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The Boys, la recensione della stagione 4 appena conclusa su Prime Video

Anche quest'annata di The Boys è giunta al termine: tiriamo le somme sulla quarta stagione, consapevoli che la prossima sarà l'ultima e che dovranno cadere alcune teste.

RECENSIONE di Christian Colli   —   19/07/2024
Patriota in The Boys 4

A fronte di quanto accaduto nei giorni scorsi in America, la quarta stagione di The Boys ha dipinto uno scenario, se possibile, ancora più agghiacciante, che si è concluso con un episodio che originariamente si sarebbe dovuto intitolare "Assassination run". All'ultimo momento si è preferito un titolo generico, ma la verità è che a questo finale di stagione siamo arrivati col fiato corto, passando per otto episodi che hanno esplorato una pluralità di sottotrame e archi narrativi. Le sorprese non sono mancate, e anche qualche ribaltone rispetto alle nostre impressioni dei primi tre episodi, ma in questa recensione di The Boys 4 proveremo a rispondere alla domanda che molti cominciano a farsi: ne abbiamo ancora bisogno?

Cosa non ha funzionato

E dopo aver visto il finale, ebbene sì, abbiamo decisamente bisogno di un'altra stagione di The Boys che sciolga tutti i nodi ora che lo status quo è drammaticamente cambiato. Infatti è stato proprio questo il problema di questa quarta stagione così frustrante: la fondamentale staticità dei protagonisti e delle loro sottotrame nonostante il tema di quest'annata fosse proprio il cambiamento. The Boys ormai la conosciamo tutti per i suoi momenti scioccanti che, scemata la novità, hanno finito per diventare il cardine di una serie che gira su sé stessa da tempo, facendo solo piccoli progressi.

Il diabolico Patriota di Anthony Starr è sempre ipnotico
Il diabolico Patriota di Anthony Starr è sempre ipnotico

La sensazione quest'anno è stata più concreta del solito. Superati i primi tre episodi, usciti insieme, abbiamo sofferto una certa stanchezza mentre le sottotrame si sviluppavano a passo di lumaca, spesso percorrendo sentieri già battuti. The Boys, per surreale che sia, è comunque fatta soprattutto di personaggi umani - anche se sono Super - che danno un senso a una trama asciuttissima, lineare e inverosimile: ora che Patriota e i suoi Sette sanno chi sono i Boys di Butcher, è assurdo che non vogliano farli fuori o che si facciano scrupoli a livello d'immagine o politico. Eppure è quello che succede per gran parte della stagione, coi nostri che riescono sempre a scampare per un pelo ad ogni agguato o aggressione grazie al potere metanarrativo della "plot armor": non possono morire perché lo show non può fermarsi.

È solo negli ultimi episodi, e in particolare nel finale di stagione, che la posta si alza tantissimo, mettendo a rischio le vite dei protagonisti e rovesciando i rapporti di alcuni di loro. Nel mezzo "succedono cose" anche non troppo interessanti che fanno pensare all'inevitabile: la stagione 5 ci sembra davvero il momento migliore per chiudere la serie. Di sicuro la realtà statunitense sta dando parecchi spunti a Eric Kripke e ai suoi scrittori.

A-Train è stato il vero MVP di questa stagione
A-Train è stato il vero MVP di questa stagione

Un'altra cosa di cui abbiamo sentito la mancanza in The Boys 4 è l'ironia. Le precedenti stagioni di The Boys erano infarcite di black humor mentre questa volta abbiamo avuto l'impressione che la produzione Prime Video si prendesse fin troppo seriamente: i momenti comici non sono mancati ma hanno stonato nell'insieme, tirati in qualche caso troppo per le lunghe come nel caso delle pecore cannibali. Gira e rigira, siamo tornati alla stessa musica: i problemi di M.M. con sua figlia e l'ex moglie, Abisso che fa Abisso, Frenchie e Kimiko che will they won't they con un terzo incomodo e così via. Peraltro l'arco narrativo di Frenchie ci è apparso il più debole di tutti, tant'è che persino gli scrittori a un certo punto l'hanno messo in panchina per concentrarsi sugli altri personaggi.

Persino Patriota ci è sembrato vecchio e stanco, dentro e fuori la narrazione. Esclusa la sottotrama che lo vede confrontarsi brutalmente col proprio passato, il personaggio interpretato magistralmente da Anthony Starr, che ha sempre trainato la serie insieme a Butcher, questa volta lo abbiamo trovato troppo prevedibile.

Jeffrey Dean Morgan e Karl Urban in una scena di The Boys 4
Jeffrey Dean Morgan e Karl Urban in una scena di The Boys 4

La prevedibilità è stata, in un certo senso, la croce di questa stagione. Praticamente ogni sviluppo promette un esito scontatissimo e per un momento ci siamo sentiti come se stessimo spuntando le voci di un elenco. Le indecisioni di Ryan? Fatto. La scenata di gelosia causa mutaforma? Fatto. L'amante che scopre un segreto scomodo e rompe la relazione? Fatto. Abisso che si intrattiene con pesci, polpi e altre creature marine? Fatto. E così via. Anche la sottotrama di Butcher era praticamente telefonata, il che ha indebolito retroattivamente molte delle sue scene col magnetico Jeffrey Dean Morgan. Karl Urban è stato uno dei mattatori di The Boys ma in questa stagione ha perso colpi e la sua evoluzione, per così dire, non è che ci convinca così tanto.

E cosa ci ha convinto di più

Insospettabilmente, The Boys 4 si è ripreso tantissimo proprio nei momenti che abbiamo sottovalutato di più, grazie anche all'interpretazione del sempre ottimo cast che in qualche caso si è superato, specie perché in questa stagione si è concesso il giusto spazio anche a comprimari come Ashley o Victoria Neuman. In una recente intervista, l'attore Jack Quaid, che interpreta Hughey, ha affermato di essere consapevole che il suo successo è merito più dei suoi genitori - Dennis Quaid e Meg Ryan - che del suo talento. E invece il giovane attore quest'anno si è smarcato con distacco, affrontando una pletora di situazioni diverse che hanno messo alla prova il suo personaggio sotto vari punti di vista. Anche Simon Pegg, che interpreta il padre di Hughey, ci ha regalato una prova attoriale degna di nota che potrebbe valergli qualche nomination, grazie anche a un arco narrativo che è partito in sordina ma si è sviluppato benissimo.

Firecracker e Sister Sage completano i nuovi Sette
Firecracker e Sister Sage completano i nuovi Sette

In termini di colpi di scena e rovesciamenti di aspettative, infatti, The Boys 4 ha segnato qualche centro (quasi) perfetto. All'inizio della stagione avevamo parlato delle due nuove Super dei Sette, Sister Sage e Firecracker, esprimendo una preferenza netta nei confronti della prima. La complottista interpretata da Valorie Curry ci sembrava una macchietta fin troppo stereotipata, mentre la Sister Sage di Susan Heyard prometteva scintille. In realtà, la situazione si è completamente ribaltata nella seconda metà della stagione, prendendoci davvero e piacevolmente alla sprovvista: la dinamica tra i due personaggi in relazione a Patriota potrebbe essere una delle più interessanti della prossima stagione, sempre che Kripke non confini Sister Sage al ruolo di deus ex machina com'è successo questa volta.

Alla fine, però, la vera star della quarta stagione è stato A-Train: il velocista interpretato da Jessie T. Usher ha avuto un arco narrativo fantastico che ricorda i migliori comics supereroistici, con una risoluzione davvero coinvolgente ed efficace. A differenza di Starlight, A-Train ci è sembrato più a fuoco: l'eroina di Erin Moriarty vive un complicato conflitto interiore che secondo noi la stagione ha trattato in maniera molto confusa. Tuttavia, il finale suggerisce che il suo personaggio sarà assolutamente centrale nella stagione risolutiva: come dicevamo, tutto è cambiato ma nulla è veramente cambiato.

Conclusioni

Multiplayer.it

6.5

Nonostante alcune sbavature, soprattutto in termini di scorrevolezza e originalità, The Boys 4 è stato un gradito ritorno. Una stagione di transizione che forse ha allungato il brodo ma che è riuscita a brillare grazie al cast, ai dialoghi ben scritti e alla sua capacità un po' fortuita e un po' ricercata di riflettere questi tempi bui, scherzandoci sopra ma neanche troppo. Alla fine, però, The Boys è caduta nella sua stessa trappola: pur scegliendo di mostrarci il lato oscuro dei supereroi e fino a che punto ci si possa spingere per fare la cosa giusta, la quarta stagione ha segnato una vera e propria linea di demarcazione tra buoni e cattivi, e tanti saluti alle sfumature di grigio che ci piacevano tanto all'inizio.

PRO

  • L'arco narrativo di A-Train
  • I riflessi della nostra amara società contemporanea
  • Quasi tutti i personaggi secondari hanno avuto il giusto spazio

CONTRO

  • Comincia ad essere troppo prevedibile
  • Patriota e Butcher ci sono sembrati sottotono rispetto agli anni passati
  • Meno ironica del solito e, quindi, più pesante