-militare il controllo diretto delle unità.
Rapporti di forze
All’inizio del gioco si può scegliere una civiltà da gestire, assumendo le sembianze di un grande condottiero preso in prestito dalla Storia, con lo scopo di farla progredire fino all’anno 2100, che segna in ogni caso la fine dell’avventura. In tale millenario lasso di tempo, il nostro obiettivo è di costruire una società in grado di mantenersi ed evolvere, fino a raggiungere la supremazia sugli altri popoli presenti all’interno della mappa di gioco. La vittoria può essere raggiunta attraverso la supremazia militare (“dominazione”), raggiungendo il massimo grado di evoluzione scientifica (“supremazia tecnologica”), consentendo la costruzione di un certo numero di grandi meraviglie e accogliendo una certa quantità di personaggi importanti (“supremazia culturale”) o accumulando 20.000 monete d’oro (“supremazia economica”).
La mappa di gioco appare da subito piuttosto affollata, con spazi piuttosto ristretti che ci costringono ad avere subito a che fare con i popoli vicini. Partendo dalla capitale, dovremo esplorare le zone circostanti, scoprendo via via porzioni nuove di mondo, che diverranno visibili con la progressione degli esploratori. Le unità controllabili direttamente sono soprattutto quelle militari, che consentono la difesa e l’attacco nei confronti delle altre civiltà, e quelle da esplorazione e conquista, con le quali è possibile scoprire nuove terre e fondare nuovi insediamenti urbani. Il sistema di gestione delle città è stato qui semplificato, tagliando le opzioni legate all’uso delle varie attività lavorative e condensando tutto nella scelta della direzione generale da far intraprendere all’insediamento, che può essere improntato al cibo (coltivazioni e allevamento, per far crescere demograficamente il popolo), alla produzione (estrazione e lavorazione di materie prime), alla scienza (invenzioni) o all’accumulo di oro.
In maniera simile, ma ad un livello superiore, è possibile decidere il sistema politico da adottare (dipendentemente dall’indirizzo e dal grado di conoscenza raggiunto) per la gestione della civiltà, da cui dipenderà anche il suo comportamento generale e la qualità delle meraviglie costruibili.
Guerrafondaio
Civilization: Revolution pone l’accento, in maniera molto più marcata rispetto ai suoi predecessori, sulla competitività. Si può cercare di concentrarsi su altri aspetti della civiltà, e mantenere rapporti diplomatici pacifici, ma la vicinanza degli altri popoli e il loro comportamento aggressivo spingono ben presto allo scontro armato. Anche questo sembra d’altra parte rientrare nell’accelerazione dei ritmi che caratterizza Revolution rispetto agli altri capitoli, e che trova la sua realizzazione più completa nelle partite in multiplayer.
D’altra parte, il controllo diretto delle unità entra qui in gioco solo per quanto riguarda le milizie – fatta eccezione per coloni e incursori - dividendo il gioco in due settori principali: la gestione delle città e della politica generale (diplomazia, forma di governo, investimenti scientifici) che avviene attraverso menù e sottomenù vari, e gestione strategico-militare, attraverso i consueti spostamenti sulla mappa di truppe, organizzati in turni e in momenti di attacco e difesa. I combattimenti sono frequenti e ben realizzati con animazioni convincenti, e il loro esito è deciso, come insegna la tradizione, dai parametri e dalle diverse abilità che caratterizzano ogni singola unità. Queste sono ovviamente di vario tipo, e il passare del tempo consente di crearne sempre di nuove, in accordo con il progresso tecnologico e scientifico. Un’ulteriore stratificazione tattica è data dal fatto che ogni truppa è in grado di aumentare le proprie statistiche raggiungendo determinati risultati (quantità di battaglie vinte, livello dei nemici sconfitti), dallo sfruttamento della morfologia del terreno (vantaggio per attacchi dalle montagne, o da zone fortificate) e dalla possibilità (inedita) di riunire tre gruppi della stessa tipologia creando un esercito più potente.
Revolution
Una delle caratteristiche innovative principali di questo capitolo è l’interfaccia, che non è qui mutuata direttamente da quella tipica delle versioni PC, ma è stata rielaborata per calzare al meglio il controller delle console: ogni tasto ha una propria funzione e permette di accedere ai vari menù di controllo, in maniera facilmente acquisibile con la pratica, sebbene sia ancora chiaro come il mouse rappresenti sempre lo strumento migliore per questo genere. Non è sempre facile e immediato selezionare l’unità desiderata premendo ripetutamente sulla croce direzionale, ma tutto sommato è apprezzabile il fatto di non voler simulare forzatamente l’uso del mouse attraverso un puntatore da spostare con lo stick. In ogni momento è possibile accedere ai menù propriamente gestionali, regolando l’andamento economico e sociale delle città e controllando il progresso scientifico e gli investimenti in infrastrutture, mentre con la pressione di un tasto ci troviamo di nuovo a controllare le truppe.
L’altro elemento distintivo di Revolution è ovviamente il suo aspetto: la seriosità generale ha lasciato il posto ad un’interpretazione assolutamente caricaturale del mondo di Civilization, e sebbene la grafica non faccia propriamente gridare al miracolo, ha un aspetto pulito e ordinato, ideale per uno strategico, e abbastanza accattivante, sebbene non ci sia la libertà di regolare completamente la telecamera e il livello di zoom, mentre il comparto audio sottolinea i momenti topici senza essere troppo invasivo.
La terza caratteristica che contribuisce a distinguere questa versione di Civilization è, come già detto, il ritmo di gioco più veloce rispetto alla tradizione. Questo, se da una parte rende fruibile più facilmente il prodotto, con partite brevi e concise, dall’altra lo rende globalmente più breve, e tende ad appiattire un po’ l’esperienza originale tagliando alcune possibilità di approfondimento che avrebbero potuto variare maggiormente l’approccio da una partita all’altra.
Tuttavia, l’inconveniente è in parte rimediato dalla quantità di civiltà e condottieri selezionabili in partenza.
Commento Voto
Sebbene sia difficile, e anche poco corretto, paragonarlo ad un titolo complesso e strutturato come Civilization IV, questo Revolution rappresenta indubbiamente un esperimento riuscito. A prima vista può sembrare una semplificazione snaturante del classico di Sid Meier, ma basta dedicarvi qualche minuto per comprendere come l’anima della serie sia dentro a questo prodotto, celata sotto sembianze più gioviali e apparentemente infantili. Accessibilità è la parola d’ordine del progetto, che però di fatto arriva solo fino ad un certo punto: resta comunque un gioco impegnativo, per chi non è appassionato al genere. Rappresenta, in effetti, un titolo che può essere apprezzato in pieno dai possessori di console appassionati di strategici, o quantomeno interessati ad essi, ma può essere ostico per chi non ne è avvezzo. Una sorta di mezza misura che, forse fortunatamente, non è riuscita a diventare un ibrido vero e proprio. La presenza di un buon multiplayer online e un’interfaccia originale completano il quadro di un gioco che può far dire agli utenti console, finalmente, di avere uno strategico di alto profilo creato apposta per loro.
Pro
- Profondo e ben calibrato
- Buon multiplayer online
- Uno dei pochi strategici puri per console
- Interfaccia ben studiata…
- …ma il mouse resta la soluzione migliore
- Un po’ forzato verso lo scontro militare
- Tende ad essere troppo breve
Xbox 360 - Obiettivi
Civilization Revolution contiene 50 obiettivi sbloccabili per il classico totale di 1000 punti da aggiungere al gamerscore. Questi si ottengono soprattutto finendo il gioco più volte, con ogni diversa civiltà e ai vari livelli di difficoltà proposti. Altri, di valore minore ma distribuiti in grande quantità agli inizi del gioco, si ottengono semplicemente raggiungendo per la prima volta determinati requisiti (costruire edifici speciali, attaccare per la prima volta etc.). In generale, non è un'impresa troppo difficile raccogliere una grande quantità dei punti messi a disposizione dagli sviluppatori.
Multiplayer
La modalità multiplayer online di Civilization Revolution è solida e ben fatta. I turni devono svolgersi entro limiti di tempo, in modo da non allungare eccessivamente i tempi di attesa per l'avversario, e il ritmo accelerato del gioco si adatta bene alla dimensione competitiva. Il punto di forza di questa modalità, naturalmente, è la possibilità di improvvisazione e sorpresa data dal confrontarsi con un avversario umano, quasi sempre più stimolante dell'intelligenza artificiale, e in questo senso la possibilità del multiplayer giunge come una manna, per coloro che hanno spolpato il gioco in singolo. Trattandosi inoltre di un gioco che si svolge a turni, è scongiurato il rischio di lag o problemi di latenza che possano inficiarne l'esperienza. Interessante anche la possibilità di ritirarsi dalla partita lasciando il controllo all'intelligenza artificiale, in modo da non costringere alla conclusione anche l'avversario.