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The DioField Chronicle, la recensione

Distintosi subito tra i progetti "minori" di Square Enix, The DioField Chronicle è un JRPG tattico con influenze a dir poco interessanti. Ecco la nostra recensione.

RECENSIONE di Aligi Comandini   —   26/09/2022
The DioField Chronicle
The DioField Chronicle
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È davvero difficile ultimamente venire a capo del piano di distribuzione di Square Enix. Ne abbiamo già parlato varie volte in passato, ma la strategia dell'azienda giapponese quando si tratta di nuove uscite appare quasi schizofrenica. Parliamo pur sempre di un colosso con all'attivo una miriade di progetti capeggiati da altrettanti team di sviluppo, che spesso e volentieri finisce per rovesciare sul mercato un calderone di progetti minori, forse nella speranza di veder spuntare dal mucchio un piccolo cult.

Specialmente in un periodo ricco di uscite importanti, un approccio del genere raramente dà buoni frutti, ma questo non significa che tra i prodotti meno supportati da Square Enix non possano esservi perle degne di attenzione. E proprio questo sembra il caso di The DioField Chronicle, un curioso GDR tattico, che fin dalla sua presentazione sembrava volersi distinguere con forza dai grandi classici del genere.

The DioField Chronicle è sviluppato in gran parte da Lancarse, un team giapponese veterano con all'attivo vari giochi noti (tra cui Shin Megami Tensei: Strange Journey, per chi se lo ricorda), e noi abbiamo giocato la sua campagna da circa 30 ore con grande interesse in questi giorni, cercando di capire se, pur infilato a forza nel mare di uscite del periodo festivo, avesse effettivamente la forza per distinguersi. La risposta? Ovviamente la trovate nella nostra odierna recensione di The DioField Chronicle.

Narrativa al sapore di Matsuno

The DioField Chronicle: lei è Waltaquin, una maga dalle tendenze... peculiari
The DioField Chronicle: lei è Waltaquin, una maga dalle tendenze... peculiari

Abbiamo in realtà fatto un piccolo errore in apertura: quando si è discusso della volontà di The DioField Chronicle di distaccarsi dai classici del JRPG tattico, avremmo dovuto precisare che il gioco tenta questa non facile strada solo dal punto di vista meccanico, perché per quanto riguarda la narrativa, le influenze dei nomi più pesanti del genere sono a dir poco cristalline. Il gioco ha infatti tratti "Matsuniani" a dir poco evidenti (per chi non sapesse di chi stiamo parlando, Yasumi Matsuno è stato il director di Final Fantasy Tactics e Tactics Ogre, ed è noto per le sue storie mature e ricche di intrigo e politica) e, pur mettendo il giocatore nei panni di un guerriero di poche parole e molti pensieri di nome Andrias, la sua storia si sviluppa assieme a quella dell'isola dove si svolge, DioField appunto, risultando nel complesso un lungo susseguirsi di smottamenti geopolitici di cui il gruppo del protagonista rappresenta l'ago della bilancia.

The DioField Chronicle: dopo secoli di pace l'isola di DioField si ritrova improvvisamente a dover far fronte a una miriade di conflitti interni ed esterni. Ne dovrete fare di strada prima di sistemare le cose
The DioField Chronicle: dopo secoli di pace l'isola di DioField si ritrova improvvisamente a dover far fronte a una miriade di conflitti interni ed esterni. Ne dovrete fare di strada prima di sistemare le cose

Matsuno qui non ha però in alcun modo contribuito alla scrittura del gioco, dunque l'approccio di Square e Lancarse alla narrativa si prende parecchie libertà rispetto alle formule classiche. In primis, la storia di DioField è meno verbosa rispetto ad altri giochi con universi simili, e cerca di delineare quanto accade in modo più preciso e diretto, perlopiù con dei brevi briefing prima delle missioni. Inoltre, gran parte della caratterizzazione dei personaggi viene affidata a semplici dialoghi inseriti nel gioco a mo' di missioni secondarie, in cui si apprendono in poco tempo motivazioni e desideri dei Blue Foxes, l'organizzazione di mercenari di cui Andrias e i suoi compagni fanno parte. Tale approccio è in parte una lama a doppio taglio, perché ovviamente tende a banalizzare certi temi e ad appiattire alcuni dei membri più importanti del cast, eppure nel complesso abbiamo apprezzato molto il lavoro fatto sulla trama.

I Lancarse, dopotutto, hanno chiaramente fatto uno sforzo non indifferente per dar forma a un universo in continuo conflitto, e le tensioni sociopolitiche della sola isola di DioField, unite alla minaccia di due regni confinanti dalle chiare mire espansionistiche, rappresentano a nostro parere un contraltare perfetto alla storia del giovane e cupo Andrias. La piattezza apparente di certe caratterizzazioni è poi paradossalmente "calcolata" all'interno della narrazione, e supporta con una discreta furbizia alcuni colpi di scena più che capaci di incollarci allo schermo fino alla fine della campagna. Le fatiche degli sviluppatori in questo aspetto hanno dunque indubbiamente ripagato innalzando la qualità del gioco, anche perché, nel complesso, sminuiscono alcuni difetti di cui sarà inevitabile discutere a breve.

Strategia e gameplay

The DioField Chronicle: la pausa tattica di DioField vi dà tutto il tempo necessario a calcolare la prossima mossa, ma non sottovalutate l'importanza del posizionamento
The DioField Chronicle: la pausa tattica di DioField vi dà tutto il tempo necessario a calcolare la prossima mossa, ma non sottovalutate l'importanza del posizionamento

Le innovazioni reali di DioField stanno tutte nelle battaglie vere e proprie, poiché, come già detto, gli sviluppatori si sono allontanati dalla classica formula a griglie e turni che siamo abituati a vedere da decenni. No, The DioField Chronicle mette in campo un sistema ibrido con chiare influenze provenienti dagli RTS occidentali, ed è a tutti gli effetti una variante di uno strategico in tempo reale con pausa tattica. Attenzione però, questo tipo di meccaniche potrebbe far pensare immediatamente a serie come Total War, mentre DioField è in realtà molto lontano da quel tipo di filosofia, e non permette di utilizzare intere armate da dividere e posizionare accuratamente: durante gli scontri avrete a disposizione solo quattro unità al massimo, ognuna accompagnata da un altro combattente a supporto (per un massimo di otto personaggi complessivi) e dotata di una classe con abilità e ruoli molto specifici.

Il numero limitato di unità non significa che il posizionamento delle stesse sia trascurabile, dato che i nemici di DioField sono piuttosto variegati, dispongono spesso di abilità ad area (la cui attivazione è sempre evidente) e la loro presenza nelle mappe è accuratamente pensata in modo da rendere sempre l'avvicinamento pericoloso (o per la presenza di attaccanti dalla lunga distanza, o di ronde nemiche che possono aggiungersi a scontri già avviati). Gestire un "esercito" così limitato porta dunque le tattiche del giocatore a concentrarsi su altri due fattori primari: l'uso delle abilità e il mantenimento delle risorse. Ora della fine, in parole povere, DioField è un titolo dove per dominare davvero risulta necessario massimizzare le sinergie tra i ruoli disponibili, usare sempre le tecniche migliori per ripulire rapidamente il campo limitando i rischi, ed evitare di sprecare prezioso mana tra i combattimenti. Gli sviluppatori, peraltro, hanno scelto di regolare ogni scontro su una scala piuttosto limitata, per evitare missioni eccessivamente lunghe e tediose (molto diffuse in altri titoli simili); vi sono persino termini di tempo da rispettare per ottenere premi aggiuntivi, a dimostrare ulteriormente come qui l'ottimizzazione di tempi e mosse siano centrali.

The DioField Chronicle: quelle aree rosse mostrano la zona dove un nemico sta per attaccare. Levatevi, perché non scherzano in fatto di danni
The DioField Chronicle: quelle aree rosse mostrano la zona dove un nemico sta per attaccare. Levatevi, perché non scherzano in fatto di danni

A volerla dire tutta, lo abbiamo trovato un ottimo sistema, che una volta ottenute alcune delle migliori abilità del gioco trasforma le missioni quasi in piacevoli coreografie di guerra. La possibilità di usare all'istante le abilità più devastanti mettendo in pausa il gioco e di combinare le classi per aggiungere capacità comunemente assenti a un personaggio danno grandi soddisfazioni, e in generale Square e i Lancarse sono riusciti a congegnare campi di battaglia sufficientemente complessi da offrire un discreto livello di sfida anche a giocatori discretamente navigati... almeno finché non si raggiungono le battute finali.

Già, perché se in questo lavoro dobbiamo trovare un difetto, questo è purtroppo legato alla progressione, croce e delizia di quasi tutti i titoli con marcati elementi GDR, ma qui forse lasciata un po' troppo a se stessa nell'ultimo terzo della campagna.

Classi e progressione

The DioField Chronicle: le mappe sono piccole ma molto piacevoli. Ricordano dei diorama
The DioField Chronicle: le mappe sono piccole ma molto piacevoli. Ricordano dei diorama

The DioField Chronicle ripropone per l'ennesima volta un sistema a classi, ma non è il caso di aspettarsi in questo gioco qualcosa di comparabile per complessità e flessibilità al Job System di Final Fantasy Tactics o dei Disgaea. Durante l'avventura, infatti, non avrete modo di cambiare specializzazione di ogni personaggio, ma sarete relegati a quanto offerto dalla storia principale, dato che ogni personalità presente nel vostro esercito di mercenari ha una classe già decisa e immutabile. Certo, questo non significa che la varietà manchi, tuttavia il numero di guerrieri a vostra disposizione è piuttosto limitato (ora della fine avrete letteralmente due personaggi per tipo, per un totale di nove classi) così come discretamente basilari sono le opzioni per potenziare ognuno di loro. Al di fuori di potenziamenti globali delle abilità, infatti, avrete dei rami di sviluppo limitati per ogni singola scelta (la cui diversificazione nelle statistiche, invero, influisce poco, vista la forza smodata di certe capacità passive ottenibili), e a decidere davvero la potenza in battaglia sarà principalmente l'equipaggiamento.

The DioField Chronicle: le evocazioni sono utilissime, e un ottimo modo per ribaltare una situazione problematica
The DioField Chronicle: le evocazioni sono utilissime, e un ottimo modo per ribaltare una situazione problematica

Non si tratta di una struttura mal fatta, per carità, ma le sue limitazioni sono chiaramente messe in campo per dare una precisa gradualità alla progressione del giocatore, che con un po' di esperienza può comprendere pressoché subito quali siano le strade migliori per sviluppare il suo team, e concentrarsi sul livellare esclusivamente i personaggi più influenti (se non vengono portati in battaglia, i guerrieri non salgono di livello). Viene pertanto a perdersi molta di quella libertà propria del genere, che di norma fa della libera gestione di poteri e specializzazioni uno dei suoi principali punti di forza. Inoltre, seppur solo negli ultimi capitoli della storia, una volta raggiunto il massimo livello del proprio campo base vengono sbloccati accessori e abilità devastanti, che rompono comunque con facilità il sistema e rendono triviale la gestione delle risorse dei personaggi. Un peccato, perché da quando accade in poi l'unica motivazione che porta a continuare è, come accennavamo a inizio recensione, la storia.

Sinceramente, il team poteva fare di più da questo punto di vista. Il numero limitato di classi avrebbe dovuto garantire un bilanciamento migliore (e alcune specializzazioni, specialmente quella del protagonista, sono tutto fuorché bilanciate) e a nostro parere sarebbe stato perfettamente sensato anche solo eliminare le evocazioni o la presenza di sferette rigeneranti nelle mappe. Le prime sono belve mistiche evocabili davvero fin troppo utili (e fin troppo spesso utilizzabili), mentre la presenza delle seconde facilita di molto quel recupero di punti vita e mana che spesso rappresenta l'unica vera sfida in ogni missione. Con tali soluzioni, invece, il livello di difficoltà regge solo fino a un certo punto, annullando parzialmente il senso di un sistema di sviluppo così definito. Non vogliamo ad ogni modo essere eccessivamente critici, perché il gioco resta ottimo anche con queste debolezze, e ci sono volute oltre 20 ore prima che le missioni si facessero in media ripetitive e troppo facili. Un po' di delusione però rimane, perché con qualche accortezza aggiuntiva DioField sarebbe a nostro parere una vera gemma nel suo genere.

Comparto tecnico e sonoro

The DioField Chronicle: il look dei personaggi è pulito e alquanto particolare. Ricorda la CG dei primi anni 2000
The DioField Chronicle: il look dei personaggi è pulito e alquanto particolare. Ricorda la CG dei primi anni 2000

Una certa ricercatezza la troviamo anche nel comparto tecnico, dato che DioField persino in questo campo tenta di distinguersi dalla massa. Il mondo di gioco è un mix di fantasy e tecnologie avanzate che prende chiaramente a piene mani da molteplici altri JRPG, ma l'estetica del titolo colpisce più del solito per via dell'apparente volontà degli sviluppatori di dare alla grafica un aspetto vicino alla computer grafica. Non parliamo però di CG moderna (anche perché se così fosse saremmo davanti a una super produzione, ovviamente), bensì di quella più plasticosa di fine anni 2000, per un effetto generale davvero distintivo.

La pulizia estrema dei modelli tridimensionali e delle mappe - queste ultime ricordano quasi dei diorama - non andrà sicuramente giù allo stesso modo a tutti, ma ci ha personalmente conquistato, donando ulteriore fascino al tutto. Buone, senza eccesso alcuno, le animazioni delle abilità e dei personaggi. Nulla di particolare invece da dire a riguardo dell'intelligenza artificiale dei nemici: le loro capacità di manovra e adattamento risultano piuttosto limitate - perché in questo gioco gli avversari rappresentano più degli ostacoli da superare che delle menti da battere sul campo - nonostante siano in generale aggressivi e non manchino di usare continuamente poteri che richiedono un qualche tipo di reazione da parte del giocatore.

Non male, infine, tutto quello che riguarda il sonoro. La soundtrack del gioco è piacevole, pur risultando ripetitiva dopo qualche ora per via dello scarso numero di brani; i doppiaggi in inglese ci sono però parsi di qualità in generale elevata, e il narratore durante gli intermezzi aggiunge parecchio pathos agli avvenimenti.

Conclusioni

Multiplayer.it
8.0
Lettori (2)
7.9
Il tuo voto

Pur non riuscendo a esprimere in toto il suo potenziale, per via di sistemi di progressione e gestione delle classi forse eccessivamente limitati, DioField ha saputo catturarci grazie al suo riuscito gameplay e alla cura riposta nella narrativa. Si tratta di un titolo più breve rispetto alla media del genere, ma Square e i Lancarse ce l'hanno messa tutta per dar vita a qualcosa di memorabile, e dopo aver giocato fino in fondo la loro creatura crediamo seriamente che la missione gli sia riuscita. Certo, resta un po' di amarezza per ciò che sarebbe potuto essere con qualche accortezza aggiuntiva (e magari qualche risorsa in più alle spalle), tuttavia anche così non possiamo che consigliarlo agli appassionati di strategia.

PRO

  • Meccaniche brillanti in battaglia, con influenze occidentali ben implementate
  • Narrativa appassionante e non priva di colpi di scena
  • Estetica piuttosto unica, che lo distingue dalla massa

CONTRO

  • Progressione e sistema delle classi un po' limitati
  • Verso la fine, la campagna diventa fin troppo facile e ripetitiva