Ci siamo. Dopo il nostro provato di qualche settimana fa, siamo pronti a tirare le somme su The Great Ace Attorney Chronicles, la raccolta contenente i due titoli The Great Ace Attorney: Adventures e The Great Ace Attorney 2: Resolve mai usciti dal Giappone. Possiamo finalmente impersonare l'antenato del famoso Phoenix Wright, Ryunosuke Naruhodo, studente di legge in Giappone che intraprende un viaggio in Inghilterra per apprendere quanto più possibile dal loro sistema giudiziario, soltanto per trovarsi invischiato in una serie di casi all'apparenza slegati l'uno dall'altro. Scavando più a fondo nella questione, si scopriranno inquietanti retroscena su personaggi che manipolano nell'ombra gli eventi.
In quanto semplice porting delle originali versioni 3DS, non ci sono cambiamenti dal punto di vista del gameplay, giusto una migliore rifinitura dei modelli, seppur non impeccabile. Arrivati alla conclusione, possiamo dire di esserci trovati davanti un ottimo pacchetto, dove non tutti i casi brillano per interesse, ma presentano nel complesso una narrazione avvincente, soprattutto The Great Ace Attorney 2: Resolve. Il fatto che siano due giochi collegati tra loro e possano essere giocati in rapida successione li rende ancor più intriganti.
Per la recensione di The Great Ace Attorney Chronicles abbiamo giocato la versione PlayStation 4.
Aspirante avvocato
Della storia, per ovvie ragioni, non possiamo dirvi molto. Ryunosuke Naruhodo è uno studente di legge nel Giappone in pieno periodo Meiji, quando il sistema giudiziario era ancora nascente, e proprio per questo viene mandato in Inghilterra per imparare tutto quello che c'è da sapere, con l'obiettivo di riportare in patria le sue conoscenze. A dirla tutta, non doveva essere proprio Ryunosuke a intraprendere questo viaggio bensì il suo migliore amico (e in un certo senso mentore) Kazuma Asogi: per circostanze legate alla trama, sarò invece Ryunosuke a prenderne il posto, assieme alla giovane assistente Susato Mikotoba - una ragazza molto brillante, spesso anche più del protagonista ammettiamolo, con una passione smodata per Herlock Sholmes, che si rivelerà un supporto indispensabile sia nel corso delle indagini sia, soprattutto, durante i processi in tribunale.
Senza spingerci troppo oltre, una volta arrivati in Inghilterra dovremo fronteggiarci fin da subito con Barok van Zieks, leggendario procuratore conosciuto come "Grim Reaper of the Old Bailey".
Il motivo è piuttosto semplice, almeno quanto inquietante: qualunque imputato da lui perseguito è morto, in un modo o nell'altro. In caso di colpevolezza, per accuse gravi, in Inghilterra vigeva la pena capitale tramite impiccagione, ma se qualcuno riusciva a sopravvivere al processo trovava ugualmente la morte presto o tardi. È curioso il fatto che van Zieks si fosse ritirato dalle scene da ormai cinque anni e, proprio in concomitanza con il nostro arrivo, abbia deciso di tornare nelle aule di tribunale per darci del sano filo da torcere.
Le vicende di The Great Ace Attorney 2: Resolve seguono quelle del precedente capitolo, andando quindi a chiamare in causa personaggi già noti, ma non vi diremo oltre per non rovinarvi la sorpresa. Tra i due, abbiamo trovato questo secondo gioco narrativamente molto più coinvolgente, ciononostante l'insieme delle parti rende le avventure di Ryunosuke Naruhodo meritevoli di essere giocate, a dispetto di qualche difetto.
Obiezione!
The Great Ace Attorney Chronicles non si discosta, in termini di gameplay, da un qualunque altro capitolo della serie: si presenta un caso da risolvere, si cercano gli indizi prima di finire nell'aula di tribunale e, una volta dentro, si ascoltano le dichiarazioni dei testimoni con l'obiettivo di trovare una qualsiasi incongruenza e riportare il caso a nostro favore, spesso anche presentando prove a sostegno delle nostre tesi. Occasionalmente ci verrà chiesto di scegliere la risposta corretta tra diverse altre ma la possibilità di avere sempre un log delle conversazioni a portata ci aiuta nel caso qualcosa dovesse esserci sfuggito.
Ace Attorney è del resto una serie di parla parecchio e, nella fretta di proseguire, può capitare di perdersi un dettaglio importante. Se in Giappone, dove si svolge il capitolo introduttivo, la gestione del processo non è poi molto diversa da quanto ci hanno abituati i capitoli ambientati al giorno d'oggi, è quando si sbarca in Inghilterra che la musica cambia: il sistema giudiziario inglese si basa infatti sulla giuria popolare, composta da sei persone la cui opinione influenza pesantemente il processo, al punto da dichiararne la fine in un modo o nell'altro. Il nostro lavoro perciò sarà duplice: da un lato contestare le testimonianze che sembrano presentare qualche stonatura, dall'altra recuperare il favore della giuria che puntualmente finiamo col perdere senza quasi aprir bocca.
Un aspetto che ci ha poco convinto di The Great Ace Attorney Chronicles, che è poi una costante della serie, è la a volte eccessiva disparità tra la difesa e l'accusa: ovvero, laddove all'accusa sembra non servire portare prove, basta che i testimoni dichiarino fatti spesso chiaramente discordanti per convincere di colpo la giuria popolare, noi dobbiamo scavarci la strada con le unghie e con i denti.
Se da un lato ne capiamo il senso, dall'altro il gioco scade nella ridondanza per cui ci troviamo la giuria popolare tutta contro nel giro di qualche minuto, senza aver proferito parola, con la scusa di far cominciare la cosiddetta "Summation Examination": si tratta di una meccanica per cui, trovando due opinioni contrastanti nelle motivazioni (spesso inesistenti) dei giurati, possiamo riportare il processo sul giusto equilibrio facendoli ricredere della loro decisione affrettata.
A seconda del caso in questione, questo potrebbe accadere più di una volta, sempre con la premessa che in moltissime occasioni la giuria agisce in modo del tutto casuale, soprattutto considerando la presenza, tra loro, di persone che hanno le loro ragioni per non essere del tutto oneste - e anche qui avremmo da ridire sulla coerenza di certi processi ma siamo altrettanto consci di quanto Ace Attorney abbia personaggi sopra le righe. La giuria popolare resta una buona meccanica, una di quelle che ci spinge a un'analisi ripetuta dei fatti per trovare la falla.
Poiché stiamo parlando di due giochi con i loro anni sulle spalle, abbiamo riscontrato il problema un po' tipico della serie: la tendenza a dilungarsi in maniera eccessiva, girando attorno a se stessa con la scusa di complicare inutilmente un caso. Può essere per il fatto di non considerare palesi incongruenze nelle dichiarazioni dei testimoni, che vengono fatte passare sotto silenzio quando a volte potrebbero benissimo chiudere la questione (servirebbero esempi mirati che non possiamo farvi per evitarvi spoiler), o per la necessità di estrapolare evidenze che dovrebbero costituire la base iniziale di qualunque processo, ma alcuni dei casi presentati in entrambi i giochi, a dispetto di un'interessante narrazione di fondo e di un antagonista di tutto rispetto, ristagnano al punto da risultare stancanti. Ci trasciniamo verso la loro conclusione non più spinti dalla voglia di sapere come siano andate le cose, anche perché nella maggior parte dei casi sono facilmente anticipabili, ma dalla necessità di far finire quella tortura.
È un peccato perché, come abbiamo accennato, la caratterizzazione di alcuni personaggi è eccezionale, primo fra tutti Barok van Zieks (mentre i testimoni riescono a essere soprattutto irritanti): combattere contro di lui in tribunale trasmette la giusta sensazione di adrenalina e nel momento in cui controbattiamo alle sue affermazioni in maniera inconfutabile, la soddisfazione è innegabile. L'intesa tra Ryunosuke e Susato ci è altrettanto piaciuta, così come la presenza di Herlock Sholmes nella sua ambiguità, che rappresenta l'altra novità del gameplay.
Quando non siamo impegnati a farci valere in tribunale, infatti, può capitare di dover risolvere dei piccoli casi la cui rilevanza potrebbe effettivamente manifestarsi durante i processi stessi: qui, sarà proprio il famoso investigatore a darci una mano attraverso la "Dance of Deductions". Trattasi di una meccanica per cui
inizierà a sciorinare una serie di teorie bislacche, attraverso le quali giungerà a due tanto precise quanto erronee conclusioni che toccherà a noi rimettere nella giusta ottica (Course Correction) analizzando la scena incriminata: è difficile dire fino a che punto Sholmes sia davvero l'infallibile detective di cui si parla, ruolo che sembra ricadere molto più sul personaggio di Iris Wilson, ma ciò non toglie che i suoi intermezzi siano divertenti nella loro assurdità.
Non richiedono particolari doti, se non la pazienza di osservare con attenzione parte dello scenario per trovare il giusto dettaglio da sostituire alle incongruenze di Sholmes, ma la caratterizzazione del personaggio e il suo rapporto con Ryunosuke e Susato le rende tutte piacevoli - per quanto spesso si abbia la forte tentazione di strozzarlo.
The Great Ace Attorney 2: Resolve è pressoché identico come gameplay, andando giusto a recuperare dai capitoli precedenti la meccanica delle impronte digitali. Come già scritto, lo abbiamo preferito come storia e casi, soprattutto perché il capitolo originale soffre di una gestione dei tutorial, espliciti o meno, eccessivamente frustrante: non solo il tutorial principale è fin troppo lungo e prolisso, andando a coprire praticamente l'intero processo, ma la stessa introduzione della giuria popolare ci ha visto restare più di mezz'ora inermi davanti allo schermo solo per essere poi introdotti alla citata "Summation Examination".
Pur tenendo in considerazione che si tratta di giochi vecchi, speriamo che nel futuro della serie ci sia spazio per tutorial più immediati e meno a discapito del nostro tempo. Soprattutto perché la serie, nelle sue meccaniche principali, è sempre la stessa. Detto questo, The Great Ace Attorney Chronicles mette in scena una storia accattivante, aggiungendo come unica novità narrativa una serie di piccole storie brevi (Escapades) che vanno ad approfondire alcuni personaggi e proprio per questo suggeriamo di giocarle solo una volta completato il gioco. Siamo comunque avvisati di potenziali spoiler nel momento in cui vogliamo avviarne una.
Graficamente, i giochi fanno degli evidenti passi avanti rispetto alla versione 3DS ma non sono eccelsi e in molti casi i personaggi risultano piuttosto spigolosi. Per quanto riguarda la localizzazione, l'italiano è assente e considerato il tipo di esperienza, anche a fronte dell'utilizzo di slang e modi di esprimersi legati alla nazionalità di alcuni personaggi, avere una buona conoscenza dell'inglese è obbligatorio per capire cosa stia succedendo.
Conclusioni
The Great Ace Attorney Chronicles è una gradita aggiunta alla rosa della serie, una doppietta di giochi che aggiunge meccaniche nuove (almeno per noi occidentali) a un gameplay consolidato e mette in scena una storia avvincente, seppur non tutti i casi riescano a tenere il passo in termini di coinvolgimento. Eccessivamente prolisso in alcune situazioni e con una gestione dei processi spesso fin troppo sopra le righe, la raccolta pecca per dei tutorial che si dilungano troppo e per una certa ridondanza quando si tratta di chiamare in causa la giuria popolare e il suo sfavore nei nostri confronti. Certi processi ne avrebbero beneficiato di più, se fossero stati snelliti, e a volte si arriva alla fine quasi più per sfinimento che per reale interesse. Nella loro bizzarria, sono molto apprezzabili le fasi di deduzione, e smantellamento delle stesse, con Herlock Sholmes, che assieme a Barok van Zieks risulta uno dei personaggi meglio caratterizzati del gioco. L'aggiunta delle storie brevi, nei contenuti extra del gioco, getta nuova luce su alcuni personaggi rivelandosi un piacevole contenuto aggiuntivo. La mancanza della localizzazione in italiano, considerando che stiamo parlando di una visual novel, non gioca a favore di chi ha qualche difficoltà con l'inglese.
PRO
- Ottima storia, pur con i suoi alti e bassi
- Van Zieks è un antagonista di tutto rispetto
- La giuria popolare e le deduzioni di Sholmes variano il gameplay
CONTRO
- Alcuni processi risultano eccessivamente prolissi
- Stesso discorso per i tutorial, che possono essere snelliti
- La mancata localizzazione italiana non aiuta chi non mastica l'inglese