Benvenuti nell’universo di Morrowind
Enorme. Non ci sono aggettivi che descrivano meglio il lavoro svolto, ancora una volta, dagli sviluppatori della software house americana. Fin dal primo approccio col titolo, il menù per la creazione del personaggio, il giocatore è posto di fronte ad una varietà ed una completezza di customizzazione incredibile, che spazia dai classici parametri da GDR, quali razza e skill, fino ad altri a prima vista innocui, come il segno zodiacale, ma che acquistano ben preciso riscontro nell’evoluzione del nostro alter-ego virtuale. Per i giocatori meno esperti, inoltre, sono state create una ventina di classi predefinite, oltre ad una sorta di breve questionario che, dopo averci sottoposto ad una serie di domande, provvederà a creare il personaggio più adatto a noi. Una volta entrati nel gioco vero e proprio, al giocatore è fornita una piccola traccia su come proseguire l’avventura, lasciandolo però completamente libero di seguire la strada che più preferisce, sia essa legata ad uno schieramento tendente maggiormente al bene od al male. Moltissime sono le carriere che potrete intraprendere, così come molte sono le gilde alle quali potrete associarvi, le quali influiranno in maniera determinante sul proseguo della vostra avventura, commissionandovi missioni diverse a seconda delle vostre attitudini. A ben vedere, questo aggiunge una massiccia componente di rigiocabilità al titolo, invogliando il giocatore a ricominciare l’avventura con un personaggio diverso, intraprendendo percorsi differenti che lo porteranno ad una diversa evoluzione nel mondo di Morrowind. Non mancano però alcuni elementi che non convincono appieno, uno su tutti il sistema di combattimento, che non ha praticamente subito evoluzioni rispetto ai primi due episodi della serie, presentando una struttura troppo semplicistica che limita il giocatore a premere furiosamente sul tasto adibito all’attacco per tutta la durata dello scontro, limitando di conseguenza la sensazione di coinvolgimento. A peggiorare ulteriormente le cose si aggiunge una mediocre realizzazione delle routine di intelligenza artificiale, con nemici che vi si gettano addosso non appena entrate nel loro campo visivo senza la benché minima organizzazione tattica, nemmeno in grado di aprire le porte ed arenandosi spesso e volentieri dietro gli ostacoli. Ottimo invece il lavoro svolto in fase di adattamento del sistema di controllo. Elemento fondamentale, visto il genere di gioco, è talmente buono da far quasi dimenticare il connubio mouse/tastiera utilizzato nella versione PC, soprattutto in virtù di una perfetta calibratura della sensibilità dello stick analogico e dell’efficace sfruttamento dell’elevato numero di pulsanti messi a disposizione dal generoso pad di Xbox.
Una gioia per gli occhi
Per quanto riguarda il discorso puramente tecnico, c’è da scommettere che Morrowind farà parlare di sé per molto tempo a venire. Il comparto grafico, infatti, è sicuramente uno dei punti di forza del titolo Bethesda, presentando un dettaglio che, seppur leggermente inferiore alla versione su PC (la minor risoluzione pesa inevitabilmente, e l’orizzonte è più ravvicinato), è comunque in grado di lasciare il giocatore senza fiato in più di un’occasione. Gli sviluppatori hanno riposto molte risorse nel tentativo ricreare un mondo che fosse il più credibile possibile ed il risultato è strabiliante. Durante il vostro peregrinare nel mondo di Morrowind vi ritroverete ad ammirare città composte da edifici impreziositi da texture sontuose, rimarrete a bocca aperta nell’attraversare gli evocativi paesaggi modellati splendidamente, tra l’altro soggetti a condizioni metereologiche variabili dinamicamente, il tutto impreziosito da alcuni effetti grafici da brivido lungo la schiena (l’acqua in particolare è realizzata splendidamente). Peccato solo per un frame rate alquanto incostante, a volte in difficoltà anche nel garantire i 30 FPS, soprattutto all’interno delle città od in presenza delle strutture più complesse, e per le animazioni piuttosto legnose ed approssimative dei vari NPC che incontrerete lungo il vostro cammino. Questi elementi, comunque, non riescono a scalfire un’impressione complessiva che non può essere che entusiastica. Meno convincente, ma comunque di buon livello, il lavoro svolto per quanto riguarda il sonoro, in parte penalizzato da una certa monotonia nei temi musicali, per quanto di ottima fattura, e negli effetti. Questi ultimi sono piuttosto deludenti soprattutto per quel che concerne i versi delle varie creature che avrete modo di incontrare sul vostro cammino. Più che buona invece la varietà e la caratterizzazione delle voci che animano i numerosi dialoghi del gioco, non localizzati in italiano, però. I puristi dell’originale non se ne faranno un problema, ma può darsi che, quelli che non masticano l’inglese adeguatamente si facciano spaventare da un’esperienza completamente in madrelingua e sarebbe un peccato.
COMMENTO
Morrowind è il degno terzo capitolo di una saga ormai entrata nella storia dei videogiochi. Tecnicamente impressionante, soprattutto per quanto riguarda il comparto grafico, non mancherà di affascinare e rapire il giocatore con le sue atmosfere fantastiche. Una volta superato l’inevitabile disorientamento iniziale, dovuto soprattutto all’enorme libertà concessa ed alla vastità dell’area esplorabile, elementi particolarmente ostici soprattutto per i giocatori alle prime armi col genere, separarsi dal titolo Bethesda diventerà sempre più difficile. Un gioco decisamente consigliato quindi, in grado di regalare ore ed ore di coinvolgente divertimento, come non se ne vedeva, purtroppo, da molto tempo a questa parte.
- Pro:
- Maestoso graficamente
- Enorme
- Sistema di controllo ben adattato
- Contro:
- Sistema di combattimento datato
- Intelligenza artificiale migliorabile
- Accompagnamento musicale ripetitivo
- Peccato per la mancata localizzazione in italiano
Correva il lontano 1993 quando fece la sua comparsa sugli schermi PC The Elder Scrolls: Arena, primo capitolo di una saga destinata ad entrare nell’Olimpo degli RPG. A prima vista molto simile ad Ultima Underworld, entrambi condividevano una visuale in prima persona, piuttosto inusuale per i tempi, in realtà era dotato di una libertà ed una vastità che il titolo Origin, francamente, si sognava. Visto l’enorme successo di pubblico e critica, nel 1996 fece capolino l’inevitabile seguito, The Elder Scrolls: Daggerfall, che, bug a parte, riuscì nel non facile compito di offrire un’esperienza di gioco ancora più completa, migliorando ed arricchendo una struttura che appariva già pressoché perfetta. Nonostante il buon successo anche di questo secondo episodio, per molti anni Bethesda sembrò essersi dimenticata di uno dei suoi franchise più redditizi, fino a tempi recenti, in cui l’annuncio di un terzo capitolo ha colpito come un terremoto il mercato videoludico; terzo capitolo che, tra le altre cose, avrebbe segnato inoltre il debutto della saga su console, scegliendo come destinazione, oltre all’immancabile PC, anche lo scatolotto crociato di mamma Microsoft. Ora, dopo ben 6 lunghi anni di attesa dal secondo capitolo, The Elder Scroll: Morrowind è finalmente giunto fra noi, ma vi garantisco che è davvero valsa la pena aspettare.