Sembra incredibile, ma per portare al cinema un eroe come Flash in un film tutto suo ci sono voluti quasi trent'anni: se n'era cominciato a parlare negli anni '80 e nel frattempo si sono susseguiti innumerevoli registi e produttori potenziali; su Flash hanno incentrato due serie TV, di cui una che si è appena conclusa dopo ben nove stagioni; nel frattempo è sorto il Marvel Cinematic Universe della concorrenza che ha inanellato una trentina di film, mentre The Flash arriva al cinema soltanto ora per chiudere un breve ciclo di pellicole che avrebbe dovuto rappresentare un duraturo Universo DC cinematografico. Insomma, ne sono successe di tutti i colori, e l'ultima incarnazione di The Flash è rimasta in cantiere per anni mentre alla Warner Bros. cambiavano idea continuamente ed Ezra Miller dava di matto.
Poco c'è mancato che The Flash facesse la fine di Batgirl - cancellato a un passo dall'uscita - quando il protagonista Ezra Miller ha avuto seri problemi con la giustizia, il tutto mentre al cinema l'Universo DC si sgretolava un flop alla volta, per poi finire nelle mani di James Gunn che ha deciso di fare tabula rasa e ricominciare da capo. Usando proprio questo film come strumento. Perciò siamo andati al cinema con un pelo di apprensione, e nella nostra recensione di The Flash vi spieghiamo cosa funziona e cosa non funziona in questo importante cinecomic di transizione.
Flash e i suoi superamici
Vorremmo evitare qualunque spoiler, sebbene i trailer ci abbiano già raccontato praticamente mezzo film, ma dobbiamo fare una breve premessa. La prima è che The Flash si ispira soltanto vagamente a Flashpoint, un ciclo di storie a fumetti di importanza monumentale per la casa editrice DC Comics, perciò se avete letto quegli albi e siete convinti di poter predire lo svolgersi della storia, beh, sappiate che vi state sbagliando di grosso. Solo il gancio introduttivo mantiene una similitudine: Barry Allen ha scoperto di poter viaggiare nel tempo alla fine di Justice League e all'inizio del nuovo film intuisce che può cambiare il corso degli eventi e, magari, impedire che sua madre sia assassinata e suo padre finisca in carcere per un uxoricidio.
Naturalmente la cultura pop ci ha insegnato che armeggiare col passato è tipo la peggiore idea nella lunga e disastrosa storia delle pessime idee, dunque Barry finisce in una realtà alternativa in cui i metaumani non esistono, Batman è in pensione e soprattutto non c'è Superman: a differenza di quanto accaduto in Man of Steel, insomma, la Terra è totalmente sguarnita all'arrivo del Generale Zod.
L'impresa di Barry diventa quindi una corsa contro il tempo per evitare che il mondo finisca e per questo motivo il nostro eroe imbranato si circonda di alleati improbabili che fanno leva un po' sulla nostalgia e un po' sull'originalità. Vi diciamo subito che l'idea di incentrare la prima pellicola dedicata a Flash su un evento risalente a Man of Steel ci ha lasciati un po' perplessi, ma è pur vero che la narrativa improntata da Zack Snyder per questo corso cinematografico della Justice League ha come punto cardine proprio l'arrivo di Zod sulla Terra e l'entrata in scena di Superman. D'altro canto, Flash è un altro di quei supereroi DC, come Wonder Woman e Aquaman, che non ha avuto una normale "origin story": The Flash, in un certo senso, è sia la sua origine che il suo momento di emancipazione, grazie a una serie di trovate piuttosto insolite che riescono a decentrare la trama fino al climax.
Al tempo stesso, però, sono due ore e mezza abbastanza confuse che trascinano lo spettatore da una scena all'altra, prendendosi spesso delle parentesi introspettive che mettono un brusco freno proprio nei momenti di slancio. Fortunatamente Ezra Miller tiene botta per tutta la durata del film, interpretando non solo sé stesso, ma anche una propria variante. I suoi manierismi sono convincenti e riconoscibili, nonostante le differenze evidenti sdoppino letteralmente il personaggio di Barry Allen. Miller si riconferma uno dei migliori attori in circolazione, capace di interpretare in maniera convincente un personaggio che di credibile non dovrebbe avere niente.
C'è poi un problema coi toni della pellicola, che in certi frangenti sembrano voler imitare i tratti da commedia che in molti ritengono abbiano decretato il successo dei film Marvel rispetto a quelli DC: questi ultimi sono sempre stati considerati fin troppo cupi e seriosi, così all'improvviso The Flash cambia marcia - anche più di Shazam! - e diventa una specie di Spider-Man tutto battute e gag, con qualche momento commovente o tragico a rompere l'incantesimo. È un'inconsistenza che si avverte soprattutto nella gestione di un gigantesco Michael Keaton, che si adatta allo script come un camaleonte per tornare a interpretare il Batman di Tim Burton, ma sotto forma di meme ambulante.
Se lui ci è apparso abbastanza sacrificato, lo stesso non si può dire per la Supergirl di Sasha Calle che, onestamente, ci ha davvero impressionato: sappiamo che è in cantiere un film incentrato sulla cugina di Superman, ma che probabilmente non sarà la Calle a interpretare Kara Zor-El, il ché ci sembra davvero un delitto tanto ha dominato le scene col suo carisma.
La cosa più curiosa di The Flash è che in questa pellicola non c'è un vero e proprio antagonista. Quello di Zod è quasi un pretesto e il film riesce a tenersi in piedi da solo anche senza uno scontro finale vero e proprio. È senza dubbio un pregio, perché dimostra che si possono rompere certi schemi dosando in maniera intelligente le necessarie scene d'azione, che comunque ci sono e sono spettacolari.
Andy Muschietti, che dirige il film, aveva già dimostrato le sue capacità in It, ma in The Flash si è potuto sbizzarrire con una messinscena spesso sopra le righe che strappa qualche sorriso incredulo; purtroppo, però, la computer grafica risalta come un pugno in un occhio per la maggior parte del tempo e la scusa che "alcune scene sembrano strane perché le vediamo dalla prospettiva distorta di Flash", citando alla lettera il regista, semplicemente non regge. Alcune scene sono soltanto brutte da vedere, specialmente nelle riprese più dinamiche di Flash nella sua nuova tutina aderente: in alcune circostanze, si nota con chiarezza che il volto di Miller è stato letteralmente appiccicato a un modello in CGI animato rozzamente, mentre in altre - tipo il salvataggio dei bambini all'inizio del film - sembra di essere davanti a un FMV di due generazioni fa.
Tutto sommato, ci siamo divertiti con The Flash, ma non abbiamo avuto minimamente l'impressione che stesse davvero finendo un'era e questo non solo perché le frettolose battute finali sembrano - lo ripetiamo, sembrano - ristabilire lo status quo, ma perché non abbiamo avvertito la solennità che un momento del genere avrebbe meritato. Dopo The Flash non sappiamo come si trasformerà il DC Universe di James Gunn, cioè chi resterà e su quali nuovi eroi Warner Bros. punterà i riflettori, ma sappiamo per certo che non saranno più della partita né Henry Cavill né Ben Affleck, nonostante abbiano letteralmente fondato questo ciclo di storie cinematografiche.
Sembra quasi che Muschietti non abbia conferito a The Flash l'importanza che avrebbe meritato dopo tutti questi anni di gestazione, e che si sia scelto di uscire col film come se ci si volesse togliere un peso per voltare pagina e guardare avanti. È un peccato, perché una storia del genere - Flashpoint, per intenderci - aveva enormi potenzialità sul grande schermo, e sarebbe potuta essere veramente l'Avengers: Endgame di Warner Bros. Invece si è preferito puntare sull'autoreferenzialità e sulla nostalgia con troppi, troppi anni di ritardo.
Conclusioni
Multiplayer.it
6.0
The Flash è un esercizio di autoreferenzialità che ruota tutto intorno al bravo Ezra Miller, ma manca delle solide basi che avrebbe avuto bisogno una storia del genere per colpire davvero al cuore i fan di questo universo cinematografico. È un film che funziona solo nei momenti di introspezione e intimità famigliare, per assurdo gli stessi che la narrativa trascura per gettarsi a capofitto in chiassose battaglie campali e brutte scene in computer grafica, mescolate con un po' di nostalgia forzata che appare più stucchevole che sentita. Peccato.
PRO
- Ottime le interpretazioni di Miller, Keaton e Calle
- Dà il meglio nei momenti di introspezione
CONTRO
- È un film confuso e frettoloso
- Computer grafica poco convincente