Non è per nulla facile inquadrare The stillness of the wind, il bizzarro titolo di Memory of God (ovvero del solo Coyan Cardenas, praticamente), protagonista di questa recensione, nel sistema dei generi, nonostante una griglia di riferimento ormai allargatissima come può essere quella della catalogazione videoludica dei tempi moderni, che ha visto emergere esperienze di tipo estremamente diverso grazie soprattutto alle iniziative indie. Si potrebbe definire una simulazione contadina, ma anche rispetto a un genere così strano riesce comunque a uscire dagli standard, perché se è vero che anche qui si tratta di coltivare vegetali e allevare bestiame, sostenere che il fulcro del gioco si trovi in queste azioni sarebbe piuttosto fuorviante. Si potrebbe definire un incrocio tra questa tipologia di gioco e una sorta di walking simulator, dove il racconto è rarefatto e a volte impalpabile ma risulta essere sempre il sostrato su cui si innesta l'azione di gioco. Ci troviamo a interpretare un'anziana contadina, Talma, che vive in una fattoria ai margini estremi della civiltà, in mezzo a una desertica ambientazione rurale. La scrittura, che si potrebbe definire alternativa, non prosegue in maniera standard ma adotta a modo suo un tipo di narrazione ambientale, per cui veniamo a sapere del mondo in cui ci troviamo attraverso documenti, ricordi, sogni, lettere e sporadici dialoghi con il mercante-postino che ogni giorno funge da collegamento con il mondo esterno.
Non è facile farsi un'idea precisa della collocazione storica e temporale di tutto, ma sembra trattarsi di una sorta di mondo alternativo, che appare continuamente minacciato da qualcosa di oscuro. Mentre la vita di Talma procede al ritmo del lavoro nei campi, incalzata dal veloce volgere delle giornate, si apprende progressivamente che c'è una sorta di minaccia incombente, che rende sempre più consistente un'inquietudine di fondo. Nella fattoria la realtà sembra cristallizzarsi intorno alle semplici azioni quotidiane ma si avverte, attraverso sogni, visioni e quanto riportato nelle lettere che arrivano da parenti e amici (i testi si distinguono per una grande qualità di scrittura, purtroppo non c'è una traduzione in italiano), questo senso di fine imminente che si insinua nelle crepe della realtà quotidiana, pur nella grande pace e armonia che sembra regnare sul minuscolo angolo di universo gestito da Talma. The Stillness of the wind estremizza il contrasto di una vita d'altri tempi, a contatto con la natura e ai margini della società. Nei suoi ritmi lenti e compassati, forzati dalle limitate capacità di una protagonista così attempata, ci costringe a riflettere su quello che facciamo nel gioco stesso ma in un certo senso anche nella nostra vita reale. La dedizione di Talma per la sua fattoria ci parla dell'importanza dell'attaccamento alle proprie radici e della gestione di un microcosmo in armonia con la natura e secondo ritmi umani, a dispetto del rutilante progresso che sembra invadere il mondo esterno, lontano al di là del deserto ma comunque percepibile con una certa inquietudine.
Fattoria al termine dell'universo
Insomma The stillness of the wind è un gioco riflessivo e contemplativo, che ci spinge a pensare a temi importanti come la vecchiaia, la solitudine, l'abbandono ma anche il ricordo malinconico e la dignità nell'affrontare la vita con i pochi mezzi a disposizione. Riesce perfettamente a smuovere l'animo di chi ci gioca grazie al suo stile particolare, alla scelta inusuale della protagonista e agli argomenti trattati ma qualche dubbio sulla sua struttura sussiste: i suoi problemi stanno infatti tutti nel giocato, visto che dal punto di vista stilistico e per quanto riguarda atmosfera e modalità narrative è veramente impeccabile. La ripetizione ossessiva dei medesimi gesti ha ovviamente la funzione di rendere l'idea della vita nei campi ma il problema è che, di fatto, non è propriamente divertente o coinvolgente. Non vuole nemmeno esserlo, probabilmente: nel rappresentare la passione ma anche la fatica che caratterizza il lavoro di Talma, il titolo ci mette a disposizione poche micro-azioni da svolgere con regolarità per portare avanti la fattoria, alternate a qualche incursione nelle aree circostanti alla ricerca di oggetti in grado di stimolare ricordi, sezioni rese particolarmente improbe dall'incedere lentissimo della protagonista. Per quanto riguarda semplicemente il gameplay questo titolo presenta degli aspetti critici sia sul fronte concettuale, per la semplice ripetizione meccanica dei gesti e il suo richiedere utilizzi univoci e specifici degli attrezzi che si trovano in giro ma senza fornirne alcuna spiegazione, sia sul versante tecnico, visto che l'interfaccia touch screen, sui dispositivi iOS testati, risulta spesso imprecisa.
La contemplazione non è immobile, al contrario del paesaggio intorno alla fattoria: deriva infatti dalla continua ripetizione dei lavori che scandiscono la giornata di Talma: zappare la terra, seminare, annaffiare, mungere la pecore e preparare il formaggio, con il fondamentale intermezzo di baratto e chiacchiere garantito dal passaggio quotidiano del mercante. La rapidità con cui arriva la notte aggiunge un ulteriore elemento da considerare, spingendoci verso sequenze ragionate e serrate di azioni da svolgere, tra cura delle coltivazioni, degli animali, possibili escursioni negli immediati dintorni della fattoria e la necessità di farsi trovare al posto giusto ogni volta che passa il mercante/postino, perché il commercio dei prodotti, attuato peraltro attraverso un'interessante forma di baratto arcaico, risulta indispensabile per ottenere materie prime e informazioni sugli sviluppi della vita al di fuori della casa di Talma. Tutto questo viene rappresentato con stile davvero inappuntabile da Memory of God, grazie a un sapiente utilizzo di colori e animazioni che mettono bene in scena l'apparentemente immutabile tranquillità dell'isola felice rappresentata dalla fattoria, immersa in una straordinaria e malinconica quiete. In questo, gioca un ruolo fondamentale anche il comparto audio, che elimina in gran parte le musiche lasciando al rumore del vento, degli animali e del borbottare allegro di Talma il compito di tratteggiare in suoni il quadro bucolico e strano di The stillness of the wind.
Conclusioni
Sotto la superficie da semplice gestionale c'è una narrazione profonda in The stillness of the wind che tocca temi importanti con notevole grazia ma senza mai essere edulcorata, anzi mantenendo l'oscurità sempre ben percepibile sullo sfondo. La dicotomia classica in produzioni di questo tipo tra stile e narrazione da una parte e gameplay dall'altra emerge con forza anche qui, dove peraltro c'è parecchio da fare, rispetto a quanto accade con walking simulator e simili. A fronte di una potente carica emotiva, dunque, l'interazione risulta meccanica, monotona e in definitiva poco divertente, riuscendo fin troppo bene nell'intento di raccontare la fatica e la dedizione di Talma nella cura della fattoria. Tuttavia, la coerenza con cui la visione di Coyan Cardenas è stata messa su schermo è veramente notevole e trasuda fascino da ogni pixel, supportata da un'ottima e originale scrittura nelle parti testuali.
PRO
- Stilisticamente ottimo
- Tocca tematiche importanti con una certa leggerezza e un bello stile narrativo
- Protagonista molto originale
CONTRO
- Il gameplay è alquanto meccanico e monotono
- Incertezze nell'interfaccia di controllo
- Non molto duraturo (alquanto sotto le cinque ore)