Vista la distribuzione su Netflix in tutto il mondo, la serie anime è una delle più note al momento, per questo in molti potranno guardare con attenzione a questa recensione di The Seven Deadly Sins: Grand Cross per piattaforme mobile. Si tratta, manco a dirlo, di un RPG mobile con elementi gacha che... No, aspettate! È difficile da credere ma non è proprio il solito titolo spilla-soldi costruito in mezz'ora mettendo insieme una licenza importante e un adattamento alla bell'e meglio del solito template di questo genere di giochi. Cioè, molti elementi si rifanno a quel rigido canone che ormai conosciamo fin troppo bene, ma c'è da dire che in questo caso tutto il progetto è stato studiato in maniera molto attenta e composto con una cura che è difficile da trovare anche nelle produzioni di più alto profilo. Non che ci sia ormai una distinzione così netta, ma siamo praticamente di fronte a un gioco di livello "console", per così dire, sia in termini tecnologici che di cura nella presentazione, cosa che appare subito evidente fin dai primi minuti.
The Seven Deadly Sins: Grand Cross riprende abbastanza fedelmente la storia della prima stagione della serie animata, ma invece di affidarsi esclusivamente a scene d'intermezzo animate estrapolate direttamente dall'anime (che sono comunque presenti, ma solo in certi casi) ricostruisce i momenti fondamentali della serie direttamente nell'engine del gioco, con una grafica in 3D e cel-shading veramente di ottima fattura. Questo consente agli appassionati di ripercorrere gli eventi noti con curiosità, per notare anche il remix effettuato dagli sviluppatori, e inoltre introduce in maniera molto esplicativa anche coloro che non conoscono l'originale all'interessante storia fantasy di The Seven Deadly Sins. Si tratta, in buona sostanza, di aiutare Meliodas e i suoi variopinti compagni nella lotta contro un regime corrotto, sostenuto dai Cavalieri Sacri che celano la propria fame di potere dietro apparentemente gloriose insegne da paladini. Dettaglio non da poco, le voci del gioco sono quelle originali in giapponese ma sottotitoli e testo scritto sono tutti in un ottimo italiano.
Per il resto, la struttura generale del gioco resta quella standard di questo genere: le parti narrative sono inframmezzate da combattimenti e dalla gestione dei personaggi, su cui grava l'immancabile dinamica gacha per la conquista di nuovi combattenti, ma il tutto è inserito in un insieme piuttosto organico, che non restituisce (o almeno non subito) l'impressione della classica trappola acchiappa-soldi. Il tutto, poi, è sormontato da un impianto grafico veramente di grande qualità, che ci trascina a forza all'interno del mondo di The Seven Deadly Sins (peraltro già ben caratterizzato di suo) e ci cattura nella sua narrazione costante.
Carte e cavalieri
Ci sono delle fasi esplorative che hanno soprattutto la funzione di far andare avanti la storia, ma che consentono comunque una relativa libertà di spostamento del personaggio all'interno delle ambientazioni, anche se l'esplorazione è fortemente limitata dal percorso che dobbiamo seguire. C'è sostanzialmente una forte distinzione tra i momenti narrativi e la attività secondarie e gli scontri, che determinano buona parte del gioco.
Il sistema di combattimento è a turni e si basa sull'utilizzo di carte, di diverso tipo in base anche alle abilità specifiche dei personaggi schierati nel party. Da un mazzo si possono estrarre tre carte per personaggio, che rappresentano attacchi, pose difensive, modificatori di abilità in attacco o difesa, da giocare una dopo l'altra. Due carte uguali affiancate si uniscono a formare una medesima carta ma di livello superiore, nuovamente assimilabile ad un'altra uguale per ottenere una carta a tre stelle. È possibile trascinare le carte direttamente per effettuare queste manovre di evoluzione, consumando però un turno di spostamento. Ogni personaggio ha una dotazione di due mosse base, una finisher e una finisher combinata, che possono essere utilizzate a seconda dell'andamento dello scontro ed è ovviamente possibile impostare l'auto-battle e velocizzare l'azione. Il combattimento ha dei buoni spunti strategici e l'utilizzo delle carte, con la possibilità di combinarle, rende piuttosto stimolante lo scontro anche se non ci troviamo proprio davanti a un sistema molto coinvolgente.
La raccolta e gestione dei personaggi rappresenta l'altro pilastro principale del gameplay di The Seven Deadly Sins: Grand Cross. L'evocazione dei combattenti avviene attraverso la spesa di gemme, che possono essere ottenute avanzando nel gioco o anche effettuando i login quotidiani, oppure ovviamente acquistandole con denaro reale. I personaggi si suddividono nelle consuete categorie R (comuni), SR e SSR: con una mandata di 11 evocazioni c'è almeno un personaggio SSR garantito e in linea di massima non sembra trattarsi di un sistema estremamente esoso o in qualche modo truffaldino, anche se ovviamente per scalare i ranghi più velocemente e creare un esercito di supersoldati è necessario mettere mano al portafoglio, ma questo non è assolutamente obbligatorio. I personaggi possono essere successivamente evoluti, con gli SSR che possono arrivare al livello massimo UR mentre per ognuno è possibile modificare equipaggiamento e anche l'aspetto, con un tasso di personalizzazione dei combattenti veramente notevole.
Ci sono una buona quantità di attività secondarie che possono tenerci attivi su diversi fronti: al di là della gestione del party e dei dialoghi, Meliodas può pensare alla gestione della sua locanda insieme ad Elizabeth e al maialino Hawk, c'è una sorta di mini-game legato alla cucina ed è possibile prendere parte a vari eventi a tempo che vengono organizzati su base regolare, dunque c'è una notevole attività nel mondo di gioco che peraltro si associa bene all'ambientazione vivace caratteristica dell'anime. È presente anche l'attività PvP dove il rischio di incappare nel pay to win è sempre molto reale in questo genere di giochi, ma bisogna dire che il bilanciamento è studiato in maniera tale da non rendere il gap tra giocatori paganti e free-to-play così insormontabile come visto in altri casi.
Conclusioni
The Seven Deadly Sins: Grand Cross può essere considerato l'evoluzione dell'RPG mobile con elementi gacha. In termini strutturali non si discosta più di tanto dal genere di riferimento ma la grande cura risposta in ogni suo aspetto, il relativo equilibrio della monetizzazione e l'ottimo ritmo dato da una narrazione costante, un buon sistema di combattimento e la quantità di attività secondarie riescono a tenere insieme un vero e proprio gioco, piuttosto che un diabolico meccanismo spilla-soldi. Ovviamente non siamo ancora al cospetto di un RPG pieno con tutti i crismi che ci si potrebbero aspettare da un genere così complesso, ma per un gioco che può essere approcciato gratuitamente, studiato appositamente per essere fruito su piattaforme mobile e basato su una licenza manga/anime di grande successo è davvero difficile chiedere di più.
PRO
- Grafica veramente di alto livello
- Sistema di combattimento a carte ben progettato
- Buona gestione dei personaggi senza troppa enfasi sulle microtransazioni
- Discreta varietà di attività collaterali ed elementi di contorno
CONTRO
- Come RPG non è propriamente profondo, come da standard per questo sotto-genere
- Il peso del gioco si fa sentire in termini di prestazioni e consumo batteria dello smartphone
- Dove la narrazione presenta fasi più noiose rallenta tutto il ritmo di gioco