Sono anni che Vanillaware di giochi ne fa pochi ma buoni e segue una filosofia tutta sua, saltando da un genere all'altro, tra contaminazioni e ispirazioni, innovazione e tradizione. Unicorn Overlord è forse uno dei titoli che più rappresenta il piccolo sviluppatore di Osaka: si dice che il director Takafumi Noma ci abbia lavorato per quasi dieci anni insieme all'amico Wataru Nakanishi, ma senza un piano preciso in mente, nel senso che i due s'inventavano la storia, i personaggi e il gameplay strada facendo.
Questo spiegherebbe perché ogni aspetto di Unicorn Overlord sembra disgiunto dagli altri, come in una banda jazz in cui ognuno suona per conto suo la stessa, indimenticabile melodia. La nostra recensione di Unicorn Overlord confermerà ai fan di Vanillaware quello che sospettavano fin dall'annuncio, casomai non fosse bastata la generosa demo: è l'ennesimo gioiellino.
Trame e sottotrame
La storia di Alain di Cornia, strappato in giovane età al suo regno dopo l'insurrezione del generale Valmore, sembrava seguire la linea dritta della vendetta: in fondo, il gioco permette già nelle prime ore di riparare un ponte che conduce direttamente allo scontro finale col tiranno, praticamente un suicidio contro un boss di livello massimo in un territorio ostile e pieno di nemici. Invece la narrativa di Unicorn Overlord ci ha sorpreso: è più intricata di quel che sembra, con un gran numero di personaggi e vicende che affondano nella mitologia del fittizio continente di Fevrith, uno scenario fantasy a metà tra l'Europa medievale e gli anime giapponesi.
La comoda Biblioteca aiuta a tenere traccia di ogni evento, luogo o personaggio, accuratamente registrati e descritti in un archivio che si aggiorna costantemente, incrociando le voci che il giocatore può facilmente richiamare nelle finestre a scomparsa, riproducendo all'occorrenza i filmati della storia.
Alain guida l'Esercito della Liberazione alla riconquista del regno grazie anche e soprattutto al magico Anello dell'Unicorno che porta al dito, e che gli permette di spezzare l'incantesimo di controllo che l'imperatore esercita sugli eroi del continente, ma un sol uomo non è un'armata e al principe di Cornia servono alleati: quelli che si possono reclutare a pagamento, scegliendone le caratteristiche entro certi limiti, sono generici e anonimi, mentre i comprimari che si uniranno alla nostra causa, o che dovremo convincere con le buone e con le cattive a sostenerci, sono molto più interessanti e formano un mosaico di sottotrame in cui emerge tutto il talento di Vanillaware.
I comprimari sono ben caratterizzati sia nei look che nelle personalità grazie anche a un'ottima localizzazione italiana, un po' pomposa ma efficace, e un sistema di affinità, basato sulla collaborazione in battaglia o sulla consegna di piccoli regali, aiuta a scoprire meglio i simpatici retroscena delle loro vite. E se agli ottimi dialoghi si accompagnano premi e ricompense, come si fa a dire di no?
Non è nulla che non si sia già visto in Fire Emblem o Tactics Ogre, titoli ai quali Unicorn Overlord s'ispira fortemente e che hanno fatto la storia dei JRPG strategici, ma Vanillaware ha architettato una progressione non lineare che concede al giocatore un'enorme libertà non solo in termini di gameplay ma anche di narrativa. La maggior parte dei personaggi è assolutamente facoltativa; in molti casi si può addirittura scegliere di giustiziarli invece di reclutarli, mettendo così le mani su ricompense speciali alternative. In questo modo si perdono alcune sottotrame parallele molto interessanti che, però, non vanno a incidere sulla campagna principale, che vede Alain fare luce sui poteri del suo anello e sul vero scopo del suo nemico.
La summenzionata libertà si esprime nella componente esplorativa, interpretata in stile "open world" col giocatore che, fin da subito, può andare praticamente ovunque a cercare risorse, scoprire segreti, sbloccare missioni secondarie o combattere i nemici che girano per la mappa fintanto che resta nelle grinfie del nemico. La campagna fissa un obiettivo da perseguire ma ci si può arrivare dopo ore passate a riempire i ranghi dell'Esercito, affrontando i diversi livelli che riempiono la mappa, e in certi momenti si biforca pure, lasciandoci la libertà di decidere quando e come esplorare le diverse regioni.
Andare ovunque e combattere chiunque
I "livelli" sono le missioni di combattimento in cui l'obiettivo è generalmente quello di sconfiggere il boss di turno, solitamente a difesa di un posto di comando finale, anche se qualche volta c'è qualche sorpresa: in genere succede con i livelli più importanti, quelli legati alla campagna principale o alle missioni secondarie speciali, e che infatti durano di più e riescono ad essere molto più articolati, con una distribuzione di nemici, trappole e armi d'assedio che obbliga il giocatore a spremere le meningi anche a difficoltà intermedia.
Altri livelli si completano in pochi minuti e servono soprattutto a sbloccare le fortezze e i centri abitati, punti di riferimento per il viaggio rapido che possiamo anche ricostruire completando delle semplici missioni di consegna che garantiscono l'accesso ad altre funzionalità o servizi.
Sistemi su sistemi, come dicevamo, che si sommano e si incastrano con un equilibrio praticamente perfetto. L'esplorazione diventa quindi un piacere, e non solo per il ciclo giorno/notte che incide su alcune interazioni o la distribuzione dei contenuti, accessibili indirettamente da un comodo elenco, ma anche e soprattutto per il modo in cui Vanillaware gestisce la progressione: i nemici sulla mappa non possono mandarci in Game Over ma solo rispedirci al punto d'interesse più vicino, perciò con un po' di bravura si riesce ad aggirarli o magari proprio a batterli, mettendo da parte le medaglie che servono a ingrandire le formazioni, cioè le squadre in cui possiamo schierare fino a sei personaggi.
E infatti il cuore del sistema di combattimento è esattamente questo: la composizione di un'armata divisa in formazioni, in cui la sinergia tra i diversi personaggi, la loro utilità e le abilità che hanno imparato - aumentando di livello o equipaggiando certi accessori - è di primaria importanza.
Ogni personaggio appartiene a una classe che inquadra la sua utilità - e naturalmente non mancano le promozioni a classi più potenti - e possiede un numero di PA e di PP che determinano quante volte può usare le sue abilità. Lo scontro finisce solo quando ogni unità sul campo ha esaurito queste risorse perciò, strutturando correttamente le formazioni, e impostando manualmente le priorità e le condizioni di attivazione delle abilità nelle schermate individuali dei personaggi, è possibile personalizzare enormemente ogni formazione e influenzare gli automatismi nei combattimenti. È un po' come il Gambit di Final Fantasy XII, per intenderci, solo molto più stratificato dalla presenza di molteplici variabili da microgestire.
Le battaglie si dividono quindi in due fasi, escludendo i preparativi prima dello scontro: la navigazione del campo di battaglia è sostanzialmente in tempo reale, ma è possibile mettere il gioco in una specie di pausa tattica per studiare con calma le proprie mosse senza sprecare il poco tempo a disposizione. Ogni volta che una formazione entra in contatto col nemico, inizia lo scontro, ma anche in questo caso subentrano tantissimi fattori: a seconda dei leader che abbiamo scelto per le formazioni, e dalla distanza tra le stesse, si possono impiegare attacchi o aiuti extra.
E questo senza scomodare altri fattori, come la resistenza, che determina il numero di azioni che una formazione può compiere prima di essere costretta a riposare; il Valore, che si accumula sconfiggendo i nemici e conquistando gli avamposti e che permette di utilizzare delle abilità speciali all'aperto; le armi d'assedio, le trappole e i consumabili, che diventano sempre più importanti via via che aumenta la difficoltà. Unicorn Overlord ha un sistema di combattimento sofisticatissimo e in apparenza soverchiante, che però si sviluppa con calma e gradualmente, accompagnando il giocatore alla scoperta di ogni meccanica con tutorial concisi ma chiari.
Un'interfaccia leggermente più intuitiva e meno affollata avrebbe aiutato la comprensione di alcune dinamiche, ma nell'insieme il gameplay concede soddisfazioni enormi, soprattutto una volta assorbiti i meccanismi principali. Con oltre cinquanta comprimari distinti si finisce per passare un po' troppo tempo nelle schermate a microgestire ogni accessorio, abilità o condizione; tuttavia, si potrebbe dire che il bello di Unicorn Overlord è proprio questo: il controllo pressoché totale che Vanillaware concede al giocatore, con tutto che i combattimenti sono automatizzati.
È incredibile che lo sviluppatore sia riuscito a inventarsi un gameplay così profondo e raffinato, ispirandosi solo marginalmente ai grandi capolavori del passato per poi stravolgere in toto le loro dinamiche collaudate, e il tutto curando un comparto tecnico che lascia semplicemente a bocca aperta. Sulla direzione artistica c'è davvero poco da dire: lo stile è quello iconico, delicato e ultra dettagliato, dello sviluppatore giapponese, un 2D spettacolare che si fregia di una scelta dei colori inappuntabile, un'effettistica d'impatto e animazioni semplicemente splendide.
Su Switch (OLED, nello specifico) Unicorn Overlord è una meraviglia in termini di pulizia e fluidità, sia in portabilità che su uno schermo più grande, e l'accompagnamento musicale del compositore storico Mitsuhiro Kaneda è praticamente perfetto in ogni situazione. E forse la chiave del successo di Unicorn Overlord sta proprio nella sinergia di un team che, proprio come le formazioni del gioco, ha imparato negli anni a lavorare di concerto e a impiegare con intelligenza e puntualità i talenti dei suoi pochi ma validissimi programmatori.
Conclusioni
Il 2024 dei GDR è iniziato in grande stile ma, in uno scenario così aggressivamente competitivo, Vanillaware potrebbe aver gettato il guanto della sfida ai più altisonanti tripla A del momento. Unicorn Overlord è un gioiello di GDR: uno strategico longevo, raffinato e appagante che, per buona misura, è anche incantevole da vedere e da ascoltare. Non è un gioco perfetto, ma Vanillaware ci è andato maledettamente vicino, riuscendo persino a reinventare un genere poco rappresentato e che ha ancora molto da dire. Non ignoratelo, anche perché un po' di Vanillaware fa sempre bene al cuore.
PRO
- Direzione artistica superlativa
- Gameplay incredibilmente complesso e sfaccettato
- Narrativa sorprendente ricca di sottotrame e alternative
CONTRO
- Si passa molto tempo a microgestire un sacco di cose nei menu
- Qualche volta le missioni tendono a essere troppo caotiche e affollate