Chi segue la scena indie con una certa attenzione probabilmente ricorderà di aver sentito parlare di Vane da un bel po' di tempo: l'annuncio è addirittura di metà 2014, con qualche dettaglio in più emerso in occasione del Tokyo Game Show dello stesso anno. Se ne erano poi perse a lungo le tracce fino alla PlayStation Experience 2016, durante la quale era riapparso con un nuovo trailer. Altri 12 mesi nel silenzio per arrivare all'edizione 2017 dello stesso evento quando si era visto qualcosa di più concreto, per poi concludere lo scorso dicembre con finalmente la data di uscita, fissata a questo gennaio. In sintesi ci sono voluti circa 5 anni complessivi di sviluppo da parte del team Friend & Foe, software house indipendente con sede a Tokyo (ma composta da occidentali) con a curriculum lavori su roba tipo The Last Guardian, Battlefield 3, Bionic Commando e Killzone. Con premesse del genere, cosa poteva andare storto?
Ambientazione e scenario
In sintesi: tutto. Beh, forse stiamo esagerando, ma la verità è che Vane è una enorme, cocente e dolorosa delusione, nonchè la rappresentazione plastica di un tipo di gioco indipendente che cerca di nascondere gravissimi problemi di game design sotto la patina di una componente artistica pretestuosa e a tratti stucchevole. La formula è sostanzialmente quella dei giochi "alla ICO", seppur ci siano evidenti influenze anche dei titoli di Thatgamecompany e Playdead: la differenza fondamentale è che se in ICO, Flower, Journey, Limbo e Inside il valore estetico era correttamente sostenuto da una parte ludica perlomeno adeguata allo scopo, sebbene mai protagonista, in Vane le atmosfere rarefatte e la grafica evocativa sono come uno scheletro vuoto e freddo, senza sostanza. Le tematiche, allusive e mai pienamente esplicitate durante l'intera avventura, vedono come protagonista principale un uccello dallo scuro piumaggio capace di trasformarsi, venendo a contatto con una magica polvere dorata, in un ragazzino senza nome né voce. Non esistono dialoghi né testi in Vane, lasciando al giocatore la possibilità di interpretare il significato di buona parte del messaggio consegnato da Friend & Foe. L'assenza di una trama non è certamente un difetto a priori, sia chiaro, ma è inevitabile interrogarsi se questo genere di scelte (o meglio, di non scelte) narrative nascondano effettivamente un sottotesto da scoprire o se non siano piuttosto una furba via di uscita dalla responsabilità di raccontare qualcosa di interessante, o perlomeno di tangibile e concreto. Sta di fatto che i primi minuti di fronte a Vane sono indiscutibilmente piacevoli, perché permettono di apprezzare la desolazione e la miseria di un mondo rappresentato in maniera senza dubbio ispirata: se nei primi passi del ragazzo all'interno di un'ambientazione che sembra disgregarsi sotto i piedi in modo inevitabile si avverte un senso di angoscia opprimente, pochi istanti dopo è nel volo del pennuto sopra ad un deserto, tra aride montagne e profondi canyon, che si può al contrario avvertire una libertà che solo le creature che non sono ancorate al terreno possono assaggiare. Tutto ciò rappresentato attraverso una grafica non certo sontuosa (anzi) a livello tecnico, ma forte di uno stile pregevole, che rinuncia a texture e ricchi effetti per replicare in forma efficace e piuttosto originale tramite gli shader questo deprimente scenario. È necessario comunque segnalare incertezze anche pesanti del frame rate pure su PS4 Pro, così come imperfezioni varie frutto probabilmente di un codice ben poco ripulito.
Gameplay con grandi difficoltà
Insomma, Vane dal punto di vista grafico ha stile e carattere, poco da fare. Sembra però che tutte le risorse del team siano confluite unicamente in questa componente, o che piuttosto all'interno di Friend & Foe ci siano troppi artisti e pochi game designer. Già le sequenze di volo mostrano enormi limiti nell'ottica dei controlli: lenti, pesanti e imprecisi nonostante le capacità dell'uccello siano in realtà molto limitate. Oltre a poter battere le ali per guadagnare altitudine infatti, l'animale può soltanto atterrare poggiandosi su determinate zone e richiamare eventuali altri uccelli col suo canto. Già la semplice azione di appollaiarsi sui suddetti punti è uno sforzo spesso snervante, con i movimenti che sembrano più vicini a quelli di un carrarmato che di un leggero pennuto. In un quadro così poco raffinato si aggiunge poi la telecamera, totalmente incapace di seguire in maniera efficace l'azione e di posizionarsi nell'angolazione più utile, richiedendo continue correzioni manuali. Non va affatto meglio poi nei panni del giovane umano, perché anche in questo caso gli spostamenti si rivelano sempre faticosi, imprecisi, scivolosi e tremendamente frustranti. Se nascosto sotto a controlli infelici ci fosse un gioco interessante, si potrebbe tutto sommato chiudere un occhio: purtroppo la realtà dei fatti è ben diversa. Vane sotto la prospettiva del design dei livelli e delle meccaniche ha poche idee, quasi tutte modeste sia nel valore intrinseco che nella realizzazione. Puzzle ambientali banali e ripetitivi sono strutturati in modo incomprensibile a livello puramente ludico, obbligando il giocatore a vagare spesso per interminabili minuti all'interno delle ampie e dispersive ambientazioni alla ricerca di un oggetto con cui interagire per poter proseguire. Inutile creare zone tanto ampie da visitare se poi al loro interno non c'è praticamente nulla. Il risultato è uno sviluppo noioso, lentissimo, irritante, che fa sembrare una benedizione la modestissima longevità complessiva dell'avventura: ammesso che tutto fili liscio infatti, bastano 3 orette per arrivare alla indecifrabile scena finale. Sì perchè, come se non bastasse, Vane soffre anche per la presenza di bug devastanti, inaccettabili dopo uno sviluppo così lungo e dentro ad un gioco così "piccolo". Nella nostra esperienza ci siamo trovati di fronte a una scena tra il deprimente e l'esilarante, con il povero ragazzo che anziché camminare normalmente da un momento all'altro si è trovato a procedere praticamente disteso. Questa bizzarra forma di deambulazione è durata pochi minuti, dopo i quali il protagonista è semplicemente diventato invisibile. Trovando impossibile proseguire oltre in questa situazione abbiamo scelto di uscire alla schermata del titolo e ricaricare, scoprendo drammaticamente che la gestione dei check point è qualcosa di improponibile, che obbliga a ripetere enormi sezioni di gioco. Probabilmente l'unico aspetto di Vane esente da critiche è quello della colonna sonora, effettivamente ispirata ed evocativa, ma che può ben poco di fronte a tante debolezze.
Conclusioni
Dispiace davvero doverlo scrivere, perché Vane era uno dei titoli indie che più avevano saputo solleticare la nostra attenzione durante il lunghissimo sviluppo, ma è inutile girarci attorno: il risultato finale è un disastro. La scelta di puntare tutto su ambientazione, atmosfera e componente audiovisiva non è certamente sbagliata in partenza, visto che spesso su queste pagine in passato abbiamo premiato titoli in cui l'elemento ludico era evidentemente secondario. Eppure anche in quei casi i concetti fondamentali di game design erano ben presenti, cosa che non si può affatto dire di Vane: povero nella struttura, irritante nei controlli, noioso nella progressione e profondamente avvilito da bug e problemi vari, l'esordio di Friend & Foe è un buco nell'acqua senza mezzi termini. Peccato.
PRO
- Stile grafico evocativo e piacevole
- Colonna sonora molto buona
CONTRO
- Enormi lacune di game design
- Sistema di controllo improponibile
- Noioso, lento e irritante
- Funestato dai bug