La conclusione della trilogia dello strigo, arrivata sul mercato nel corso del 2015, ha reso The Witcher 3: Wild Hunt uno dei titoli più importanti della storia recente del medium. Ovviamente vi rimandiamo alla corposa recensione uscita al tempo per approfondire in ogni sua minima parte ogni aspetto del gioco. In questa sede l'obiettivo sarà analizzare questa versione per Nintendo Switch, l'ibrida della casa di Kyoto. Fin dall'annuncio arrivato a sorpresa qualche mese fa, ci si è subito chiesto quanto questo porting fosse davvero realizzabile, considerata la portata tecnica del titolo e le possibilità della console. Dopo aver speso una buona quindicina di ore a farci un'idea, passando dal soleggiato Bianco Frutteto alla vita di Novigrad, siamo pronti a darvi il nostro giudizio.
La conclusione di una storia
Una delle grandi trovate del terzo capitolo di The Witcher fu la capacità di CDProjekt di dare un contesto ed una prosecuzione alla storia di Geralt, senza però dimenticarsi dei nuovi giocatori. Il successo interplanetario della serie, paradossalmente, è arrivato durante gli anni di sviluppo di questo terzo capitolo e lo sviluppatore polacco ha ben deciso di inserire come cardini della narrazione due personaggi letterari ancora inediti per la trasposizione videoludica. Tutta la quest principale si dipana infatti intorno a Ciri e alla minaccia dettata dalla Caccia Selvaggia. La narrazione principale, che richiede una trentina abbondante di ore per essere portata a termine, rappresenta allo stesso tempo solo la punta dell'iceberg e si concretizza in un pretesto per esplorare l'enorme mondo di gioco.
A fianco al viaggio primario dello strigo alla ricerca di Ciri - sua apprendista e verso la quale si sente fortemente legato e responsabile - il gioco inserisce una serie quasi sconfinata di quest secondarie, contratti da portare a termine e ricerche del tesoro Le cacce rappresentano tutta una serie di incarichi tramite i quali andare alla ricerca di creature che infestano le sconfinate lande del titolo, studiarne costituzione e debolezze e metterle a tacere. Le ricerche del tesoro, come da nome, non sono altro che un insieme di piccoli compiti che portano all'esplorazione e alla raccolta di bottino. È però con le quest secondarie che il sistema di gioco esplode e si completa, mettendo in piedi una serie pressoché infinita di sotto trame e di approfondimento del mondo di gioco che hanno reso grande il titolo e il suo team di sviluppo. La ricerca narrativa, la voglia di raccontare storie e il background psicologico di ogni abitante con il quale avrete modo di interagire, sono gli elementi che ancora oggi spingono The Witcher 3: Wild Hunt verso un'eccellenza quasi difficile da comprendere a primo impatto, perché soverchiante e suggestiva.
Nel caso specifico di questa riedizione per Nintendo Switch, ci troviamo di fronte ad un pacchetto che comprende anche le due grandi espansioni a pagamento uscite successivamente: Hearts of Stone e Blood and Wine. Questi due contenuti aggiuntivi sono ancora oggi ricordati, senza rischio di smentite, come i DLC più corposi ed "onesti" che il mercato videoludico odierno ci abbia regalato. Parliamo di una cinquantina di ore aggiuntive per un gioco già sconfinato di suo, che in più si sono portate in dote tutta una serie di migliorie all'interfaccia e all'equipaggiamento, ormai considerate lo standard dell'esperienza di The Witcher 3. Mentre la prima espansione si rivela leggermente meno complessa nella struttura, riciclando anche buona parte degli ambienti e spiccando più per la narrazione principale che per le attività accessorie; Blood and Wine è considerabile alla stregua di un gioco a sé stante. Ambientato in una regione fino a quel momento inedita: il ducato di Toussaint, vi troverete a vivere in una porzione di mondo quasi fiabesca, con tutta una serie di accortezze narrative e degli incarichi che ne conseguiranno.
Ciò che purtroppo risulta totalmente incomprensibile e sul quale è difficile soprassedere, è il prezzo pieno al quale ancora oggi viene venduto questo pacchetto su Nintendo Switch. Al netto di una quantità di contenuti spropositata, parliamo comunque di un titolo con quattro anni sulle spalle e che, soprattutto, nella versione Complete per le altre piattaforme viene proposto a una cifra inferiore. Questo senza tenere conto delle frequenti promozioni. Diciamo che una politica di prezzo più aggressivo avrebbe rappresentato uno stimolo importante.
La versione Switch
Veniamo al fulcro del giudizio: la resa di questo porting su Switch. I ragazzi di Saber Interactive hanno passato un intero anno a lavorare a questa riedizione, tentando di non mutarne l'essenza e la percezione pad alla mano, ma dovendo chiaramente scendere a compromessi con una potenza di calcolo profondamente differente da quella di riferimento. The Witcher 3: Wild Hunt è un titolo che ancora oggi è possibile considerare al top del valore tecnico raggiungibile, soprattutto considerata la mole di elementi e la grandezza del mondo di gioco. Pensare anche solo al fatto che l'ibrida di Nintendo possa gestire un gioco di questa portata, rappresenta per quanto ci riguarda un valore produttivo da non sottovalutare.
Dal punto di vista squisitamente numerico, questa versione gira ad una risoluzione sempre intorno ai 540p per quanto riguarda la fruizione in modalità portatile, che si tramuta in una risoluzione dinamica fino a 720p quando invece si gioca collegando la console ad un qualsiasi monitor esterno. Prima che questa dichiarazione vi porti a scendere in strada con i forconi c'è da fare un'importante considerazione. Se è vero che riteniamo quasi un sacrilegio scegliere di comprare questa versione per giocarla seduti sul divano e guardando un sessanta pollici, è altrettanto giusto pensare di usufruirne quasi totalmente nella sua versione portatile. Complice l'ottimo e sufficientemente minuto schermo della console, The Witcher 3 risulta giocabile e godibile, senza percepire di aver tolto all'esperienza buona parte della sua efficacia.
Ciò che più infastidisce a dire il vero, è che questi compromessi tecnici che hanno portato a ridurre l'orizzonte, ad aggiungere un effetto di motion blur un po' fastidioso e a riportare a dettagli molto bassi qualsiasi texture e modello del gioco, non siano risultati comunque sufficienti a risolvere un serio problema di fluidità che si fa percepire in molteplici occasioni. Il gioco gira quasi costantemente sotto i trenta fotogrammi al secondo, riuscendo in alcune occasioni a scendere anche in maniera drastica. Questo risultato si palesa principalmente quando ci troviamo in modalità docked e, complice la pochezza estetica, si fatica davvero a trovare una giustificazione per fruirlo in questo mondo. Al contrario la versione portatile resta sempre comunque piacevolmente giocabile, andando a generare quella soddisfazione genuina che poche altre volte ci è capitato di percepire testando un porting per Nintendo Switch.
Dobbiamo ammettere che non ci saremmo aspettati di avere voglia di portare nuovamente a termine il gioco, sfruttando quelle poche ore di tempo libero a disposizione, solo ed unicamente perché capaci di giocare a The Witcher 3 di notte, sdraiati nel proprio letto, senza la necessità di attrezzarci con la nostra splendida ma ora poco funzionale versione per PC. Non siamo in grado di dire se Saber Interactive si sarebbe potuta spingere ancora più in là, ciò non toglie che i compromessi raggiunti rappresentino probabilmente il massimo di quanto era possibile eliminare da una versione base fin troppo esosa. Il vero miracolo sta nel fatto che questa edizione esista, e in quanto tale crediamo sia giusto premiarne lo sforzo, condannando però un prezzo di mercato totalmente fuori scala.
Conclusioni
La versione Nintendo Switch di The Witcher 3: Wild Hunt arriva sul mercato mettendo a tacere una buona dose delle voci che lo davano già per ingiocabile. Oltre ogni aspettativa, l'avventura finale (per ora) dello strigo si vive e gode con grande soddisfazione. Il tutto però resta fortemente dipendente da una serie di compromessi importanti. Pensare di giocare il titolo in versione docked è quanto di meno sensato si possa fare, a meno di non avere proprio alcuna altra piattaforma in grado di farlo girare, ma il rischio di rigettarne un aspetto tecnico al limite del digeribile è pericolosamente alto. Al contrario quando lo si gode nella sua versione portatile, nonostante un frame rate "cinematografico", il gioco è ancora in grado di sorprendere. Rendersi conto di essere su uno schermo da sei pollici è una consapevolezza che aumenta il godimento. Chiunque sia vicino all'idea di cloud gaming potrebbe ormai vedere i compromessi di Switch come qualcosa di superabile in un futuro molto prossimo, ma parliamo sempre di una fruizione legata ad internet e ancora ben lontana dall'essere perfezionata. Peccato infine per un combat system che, ancora oggi, non riusciamo davvero a digerire per colpa di un feedback inesistente e per un prezzo di mercato che sarebbe potuto essere più basso.
PRO
- Ancora oggi resta uno degli RPG migliori del decennio
- La versione completa di tutti i contenuti
- La consapevolezza di giocare The Witcher 3 su portatile
CONTRO
- Molti compromessi a volte esagerati
- Il combat system non era perfetto prima e non lo è ancora oggi
- Prezzo troppo elevato